Carlo Montuori: differenze tra le versioni

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Nel [[1907]] iniziò a lavorare come aiuto operatore di [[Luca Comerio]], suo maestro, dal quale apprese la tecnica dello sviluppo e stampa applicata al nascente cinema dato che Comerio era anche titolare della "Comerio Film". Lavorò anche presso lo studio Ganzini, dove si trovò a contatto con gli sviluppi di un'innovazione tecnica, i primi procedimenti di illuminazione artificiale. Successivamente passò come cameraman alla [[Milano Films]]., che aveva preso il posto della ditta di Comerio.
 
Qui nel [[1912]] ideò un sistema di illuminazione artificiale, inventandosi un dispositivo che trasmetteva [[corrente elettrica]] e dei carboni legati con un filo di ferro con degli imbuti di latta che fungevano da riflettori<ref>A. Lorenzi, ''Milano, il nostro secolo: Letteratura, teatro, divertimenti e personaggi del '900 milanese'', Bramante, 1969, p. 87</ref>. Grazie a questa sua geniale invenzione, da allora fu possibile girare film anche in cattive condizioni meteorologiche, oppure nei teatri di posa chiusi, che in precedenza potevano utilizzare solamente la luce solare. Dopo una fase sperimentale Montuori curò le riprese della prima pellicola realizzata con la nuova tecnica, ''[[La fuga degli amanti]]'', diretto da [[Augusto Genina]], regista con cui avviò una stretta collaborazione, partecipando, tra l'altro, a ''[[Doppia ferita (film 1915)|La doppia ferita]]'', film con la partecipazione di [[Mistinguett]]. Durante la [[Prima guerra mondiale|guerra]] fu arruolato in [[MarinaRegia MilitareMarina|Marina]] dove proseguì l'attività di operatore.
 
Nei primi anni venti, divenne capo tecnico e direttore della fotografia per conto della "Medusa", da cui si dimise quando questa fu assorbita dalla [[Unione cinematografica italiana|U.C.I.]]. Si trasferì quindi a Firenze presso la "[[Montalbano Film|V.I.S.]]" nella breve stagione della cinematografia di [[Rifredi]], dove realizzò ''[[Dante nella vita e nei tempi suoi]]''. Chiusa questa breve esperienza andò a Roma. Nel frattempo la sua notorietà si era sviluppata anche a livello internazionale, e nel 1925 egli fu chiamato come unico operatore italiano del "[[colossal]]" internazionale ''[[Ben-Hur (film 1925)|Ben Hur]]'' di [[Fred Niblo]], girato a Roma con un cast tecnico misto, italiano ed [[Cinema statunitense|americano]]. Anche nel periodo più difficile per la cinematografia italiana - la seconda metà degli anni venti - egli diresse la fotografia di numerose e importanti pellicole, tra le quali ''[[Saracinesca (film 1921)|Saracinesca]]'' ([[1921]]), ''[[Garibaldi e i suoi tempi]]'' ([[1926]]). Con ''[[Sole (film 1929)|Sole]]'', una delle ultime pellicole del cinema muto italiano, collaborò strettamente con Blasetti in quello che è stato considerato uno dei primi tentativi di rilancio del cinema in Italia<ref>Blasetti produsse direttamente il film, lanciando una sottoscrizione pubblica e fondando una cooperative di produzione. Ma la pellicola, oggi quasi del tutto perduta, pur lodata dalla critica (e anche del Regime), non ebbe i favori del pubblico. La ricostruzione di questa vicenda si trova in ''Cinema, grande storia illustrata'', citato in bibliografia.</ref>.