I promessi sposi: differenze tra le versioni

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==== Fase redazionale ====
[[File:I promessi sposi - Lake Como.jpg|thumb|«Quel ramo del lago di Como...»|263x263px]]
La prima idea del romanzo risale al 24 aprile 1821<ref>« [...] come è attestato dalla data che si legge all'inizio del manoscritto autografo». ''Cfr.'' {{Cita|Caretti|p. 43}}.</ref>, quando Manzoni cominciò la stesura del ''Fermo e Lucia''<ref group="N">Titolo non ideato dal Manzoni, ma emerso per la prima volta nella lettera del 2 aprile del 1822 di [[Ermes Visconti]] a Gaetano Cattaneo ({{Cita|Nigro-Paccagnini|p. XLIII (43)}}).</ref>, componendo in circa un mese e mezzo i primi due capitoli e la prima stesura dell'Introduzione. Interruppe però il lavoro per dedicarsi al compimento dell'''[[Adelchi (Manzoni)|Adelchi]]'', al progetto poi accantonato della tragedia ''[[Spartaco (tragedia)|Spartaco]]'' e alla scrittura dell'ode ''[[Il cinque maggio]]''. Dall'aprile del 1822 il ''Fermo e Lucia'' fu ripreso con maggiore lena e portato a termine il 17 settembre 1823<ref>{{Cita|Stella|p. 658}}.</ref>: il Manzoni dichiarò, nella lettera all'amico [[Claude Fauriel]] del 9 novembre dello stesso anno, di aver portato a termine una nuova creazione letteraria caratterizzata dalla tendenza al [[vero storico]]<ref>{{Cita|Mezzanotte|p. XIV}}.</ref>. L'oggetto della vicenda fu offerto al Manzoni dalla lettura di alcuni manoscritti recanti episodi realmente accaduti (le minacce ad un curato di campagna per non far celebrare il matrimonio tra due giovani, per esempio) che saranno centrali per lo sviluppo della trama<ref>{{Cita|Povolo}}.</ref>.
 
==== Il legame col ''Cinque Maggio'' e con l'''Adelchi'' ====
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Linguisticamente, Manzoni abbandona il ''composto indigesto'' linguistico dell'edizione precedente per avvicinarsi al toscano in quanto è ritenuta dal Manzoni, per il suo lessico "pratico" utilizzato sia presso gli aristocratici che i popolani, la lingua più efficace per dare un tono realistico e concreto al suo romanzo<ref>{{Cita|Tellini|pp. 173-174}}.</ref><ref>{{Cita|Macchia|p. 113}}:{{Citazione|Aiutato dai Dizionari (il Cherubini, il Vocabolario della Crusca), cominciando a lavorare, egli...badò...agli scrittori popolareggianti, realistici, satirici, volgarizzatori, memorialisti, cronisti o addirittura ai poeti [[Francesco Berni|berneschi]], per gettar le basi di una lingua comune, semplice, quotidiana.}}
</ref>. Manzoni, che in famiglia parlava o il francese (lingua della nobiltà e delle classi colte) o il dialetto milanese, tra il 1824 (ancor prima del termine della stesura) e il 1827 cercò di imparare il toscano attraverso strumenti linguistici, utilizzando il [[Francesco Cherubini|dizionario Cherubini]] (italiano-milanese) e il ''Grand dictionnaire français-italien'' di François d'Alberti de Villeneuve per la traduzione in italiano dei lemmi francesi<ref>{{Cita|Tellini|pp. 174-175}}.</ref>. Non era tuttavia soddisfatto del risultato ottenuto, poiché il linguaggio dell'opera era ancora troppo debitore delle proprie origini lombarde, e quindi artificioso. Nello stesso 1827, si recò a [[Firenze]], per "risciacquare &nbsp;– come disse &nbsp;– i panni in [[Arno]]" e sottoporre il romanzo ad un'ulteriore e più accurata revisione linguistica, affrancandola dal dialetto toscano in generale, e rendendola aderente al dialetto fiorentino, visto ancor più adatto al realismo che si prefiggeva<ref>{{Cita|Ferroni|pp. 64-65}}.</ref>. Una scelta destinata ad incidere profondamente nella nascita dell'italiano ''standard'' del neonato [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], grazie alla relazione che il Manzoni stesso inviò, nel 1868, al ministro per l'istruzione [[Emilio Broglio|Broglio]] per l'insegnamento dell'italiano nelle scuole statali<ref>{{Cita|Tellini|pp. 45-46}}.</ref>.
 
