Scuola musicale napoletana: differenze tra le versioni
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{{Citazione|Napoli è la capitale musicale d'[[Europa]], che vale a dire, del mondo intero|[[Charles de Brosses]], ''[[s:fr:Livre:Charles de Brosses - Lettres familières écrites d’Italie - ed Poulet-Malassis 1858.djvu|Lettres familières écrites d’Italie en 1739 et 1740]]''}}
[[File:RealTeatroSanCarloNaples14.jpg|thumb|upright=1.4|[[Real Teatro di San Carlo]]]]
Il termine '''Scuola musicale napoletana''' o '''Opera napoletana''' identifica una specifica scuola di [[musica]] sviluppatasi
La fama della scuola napoletana è legata allo sviluppo dell'opera a partire dagli anni Venti del XVIII secolo, quando lo stile dei suoi maggiori esponenti andò rapidamente affermandosi sulle scene italiane ed europee. Tale affermazione fu resa possibile anche grazie a un sistema di istituzioni, denominate [[Conservatorio|conservatòri]], originariamente nati come istituti di ricovero di minori orfani, abbandonati o poveri, che garantivano ai ragazzi una formazione musicale di livello professionale.
== Storia ==
===
Inizialmente
La storia della scuola napoletana ruota attorno alla creazione, in tempi successivi, di quattro conservatori nella capitale del [[Regno di Napoli]], sorti tutti nella seconda metà del [[XVI secolo]] e che tutti hanno assunto un ruolo di grande miniera per la vita musicale locale. In ordine cronologico di fondazione, i conservatori sono:▼
▲La storia della scuola napoletana ruota
* il [[conservatorio di Santa Maria di Loreto]] ([[1537]]);
* il [[conservatorio della Pietà dei Turchini]] ([[1573]]);
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[[File:Francescodurante.jpg|thumb|[[Francesco Durante]]]]
▲Inizialmente questi istituti avevano lo scopo di accogliere i bambini orfani e/o poveri non solo della città di Napoli ma di tutto il [[Regno di Napoli|regno]]. Successivamente, al finire del [[secolo XVII]], tra le materie insegnate fu introdotta anche la musica e ci si accorse ben presto che grazie alla presenza straordinaria di insegnanti del calibro di [[Francesco Durante]], si riuscirono ad ottenere risultati inaspettati e di grande qualità.
Gli insegnamenti impartiti erano
Tra gli insegnanti più noti dei conservatori napoletani si ricordano [[Gaetano Greco]], che ebbe tra gli allievi [[Giuseppe Porsile]], [[Nicola Porpora]], [[Leonardo Vinci]] e [[Giovanni Battista Pergolesi]], e [[Francesco Durante]], che tuttavia non produsse alcuna opera per i teatri; alla sua scuola si formarono alcuni tra i più importanti compositori del [[XVIII secolo]], quali [[Niccolò Jommelli]], il marchigiano [[Giovanni Battista Pergolesi]], i pugliesi [[Tommaso Traetta]], [[Niccolò Piccinni]] e [[Giovanni Paisiello]] i toscani [[Pietro Alessandro Guglielmi]] e [[Antonio Sacchini]].
=== L'opera a Napoli nel Sei e Settecento ===
[[File:Alessandro Scarlatti.jpg|thumb|[[Alessandro Scarlatti]]]]
[[File:PaiselloVigeeLeBrun.jpg|thumb|[[Giovanni Paisiello]]]]
Le prime rappresentazioni d'opera a [[Napoli]] risalgono alla metà del [[XVII secolo|Seicento]]: a parte il caso de ''La Galatea'' di [[Loreto Vittori]], andata in scena al [[Palazzo Spinelli di Cariati|Palazzo Spinelli di Cariati di]] nel 1644, la regolare produzione di spettacoli operistici fu avviata dalle compagnie itineranti di musicisti, dette dei "Febi armonici", che avevano in repertorio le opere di maggior successo date nei [[teatri di Venezia]], come ''Didone'' (1650), ''Egisto'' (1651), ''Giasone'' (1651) di [[Francesco Cavalli]], ''Il Nerone'' (1651), più nota col titolo originario ''[[L'incoronazione di Poppea]]'' di [[Claudio Monteverdi]], e ''La finta pazza'' di [[Francesco Sacrati]].
