Libero arbitrio: differenze tra le versioni

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=== Agostino d'Ippona ===
[[File:Antonello da Messina 009.jpg|thumb|upright=0.5|[[Agostino d'Ippona]]]]
{{vedi anche|Pensiero di Agostino d'Ippona#Il libero arbitrio}}
Per risolverlo, [[Agostino d'Ippona]] distinse la [[libertà]] propriamente detta, ossia la capacità di dare realizzazione ai nostri propositi, dal libero arbitrio, inteso invece come la facoltà di scegliere, in linea teorica, tra opzioni contrapposte, ossia tra il [[Bene (filosofia)|bene]] e il [[male]].<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/libero-arbitrio_%28Dizionario-di-filosofia%29/ Dizionario di filosofia]</ref> Mentre cioè il libero arbitrio entrerebbe in gioco solo nel momento della scelta, rivolgendosi ad esempio al bene, la libertà sarebbe incapace di realizzarla.
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=== Le dispute tra Lutero, Erasmo, Calvino ===
[[File:Martin Luther, 1529.jpg|thumb|left|upright=0.5|[[Martin Lutero]]]]
Con l'avvento della [[Riforma protestante|Riforma]], [[Martin Lutero]] fece propria la teoria della [[predestinazione]] negando alla radice l'esistenza del libero arbitrio: non è la buona volontà che consente all'uomo di salvarsi, ma solo la fede, infusa dalla grazia divina. È solo Dio, quello ''absconditus'' della tradizione occamista, a spingerlo in direzione della dannazione o della salvezza.<ref>Lutero, ''[[De servo arbitrio]]'', 1525.</ref>
{{citazione|La volontà umana è posta tra i due <nowiki>[</nowiki>[[Dio]] e [[Satana]]] come un giumento, il quale, se sul dorso abbia Dio, vuole andare e va dove vuole Dio, [...] se invece sul suo dorso si sia assiso Satana, allora vuole andare e va dove vuole Satana, e non è sua facoltà di correre e cercare l'uno o l'altro cavalcatore, ma i due cavalcatori contendono fra loro per averlo e possederlo.|Lutero, ''[[De servo arbitrio]]''<ref>Cit. in ''Memorie di religione, di morale e di letteratura'', pag. 173, serie terza, tomo V, Modena, 1847.</ref>}}
[[File:Holbein-erasmus4.jpg|thumb|[[Erasmo da Rotterdam]]]]
Alla dottrina del ''[[servo arbitrio]]'' invano [[Erasmo da Rotterdam]] replicò che il libero arbitrio è stato sì viziato ma non distrutto completamente dal peccato originale, e che senza un minimo di libertà da parte dell'uomo la giustizia e la misericordia divina diventano prive di significato.<ref>Erasmo da Rotterdam, ''[[De libero arbitrio]]'', 1524.</ref> Se infatti l'essere umano non avesse la facoltà di accettare o rifiutare liberamente la grazia divina che gli viene offerta, perché nelle Scritture sono presenti ammonimenti e biasimi, minacce di castighi ed elogi dell'obbedienza? Se inoltre, come predicava Lutero, l'uomo non ha bisogno di chiese e organi intermediari tra sé e Dio, ma è l'unico sacerdote di se stesso, come si concilia questa supposta autonomia con la sua assoluta impossibilità di scelta in ambito morale?
 
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* questo piano di salvezza si attua per una valenza positiva attribuita alla volontà umana, in quanto neppure il peccato originale ha spento l'aspirazione dell'uomo alla salvezza.
 
[[File:Cornelius Jansen.jpg|thumb|upright=0.5|[[Giansenio]]]]
A lui si contrappose [[Giansenio]], fautore di un ritorno ad [[Agostino d'Ippona|Agostino]]: secondo Giansenio l'uomo è corrotto dalla [[concupiscenza]], per cui senza la grazia è destinato a peccare e compiere il male; questa corruzione viene trasmessa ereditariamente. Il punto centrale del sistema di Agostino risiedeva per i [[giansenismo|giansenisti]] nella differenza essenziale tra il governo divino della grazia prima e dopo la caduta di [[Adamo]]. All'atto della creazione Dio avrebbe dotato l'uomo di piena libertà e della «grazia sufficiente», ma questi l'aveva persa con il peccato originale. Allora Dio avrebbe deciso di donare, attraverso la morte e resurrezione di Cristo, una «grazia efficace» agli uomini da lui predestinati, resi giusti dalla fede e dalle opere.
 
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Mentre però Cartesio si arenò nella duplice accezione di ''[[res cogitans]]'' e ''[[res extensa]]'', attribuendo assoluta [[libertà]] alla prima e passività [[meccanicismo|meccanica]] alla seconda, [[Spinoza]] cercò di conciliarli riprendendo il tema [[stoicismo|stoico]] di un Dio [[immanente]] alla Natura, dove tutto avviene secondo necessità. La libera volontà dell'uomo dunque non è altro che la capacità di accettare la legge universale ineluttabile che domina l'universo. La libertà non sta nell'arbitrio, ma nell'assenza di costrizioni che consente ad esempio a una pianta di svilupparsi secondo le sue leggi: «Tale è questa libertà umana, che tutti si vantano di possedere, che in effetti consiste soltanto in questo: che gli uomini sono coscienti delle loro passioni e appetiti e invece non conoscono le cause che li determinano».<ref>Spinoza, ''Ethica'', V, 3.</ref>
 
[[File:Gottfried Wilhelm von Leibniz.jpg|thumb|upright=0.5|[[Leibniz]]]]
[[Leibniz]] cercò di darne una connotazione positiva dopo quanto espresso su questo tema da Spinoza, osservando che «quando si discute intorno alla libertà del volere o del libero arbitrio, non si domanda se l'uomo possa far ciò che vuole, bensì se nella sua volontà vi sia sufficiente indipendenza».<ref>Leibniz, ''Nuovi saggi'', II, 21.</ref> Pur accettando l'idea della libertà come semplice autonomia dell'uomo, accettazione di una legge che egli stesso riconosce come tale, Leibniz voleva nel contempo mantenere la concezione cristiana della libertà individuale e della conseguente responsabilità. Per questo scopo egli concepiva la libertà fondata [[metafisica]]mente sulla "[[monade]]": nel senso che ogni individualità, pur essendo un'"isola" completamente separata dalle altre, compirebbe "liberamente" atti che si incastrano come pezzi di un mosaico negli atti corrispondenti delle altre monadi, in un tutto che è l'"[[armonia prestabilita]]" da Dio. Il libero arbitrio non è indifferenza per Leibniz, ma «determinazione secondo quanto la ragione considera il meglio».<ref>P. Beraldi, ''Leibniz. Cosmo naturale e mondo umano'', pag. 91, Roma-Bari, Laterza, 2012.</ref>
 
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=== Libero arbitrio come «fantasia morale» ===
[[File:Steiner um 1905.jpg|upright|thumb|[[Rudolf Steiner|[[Steiner]]]]
Alle concezioni materialiste e fenomeniste della coscienza ha obiettato il filosofo ed esoterista [[Rudolf Steiner]] nel suo più completo scritto filosofico, intitolato ''[[La filosofia della libertà]]''.