Fonte (storiografia): differenze tra le versioni

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Per '''fonte''' si intende, nelle discipline [[Storiografia|storiche]] in particolare - secondo la sintetica definizione di [[Paul Kirn]] - «ogni testo, oggetto o manufatto da cui si può ricavare una [[conoscenza]] del passato»<ref>Paul Kirn: ''Einführung in die Geschichtswissenschaft.'', 5ª edizione. De Gruyter, Berlino 1968, pag. 29.</ref>; più diffusamente possono chiamarsi fonti «tutti i resti del passato, materiali o immateriali, scritti o non scritti, prodotti intenzionalmente da chi ci ha preceduto per lasciare memoria di sé e delle proprie azioni, o risultato meccanico delle varie attività umane».<ref name= Senatore>{{cita|Senatore|p. 51-53}}.</ref>
 
Per definizione quindi ogni fonte è oggetto di ricerca da parte degli storici. Il primo passaggio della ricerca storica è l'esame della "raccolta delle fonti", ossia dell'insieme delle fonti disponibili su un dato argomento; la raccolta non è in genere operata dal solo storico professionista, ma è basata sul lavoro di altre figure professionali quali gli archeologi, i genealogisti, i paleografi, i numismatici, eccetera: per il lavoro di ricerca è fondamentale disporre di raccolte di fonti metodicamente ordinate e selezionate, per arrivare a una valutazione ragionevole dei fatti.<ref name = Senatore/>
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''Fonti iconografiche'' sono rappresentazioni profane o artistiche; un dipinto è un oggetto concreto (e in quanto tale oggetto di studio), ma ha importanza anche quanto vi è rappresentato. La [[storia dell'arte]] utilizza le fonti iconografiche e l'arte figurativa come fonti di informazioni per descrivere la realtà sociale. Oltre ai dipinti e alle sculture, in tempi più recenti sono comparse fonti [[Fotografia|fotografiche]], audio e video.
 
''Fonti astratte'' o "fatti"<ref>Volker Sellin: ''Einführung in die Geschichtswissenschaft''. Vandenhoeck & Ruprecht, Gottinga 2005, pp. 45-47.</ref> o "resti astratti"<ref name="Brandt56">{{cita|Brandt|p. 56}}.</ref>: non sono tangibili, ma sono vissuti attraverso la realtà sociale. [[Ahasver von Brandt]] le definisce come «istituzioni superstiti o tradizionali».<ref name="Brandt56" /> Ad esempio si può citare la [[lingua malgascia]] come retaggio della provenienza [[asia]]tica, e non [[africa]]na, degli attuali abitanti del [[Madagascar]]. Allo stesso modo è una fonte astratta una festa popolare, che si celebra in un certo villaggio da un lungo periodo.
 
''Fonti [[Scrittura|scritte]]'' o ''fonti [[Testo|testuali]]'': sono originariamente legate ad un certo materiale di scrittura, possono tuttavia procederne separatamente, e sono le più importanti e significative, almeno dal punto di vista dello storico. Tra loro si annoverano lettere, biografie, diari, cronache, annali, giornali, [[pamphlet]] e opere letterarie in genere, globalmente chiamate ''fonti narrative'', e consistenti in rielaborazioni di dati di fatto in veste letteraria, ad opera di uno o più autori non necessariamente coevi fra loro e ai fatti medesimi. Un altro gruppo è quello delle ''fonti documentarie'', di natura assai variegata: diplomi di re e imperatori, [[Bolla pontificia|bolle papali]], carteggi [[Diplomazia|diplomatici]], atti amministrativi, statistiche, donazioni, [[Rogito|rogiti]] notarili, inventari, registri contabili, eccetera; quantitativamente tali fonti crescono nella nostra disponibilità con l'avanzare verso la modernità, sia per una migliore conservazione, sia per un aumento della loro produzione in seguito a nuovi fenomeni socio-economici.<ref name = Senatore/><ref>{{cita|Chabod|p. 58-60}}.</ref>
 