=== La quarantana ===
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==== L'anima verista e il ''Bildungsroman'' ====
[[File:I promessi sposi - Renzo.jpg|sinistra|miniatura|Francesco Gonin, ''Renzo Tramaglino''. Le vicende che riguardano il giovane protagonista del romanzo, dai fatti di Milano sino al rientro in patria durante la peste, mostrano una notevole evoluzione della personalità di Renzo.]]
Benché sia considerato il modello per eccellenza del romanzo storico italiano, in realtà l'opera va ben oltre i ristretti limiti di tale genere letterario: Manzoni infatti, attraverso la ricostruzione dell'Italia del Seicento, non tratteggia soltanto un grande affresco storico, ma prefigura degli evidenti parallelismi con i processi storici di cui era testimone nel suo tempo, non limitandosi a indagare il passato; bensì, riflettendo su costanti umane &nbsp;– di carattere culturale, psicologico, spirituale, sociale e politico &nbsp;– l'autore traccia anche un'idea ben precisa del senso della storia, oltre che del rapporto che il singolo ha con gli eventi storici che lo coinvolgono<ref>{{Cita|Raimondi-Bottoni|pp. VIII-XI}}.</ref>.
 
Davanti a questo rigoroso spirito d'osservazione della realtà che circonda le vicende dei protagonisti, ''I promessi sposi'' si possono ritenere un romanzo che apre la via alla corrente del [[Realismo (letteratura)|realismo]] italiano: la descrizione dettagliata nei minuti resoconti storici delle digressioni; l'analisi psicologica e fisica dei singoli personaggi - personaggi non più solo appartenenti alla grande storia, ma anche agli umili - l'attenzione verso una realtà non più mitizzata e idealizzata come nella produzione [[Romanticismo#Il Romanticismo letterario inglese|romantica inglese]] o [[Romanticismo tedesco|tedesca]]<ref group="N">Si veda l'attenzione per il ''Vero'' e il rifiuto della mitologia esposte nella ''Lettera sul Romanticismo'' a Cesare d'Azeglio.</ref>, ma inserita nella quotidianità del Seicento sono indizi che apriranno, in un certo modo, la strada al [[verismo]] [[Giovanni Verga|verghiano]]<ref>{{Cita|Varotti|p. 25}}.</ref>. Eurialo de Michelis, nel capitolo ''Preliminari ai "Promessi Sposi"'', conferma il tono profondamente realistico che il romanzo assume anche per la stessa natura del Manzoni, e non solo per esigenze estetiche:{{Citazione|Tale il clima di antiromantica serietà e concretezza, entro cui quella che fu in genere la poetica del romanzo storico, comune a larghe zone del romanticismo europeo, si approfondisce a poetica di lui in proprio, il Manzoni; con uno scrupolo del vero, il vero della Storia e il vero dell'agire degli uomini, che in lui è ben più che ricetta buona a far arte, è interezza e serietà interiore, norma del vivere.|{{Cita|De Michelis|p. 179}}}}
 
È allo stesso tempo [[romanzo di formazione]]<ref>{{Cita|Tellini|p. 220}}.</ref>, sulla scia già tracciata dai ''Bildungsroman'' tedeschi quali il [[Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister|''Wilhelm Meister'']] di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]]: si veda in particolare il percorso umano di Renzo, da ingenuo contadino ad abile &nbsp;– troppo &nbsp;– attivista politico fino ad accorto e saggio nei confronti delle insidie del mondo<ref>{{Cita|Varotti|p. 34}}; ''cfr''. {{Cita|Raimondi|''La ricerca incompiuta'', pp. 173-189}}.</ref>, ma per alcune ambientazioni e vicende presenti (la monaca di Monza, il rapimento di Lucia segregata poi nel castello dell'Innominato), ha anche caratteristiche che lo possono accomunare ai [[Romanzo gotico|romanzi gotici]] sette-ottocenteschi<ref>{{Cita|Macchia|p. 62}}.</ref>.
 
