Marco Aurelio: differenze tra le versioni
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| fine regno = 17 marzo [[180]]<br />(fino al [[169]] con [[Lucio Vero]]; dal [[177]] con [[Commodo]])
| tribunicia potestas = 23 anni (da solo) e 11 con Antonino Pio per un totale di 34 volte: la prima volta (I) dal 1º dicembre del [[146]], rinnovata annualmente al 10 dicembre di ogni anno<ref name="Scarre113">{{Cita|Scarre 1995|p. 113}}.</ref>
| cognomina ex virtute = ''[[Armeniacus|<small>ARMENIACVS</small>]]'' nel [[164]],<ref name="MarcoVeroArmenMedParth">{{AE|1998|1622}}; {{AE|1998|1625}}, {{AE|1998|1626}}; {{AE|1966|517}}.</ref><ref name="AE1897,124"/><ref>{{Cita|RIC|''Marcus Aurelius'', III, 92, 142 e 198}}; AMN-43/44-203; {{AE|1999|1103}}; {{Cita|MIR|18, 88-4/30}}; RSC 469.</ref> ''[[Medicus (titolo)|
| altrititoli = ''[[Pater Patriae|<small>PATER PATRIAE</small>]]'' dal [[166]]
| salutatio imperatoria = 10 volte:<ref name="Scarre113"/> I (al momento della assunzione del potere imperiale) nel [[161]], (II) nel [[163]],<ref>{{AE|2000|1537}}, {{AE|1986|528}}.</ref> (III) [[165]],<ref>{{CIL|8|14435}}, {{AE|1992|1184}}.</ref> (IV) [[166]], (V) [[167]],<ref>{{CIL|8|24103}}, {{CIL|8|26248}}, {{AE|1912|47}}, {{AE|2004|1695}}.</ref> (VI) [[171]],<ref>{{CIL|8|26249}}, {{CIL|8|17972}}, {{CIL|8|4209}}.</ref> (VII) [[174]],<ref>{{CIL|8|17869}}.</ref> (VIII) [[175]],<ref>{{CIL|3|6578}}.</ref> (IX) [[177]]<ref>{{CIL|8|26250}}.</ref> e (X) [[179]].<ref name="Scarre113"/>
| nome completo = <small>''
| predecessore = [[Antonino Pio]]
| successore = [[Commodo]]
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|Cognome =
|ForzaOrdinamento = Marco Aurelio
|PreData={{latino|
|Sesso = M
|LuogoNascita = Roma
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Su indicazione dell'imperatore [[Adriano]], fu [[adozione nell'antica Roma|adottato]] nel [[138]] dal futuro suocero e zio acquisito [[Antonino Pio]] che lo nominò erede al trono imperiale.
Nato come '''Marco Annio Catilio Severo'''<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 1.9}}; {{cita|McLynn 2009|p. 24}}.</ref><ref name="Dione69.21.1">{{cita|Cassio Dione|69, 21.1}}.</ref> (<small>''
Marco Aurelio fu imperatore dal [[161]] sino alla morte, avvenuta per malattia nel [[180]] a [[Sirmio]] secondo il contemporaneo [[Tertulliano]]<ref name="Tertulliano25"/> o presso ''[[Vindobona]]''.<ref name="AurVitDeCaes16"/> Fino al [[169]] mantenne la coreggenza dell'impero assieme a [[Lucio Vero]], suo fratello adottivo nonché suo genero, anch'egli adottato da Antonino Pio. Dal [[177]], morto Lucio Vero, associò al trono suo figlio [[Commodo]].<ref name="Dione72.11.3-5"/> È considerato dalla [[storiografia]] tradizionale come un sovrano illuminato, il quinto dei cosiddetti "[[Imperatori adottivi|buoni imperatori]]"<ref>{{cita|Machiavelli 1531|I.10}}.</ref> menzionati da [[Edward Gibbon]].<ref>{{Cita|Gibbon 1776-1789}}, capitolo I: ''Estensione e forza militare dell'Impero nel secolo degli Antonini''; in particolare I.78, in cui l'autore descrive il buon governo degli imperatori adottivi; inoltre, p. 273 nota 4 del testo disponibile su Google libri, in cui usa l'espressione "good emperors".</ref> Il suo regno fu tuttavia funestato da conflitti bellici ([[campagne partiche di Lucio Vero|guerre partiche]] e [[guerre marcomanniche|marcomanniche]]), da [[carestie]] e [[Peste antonina|pestilenze]].<ref name="Dione72.14.3-4"/><ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 12.13, 17.1-2 e 22.1-8}}.</ref>
Marco Aurelio è ricordato anche come un importante [[filosofo]] [[stoico]], autore dei ''[[Colloqui con sé stesso]]'' ({{Polytonic|Τὰ εἰς ἑαυτόν}} nell'originale in [[lingua greca|greco]]).<ref>{{Cita|Renan 1937}}.</ref> Alcuni imperatori successivi
== Fonti biografiche, storiografia antica e moderna ==
{{vedi anche|Fonti e storiografia su Marco Aurelio}}
Le principali fonti per la vita
Le biografie derivate principalmente da fonti ormai perdute (come [[Mario Massimo]]), ma anche da [[Eutropio]] e [[Aurelio Vittore]], ovvero quelle di Marco Aurelio, [[Adriano]], [[Antonino Pio]] e [[Lucio Vero]], sono ritenute accurate e affidabili.<ref name=Birley317-318it/>
Di [[Marco Cornelio Frontone|Frontone]], maestro di [[retorica]] di Marco e di vari funzionari di Antonino Pio, si conservano una serie di manoscritti irregolari, che coprono il periodo che va dal 138 al 166. Nei ''Colloqui con sé stesso'' Marco offre una finestra sulla sua vita interiore, ma gran parte dei libri risultano senza riferimenti cronologici e con pochi accenni al mondo esterno.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 269 ss.}}</ref>
La più attendibile fra le fonti del periodo è [[Cassio Dione]], che scrisse una storia di Roma dalla sua fondazione al [[229]], la ''[[Storia romana (Cassio Dione)|
Altre fonti letterarie e giuridiche, come gli scritti del medico [[Galeno]], le orazioni di [[Elio Aristide]] e le [[costituzioni imperiali]] dello stesso Marco Aurelio forniscono ulteriori informazioni sul contesto storico e sociale in cui visse l'imperatore. [[Epigrafi]] e [[monetazione degli Antonini|monete]] possono integrarle, così come i numerosi reperti archeologici.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 313-319}}.</ref>
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[[File:CapitoliniMAurelioGiovane3.jpg|upright=0.8|thumb|left|Un giovane Marco Aurelio ([[Musei Capitolini]], [[Roma]])]]
La famiglia di Marco era di origine romana, ma stabilita da tempo a Ucubi (''
Il terzo [[Marco Annio Vero (pretore)|Marco Annio Vero]], cioè suo padre, sposò [[Domizia Lucilla]].<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 32-34}}.</ref><ref name=McLynn14en>{{Cita|McLynn 2009|p. 14}}.</ref>
Lucilla maggiore, la di lei nonna materna, aveva ereditato una grande fortuna, tra cui una fabbrica di mattoni (''
La famiglia della madre era di rango [[console (storia romana)|consolare]], mentre quella del padre vantava addirittura una discendenza da [[Numa Pompilio]].<ref name="HAMarcus1.5">{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 1.5}}.</ref>
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Marco Aurelio nacque a [[Roma (città antica)|Roma]] da Lucilla e Vero il 26 aprile del [[121]], secondo il [[calendario romano]] il sesto giorno prima delle [[calende]] di maggio, l'anno del secondo consolato di suo nonno [[Marco Annio Vero (console 97)|Marco Annio Vero]], corrispondente all'anno 874 [[ab Urbe condita|dalla fondazione di Roma]];<ref name="HAMarcus1.5"/> la sorella, [[Cornificia|Annia Cornificia Faustina]], nacque probabilmente nel [[122]] o nel [[123]].<ref name="ReferenceA"/> Il padre Annio Vero morì giovane, durante la sua pretura,<ref>Historia Augusta, Marcus Aurelius, 1.</ref> presumibilmente nel 124,<ref>Poiché suo fratello Marco Annio Libone è stato console nel 128 e difficilmente potrebbe essere stato pretore più tardi del 126, Annio Vero deve essere stato a sua volta pretore prima di questa data, verosimilmente, appunto, nel 124.</ref> quando Marco aveva solo tre anni. Anche se difficilmente può averlo conosciuto, Marco Aurelio scrisse nelle sue ''[[Colloqui con sé stesso|Meditazioni]]'' che aveva imparato "modestia e virilità" dal ricordo di suo padre e dalla sua reputazione postuma. Lucilla non si risposò più.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 34-35}}; {{cita|Marco Aurelio|1.2}}</ref>