Dal 1654 queste compagnie, grazie a una sovvenzione quasi sempre offerta dal vicerè in carica, poterono allestire delle opere al [[teatro San Bartolomeo|San Bartolomeo]], un teatro solitamente utilizzato per le commedie recitate, che tra alterne fortune e un incendio nel 1681, rimase il principale spazio per le rappresentazioni d'opera della città di Napoli fino al 1737, quando fu inuaugurato il [[teatro San Carlo]]. Il repertorio del teatro San Bartolomeo, fino agli anni Ottanta del Seicento, fu costituito prevalentemente da riprese di opere veneziane di Francesco Cavalli o di altri compositori non napoletani. Solo nel 1655 fu messa in scena la prima opera di un compositore locale, ''La fedeltà trionfante'' di Giuseppe Alfiero, e nel 1658 vi fu rappresentato ''Theseo'' di [[Francesco Provenzale]], compositore napoletano, attivo come maestro di cappella in varie chiese e insegnante al conservatorio della [[Conservatorio della Pietà dei Turchini|Pietà dei Turchini]].<br>
Per elevare il livello delle rappresentazioni teatrali a Napoli, i vicerè offrirono il posto di maestro di cappella della ceppella reale ad affermati compositori provenienti dai maggiori centri di produzione operistica, quali il veneziano [[Pietro Andrea Ziani]] nel 1680, e [[Alessandro Scarlatti]] nel 1683. Benché nato a Palermo, quest'ultimo si era formato a Roma, dove era arrivato ancora dodicenne; qui aveva poi avviato una rapida quanto brillante carriera a partire dal 1678. A Napoli Scarlatti, chiamato dal vicerè marchese del Carpio, già ambasciatore spagnolo a Roma, visse in due distinti periodi: dalla fine del 1683 al 1702, e dal 1709 al 1725, quando morì. Fu senza dubbio l'operista più affermato del suo tempo: le numerosissime sue opere gli vennero commissionate per i teatri pubblici e privati delle principali città italiane: Roma, Firenze, Venezia, Napoli, ma circolarono anche nelle stagioni teatrali di altri centri. La sua vastissima produzione teatrale (delle oltre cento opere che compose, se ne conoscono circa 70, composte tra il 1679 e il 1721), abbraccia quasi tutti i generi praticati al tempo: dramma, commedia, pastorale, dramma sacro ecc. Scarlatti fu tra i primi a utilizzare particolari soluzioni drammaturgico-musicali, come la sinfonia d'apertura in forma tripartita, il [[recitativo accompagnato]] dall'orchestra invece che dai soli strumenti del basso continuo; i ''concertati'' a fine d'atto, che divennero abituali nel Settecento, anche se non può esserne definito l'inventore. <br>
Scarlatti fu maestro della cappella reale di Napoli, ma non ebbe mai incarichi di insegnamento nei conservatori napoletani, né sembra avere avuto veri e propri allievi, ad eccezione del figlio [[Domenico Scarlatti|Domenico]], e di musicisti non napoletani, come [[Domenico Zipoli]], e i tedeschi [[Johann Adolph Hasse]] e [[Johann Joachim Quantz]], i cui fugaci contatti col maestro sono riferiti soltanto da fonti indirette e posteriori di decenni ai fatti. Lo stile operistico di Scarlatti, da taluni giudicato, già ai primi del Settecento, "malinconico", "difficile", "più da stanza [camera] che da teatro",<ref>I giudizi, per quanto di parte, vennero formulati dal principe Ferdinando de' Medici e dal conte bolognese Francesco Maria Zambeccari, entrambi intenditori d'opera. Cfr. Roberto Pagano - Lino Bianchi, ''Alessandro Scarlatti'', Torino ERI, 1972, p. 205.</ref> perché particolarmente complesso, fondato essenzialmente sul contrappunto e su uno stretto ed equilibrato rapporto tra musica e testo, fu dunque avvicendato dal nuovo stile che comparve nell'opera italiana dagli anni Venti del Settecento; abbandonata la scrittura contrappuntistica paritaria tra voce e basso continuo, con o senza strumenti concertanti, tipica dell'opera secentesca, il nuovo stile privilegiò una distinzione di compiti tra la parte vocale e l'accompagnamento orchestrale, preferendo una scrittura armonica di ampio respiro e semplificata nelle modulazioni, per dare maggiore risalto ai virtuosismi dei cantanti.<ref>Lorenzo Bianconi, ''Il teatro d'opera in Italia'', Bologna, Il mulino, 1993, p. 59.</ref>
Tale stile caratterizza l'opera cosiddetta napoletana, ma non solo essa, del [[XVIII secolo]], che fece di Napoli uno dei principali centri operistici europei, grazie anche alla costruzione nel [[1737]] del [[teatro di San Carlo]], sulle cui scene vennero rappresentate le opere dei più grandi compositori del [[XVIII secolo|XVIII]] e [[XIX secolo]].
