Guido Cavalcanti: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
[[File:Rime di Guido Cavalcanti.tif|thumb|Ritratto di Cavalcanti, in ''Rime'', 1813]]
Guido Cavalcanti, figlio di [[Cavalcante dei Cavalcanti]], nacque a Firenze (tuttavia il luogo di nascita è ipotizzato è non si sa quale sia quello reale) intorno all'anno 1258 in una nobile famiglia [[guelfi|guelfa]] di parte bianca, che aveva le sue case vicino a [[Orsanmichele]], e che era tra le più potenti della città. Nel 1260 Cavalcante, padre del poeta, fu mandato in esilio in seguito alla sconfitta di [[battaglia di Montaperti|di Montaperti]]. Sei anni dopo, in seguito alla disfatta dei [[ghibellini]] nella [[Battaglia di Benevento (1266)|battaglia di Benevento]], che avvenne nel 1266, i Cavalcanti riacquistarono la preminente posizione sociale e politica a Firenze. Nel 1267 a Guido fu promessa in sposa Beatrice, figlia di [[Farinata degli Uberti]], capo della fazione ghibellina. Da Beatrice, Guido avrà i figli Tancia e Andrea.
 
Nel 1280 Guido è tra i firmatari della pace tra guelfi e ghibellini e quattro anni dopo siede nel Consiglio generale al Comune di Firenze insieme a [[Brunetto Latini]] e [[Dino Compagni]]. Secondo lo storico Dino Compagni, a questo punto avrebbe intrapreso un [[pellegrinaggio]] a [[Santiago di Compostela]]. Pellegrinaggio alquanto misterioso, se si considera la fama di [[ateo]] e miscredente del poeta. Il poeta minore Niccola Muscia, comunque, ne dà un'importante testimonianza attraverso un [[sonetto]].
 
Il 24 giugno 1300 [[Dante Alighieri]], [[priore]] di Firenze, è costretto a mandare in [[esilio]] l'amico, nonché maestro, Guido con i capi delle fazioni bianca e nera in seguito a nuovi scontri. Cavalcanti si reca allora a [[Sarzana]]; si pensa che la celebre ballata ''Perch'i' no spero di tornar giammai'' sia stata composta durante l'esilio.<br />
Il 19 agosto è revocata la condanna per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 29 agosto muore, pochi giorni dopo essere tornato a Firenze, probabilmente a causa della [[malaria]] contratta durante l'esilio.
 
È ricordato - oltre che per i suoi componimenti - per essere stato citato da Dante (del quale fu amico assieme a [[Lapo Gianni]]) nel celebre nono sonetto delle ''Rime'' ''[[Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io]]''. Dante lo ricorda anche nella ''[[Divina Commedia]]'' (Inferno, canto X e Purgatorio, canto XI) e nel ''[[De vulgari eloquentia]]'', mentre [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] lo cita nel ''Commento alla Divina Commedia'' e in una [[novella]] del ''[[Decameron]]''.
 
== La personalità ==