La madre di Marco, come da usanza della ''[[nobilitas|<small>NOBILITAS</small>]]'', trascorse poco tempo col figlio, affidandolo alle cure delle domestiche.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 36-37}}; {{cita|Tacito|''Dialogus de oratoribus'', 28-29}}; {{cita|Marco Aurelio|5.4}}.</ref>
Dopo la morte del padre, il piccolo Marco Aurelio andò a stare dal nonno paterno Marco Annio Vero. Ma anche [[Lucio Catilio Severo]], descritto come il "bisnonno materno" di Marco (probabilmente il patrigno o padre adottivo di Lucilla maggiore), partecipò alla sua istruzione. Marco crebbe nella casa dei suoi genitori, sul [[Celio]], dove era nato, in un quartiere che avrebbe affettuosamente ricordato come ''il mio Celio''.<ref>{{Cita|Birley 1990|p. 35}}; {{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 2.1}}; {{cita|Marco Aurelio|1.14}}.</ref>
Era una zona esclusiva, con pochi edifici pubblici e molte ''[[domus|<small>DOMVS</small>]]'' nobiliari,
La sua istruzione avvenne in casa, in linea con le tendenze aristocratiche del tempo.<ref>{{cita|Marco Aurelio|1.4}}.</ref> Uno dei suoi maestri, [[Diogneto]], si dimostrò particolarmente influente, introducendo Marco ad una visione filosofica della vita e insegnandogli l'uso della ragione.<ref>{{cita|Marco Aurelio|1.6}}.</ref> Nell'aprile del 132, per volere di Diogneto (da taluni identificato come il destinatario della lettera ''[[A Diogneto]]''<ref>{{cita|Norelli|p. 75 nota 1}}.</ref>), Marco prese a praticare le abitudini proprie dei filosofi e
Altri ''[[precettore|
=== Successione di Adriano (136-138) ===
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[[File:Bust Hadrian Musei Capitolini MC817.jpg|left|thumb|upright=0.9|Busto dell'imperatore Adriano ([[Musei Capitolini]], [[Roma]])]]
Alla fine del [[136]] Adriano, convalescente nella [[villa Adriana|sua villa]] di [[Tivoli]] dopo aver rischiato di morire per un'emorragia, scelse Lucio Ceionio Commodo (conosciuto poi come [[Lucio Elio Cesare]]) come suo successore, adottandolo contro la volontà delle persone a lui vicine. Lucio però si ammalò e il 1º gennaio del 138 morì, costringendo il ''
Poco tempo più tardi, Adriano chiese in Senato che Marco fosse esentato dalla legge che richiedeva il venticinquesimo anno compiuto per il candidato alla carica di [[questore (storia romana)|questore]]. Il Senato acconsentì e Marco divenne prima questore nel 139, ricevette quindi l<nowiki>'</nowiki>''[[imperium proconsulare maius|<small>IMPERIVM PROCONSVLARE MAIVS</small>]]'' nel [[139]]-[[140]]<ref name="Clemente630">{{Cita|Guido Clemente 2008|p. 630}}.</ref> ed il consolato nel 140, a soli diciotto anni.<ref name=Birley69it>{{Cita|Birley 1990|p. 69}}.</ref> L'[[adozione nell'antica Roma|adozione]] facilitò il percorso della sua ''[[cursus honorum|ascesa sociale]]'': egli sarebbe verosimilmente divenuto prima ''[[triumvir monetalis|<small>TRIVMVIR MONETALIS</small>]]'' (responsabile delle [[zecche romane|emissioni monetali imperiali]]) e in seguito ''[[tribunus militum|<small>TRIBVNVS MILITVM</small>]]'' in una [[legione romana|legione]]. Marco probabilmente avrebbe preferito viaggiare e approfondire gli studi. Il suo biografo attesta che il suo carattere rimase inalterato: ''mostrava ancora lo stesso rispetto per i rapporti come aveva quando era un cittadino comune ed era così parsimonioso e attento dei suoi beni come lo era stato quando viveva in una abitazione privata''.<ref>{{Cita|Birley 1987|pp. 38-42}}.</ref>
La salute di Adriano peggiorò al punto da fargli desiderare la morte,<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 50-51}}; {{cita|Cassio Dione|69, 22.4}}; {{cita|Historia Augusta|''Hadrianus'', 25.5-6}}</ref> tentando anche il [[suicidio]], impeditogli dal successore Antonino.<ref>{{cita|Cassio Dione|69, 22.1-4}}; {{cita|Historia Augusta|''Hadrianus'', 24.8-13}}.</ref> L'imperatore, gravemente malato, lasciò Roma per la sua residenza estiva, una villa a [[Baia (Bacoli)|
=== Governo con Antonino Pio (139-161) ===
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{{Vedi anche|Età antonina}}
Subito dopo la morte di Adriano, Antonino pregò la moglie [[Faustina maggiore|Faustina]] di accertarsi se Marco fosse disposto a modificare i suoi precedenti accordi matrimoniali. Marco acconsentì a sciogliere la promessa fatta a Ceionia Fabia e a fidanzarsi con [[Faustina minore]], la loro giovane e bella figlia, inizialmente promessa a Lucio.<ref>{{Cita|Birley 1990|p. 63}}.</ref> Marco ricoprì il suo [[console (storia romana)|primo consolato]] nel [[140]], con Antonino come collega. In qualità di erede designato, fu quindi nominato ''
Antonino gli chiese di prendere la residenza nella ''[[Domus Tiberiana|<small>DOMVS TIBERIANA</small>]]'', uno dei [[palazzi imperiali sul Palatino]]. Marco avrebbe avuto difficoltà a conciliare la vita di corte con le sue aspirazioni filosofiche, anche se ammirò sempre e profondamente Antonino come un uomo giusto, esempio di condotta integerrima.<ref>{{cita|Marco Aurelio|1.16}}.</ref> Marco si convinse che la vita serena a corte doveva essere un obiettivo raggiungibile, ''dove la vita è possibile, allora è possibile vivere una vita giusta, la vita è possibile in un palazzo, per cui è possibile vivere la vita proprio in un palazzo''<ref>{{cita|Marco Aurelio|5.16}}.</ref><ref name=Birley68it>{{Cita|Birley 1990|p. 68}}.</ref> affermò, trovandolo comunque di difficile attuazione. Nei ''Colloqui con sé stesso'' Marco sembrava criticarsi per ''aver abusato della vita di corte'' di fronte alla società.<ref name=Birley68it/><ref>{{cita|Marco Aurelio|8.9}}.</ref>
Come [[questore (storia romana)|questore]], Marco sembra abbia ricoperto un ruolo amministrativo secondario: i compiti erano la lettura delle lettere imperiali al Senato, quando Antonino era assente, e più in generale quello di essere una sorta di segretario privato del ''
Il 1º di gennaio del [[145]], Marco venne nominato console per la seconda volta, a soli ventiquattro anni.<ref>{{Cita|Birley 1990|p. 108}}.</ref> Una lettera di Frontone esortava Marco a dormire molto ''in modo che potrai entrare in Senato con un buon colorito e leggere il discorso con una voce forte''. Marco si era lamentato di una malattia in una lettera precedente: ''Per quanto riguarda la mia forza, essa è migliorata, sto cominciando a guarire e non vi è alcuna traccia di dolore nel mio petto, ma
==== Matrimonio con Faustina ====
[[File:Faustine la Jeune 01.JPG|thumb|left|upright=0.7|Busto di Faustina Minore, [[Louvre]], [[Parigi]].]]