[[File:Melchiorre Gioia.jpg|miniatura|''Incisione di Melchiorre Gioia'', in Pasquale de Luce, ''I liberatori Glorie e figure del Risorgimento'', stampato dall'Istituto Italiano di Arti Grafiche-Editore, Bergamo 1909]]
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==== I ritagli del narratore/autore ====
La finzione narrativa dell'''Anonimo'' del manoscritto permette all'autore di intervenire nel corso della vicenda, sentenziando dei veri e propri commenti sulle azioni dei suoi personaggi<ref name=":3" /> in modo ironico e paternalistico. Per l'ironia, basti pensare al paragone che Manzoni usò per tratteggiare il carattere pavido di Don Abbonio con la risolutezza del [[Luigi II di Borbone-Condé|principe di Condé]] prima della [[Battaglia di Rocroi]]<ref>{{Cita|Manzoni, I promessi sposi|''Capitolo II'', p. 31}}.</ref> o alla famosa locuzione «la sventurata rispose»<ref>{{Cita|Manzoni, I promessi sposi|Capitolo X, p. 210}}.</ref> in riferimento al traviamento interiore di Gertrude<ref name=":3" />; per il paternalismo, concetto sviluppato da [[Antonio Gramsci]] nei ''[[Quaderni del carcere|Quaderni dal Carcere]]'', si intende la posizione bonaria e protettrice dell'aristocratico Manzoni che mostra compassione solo in nome della morale cattolica verso gli ultimi, e non per una vera solidarietà di classe sociale che deve essere inalterata<ref>{{Cita|Furnari Luvarà|p. 123, n° 7}}; {{Cita|Ferroni|p. 61}}.</ref>. Ancora, il narratore Manzoni giudica con acrimonia i vizi del Seicento, la sua corruzione, il suo modo di intendere cultura e tutta l'ortoprassi degli uomini di quell'epoca: l'ironia addotta verso la cultura di Don Ferrante<ref>Alessandro Manzoni, ''Fermo e Lucia'', in {{Cita|Nigro-Paccagnini|pp. 586 e sgg.}}.</ref>; la condanna sferzante verso il presunto ruolo malefico degli ''[[Untore|untori]]''<ref>Per esempio, {{Cita|Manzoni, I promessi sposi|Capitolo XXXII, p. 606}}, in cui si riferisce dell'aggressione di un uomo solo perché «con la pacca, spolverò la panca».</ref>; l'ironia patetica mostrata verso la scelta del cardinale Federigo di indire la processione con le reliquie di [[Carlo Borromeo|san Carlo]] per porre fine alla pestilenza e l'aggravamento della diffusione del contagio il giorno dopo<ref>{{Cita|Manzoni, I promessi sposi|Capitolo XXXII, pp. 610-611}}: «Ed ecco che, il giorno seguente [alla processione], mentre appunto regnava quella presontuosa fiducia...le morti crebbero [...] Ma, oh forze mirabili e dolorose d'un pregiudizio generale! Non già al trovarsi insieme tante persone, e per tanto tempo, non all'infinita moltiplicazione de' contatti fortuiti, attribuivano i più quell'effetto».</ref> sono solo alcuni dei numerosi interventi dell'autore nel commentare lo sviluppo della storia, rendendo più fluido e diretto il suo intervento che, nelle tragedie, era relegato ai cori<ref>{{Cita|Varotti|p. 23}}.</ref>. Ne consegue, infine, che il narratore del romanzo è un narratore onniscenteonnisciente:
 
{{Citazione|la voce che narra distingue nettamente se stessa dai personaggi, dalle loro azioni, dalla realtà rappresentata, ne conosce dall'esterno i caratteri, gli aspetti centrali, le motivazioni più interne, fruendo di uno sguardo "centrale" che pare avere l'ampiezza di uno sguardo divino.|{{Cita|Ferroni|p. 60}}}}
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* {{Cita libro|curatore=Carlo Varotti|titolo=Manzoni. Profilo e antologia critica|url=https://books.google.it/books?id=jwrOcv4UkPoC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|accesso=4 febbraio 2017|anno=2006|editore=Arnoldo Mondadori Editore|città=Milano|opera=La letteratura italiana diretta da Ezio Raimondi|cid=Varotti|ISBN=9788842492290}}
* {{Cita libro|cid=Tellini|ISBN=978-88-8402-572-2|Gino|Tellini|Manzoni|2007|Salerno|Roma}}
* {{Cita pubblicazione|autore=Francesco Sberlati|titolo=Longobardi e lessicografi: filologia e storia in Manzoni|rivista=Italianistica: Rivista di letteratura italiana|volume=36|numero=1/2|pp=35-57|anno=2007|accesso=4 febbraio 2017|url=https://www.jstor.org/stable/23937736?seq=1#page_scan_tab_contents|cid=Sberlati|ISSN=039133680391-3368}}
* {{Cita libro|autore=Maria Carla Papini, Daniele Fioretti, Teresa Spignoli|titolo=Il romanzo di formazione nell'Ottocento e nel Novecento|anno=2007|editore=ETS|città=Pisa|volume=1|cid=Papini-Fioretti-Spignoli|ISBN=9788846717962}}
* {{Cita news|autore=Luigi Mascheroni|url=http://www.ilgiornale.it/news/torna-scandaloso-guido-verona-scrittore-dandy-ebreo-e.html|titolo=Torna lo scandaloso Guido da Verona lo scrittore dandy ebreo e fascista|pubblicazione=ilgiornale.it|data=7 settembre 2009|accesso=24 giugno 2017|cid=Mascheroni}}
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[[Categoria:Lecco]]
[[Categoria:I promessi sposi| ]]
[[Categoria: Romanzi storici]]