Giovanni I Chiaramonte: differenze tra le versioni

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Nacque presumibilmente nella seconda metà del [[XIII secolo]] a [[Agrigento|Girgenti]]<ref>{{cita web|autore= A. Carisi|url=https://www.agrigentoierieoggi.it/chiaramonte-monastero-santo-spirito-agrigento/?cn-reloaded=1|titolo=I Chiaramonte e il monastero di Santo Spirito di Agrigento|accesso=29-12-2018}}</ref>, da Federico, signore di Sutera, e da Rosalia Prefoglio, detta ''Marchisia'', rampolla di una potente famiglia nobile girgentina di rango comitale.<ref>{{cita libro|autore=S. Biondi|titolo=La donna nella storia di una città: Agrigento|opera=Il femminile tra Oriente e Occidente: religioni, letteratura, storia, cultura|editore=Città Nuova Editrice|anno=2005|pp=235-238}}</ref>
 
Prese parte alle [[Guerre del Vespro]] in Sicilia, in cui appoggiò l'iniziativa militare di [[Federico III di Sicilia|Federico d'Aragona]] contro il passaggio dell'isola agli [[Angioini]] - favorito dalla rinuncia fatta dal fratello il re [[Giacomo II di Aragona]] al [[Trattato di Anagni]] - che nel 1296 sarebbe stato incoronato [[Re di Sicilia]]. Tra l'ottobre 1298 e il febbraio 1299, le truppe del Re Giacomo assediarono vanamente [[Siracusa]], la cui difesa era affidata al Chiaramonte; nel 1300 partecipò alla spedizione navale contro le coste del Regno comandata dal genovese [[Corrado Doria]], a capo di trentadue galee, in cui la flotta siciliana il 4 luglio fu sconfitta nei pressi dell'[[Isola di Ponza]] da quella angioina comandata dall'ammiraglio [[Ruggiero di Lauria]]. In quella circostanza il Chiaramonte fu fatto prigioniero dai nemici assieme al Doria e ad altri nobili siciliani come [[Palmiero Abate]], Enrico d'Incisa, Pellegrino di Patti, e altri.<ref>{{cita|Inverges|p. 234}}.</ref> Successivamente liberato, nel 1301 partecipò ad un'altra spedizione navale formata da ventisette galee, e fatto nuovamente prigioniero, venne subito liberato attraverso uno scambio con il cavaliere napoletano Bartolomeo Siginolfo, catturato dai siculo-aragonesi.<ref>{{cita|Inverges|pp. 234-235}}.</ref><ref>{{cita|Oddo|p. 10}}.</ref>
 
Nel 1302, su incarico del Re Federico difese [[Caccamo]] dall'assedio operato dalle truppe angioine comandate da [[Carlo di Valois]], sbarcato nell'isola nell'ultimo tentativo di sottometterla al dominio del [[Regno di Napoli]]. Il 31 agosto di quell'anno, le ostilità tra Aragonesi di Sicilia e Angioini cessarono con l'accordo di pace firmato al castello di [[Caltabellotta]] dal Re Federico e dal Valois, con quest'ultimo in rappresentanza del re [[Carlo II d'Angiò]].
 
Nel 1306 acquistò da Cirino, priore di Santa Maria di Ustica e di Sant'Onofrio, un'estesa tenuta in prossimità del mare, al Piano di Sant'Erasmo a [[Palermo]], dove il fratello [[Manfredi I Chiaramonte|Manfredi]] fece avviare la costruzione della dimora di famiglia, il [[Palazzo Chiaramonte-Steri]].<ref name="serasmo">{{cita|Inverges|p. 235}}.</ref><ref>{{cita libro|autore=G. Palermo|titolo=Opuscoli di autori siciliani |volume=10|editore=Bentivegna|anno=1769|p=231}}</ref> In quello stesso anno fondò la Cappella dei Chiaramontani della [[Chiesa di San Nicolò alla Kalsa]].<ref name="serasmo"/>
 
Dopo appena dodici anni si ruppe la tregua tra Aragonesi e Angioini stabilita con la [[Pace di Caltabellotta]]: nel 1315, il Re Federico lo creò [[capitano generale]] di un esercito formato da 4.000 cavalli e da numerosi fanti, per arrestare a Trapani l'avanzata delle forze angioine guidate dal loro sovrano [[Roberto d'Angiò]]<ref name="serasmo"/><ref>{{cita|Oddo|p. 8}}.</ref>: la flotta fu impossibilitata a spostarsi e ad affrontare quella nemica, a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli dovute a un forte vento da sud-ovest giunto all'altezza del Capo San Vito. Per queste ragioni il Re Federico fu costretto alla tregua con l'Angioino.
 
La posizione del Chiaramonte alla corte siculo-aragonese in ambito politico e militare divenne sempre più importante, dapprima con l'assunzione dell'ufficio di [[siniscalco|Gran siniscalco del Regno]], lasciatogli nel 1317 dal fratello Manfredi, e di quello di procuratore generale e maestro razionale del Regno nel 1321; nel maggio 1325 fu a capo della difesa di Palermo assediata da 115 galee angioine comandate da Carlo d'Angiò, duca di Calabria, e nel 1328 partecipò ad una spedizione anti-angioina comandata dall'infante [[Pietro II di Aragona]], alleato di [[Ludovico il Bavaro]], arrivando fino a [[Pisa]].
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Nel 1332, quando il nipote [[Giovanni II Chiaramonte|Giovanni, conte di Modica]] organizzò l'agguato ai danni di [[Francesco I Ventimiglia|Francesco Ventimiglia, conte di Geraci]], il Re lo chiamò a corte come capo della famiglia per tentare una mediazione. L'aperta ribellione di Giovanni e il suo conseguente bando dal Regno, tornarono comunque a pieno vantaggio dei figli del Chiaramonte: nel 1335 i beni del Conte Giovanni -compresa la [[Contea di Modica]] - furono concessi al suo primogenito [[Manfredi II Chiaramonte|Manfredi]], il quale tuttavia li dovette restituire, quando nel 1337, dopo la morte di Federico III, Giovanni venne riammesso nella [[grazia (diritto)|grazia]] del nuovo sovrano il figlio Pietro II.
 
Nel 1333, il Re di Sicilia lo inviò a liberare la fortezza di [[Castellammare del Golfo|Castellammare]], occupata dagli Angioini.<ref>{{cita|Inverges|p. 238}}.</ref> Con il Re Pietro II, nel 1337 compì la sua ultima impresa militare, con la liberazione di [[Brucato]], [[Collesano]] e [[Gratteri]], occupate dalle truppe comandate da [[Roberto d'Angiò]], che il 5 maggio era sbarcato a [[Campofelice di Roccella|Roccella]].<ref>{{cita|Inverges|pp. 238-239}}.</ref>
 
Morì a Palermo nel 1339 e fu sepolto nella [[cappella]] di famiglia della Chiesa di San Nicolò alla Kalsa.<ref>{{cita|Inverges|p. 244}}.</ref>
 
=== Matrimonio e discendenza ===
Giovanni Chiaramonte Prefoglio ebbe per moglie la nobildonna Lucca Palizzi, figlia di [[Nicolò Palizzi|Nicolò]], cavaliere e Gran cancelliere del Regno, appartenente ad una dinastia di origine [[Normanni|normanna]], particolarmente potente a [[Messina]].<ref>{{cita|Inverges|p. 239}}.</ref>
 
Dall'unione con la Palizzi nacquero i seguenti figli:
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*Beatrice
*Marchisia
*Guttierra.<ref>{{cita|Inverges|p. 245}}.</ref>
 
== Note ==