Nell'aprile del [[145]] Marco sposò la quattordicenne Faustina, come era stato programmato sin dal 138.<ref>{{Cita|Grant 1996|p. 24}}.</ref> Secondo il [[diritto romano]], per far sì che il matrimonio potesse aver luogo, fu necessario che Antonino liberasse ufficialmente uno dei due figli dalla sua ''[[patria potestas|autorità paterna]]''; in caso contrario Marco, in quanto figlio adottivo di Antonino, avrebbe sposato sua sorella. Poco si sa della cerimonia stessa. Vennero coniate delle monete con le immagini degli sposi e di Antonino, che avrebbe officiato la cerimonia come ''[[pontifex maximus|<small>PONTIFEX MAXIMVS</small>]]''. Nelle lettere rimanenti, Marco non fa esplicito riferimento al matrimonio, durato trentun anni, e accenna solo raramente a Faustina.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 110-111}}.</ref>
==== Formazione oratoria e filosofica (136-147) ====
{{vedi anche|Pensiero di Marco Aurelio#Formazione filosofica e rapporto con i maestri}}
Dopo aver indossato la ''
Erode era un uomo molto ricco e discusso, forse il più ricco d'oriente e mal sopportava gli [[stoici]], ma era un abile oratore e [[sofista]]; Marco, che sarebbe diventato proprio uno stoico, non lo ricorda affatto nei suoi ''Colloqui'', nonostante si siano incontrati molte volte nel corso dei decenni successivi.<ref>{{cita|Aulo Gellio|9, 2.1–7 e 19.12}}; {{Cita|Birley 1990|pp. 76-78}}.</ref>
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All'età di venticinque anni Marco cominciò a disamorarsi degli studi in giurisprudenza, mostrando segnali di un diffuso malessere. Era stanco dei suoi esercizi e di prendere posizione in dibattiti immaginari.<ref>{{Cita|Birley 1990|p. 113}}.</ref> In ogni caso, l'istruzione formale di Marco era ormai finita. Aveva mantenuto con i suoi insegnanti buoni rapporti e continuava a seguirli con devozione, anche se la lunga istruzione ebbe negative influenze sulla sua salute.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 114 ss.}}</ref>
Quando Marco era giovane Frontone lo aveva messo in guardia contro lo studio della filosofia, disapprovando come una deviazione giovanile le sue lezioni con [[Apollonio di Calcide]].<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 83 ss.}}; {{cita|Marco Aurelio|1.8}}.</ref>
Pur se Apollonio potrebbe aver introdotto Marco alla filosofia stoica, sarebbe stato [[Quinto Giunio Rustico]], il vero successore di [[Seneca]], ad aver esercitato la maggior influenza sul ragazzo. Marco s'ispirò anche ad [[Epitteto]] di [[Ierapoli]], le cui letture fu proprio Rustico a
==== Nascite e morti nella famiglia (147-161) ====
Il 30 novembre [[147]] Faustina diede alla luce una bambina di nome Domizia Faustina Aurelia. Era solo la prima di almeno quattordici figli (tra cui due coppie di gemelli) che Faustina avrebbe partorito nei successivi ventitré anni.<ref name=Birley336-339it/> Il giorno successivo, 1º dicembre, Antonino Pio attribuì a Marco il [[tribunicia potestas|potere tribunizio]], mentre l<nowiki>'</nowiki>''[[imperium|<small>IMPERIVM</small>]]'', cioè l'autorità sugli eserciti e sulle [[Provincia imperiale|province imperiali]], potrebbe essergli già stato conferito nel 139-140.<ref name="Clemente630"/> Il potere tribunizio conferiva a Marco il diritto di proporre un provvedimento con prelazione sul Senato e sullo stesso Antonino. Questi poteri gli furono rinnovati, insieme ad Antonino, il 10 dicembre.<ref name="Scarre113"/><ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 126 ss.}}</ref>
La prima menzione di Domizia nelle lettere di Marco ne rivela la salute malferma.<ref>{{Cita|Champlin 1980|p. 174 n. 12}}.</ref> Lui e Faustina furono molto occupati nella cura della bambina, che sarebbe morta poi nel [[151]].<ref name=Birley336-339it>{{Cita|Birley 1990|pp. 336-339}}.</ref><ref>{{Cita|Frontone|''Ad Marcum Caesarem'' 4.11 (trad. da Haines 1.202 ss.)}}.</ref><ref name=Birley130-132it>{{Cita|Birley 1990|pp. 130-132}}.</ref>
Nel [[149]] nacquero a Faustina due gemelli, celebrati da una moneta con cornucopie incrociate sotto i busti dei due bambini e la scritta "felicità dei tempi" (''
{{Coin image box 1 double
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| hbkg = #abcdef
| image = File:FAUSTINA MINOR RIC III 682-808351.jpg
| caption_left = [[Faustina minore|<small>FAVSTINA</small>]] [[Augusto (titolo)|<small>AVGVSTA</small>]], busto con drappeggio
| caption_right = <small>FECVNDITA-TI AVGVSTAE</small>, la <small>''
| width = 250
| footer = AV (7,37 g); 161 circa
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}}
Il 7 di marzo del [[150]] nacque una bambina, [[Annia Aurelia Galeria Lucilla]], cui seguì [[Annia Aurelia Galeria Faustina]], che sembra sia nata non più tardi del [[153]] (un altro figlio, Tito Elio Antonino, viene citato dalle fonti nel [[152]]). Una moneta celebra la ''fertilità dell'[[augusta (titolo)|Augusta]]'' (''<small>FECVNDITAS</small>''), raffigurando due bambine e un bambino (Lucilla, Faustina e Antonino, appunto).<ref name="FecunditasFaustina"/> Il maschio non sopravvisse a lungo, considerando che sulle monete del [[156]] erano raffigurate solo le due femmine. Egli potrebbe essere morto nel 152, lo stesso anno in cui mancò la sorella di Marco, [[Cornificia]].<ref name=Birley336-339it/><ref name=Birley130-132it/>
Un settimo figlio nacque e morì poco dopo tra la fine del [[157]] e gli inizi del [[158]], come risulta da una lettera di Marco, datata 28 marzo del 158. Nel [[159]] e [[160]] Faustina diede alla luce altre due figlie: [[Fadilla]] e [[Annia Cornificia Faustina Minore|Cornificia]], che portavano i nomi delle defunte sorelle di Faustina e di Marco.<ref>''Inscriptiones Graecae ad Res Romanas pertinentes'', 4.1399, tradotta da {{Cita|Birley 1990|p. 140}}.</ref> Altri figli nacquero in seguito, oltre a [[Commodo]] e al gemello di questi, [[Tito Aurelio Fulvio Antonino|Fulvio Antonino]]. Si trattava di [[Marco Annio Vero Cesare]], [[Vibia Aurelia Sabina]] e Adriano, che morì anche lui giovanissimo.<ref name=Birley336-339it/><ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 205 e 339}}.</ref>