{{Citazione|Adesso la questione è solo: dove posso avere più speranza di emergere? forse in Italia, dove solo a Napoli ci sono sicuramente 300
▲In questo periodo e fino a metà [[XIX secolo|Ottocento]], Napoli, con 300.000 abitanti, la più grande città della [[Italia|penisola]], si impose come uno dei massimi centri operistici europei, divenendo col tempo la principale scuola musicale italiana. La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli durante il periodo del [[Classicismo (musica)|Classicismo]] è testimoniata anche da una lettera del 23 febbraio del [[1778]] che il padre di [[Wolfgang Amadeus Mozart]], [[Leopold Mozart|Leopold]], scrisse al figlio:<ref>{{cita|Scialò}}.</ref>
▲{{Citazione|Adesso la questione è solo: dove posso avere più speranza di emergere? forse in Italia, dove solo a Napoli ci sono sicuramente 300 Maestri [...] o a Parigi, dove circa due o tre persone scrivono per il teatro e gli altri compositori si possono contare sulle punte delle dita?}}
[[File:NapoliConservatorioSanPietroAMaiellaTarga.jpg|thumb|Il [[Conservatorio di San Pietro a Majella|regio conservatorio di Napoli]]]]
== Innovazioni della scuola napoletana nel Settecento: l'opera buffa ==▼
▲== Innovazioni della scuola napoletana: l'opera buffa ==
{{Vedi anche|Opera buffa}}
[[File:La Serva Padrona.jpg|thumb|Frontespizio del libretto de ''[[La serva padrona]]'', nell'edizione messa in scena nel 1739 a [[San Giovanni in Persiceto]] come intermezzo dell'opera seria ''L'odio vinto dalla costanza'']]
Tra le più importanti sperimentazioni avviate a Napoli la "commedeja pe' museca", operina comica o sentimentale, in dialetto napoletano. Il primo esempio del genere è ''La Cilia'' (1706) di Michelangelo Faggioli, a cui seguirni numerose altre date con regolarità al teatro dei Fiorentini, a partire da ''Patrò Calienno della Costa'', (1709) di [[Antonio Orefice]] a ''Lo frate 'nnamorato'' (1732) di [[Giovanni Battista Pergolesi|Pergolesi]] e ''Le zite 'n galera'' (1740) di [[Leonardo Vinci]]. Fa eccezione la commedia ''Il trionfo dell'onore'' (1718) di Scarlatti, il cui libretto è in italiano. La commedia per musica, basata su trame amorosi e divertenti, dal lieto fine, con personaggi borghesi e popolari, conobbe dal Settecento un'evoluzione separata e diversificata per luoghi teatrali e cast vocali dal dramma per musica, poi definito opera seria in contrapposizione con l'opera comica.
Dalla metà del [[XVIII secolo]], la commedia per musica, trasformata dal grande commediografo Carlo Goldoni in [[dramma giocoso]], caratterizzato da vicende sentimentali, punteggiate da momenti comici, conquistò un successo su scala europea, grazie anche al contributo di compositori napoletani; basterà ricordare capolavori come ''[[La_buona_figliuola|La Cecchina ossia la buona figliola]]'' di [[Niccolò Piccinni|Piccinni]] ([[1760]]), ''[[Nina, o sia La pazza per amore|Nina]]'' di [[Giovanni Paisiello|Paisiello]] ([[1789]]), ''[[Il matrimonio segreto]]'' di [[Domenico Cimarosa|Cimarosa]] ([[1792]]), e le grandi opere comiche di [[Wolfgang Amadeus Mozart|Mozart]], [[Le nozze di Figaro]], [[Così fan tutte]] e [[Don_Giovanni_(opera)|Don Giovanni]], e, più tardi, di [[Gioachino Rossini|Rossini]] e [[Gaetano Donizetti|Donizetti]]. Con questi grandi compositori il genere dell'opera buffa raggiungerà l'apice per poi declinare verso la metà del [[XIX secolo]].
== Esponenti ==
Per secoli la scuola napoletana attrasse musicisti da tutta Italia ed Europa. Gli importanti conservatori cittadini furono inoltre importanti strumenti di sviluppo della musica operistica locale determinando nei secoli il cambio generazionale che ha potuto permettere alla città di mantenere un livello qualitativo particolarmente elevato per circa quattro secoli.
{{tripla immagine|left|Domenico Cimarosa.jpg|140|Nicola Antonio Porpora.jpg|150|Pergolesi.jpg|147|[[Domenico Cimarosa]]|[[Nicola Porpora]]|[[Giovanni Battista Pergolesi]]}}
Tra i partenopei che più di tutti hanno dato il contributo alla scuola si annoverano [[Domenico Cimarosa]], [[Nicola Antonio Zingarelli]], [[Domenico Scarlatti]], [[Francesco Provenzale]], [[Francesco Durante]], [[Francesco Feo]], [[Nicola Porpora]], [[Niccolò Jommelli]], [[Gaetano Greco]], [[Gian Francesco de Majo]] e
Altri grandi compositori non nativi di Napoli, ma formatisi nella città sono i marchigiani [[Giovanni Battista Pergolesi]] e [[Nicola Vaccaj]], il ligure [[Pasquale Anfossi]], i toscani [[Pietro Alessandro Guglielmi]] e [[Antonio Sacchini]], il calabrese [[Leonardo Vinci]], e i pugliesi [[Tommaso Traetta]], [[Niccolò Piccinni]], [[Leonardo Leo]] e [[Giovanni Paisiello]].<br>
Il sistema dell'opera napoletana produsse anche una lunga serie di celebri di [[Castrato (musica)|castrati]], formatisi nei conservatori o presso i maestri della città, che furono tra i più grandi virtuosi nei teatri italiani ed europei. Si ricordano tra i tanti [[Matteo Sassano]], detto Matteuccio, [[Farinelli|Carlo Broschi, detto Farinelli]], che studiò canto con [[Niccolò Porpora|Porpora]]; Domenico Conti detto Gizziello, [[Nicolò Grimaldi]] detto Nicolino, e [[Gaetano Majorano]] detto Caffarelli.
Tra i librettisti
== Note ==
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