Possono costituire un problema interpretativo maggiore le fonti originariamente tramandate per via orale, basate sulla memoria, nate quindi sulla base di dichiarazioni orali e solo in seguito fissate per iscritto.<ref>Johannes Fried: ''Der Schleier der Erinnerung. Grundzüge einer historischen Memorik''. C. H. Beck, Monaco di Baviera, 2004.</ref>
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Questa classificazione, originariamente elaborata da [[Johann Gustav Droysen]] e in seguito modificata da [[Ernst Bernheim]], definisce:
* "Avanzi" (''Überreste'') propriamente detti: "Tutto ciò che rimane direttamente dagli eventi", non prodotto per tramandare un ricordo di sé ma per utilità diverse, scevre da ogni idea di ricordo; e "monumenti" (''Denkmäler''), in cui l'autore ha avuto l'intenzione di informare altri uomini su qualcosa. Un avanzo è ad esempio una [[fattura]] commerciale, prodotta in seguito ad una transazione tra due mercanti: non ha quindi un carattere di memoria, ma per gli storici può servire come fonte.<ref name =chab1>{{cita|Chabod|p. 54-56}}.</ref>
* "Tradizione" (''Tradition''): "Tutto ciò che rimane dagli eventi, elaborato e riprodotto dall'uomo" col chiaro proposito di costituire una memoria e una fonte<ref>{{cita|Brandt|p. 52}}.</ref>, a sua volta distinta in tradizione figurata, orale e scritta.
 
Tale suddivisione si deve comunque considerare come meramente pratica, e non sempre calzante: ad esempio uno scritto politico può avere, ancora prima che l'intento di tramandare qualcosa ai posteri, un più immediato fine mistificatorio o apologetico; gli stessi Droysen e Bernheim oscillano talvolta nell'applicare le classificazioni proposte.<ref name =chab1/>
 
L'avanzo è generalmente considerato più affidabile rispetto alla tradizione, perché un oratore, uno scrittore o uno storico possono sbagliarsi o mistificare, benché, per rimanere nell'esempio precedente, una fattura non è in assoluto affidabile in quanto può essere semplicemente errata, o emessa con intenzione fraudolenta; l'avanzo per sua natura si produce inoltre non molto dopo l'evento, mentre la tradizione può riferirsi anche ad un passato molto lontano da sé. Secondo von Brandt vanno ascritte alla categoria degli "avanzi" tutte le fonti materiali, come le costruzioni o i resti anatomici.<ref>{{cita|Brandt|p. 53}}.</ref>
 
La classificazione può ulteriormente dipendere dall'obiettivo specifico di una particolare ricerca storica: una lettera da parte della persona A informa la persona B circa un evento, quindi per quel che riguarda l'evento la lettera è una ''tradizione''; d'altra parte la stessa lettera è un ''avanzo'' del fatto che la persona A ha comunicato alla persona B, in un dato momento, un propria interpretazione di un determinato evento.
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=== Raccolta ===
Per essere utilizzabile una fonte dovrà innanzitutto essere isolata dalle altre, dalla massa di informazioni che sotto ogni forma giungono dal passato; se per alcune fonti il ricercatore potrà "sul campo" fungere da raccoglitore delle stesse (ad esempio per quel che riguarda la memorialistica orale<ref>{{cita|Luzzatto|p. 163}}.</ref>), il più delle volte -se non inedita- la fonte sarà andata incontro a un "pretrattamento" per essere fruibile, vale a dire il suo ordinamento in un archivio o in una raccolta (se documentaria), la sua catalogazione (se materiale), tacendo del lavoro preliminare (a seconda della tipologia) di filologi, diplomatisti, numismatici, antropologi, archeologi e così via per giungere a una sua presentazione accettabile, o quantomeno plausibile.
 