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Nel [[152]] Lucio divenne questore all'età di ventitré anni, due anni prima dell'età legale (Marco aveva ricoperto lo stesso incarico a soli diciassette anni).<ref name=Birley69it/> Nel [[154]] ottenne il consolato all'età di venticinque, sette anni prima dell'età legale. Lucio non aveva altri titoli onorifici, tranne quello di ''figlio dell'Augusto''. Aveva una personalità molto diversa da Marco: amava l'[[Sport nell'antica Roma|attività sportiva]] di ogni genere, in particolare la [[caccia]] e la [[lotta]], e aveva evidente piacere ad assistere ai [[circo romano|giochi circensi]] e alle lotte dei [[gladiatori]]. Non si sposò fino al [[164]]. Antonino Pio non condivideva i suoi stessi interessi: desiderava mantenere Lucio in famiglia, ma non era sicuro di potergli dare gloria e potere.<ref>{{cita|Historia Augusta|''Lucius Verus'', 2.9-11 e 3.4-7}}; {{Cita|Birley 1990|pp. 132-133}}.</ref> Come si nota dalle statue di questo periodo, Marco cominciò a [[Acconciature nell'antica Roma|portare la barba]] (oltre ai tipici capelli arricciati dell'[[età antonina]]), proseguendo la moda iniziata da Adriano,<ref>Forse in omaggio ai filosofi greci o a causa di una cicatrice (cfr. {{Cita|Melani, Fontanella e Cecconi|p. 58}}).</ref> seguita da Antonino e che durò a lungo, sostituendo il tradizionale aspetto dell'uomo romano, completamente sbarbato.<ref>{{Cita|Bianchi Bandinelli e Torelli 1976|scheda 131 (ritratti di Adriano)}}.</ref>
Nel [[156]] Antonino Pio compì settanta anni. Godeva ancora di un discreto stato di salute, seppure avesse difficoltà a stare eretto senza utilizzare dei sostegni. Il ruolo di Marco andò via via crescendo, in particolare quando il [[prefetto del pretorio]] Gavio Massimo, che per quasi vent'anni era risultato di fondamentale importanza con i suoi consigli su come governare, morì tra il [[156]] e il [[157]]. Il suo successore, Gavio Tattio Massimo, sembra non avesse lo stesso peso politico presso il ''princeps'' e poi non durò a lungo.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 137-138}}.</ref> Nel [[161]] Marco e Lucio furono designati consoli insieme, forse perché il padre adottivo sentiva avvicinarsi la fine che infatti giunse nei primi mesi dello stesso anno.<ref name=Birley140it>{{Cita|Birley 1990|p. 140}}.</ref><ref name="Dione71.33.4-5">{{cita|Cassio Dione|71, 33.4-5}}.</ref> Secondo i racconti della ''[[Historia Augusta|<small>HISTORIA AVGVSTA</small>]]'' l'imperatore, che si trovava nella sua tenuta di ''[[Lorium|<small>LORIVM</small>]]'', due giorni prima di morire aveva fatto indigestione, vomitò e fu colto da febbre. Aggravatosi il giorno successivo, il 7 di marzo del 161, convocò il consiglio imperiale (compresi i prefetti del pretorio [[Furio Vittorino]] e [[Sesto Cornelio Repentino]]) e passò tutti i suoi poteri a Marco, ordinando che la statua d'oro della [[Fortuna (divinità)|Fortuna]], che era nella camera da letto
=== Principato (161-180) ===
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{{Vedi anche|Dinastia degli Antonini}}
[[File:Arte romana, da roma, lucio vero, 161-170.JPG|thumb|upright|Busto di [[Lucio Vero]] risalente al II secolo d.C. e conservato al [[British Museum]] di Londra. ]]
Dopo la morte di Antonino Pio, Marco Aurelio era di fatto unico ''
==== Governo imperiale con Lucio (161-169) ====
Anche se nei ''Colloqui con sé stesso'' non sembra mostrare affetto personale per Adriano, Marco lo rispettò molto e presumibilmente ritenne suo dovere metterne in atto i piani di successione. E così, anche se il Senato voleva confermare solo lui, egli rifiutò di entrare in carica senza che Lucio ricevesse gli stessi onori: alla fine il Senato fu costretto ad accettare e insignì Lucio Vero del titolo di ''[[Augusto (titolo)|
Fin dalla sua ascesa al [[principato (storia romana)|principato]], Marco ottenne dal Senato che [[Lucio Vero]] gli fosse associato su un piano di parità ([[diarchia]]),<ref name="Clemente630"/><ref name="Mazzarino328"/> con gli stessi titoli, ad eccezione del pontificato massimo che non si poteva condividere.<ref name="ReferenceC">{{Cita|Grant 1996|p. 27}}.</ref><ref name=Birley116en/> La formula era innovativa: per la prima volta alla testa dell'impero vi era una collegialità e una parità totale tra i due ''
A dispetto della loro uguaglianza nominale, Marco ebbe maggior ''[[autorità|
Subito dopo la conferma del Senato,
Il funerale di Antonino fu celebrato in modo che lo spirito potesse ascendere agli dèi, come era tradizione. Il corpo venne posto su una pira. Lucio e Marco divinizzarono il padre adottivo attraverso un [[flamine|sacerdozio]] preposto al [[tempio di Antonino e Faustina|suo culto]], con il consenso del Senato.<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 7.10-11}}; {{cita|Historia Augusta|''Antoninus Pius'', 12.8}}; {{Cita|Birley 1990|pp. 144-145}}.</ref> Secondo le sue ultime volontà, il patrimonio di Antonino non passò direttamente a Marco,<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 19.1-2}}; {{Cita|Birley 1990|p. 145}}.</ref> ma a Faustina, che in quel momento era incinta di tre mesi. Durante la gravidanza sognò di dare vita a due serpenti, uno più agguerrito rispetto all'altro.<ref name="HAMarcus1.2-1.4">{{cita|Historia Augusta|''Commodus'', 1.2}}.</ref><ref name=Birley145-147it>{{Cita|Birley 1990|pp. 145-147}}.</ref> Il 31
[[File:0 Marcus Aurelius - Piazza del Campidoglio (3).JPG|thumb|left|[[Statua equestre di Marco Aurelio]] (''[[Equus Marci Aurelii Antonini|<small>EQVVS MARCI AVRELII ANTONINI</small>]]''), in bronzo, situata al Campidoglio (copia moderna non fedele dell'originale che si trova ai [[Musei capitolini]])]]
Subito dopo l'adozione, Marco promise come sposa a Lucio la figlia undicenne, Lucilla, nonostante fosse formalmente suo zio.<ref>{{cita|Cassio Dione|71.1, 3; 73.4.4–5}}.</ref> Alle celebrazioni dell'evento, furono donate delle somme per i bambini poveri, come aveva fatto in precedenza Antonino Pio quando volle commemorare la moglie scomparsa. I sovrani divennero popolari tra la gente di Roma.<ref name=Birley145-147it/> Gli imperatori concessero piena libertà di parola, come dimostra il fatto che un noto commediografo, un certo ''
Marco Aurelio sostituì vari funzionari dell'impero: Sesto Cecilio Crescenzio Volusiano, responsabile della corrispondenza imperiale, con Tito Vario Clemente, un provinciale, originario del [[Norico (provincia romana)|Norico]], che aveva prestato servizio militare nella guerra in [[Mauretania (provincia romana)|Mauretania]] e in seguito aveva servito come ''[[Procurator Augusti|<small>PROCVRATOR AVGVSTI</small>]]'' in cinque differenti province.
