Esistenza di Dio: differenze tra le versioni

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=== Argomentazioni di Kierkegaard ===
''Dio non esiste, Egli è eterno''<ref>''[[Postilla conclusiva non scientifica alle briciole di filosofia]]'' (Afsluttende uvidenskabelig Efterskrift til de philosophiske Smuler), 1846 (tr. it. in S. Kierkegaard, ''Le grandi opere filosofiche e teologiche'', Milano, Bompiani, 2013, p. 1211.)</ref>. Secondo [[Kierkegaard]] il termine stesso ''esistenza'' applicato a Dio è improprio. Il filosofo cristiano dichiara che la fede è un ''paradosso'' (non l'assurdo o l'irrazionale) e sostiene che Dio deve essere accettato per fede e basta, Dio non va "spiegato": ''«Dio non pensa, Egli crea. Dio non esiste, Egli è eterno. L'uomo pensa ed esiste e l'esistenza separa pensiero ed essere, li distanzia l'uno dall'altro nella successione».'<ref>''[[Postilla conclusiva non scientifica alle briciole di filosofia]]'' (Afsluttende uvidenskabelig Efterskrift til de philosophiske Smuler), 1846 (tr. it. in S. Kierkegaard, ''Le grandi opere filosofiche e teologiche'', Milano, Bompiani, 2013, p. 1211.)</ref> Vi è quindi una differenza assoluta fra uomo e Dio fra ciò che è finito e infinito. Si possono mediare differenze relative, non la ''differenza assoluta''.
 
Sebbene la fede sia un rischio, Kierkegaard sostiene che la sua accettazione non è irrazionale: ''Il credente non solo possiede, ma usa la ragione, rispetta le credenze comuni, non ascrive a mancanza di ragione se qualcuno non è cristiano; ma per quello che riguarda la religione cristiana egli crede contro la ragione e in questo caso adopera la ragione per accertarsi che crede contro la ragione. Il cristiano non può accettare l'assurdo contro la sua ragione perché questa si accorgerebbe che è assurdo e lo respingerebbe. Egli adopera, quindi, la ragione per diventare consapevole dell'incomprensibile e poi si attacca ad esso e crede anche contro la ragione.'' La fede è quindi un rischio perché richiede l'adesione personale ad affermazioni che oggettivamente non presentano alcuna garanzia e sono in stridente contrasto con i normali criteri di verità. La fede è un rischio perché il suo oggetto è il paradosso, una verità che oltrepassa gli schemi della ragione umana, una verità priva di evidenza oggettiva. Per Kierkegaard quindi la fede è imprescindibile dalla credenza in Dio ed è la sola qualità che ci deve consentire di accettare la sua ''esistenza''.