Le fonti testuali antiche e medievali a partire dall'[[Umanesimo]] e poi con la grande tradizione [[Erudizione|erudita]] del Settecento iniziarono ad essere analizzate e raccolte in maniera rigorosa: le grandi serie di pubblicazioni si sono protratte per molti anni, talvolta molti decenni, occupando generazioni di studiosi, come il ''[[Corpus Inscriptionum Latinarum]]'', le ''[[Fonti per la Storia d'Italia]]'', i ''[[Monumenta Germaniae Historica]]'' o il ''[[Rerum Italicarum scriptores]]''. Alcune, tra riedizioni ed aggiunte, sono tuttora attive.
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====Fase filologica====
In primo luogo è necessario accertarsi dell'autenticità ''formale'' di un documento, ovvero se esso sia stato effettivamente il prodotto di un determinato autore, nel tempo e nel luogo dichiarati; in breve se sia ''formalmente'' vero o piuttosto, in tutto o in parte, opera di un falsario.<ref>{{cita|Chabod|p. 67-68}}.</ref>
 
Prima fase è il cosiddetto ''esame estrinseco'', particolarmente importante di fronte ai [[manoscritto|manoscritti]]: analisi della [[scrittura]], della materia scrittoria ([[carta]], [[papiro]], [[pergamena]]), delle formule stilistiche (formule di saluto, sistemi di datazione e così via), della lingua utilizzata. Ogni elemento - posto in raffronto con le conoscenze già acquisite - deve essere coerente con l'epoca, il luogo e il compositore. Non sempre l'esame estrinseco da solo permette di definire con certezza l'autenticità di un documento, soprattutto perché non può applicarsi alle copie qualora ne manchi l'originale.<ref>{{cita|Chabod|p. 91-93}}.</ref> L'esame estrinseco perde in parte importanza per i documenti di età moderna, sia per una minore variabilità delle scritture, che per una minore rigidità delle formule, e dove la stessa materia scrittoria risulta più facilmente falsificabile; solo l'analisi stilistica, soprattutto di fronte ad un autore noto e peculiare, può dare qualche risultato.<ref>{{cita|Chabod|p. 97}}.</ref>
 
L'''esame intrinseco'' consiste nel valutare il contenuto di un documento e metterlo in relazione a quanto già accertato, in modo da evidenziare eventuali contraddizioni, non spiegabili altrimenti che con l'opera maldestra o interessata di un falsario.<ref>{{cita|Chabod|p. 98}}.</ref>
 
Un documento riconosciuto come falso non per questo perde completamente il proprio valore di fonte, se non in presenza di un falso prodotto a fini di lucro; nella maggioranza dei casi, invece, il documento falso che nasce per un fine pratico connesso ad un substrato sociale o politico, conserva sul medesimo substrato un proprio contenuto informativo utile al ricercatore: ad esempio la ''[[Donazione di Costantino]]'', celeberrimo falso riconosciuto come tale da [[Lorenzo Valla]] nel XV secolo, è importantissima fonte sui rapporti tra Stato e Chiesa nell'VIII secolo (quando fu effettivamente composta), e indirettamente nell'XI (quando forse per la prima volta venne utilizzata - da [[Papa Leone IX]] - a legittimare pretese temporali).<ref>{{cita|Chabod|p. 102}}.</ref>
 
==== Fase interpretativa generale ====
Una volta accertata l'autenticità formale di una fonte, si prende in esame il contenuto, per appurare se quanto affermato non sia in contraddizione con fatti già sicuramente noti, in modo da valutarne l'importanza, la ''credibilità'': anche documenti autentici possono infatti contenere travisamenti, errori, parzialità. Per la fase interpretativa non è possibile definire rigide procedure come per la fase filologica, ma «di fronte ad ogni fonte documentaria occorre rendersi conto dei problemi particolari, specifici, che essa pone[...]».<ref>{{cita|Chabod|p. 124}}.</ref>
 
== Note ==