Giuseppe Romita: differenze tra le versioni
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[[File:Giuseppe Romita.jpg|thumb|left|upright=0.7|Giuseppe Romita]]
Durante la XXVII legislatura del Regno, Romita partecipò alla [[Secessione dell'Aventino]] e subì nel corso del [[1925]] la lenta [[Secessione dell'Aventino#La decadenza dal mandato parlamentare|decadenza del mandato parlamentare]]. In seguito al decreto fascista che scioglieva i partiti, molti del gruppo dirigente del PSI decisero di andare in esilio a [[Parigi]], ma Romita decise di rimanere nella penisola italiana. Fu arrestato il 16 novembre 1926 e condannato a cinque anni di confino prima a [[Pantelleria]] e poi nella più irraggiungibile [[Ustica]]. Nel [[1927]] fu trasferito al carcere [[Ucciardone]] di [[Palermo]] in quanto accusato di reati contro il regime. Venne assolto da quest'accusa ma confinato sull'isola di [[Ponza]]. Ottenne nel [[1929]] la libertà condizionata, ma fu espulso dall'Albo degli Ingegneri. Tornato nel [[1930]] a Torino, tentò subito con altri compagni e sindacalisti di riorganizzare la presenza socialista ma fu di nuovo arrestato il 31 agosto [[1931]]. Fu condannato nuovamente al confino presso [[Veroli]] ma qui poté essere raggiunto dalla famiglia. Tornò in libertà il 20 giugno [[1933]] si stabilì a [[Roma]]. Riuscì, nonostante lo scoppio della guerra ad aggregare un nucleo di socialisti e addirittura a rifondare in clandestinità un esecutivo socialista di cui fu eletto segretario col mandato di occuparsi del nord del paese.<ref>Per tutto il periodo di lotta sotto il fascismo cfr: M. Giovana in "Enciclopedia dell'Antifascismo e della Resistenza vol IV" pp 249-50, La Pietra, Milano</ref> Operando in difficili condizioni riuscì a ricostituire il partito socialista che si fuse col Movimento di Unità Proletaria di [[Lelio Basso]] e l'Unione Proletaria Italiana prendendo il nome di [[Partito Socialista Italiano#La rinascita (1943); tra la Resistenza e la Repubblica|Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP)]]. Il giorno successivo al fatidico [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] si costituì il [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]] in cui Romita insieme a Nenni fu chiamato a rappresentare il PSIUP. Nel [[1944]] fu nominato vice presidente della [[Camera dei deputati]], titolo meramente onorifico visto le vicissitudini del momento.
=== Immediato dopoguerra ===
Al termine della [[II guerra mondiale]] ricoprì il ruolo di [[Ministro]] in quattro diversi governi, ininterrotamente dal 5 giugno del [[1945]] al 31 maggio del [[1947]] prima che con le [[Elezioni politiche italiane del 1948|elezioni del 1948]] le sinistre andassero all'opposizione. Uscì dal PSI nel giugno [[1949]] e nel dicembre di quell'anno confluì nel nuovo [[Partito Socialista Unitario#Partito Socialista Unitario .281949-1951.29|Partito Socialista Unitario]].
Sette anni dopo, a partire dal [[1954]] coll'ingresso del [[PSDI]] nella maggioranza, ritornò a ricoprire l'incarico di [[Ministri dei lavori pubblici della Repubblica Italiana|Ministro dei lavori pubblici]]
=== Sinossi degli incarichi di Governo ===
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=== Ultimo periodo ===
L'ultimo periodo dell'attività politica e della vita di Romita è legato alle importanti realizzazioni intraprese nella sua veste di ministro dei lavori pubblici. Fu sotto il suo ministero che prese avvio il piano autostradale nazionale cui egli diede una forte spinta forzando le resistenze dell'[[ANAS]] che non aveva ancora approvato i piani tecnici di costruzione.<ref name="La Storia siamo noi">[http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=387 La Storia siamo noi] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20071028113005/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=387 |data=28 ottobre 2007 }}</ref> Il 27 maggio [[1957]] insieme al [[presidente della Repubblica]] [[Giovanni Gronchi]] posò la prima pietra della futura [[Autostrada A1 (Italia)|Autostrada del Sole]].<ref name="La Storia siamo noi"/> Si dedicò con la stessa forza ai piani per l'edilizia popolare, alla costruzione di acquedotti e al rafforzamento del sistema portuale italiano. Fu fautore della creazione di una rete di infrastrutture che furono determinanti per l'avvio del [[miracolo economico italiano]] (1958 - 1963). Diede il suo sostegno all'adesione alla [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio|Ceca]] e della [[Comunità europea di difesa|Ced]].
{{senza fonte|Con il cessare dei suoi incarichi ministeriali fu eletto nel 1956 consigliere al comune di Torino e di Roma}}. Continuò a lavorare per l'unità socialista in chiave autonomista soprattutto dopo le aperture del PSI al suo congresso di Venezia del [[1957]]. Venne eletto nel comitato centrale del PSDI al congresso di Milano del 1957. Morì a Roma il 15 marzo [[1958]] a seguito di un attacco cardiaco.
== Note ==
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