Non appena la notizia dell'ascesa imperiale dei suoi allievi lo raggiunse, Frontone lasciò la sua casa di [[Cirta]] e il 28 marzo rientrò nella sua residenza romana. Inviò una nota al [[liberto]] imperiale ''
[[File:Montemartini - Lucilla 1170349.JPG|thumb|upright|Annia Lucilla, figlia di Marco e moglie di Lucio Vero]]
Il primo periodo di regno procedette senza intoppi, così che Marco Aurelio poté dedicarsi alla filosofia e alla ricerca dell'affetto popolare. Ben presto, però, nuove preoccupazioni avrebbero significato la fine della ''
Nell'autunno del [[161]], il [[Tevere]] esondò dalle sue sponde, devastando alcune comunità italiche e gran parte di Roma. Annegarono molti animali, lasciando la città in preda alla [[carestia]]. «''Marco e Lucio affrontarono personalmente questi disastri''» e le comunità italiche colpite dalla carestia furono aiutate, permettendo loro di rifornirsi del grano della capitale.<ref name=Birley148it/><ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 8.4-5}}.</ref> In altri tempi di carestia, gli imperatori avevano tenuto le comunità italiche fuori dai granai romani.<ref>{{Cita|Birley 1987|pp. 278}}.</ref>
Gli insegnamenti di Frontone continuarono nei primi anni di regno di Marco. Frontone riteneva che, visto il ruolo ricoperto da Marco, le lezioni fossero più importanti oggi di quanto non fossero mai state prima. Riteneva che Marco desiderasse riacquistare l'eloquenza di una volta, eloquenza per la quale aveva per un certo periodo di tempo perso interesse.<ref name=Birley158it>{{Cita|Birley 1990|pp. 158 ss.}}</ref> Frontone ricordò
I primi giorni di regno di Marco furono i più felici della vita di Frontone: il suo allievo era amato dal popolo di Roma, era un ottimo imperatore, uno studente appassionato, e, forse più importante, eloquente come lui voleva. Marco diede prova di grande abilità retorica nel suo discorso al Senato dopo un [[terremoto]] avvenuto a [[Cizico]]. Aveva trasmesso il dramma del disastro, e il senato era stato intimorito: ''improvvisamente la mente degli ascoltatori era più violentemente agitata durante il discorso, che la città durante il terremoto''". E Frontone ne fu enormemente soddisfatto.<ref name=Birley158it/>
===== Politica interna: l'amministrazione dello stato =====
In politica interna, Marco Aurelio si comportò, come già [[Augusto]], [[Nerva]] e [[Traiano]], da ''[[princeps senatus|<small>PRINCEPS SENATVS</small>]]'', cioè "primo tra i senatori" e non da monarca assoluto, rivelandosi rispettoso delle prerogative del [[Senato romano|Senato]], consentendogli di discutere e di decidere sui principali affari di Stato, come le dichiarazioni di guerra alle popolazioni ostili
===== Lavoro legale e amministrativo =====
Marco istituì l'[[anagrafe]]: ogni cittadino romano aveva l'obbligo di registrare i propri figli entro trenta giorni dalla loro nascita; colpì l'usura,
Egli non amava particolarmente i giochi gladiatorii e gli spettacoli cruenti del circo, ma li indiceva e li frequentava solo se non poteva esimersi; più tardi formò [[Auxilia|unità militari ausiliarie]] di gladiatori a
Non riuscì a realizzare i suoi ideali stoici di eguaglianza e libertà perché l'esigenza di
[[File:Marcus01 pushkin.jpg|thumb|upright|left|Marco Aurelio Pontefice Massimo]]
Trascorse, inoltre, molto tempo del suo regno a difendere le [[limes romano|frontiere]].<ref>{{Cita|Renan 1937|pp. 21-23}}.</ref>
Tra le altre leggi proibì la tortura per i cittadini eminenti, prima e dopo la condanna, poi per tutti i cittadini liberi, come era stato in [[Repubblica romana|epoca repubblicana]].<ref>{{Cita|Eusebio|5.1.77}}.</ref> Restò valida per gli schiavi, ma solo se non si trovavano altre prove.<ref>{{cita|Codice Giustinianeo|''Digesto'', 1, 18, 13|Codex Iustinianus}}.</ref> Venne comunque proibito di vendere uno schiavo per
Nei processi da lui
Come molti imperatori, Marco trascorse la maggior parte del suo tempo ad affrontare [[diritto romano|questioni di diritto]] come petizioni e controversie, prendendosi molta cura nella teoria e nella pratica della legislazione. Avvocati di professione lo definirono un «''imperatore versato nella legge''» e, come sosteneva il grande [[Emilio Papiniano]], «''molto prudente e coscienziosamente giusto''».<ref>{{cita|Codice Giustinianeo|''Digesto'', XXXI, 67.10|Codex Iustinianus}}: «''Item Marcus imperator […] et ideo princeps providentissimus et iuris religiosissimus cum fideicommissi verba cessare animadverteret, eum sermonem pro fideicommisso rescripsit accipiendum''».</ref> Egli mostrò uno spiccato interesse in tre aree del diritto: l'affrancamento degli schiavi, la tutela degli orfani e dei minori, e la scelta dei consiglieri cittadini (''[[decurione|<small>DECVRIONES</small>]]
E mentre il fratello Lucio era [[campagne partiche di Lucio Vero|impegnato in Oriente contro i Parti]], Marco era impegnato a Roma in questioni familiari. La prozia [[Vibia Matidia]] era morta e sul suo testamento pendeva una disputa legale, dato che il suo ingente patrimonio aveva attratto l'attenzione di molte persone. Alcuni dei suoi ''[[clientes|<small>CLIENTES</small>]]'' erano riusciti a farsi includere nel suo testamento attraverso vari codicilli. Tuttavia, le sue volontà non potevano essere riconosciute come valide, poiché in contrasto con la ''[[lex Falcidia|<small>LEX FALCIDIA</small>]]'': Matidia aveva infatti assegnato più di tre quarti del suo patrimonio non alla propria ''[[familia|<small>FAMILIA</small>]]'',
Benché a Roma vigessero la tortura e la [[pena di morte]], applicate con facilità soprattutto nei confronti di schiavi e stranieri, la normativa di molti imperatori "illuminati" cercò di ridurre il numero di reati punibili con pene severe, come in passato aveva già fatto [[Tito (imperatore romano)|Tito]].<ref>{{cita|Historia Augusta|24.1-3}}.</ref><ref>{{cita|Svetonio|''Titus'', 8 e 9}}.</ref>
Per Marco anche gli [[Schiavitù nell'antica Roma|schiavi]] andavano trattati come persone, seppure subordinate, e non come oggetti,<ref>{{cita|Casadei e Mattarelli 2009|pp. 107-108}}.</ref> evitando quindi ogni crudeltà e rispettandone la dignità, a differenza dei cristiani che spesso non si pronunciavano a favore della classe servile.<ref>{{cita|Bloch 1947}}.</ref> Alcuni critici tuttavia temevano che il movimento filosofico-giuridico legato alla politica di affrancamento degli Antonini, se non fosse stato profondamente ancorato al [[Economia dell'Impero romano|sistema economico romano]], basato principalmente sulla schiavitù, avrebbe portato all'abolizione
Marco mostrò un grande interessamento affinché a ogni schiavo fosse data la possibilità di riguadagnare la propria libertà, qualora il padrone avesse espresso la propria
===== Politica estera =====
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[[File:Ephesos-Museum - War Scene.jpg|thumb|upright=1.4|Scena di guerra tra Romani e Parti, sul Monumento dei Parti a Efeso, celebrativo delle vittorie di Lucio Vero e Marco Aurelio contro Vologese IV.]]
