Dialetti della Puglia: differenze tra le versioni

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Secondo una classificazione ormai consolidata sin dagli ultimi decenni del XIX secolo<ref>G. Bertoni (1916), ''Italia dialettale'', Milano, Hoepli, p. 152.</ref>, il territorio dei dialetti alto-meridionali si estende dall'Adriatico al Tirreno e allo Jonio, e più precisamente dal corso del [[Aso (fiume)|fiume Aso]], a nord (nelle [[Marche]] meridionali, fra le provincie di [[Ascoli Piceno]] e [[Fermo]])<ref>G. I. Ascoli (1882-85), ''L'Italia dialettale'', in "Archivio glottologico italiano", 8, pp. 98-128.</ref>, fino a quello del fiume [[Coscile]], a sud (nella Calabria settentrionale, [[provincia di Cosenza]]), e da una linea che unisce, approssimativamente, il [[Circeo]] ad [[Accumoli]] a nord-ovest, fino alla strada [[Taranto]]-[[Ostuni]] a sud-est.
 
A questo gruppo appartengono i dialetti della Puglia centro-settentrionale i quali, da un punto di vista storico-geografico, possono suddividersi in dialetti della [[Capitanata]] (corrispondente grosso modo all'antica [[Daunia]]) e dialetti della [[Terra di Bari (regione storica)|Terra di Bari]] (approssimativamente l'antica [[Peucezia]]), cui vanno aggiunti quelli dell'''area di transizione'' verso il [[dialetto salentino]].
 
Nei dialetti della Puglia centro-settentrionale il vocalismo appare piuttosto ampio e variegato: se in sillaba atona compare assai spesso la vocale centrale media ("shwa") {{IPA|/ə/}}, in sillaba tonica compare talora la vocale centrale chiusa {{IPA|/ɨ/}}; tuttavia, poiché la differenza tra le due vocali centralizzate non ha valore distintivo (dipende unicamente dalla presenza o meno dell'accento tonico), entrambe vengono solitamente trascritte "ë" oppure "ə".