San Marzano di San Giuseppe: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
FrescoBot (discussione | contributi)
m Bot: i simboli corretti degli ordinali sono º e ª e modifiche minori
Asia (discussione | contributi)
Riga 71:
Nei secoli precedenti all'arrivo degli [[albanesi]], non c'è quasi nessuna informazione sulla successione [[Feudalesimo|feudale]] di San Marzano.<ref name=":5">Cenni storici, p. 5</ref> Il documento più antico che menziona questa zona è del 1196, quando l'antico ''Castrum Carrellum'' (struttura fortificata) era associato all'adiacente area di ''Caprarica''<ref name="storia">{{cita web|url=http://www.prolocomarciana.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=89:cenni-storici-su-san-marzano&Itemid=178 |titolo=Cenni storici su San Marzano |accesso=8 febbraio 2019}}</ref> Un altro documento è un atto di donazione di tale Andrea, soldato e proprietario della struttura fortificata di Castrum Carrellum, al clero di Taranto dell'anno 1281. Nel 1304 Egidio de Fallosa, proprietario del ''Tenimentum Sancti Marzani'', venne sollecitato dalla cancelleria [[Angioini|angioina]] a pagare le [[Decima|decime]] al clero di Oria.<ref name=":5" />
 
Nel 1329, il casale venne infeudato a Giovanni Nicola De TremblaioTemblajo;<ref name="arbitalia" /> da un documento degli archivi di [[Napoli]] del 1378 si evince che il feudatario di San Marzano era Guglielmo de Vicecomite che possedeva anche i casali di [[Lizzano]], San Paolo, Mandurino e Sant'Erasmo.<ref name=":103">{{cita web| titolo=[https://books.google.de/books?id=M3w9AQAAMAAJ&hl=it&pg=RA3-PA103#v=onepage&q&f=false Casali Albanesi nel Tarentino] |editore=Italo-Orientale |città=Roma |anno=1912 |accesso=12 marzo 2019}}</ref>
[[File:Albania Tarantina.png|miniatura|upright=1.5|Posizione approssimativa dell'Albania Tarantina]]
Più tardi, quando il casale faceva parte del [[Principato di Taranto]], si trovava ai confini del Principato ed era abbandonato cosicché il principe [[Giovanni Antonio Orsini del Balzo]] lo diede in feudo a Ruggero di [[Taurisano]], affinché lo potesse ripopolare. Costui però non si occupò per niente di far riabitare il casale abbandonato, per cui era spopolato quando Roberto da Monterone sposò Delizia (anche: Adelizia), figlia di Ruggero, che lo portava in dote.<ref name=":103" /> Il 31 gennaio 1461 Delizia, con consenso reale, donò il casale al figlio Raffaele.<ref name=":5" /> Solo suo figlio Roberto ne curò il ripopolamento, fino a che, per le tristi condizioni del tempo in cui viveva, si trovò impigliato nella [[Congiura dei baroni#Il primo scontro (1459-1462)|congiura dei baroni locali]] (1459-1462), attizzato dagli [[Angiò]] francesi contro il Re spagnolo di Napoli, [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]], per cui fu accusato di [[fellonia]] e il feudo gli venne tolto. Nel 1465, il feudo, insieme al Principato di Taranto fu inglobato nel [[Regno di Napoli]], da parte di [[Giovanna di Trastámara (1455-1517)|Giovanna d'Aragona]], vedova di Ferdinando I ed erede del Principato<ref name=":52" /><ref name=":103" /> e parzialmente assegnato in piccoli feudi a famiglie di provata fede aragonese.<ref>{{cita web| autore=Serena Morelli |titolo=Tra continuità e trasformazioni: su alcuni aspetti del Principato di Taranto alla metà del XV secolo |url=http://www.rmoa.unina.it/990/1/RM-Morelli-Taranto.pdf |anno=1996 |accesso=12 marzo 2019}}</ref>