Poco dopo giunse la notizia che anche l'esercito del [[governatore provinciale romano|governatore provinciale]] della [[Siria (provincia romana)|Siria]] era stato sconfitto dai Parti e che si stava ritirando disordinatamente. Era quindi necessario intervenire con grande rapidità, anche nella scelta dei migliori ufficiali da inviare lungo quel [[limes orientale|settore dell'Impero]] così strategicamente importante. Marco pose a capo della spedizione (''
I rinforzi vennero inviati da numerose province imperiali fino alla frontiera partica.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 154-155}}.</ref> Frattanto Marco si ritirò per quattro giorni
Frontone rispose qualche tempo dopo, inviando all'amico una selezione di letture e, per rimediare al suo disagio per lo svolgimento della guerra contro i Parti, una lunga e meditata lettera, piena di riferimenti storici, indicata, nelle edizioni moderne sulle opere di Frontone, ''De bello Parthico'' (''Sulla guerra partica''). Frontone scrive che, anche se in passato Roma aveva subito pesanti sconfitte, alla fine i Romani avevano sempre prevalso sui loro nemici: ''Sempre e ovunque <nowiki>[</nowiki>[[Marte (divinità)|Marte]]<nowiki>]</nowiki> ha cambiato le nostre difficoltà in successi e i nostri terrori in trionfi''.<ref>{{Cita|Frontone|''De bello Parthico'' 10 (trad. da Haines 2.31)}}; {{Cita|Birley 2000|pp. 150-164}}; {{Cita|Birley 1990|p. 157}}.</ref>
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Intanto Lucio, partito dall'Italia e giunto dopo un lungo viaggio in Siria, fece di [[Antiochia di Siria|Antiochia]] il suo "quartier generale", trascorrendo gli inverni a [[Laodicea al Lico|Laodicea]] e le estati a Daphne.<ref>{{cita|Historia Augusta|''Lucius Verus'', 9}}; {{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 9.4}}; {{Cita|Birley 1990|p. 159}}.</ref>
Durante la guerra, nel periodo autunnale/invernale del [[163]] o del [[164]], Lucio andò a Efeso per sposarsi con Lucilla, secondo quanto stabilito da Marco, nonostante circolassero voci sulle sue amanti, in particolare su una certa ''
La capitale armena [[Artaxata]]
Nel [[164]] le armate romane si attestarono stabilmente in [[Regno d'Armenia|Armenia]] e l'ex console di origine [[emesa]]na, [[Soemo|Gaio Giulio Soemo]], venne incoronato [[regno cliente (storia romana)|re tributario d'Armenia]],<ref>{{Cita|Farrokh 2007|p. 165}}; {{Cita|RIC|III, ''Antoninus Pius to Commodus'', n. 511-513 p. 255 e n. 1370-1375 p. 322}}.</ref> con l'assenso di Marco.<ref name=BirleyHad162en/><ref>{{Cita|Birley 1990|p. 163}}.</ref><ref>{{Cita|Mattingly 1940|''Marcus Aurelius and Lucius Verus'', nos. 261ff.; 300 ff.}}</ref> Il [[165]] vide le armate romane entrare vittoriose in [[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]], dove posero sul trono il re vassallo Manno. [[Avidio Cassio]] raggiunse le metropoli gemelle della Mesopotamia: [[Seleucia al Tigri|Seleucia]], sulla riva destra del [[Tigri]], e [[Ctesifonte]] su quella sinistra. Entrambe le città vennero occupate e date alle fiamme.<ref name="Birley174it">{{Cita|Birley 1990|p. 174}}.</ref> Cassio, nonostante la penuria di rifornimenti e i primi effetti della [[peste antonina|peste]] contratta a Seleucia, riuscì a riportare indietro e in buon ordine la sua armata vittoriosa. Lucio venne così acclamato ''[[Parthicus Maximus|<small>PARTHICVS MAXIMVS</small>]]'', mentre insieme a Marco venne salutato
I Parti si ritirarono nei loro territori, a oriente della Mesopotamia. Marco sapeva di dover ascrivere il maggior merito della vittoria finale
Al ritorno dalla campagna, a Lucio venne tributato un [[trionfo]] (12 ottobre del 166). La parata risultò insolita perché comprendeva i due imperatori, i loro figli e le figlie nubili, come una grande festa di famiglia. Nell'occasione Marco elevò i due figli, Commodo di cinque anni e Marco Annio Vero di tre al rango di [[cesare (titolo)|Cesare]] (il gemello di Commodo, Fulvio Antonino, era morto l'anno precedente).<ref>{{Cita|Birley 1990|p. 183}}.</ref>
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|[[File:Marc'aurelio, da gabi, fine II secolo dc..JPG|upright=0.7|thumb|Statua di Marco Aurelio in uniforme militare ([[Museo del Louvre]], [[Parigi]]).]]||[[File:Marcomannia e Sarmatia 178-179 dC.jpg|thumb|upright=1.9|left|Marcomanni e Sarmati nel 178]]
|}
Il figlio adottivo di Frontone, [[Gaio Aufidio Vittorino (console 155)|Gaio Aufidio Vittorino]], venne inviato, dal 162 al 166, a governare la provincia della [[Germania superiore]], ove si trasferì con l'intera famiglia (a parte un figlio che rimase a Roma con i nonni). La situazione lungo la frontiera settentrionale si presentava estremamente difficile. Una postazione lungo gli [[Agri Decumati]] era stata distrutta e sembra che molte delle popolazioni dell'Europa centrale e settentrionale fossero in fermento. Regnava, inoltre, molta corruzione tra gli ufficiali romani: Vittorino fu costretto, infatti, a chiedere le dimissioni di un <small>''[[legatus legionis|LEGATVS LEGIONIS]]''</small> che aveva preso tangenti<ref name="Dione72.11.3-5">{{cita|Cassio Dione|72, 11.3-5}}.</ref><ref>{{Cita|Frontone|''De nepote amisso'' 2 (trad. da Haines 2.222)}}; {{Cita|Frontone|''Ad Verum Imperator'' 2.9-10 (trad. da Haines 2.232 ss.)}}</ref><ref name=Birley164-165it/> e numerosi governatori esperti vennero sostituiti da amici e parenti della famiglia imperiale.<ref name=Birley164-165it>{{Cita|Birley 1990|pp. 164-165}}.</ref><ref>[[Lucio Dasumio Tullio Tusco]], un lontano parente di [[Adriano]], fu inviato in [[Pannonia superiore]], per sostituire l'esperto [[Marco Nonio Macrino]]. La Pannonia inferiore venne affidata al poco conosciuto [[Tiberio Aterio Saturnino]]. M. Servilio Fabiano Massimo venne trasferito dalla [[Mesia inferiore]] a quella Superiore quando [[Iallio Basso]] si era recato ad Antiochia di Siria da [[Lucio Vero]]. La Mesia inferiore venne allora affidata al figlio, [[Marco Ponzio Leliano]]. La [[Dacia (provincia romana)|Dacia]] venne divisa in tre distretti, governati da un senatore pretoriano e da due procuratori. La pace non poteva durare a lungo, la Pannonia inferiore disponeva di una sola legione, ad [[Aquinco]]. Cfr. {{Cita|Alföldy 1977|''Moesia Inferior'', p. 232 ss.; ''Moesia Superior'', p. 234 ss.; ''Pannonia Superior'', p. 236 ss.; ''Dacia'', 245 ss.; ''Pannonia Inferior'', p. 251.}}</ref>
Secondo la ''[[Historia Augusta|<small>HISTORIA AVGVSTA</small>]]'', conclusa la guerra partica, scoppiava così quella contro i [[Marcomanni]], una coalizione di natura militare, composta da una decina di popolazioni [[germani]]che e [[sarmati]]che (dai [[Marcomanni]] propriamente detti della [[Moravia]]
In quel periodo la frontiera danubiana non poteva contare su buona parte dei suoi effettivi, sia perché molte legioni avevano dovuto destinare consistenti [[vexillationes|distaccamenti]] alla guerra partica, sia perché la grave epidemia di [[Peste antonina|peste]] aveva falcidiato numerosi reparti. Tale epidemia avrebbe causato una catastrofe demografica prolungatasi per oltre un ventennio e paragonabile a quella causata dalla [[peste nera]].<ref>{{Cita|Ruffolo 2004|p. 84}}.</ref> Nel [[166]]/[[167]] avvenne il primo scontro lungo il ''[[limes pannonicus|<small>LIMES PANNONICVS</small>]]'' ad opera di poche bande di predoni [[longobardi]] e [[osii]] che, grazie al sollecito intervento delle truppe di confine, furono prontamente respinte. La pace stipulata con le limitrofe popolazioni germaniche a nord del [[Danubio]] fu gestita direttamente dagli stessi imperatori, Marco e Lucio, ormai diffidenti nei confronti dei barbari aggressori, recatisi pertanto fino alla lontana [[fortezza legionaria]] di [[Carnunto]] (nel [[168]]).<ref name="Birley194-197"/>
===== Peste antonina =====
{{vedi anche|Peste antonina}}
Al ritorno dalla campagna partica l'esercito portò con sé una terribile pestilenza, in seguito conosciuta come la "[[peste antonina]]" o "peste di [[Galeno]]", che si diffuse
==== Unico imperatore (169-176) ====
===== Frontiere settentrionali (169-175) =====
[[File:Colonna di Marco Aurelio.jpg|thumb|left|upright=0.9|La [[colonna di Marco Aurelio]] o ''colonna antonina'', fatta costruire dal figlio Commodo]]
Dopo che la morte colse Lucio agli inizi del [[169]] (secondo la
In quell'anno Marco diede alla figlia Lucilla, rimasta vedova di Vero, un nuovo marito, il fedele [[Claudio Pompeiano]], un militare esperto e affidabile, premiato in seguito con il consolato, nel [[173]]. Marco avrebbe voluto associarlo al trono, al posto dello scomparso Lucio Vero, conferendogli perlomeno il titolo di [[Cesare (titolo)|Cesare]], ma egli rifiutò sempre la porpora imperiale.<ref>{{cita|Cassio Dione|72-2, 3; 73-4,5 e 20,1; 74-3, 1,2}}.</ref>
Frattanto, lungo il [[limes danubiano|fronte settentrionale]], i Romani subirono un paio di pesanti sconfitte contro le popolazioni di Quadi e Marcomanni, le quali, una volta penetrate lungo la [[via dell'ambra]] e attraversate le Alpi, devastarono ''
Contemporaneamente la popolazione dei [[Costoboci]], proveniente dalla zona dei Carpazi orientali, aveva invaso la [[Mesia]] e la [[Macedonia (provincia romana)|Macedonia]], spingendosi fino in [[Grecia]], dove riuscì a saccheggiare il santuario di [[Eleusi]]. Dopo una lunga lotta, Marco riuscì a respingere gli invasori. Numerosi barbari germanici vennero allora stabiliti nelle regioni di frontiera come la Dacia, le due Pannonie, le due Germanie e la stessa [[Italia romana|Italia]]. E sebbene ciò non costituisse una novità, Marco si adoperò per creare sulla riva sinistra del Danubio, tra l'odierna Repubblica Ceca e l'Ungheria, due nuove province di frontiera chiamate [[Sarmazia]] e [[Marcomannia]]. Quelli che erano stati insediati a [[Ravenna romana|Ravenna]] si ribellarono e riuscirono a impadronirsi della città. Per questo motivo, Marco ''non portò mai più nessun altro barbaro in Italia, e mise al bando quelli che qui si erano stabiliti in precedenza''.<ref>{{Cita|Birley 1990|pp. 208-213}}.</ref>
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{{vedi anche|Avidio Cassio#La ribellione}}
Nel [[175]], mentre preparava una nuova campagna contro le popolazioni della piana del [[Tibisco]], l'imperatore fu raggiunto dalla notizia che il governatore della [[Siria (provincia romana)|Siria]], [[Avidio Cassio]], uno dei migliori comandanti militari romani, alla falsa notizia della sua morte, si era autoproclamato imperatore. Secondo quanto ci tramandano sia Cassio Dione che la ''[[Historia Augusta|<small>HISTORIA AVGVSTA</small>]]'', Avidio Cassio accettò la porpora imperiale per volere di Faustina, poiché la stessa credeva che Marco stesse per morire e temeva che l'impero potesse cadere nelle mani di qualcun altro, visto che Commodo era ancora troppo giovane.<ref>{{cita|Birley 1990|pp. 230-231}}.</ref> Cassio venne acclamato ''[[imperator|<small>IMPERATOR</small>]]'' dalla [[Legio III Gallica|''<small>LEGIO III GALLICA</small>'']] mentre la gran parte delle province orientali, escluse [[Cappadocia (provincia romana)|Cappadocia]] e [[Bitinia e Ponto|Bitinia]], si schieravano a fianco dei ribelli.
All'inizio Marco cercò di tenere segreta la notizia dell'usurpazione, ma, quando fu costretto a renderla pubblica, di fronte all'agitazione dei soldati si rivolse loro con un discorso (''[[adlocutio|<small>ADLOCVTIO</small>]]'') rivelando di voler evitare inutili spargimenti di sangue tra Romani. Ma dopo soli tre mesi, quando la notizia della morte di Marco si rivelò ufficialmente falsa, il Senato romano proclamò Cassio ''[[hostis publicus|<small>HOSTIS PVBLICVS</small>]]'', nemico dello stato e del popolo romano, e Avidio fu ucciso dai suoi stessi soldati. La testa dell'usurpatore fu portata a Marco, come testimonianza dell'uccisione, ma l'imperatore, che avrebbe voluto dimostrargli il suo perdono e salvarlo, non esultò
===== Viaggio in Oriente (175-176) =====
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| hbkg = #abcdef
| image = File:MARCUS AURELIUS RIC III 357-159422.jpg
| caption_left = <small>M ANTONINVS</small> [[Augusto (titolo)|<small>AVG</small>]] [[Germanicus|<small>GERM</small>]] [[Sarmaticus|<small>SARM</small>]], testa laureata con corazza e ''[[paludamentum|<small>PALVDAMENTVM</small>]]''
| caption_right = [[Tribunicia potestas|<small>TR P XXX</small>]] [[Imperator|<small>IMP VIII</small>]] [[Console romano|<small>COS III</small>]], la ''[[Felicitas|<small>FELICITAS</small>]]'' con [[caduceo]] e scettro
| width = 250
| footer = AV (7,33 g); coniato nel 176
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}}
Nell'ultimo decennio di regno, mentre si trovava lungo i [[limes danubiano|confini settentrionali imperiali]], Marco scrisse i ''Colloqui con sé stesso'', tornando di rado a Roma. Insieme alla moglie Faustina, al figlio Commodo, al seguito composto dai ''[[comites|<small>COMITES</small>]] ''del ''[[consilium principis|<small>CONSILIVM PRINCIPIS</small>]]'' e a un [[esercito romano|ingente esercito]], Marco visitò le province orientali nel [[175]]-[[176]].<ref name="Astarita155-162">{{Cita|Astarita 1983|pp. 155-162}}.</ref> Partito da Sirmio nel luglio del 175, dopo essere passato per [[Bisanzio]], [[Nicomedia]],
Dopo la morte venne divinizzata ufficialmente con degne cerimonie a Roma, per volere del Senato. L<nowiki>'</nowiki>''Augusta'', che aveva spesso accompagnato il marito in guerra, era stata la prima delle imperatrici romane a essere insignita del titolo di ''
Dopo questa ennesima disgrazia famigliare, il ''
[[File:Bas relief from Arch of Marcus Aurelius triumph chariot.jpg|thumb|upright=0.9|Il trionfo di Marco Aurelio]]
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==== Governo imperiale con Commodo (176-180) ====
Il 27 novembre del [[176]], Marco decise di associare al trono imperiale il figlio Commodo,<ref>{{cita|Historia Augusta|''Commodus'', 12.4}}.</ref> l'unico maschio superstite tra i suoi figli (dopo la morte del giovane Marco Vero Cesare e quella di alcuni nipoti), nominandolo [[augusto (titolo)|Augusto]] e concedendogli la ''[[tribunicia potestas|<small>TRIBVNICIA POTESTAS</small>]]'' e l<nowiki>'</nowiki>''[[imperium|<small>IMPERIVM</small>]]'',<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 27.5}}.</ref> benché avesse nei confronti del figlio alcune perplessità.<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 27.11-12}}.</ref> Marco celebrò, quindi, il matrimonio di Commodo con [[Bruzia Crispina]].<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 27.8}}; {{cita|Cassio Dione|71.31.1}}</ref>
A Roma, si dedicò ad amministrare la giustizia, cercando di riparare a torti e abusi del passato; dispose la celebrazione di giochi circensi, mettendo però un limite di spesa a quelli gladiatorii.<ref>{{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 27.6}}.</ref> Il 23 dicembre del [[176]], Marco, che aveva battuto le popolazioni germaniche e sarmatiche a nord del [[limes danubiano|medio corso del Danubio]], ottenne per decreto del [[Senato romano]] il [[trionfo]] insieme al figlio Commodo, da poco nominato Augusto. In suo onore venne eretta una [[Statua equestre di Marco Aurelio|statua equestre]], tuttora custodita nel [[Palazzo dei Conservatori]].<ref>{{cita|Historia Augusta|''Commodus'', 12.5}}; {{cita|Historia Augusta|''Marcus Aurelius'', 16.1-2 e 17.3}}.</ref>
===== Offensiva finale in ''
[[File:Aurelius180AD.png|left|thumb|upright=1.4|L'[[impero romano]] alla fine del regno di Marco Aurelio, nel 180]]
L'apparente tregua sottoscritta con le popolazioni germaniche, in particolare [[Marcomanni]], [[Quadi]] e [[Iazigi]], durò però solo un paio d'anni, fino al [[177]]. Il 3
{{Citazione|I Quadi essendo poco disposti a sopportare la presenza di forti romani costruiti nel loro territorio [...] tentarono di migrare tutti insieme verso le terre dei [[Semnoni]]. Ma Marco Aurelio Antonino che ebbe queste informazioni in anticipo della loro intenzione di partire per altri territori, decise di chiudere loro tutte le vie di fuga, impedendo la loro partenza.|{{cita|Cassio Dione|72, 20.2}}.}}
Dopo una vittoria decisiva nel [[178]], il piano per annettere la Moravia e la Slovacchia occidentale (<small>''[[Marcomannia|MARCOMANNIA]]''</small>), per porre fine una volta per tutte alle incursioni germaniche, sembrava avviato al successo, ma venne abbandonato dopo che Marco Aurelio si ammalò gravemente nel [[180]], forse anch'egli colpito dalla peste che affliggeva l'impero da anni.<ref>{{Cita|Guido Clemente 2008|p. 636}}.</ref> La sua salute, da sempre fragile e in costante declino, sembra lo costringesse a fare uso anche di [[oppio]] per alleviare il dolore persistente allo stomaco che lo
===== Morte (180) =====
Riga 355:
{{Citazione|Uomo, sei stato cittadino in questa grande città: che ti importa se per cinque anni o per cento? Quel che è secondo le leggi ha per ognuno pari valore. Che c'è di grave allora se dalla città ti espelle non un tiranno o un giudice ingiusto, ma la natura che ti ci aveva introdotto? (...) A stabilire che il dramma è completo infatti è chi allora fu responsabile della composizione, ora del dissolvimento; tu invece non sei responsabile né dell'una né dell'altro. Quindi parti sereno: chi ti congeda è sereno.|{{cita|Marco Aurelio|12.36}}.}}
Marco Aurelio morì il 17 di marzo del 180, a circa cinquantanove anni, secondo [[Aurelio Vittore]] nella [[fortezza legionaria|città-accampamento]] di ''[[Vindobona|<small>VINDOBONA</small>]]'' ([[Vienna]]).<ref name="AurVitDeCaes16"/> Secondo invece quanto riferisce [[Tertulliano]], uno storico e apologeta cristiano suo contemporaneo, sarebbe invece deceduto sul fronte [[Iazigi|sarmatico]], non molto distante da [[Sirmio]] (odierna [[Sremska Mitrovica]], nell'attuale [[Serbia]]),<ref name="Tertulliano25"/> che fungeva da [[quartier generale]] invernale delle sue truppe, in vista dell'ultimo assalto. Il Birley ritiene infatti che Marco potrebbe essere morto a ''
Iniziando a stare male, chiamò Commodo al capezzale e gli chiese per prima cosa di concludere onorevolmente la guerra, affinché non sembrasse che lui avesse "tradito" la ''
===== Successione =====
Riga 364:
Officiato il funerale, venne [[cremazione|cremato]], e fu immediatamente [[apoteosi|divinizzato]], mentre le sue ceneri furono portate a Roma e deposte nel [[mausoleo di Adriano]], che divenne così il sepolcro di famiglia da Adriano a Commodo e, forse, anche per alcuni imperatori successivi, finché, nel 410, il [[sacco di Roma (410)|sacco visigoto della città]] lo danneggiò gravemente. Le sue campagne vittoriose contro Germani e Sarmati furono commemorate con la costruzione della [[Colonna Aureliana]] e di un [[tempio di Marco Aurelio|tempio]].<ref name="Dione72.36.3-4">{{cita|Cassio Dione|72, 36.3-4}}.</ref>
Marco Aurelio aveva stabilito che a succedergli fosse il figlio Commodo, che già aveva nominato ''Cesare'' nel [[166]] e poi ''Augusto'' (
Marco Aurelio riteneva, a torto, che il figlio avrebbe abbandonato quel genere di vita così poco adatto a un ''[[principato (storia romana)|
A conclusione del principato di Marco Aurelio, Cassio Dione scrisse un elogio all'imperatore, pur descrivendo il passaggio a Commodo con dolore e rammarico:
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Marco Aurelio fu l'ultimo grande esponente dello [[Stoicismo]].<ref name="Perelli320-324">{{Cita|Perelli 1969|pp. 320-324}}.</ref>
Tra il [[170]] e il [[180]], Marco scrisse i ''[[Colloqui con sé stesso]]''
{{Citazione|Sii come il promontorio contro cui si infrangono incessantemente i flutti: resta immobile e intorno ad esso si placa il ribollire delle acque. «Me sventurato, mi è capitato questo». Niente affatto! Semmai: «Me fortunato, perché anche se mi è capitato questo resisto senza provar dolore, senza farmi spezzare dal presente e senza temere il futuro». Infatti una cosa simile sarebbe potuta accadere a tutti, ma non tutti avrebbero saputo resistere senza cedere al dolore. Allora perché vedere in quello una sfortuna anziché in questo una fortuna?|{{cita|Marco Aurelio|4.49}}.}}
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