Luca Osteria: differenze tra le versioni

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==Biografia==
La famiglia di Osteria, di origine meridionale, era molto povera e trasferitasi a Genova abitava in salita Angeli 27<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 220}}.</ref>. Il padre lavorava nel porto come battelliere ede aveva avuto sei figli di cui Luca era il secondo. Rimasto orfano di guerra in seguito alla morte del padre, caduto della [[Prima guerra mondiale|Grande Guerra]], giovanissimo fu assunto come garzone. Nel [[1926]], richiamato per il servizio militare, fu destinato alla Marina ada un Corso per Sottufficiali ad [[Anzio]] dove conobbe l'ammiraglio [[Costanzo Ciano]] per il quale svolse alcuni incarichi riservati<ref name="ilgiornale.it">http://www.ilgiornale.it/news/quando-togliatti-fu-beffato-quella-spia-dell-osteria.html.</ref>.
Ciano, rimasto impressionato dall'abilità del giovane lo inviò da [[Ernesto Gulì]], capo dell'"''Ufficio informazioni della presidenza del Consiglio''" il 28 settembre [[1928]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 210}}.</ref>.
 
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Il 27 febbraio Osteria giunse a Berlino per il congresso e qui ebbe così l'opportunità di entrare in contatto con alcuni dei massimi leader comunisti europei come [[Béla Kun|Bela Kun]], [[Henri Barbusse]] e [[Josip Broz Tito]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|pp. 222-223}}.</ref>. Ritornato a Parigi da Togliatti gli riferì con dovizia di particolari le proprie impressioni. Togliatti fu così convinto della fede [[comunismo|comunista]] del giovane Osteria che lo volle incontrare di persona in un locale parigino presso la [[Gare de Paris Lyon]] dove gli consegnò diversi documenti segreti da consegnare al PCI clandestino di [[Genova]] autenticandoli con la propria firma "Ercoli"<ref name="ilgiornale.it"/>. Osteria riprese quindi i propri viaggi tra Genova e Marsiglia ogni circa dieci giorni sempre bordo della nave ''"Cesare"''<ref name=autogenerato10>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 224}}.</ref> facendo la spola tra i comunisti genovesi e i fuoriusciti a [[Marsiglia]].
 
Nel frattempo la direzione comunista clandestina iniziòincominciò a vagheggiare la creazione di un Centro in Italia e si ipotizzò la Liguria, forse grazie al contatto con Osteria che operava principalmente a Genova<ref name=autogenerato10 />. Per sondare la situazione dalla Svizzera furono inviati tre funzionari comunisti tra cui Gino Giovetti. Osteria dopo essersi incontrato con i tre avverti Gulì che era stato deciso un nuovo incontro ma della telefonata venne a conoscenza anche il capo della polizia [[Arturo Bocchini]] che diede l'ordine di [[arresto]]. Nonostante i tentativi di Osteria di bloccare l'operazione che col tempo avrebbe portato all'arresto di elementi di maggior spicco, il questore ricevuto l'ordine non poté rifiutarsi e la copertura di Osteria fu bruciata<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|pp. 224-225}}.</ref>. Le proteste di Gulì contro Bocchini furono veementi e dovette intervenire anche [[Leandro Arpinati]] per risolvere la situazione. Si tentò ugualmente di mandare avanti l'operazione e di tentare nuovamente di infiltrare Osteria e un nuovo agente ma giunto in Francia Osteria si rende subito conto che la sua copertura pur non essendo saltata è traballante e che l'altro agente non è all'altezza del compito. Numerose furono le domande che gli furono poste circa gli arresti di Genova e numerosi anche i trabocchetti finché sentendosi scoperto da Parigi rientrò a Marsiglia. Venne qui raggiunto da un inviato comunista con cui ebbe un colloquio da cui comprese che il suo compagno era stato scoperto e che aveva confessato. Pertanto dopo essere stato portato in un luogo isolato sulla corniche riuscì a sottrarsi alla custodia e a salire su un tram di passaggio<ref name=autogenerato4>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|pp. 228-229}}.</ref>.
 
I documenti così ottenuti furono poi deposti alla questura di Genova e permisero di disarticolare il Partito comunista genovese con una cinquantina di arresti<ref name=autogenerato2>[http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri70.htm Passaggio in Svizzera - Montanelli<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> e ad aggiornare il [[Casellario politico centrale|Casellario Politico Centrale]] di [[Roma]]. Su [[l'Unità]] clandestina pubblicata a [[Parigi]]<ref name=autogenerato2 />. Osteria fu individuato come "infiltrato" a partire dal gennaio [[1930]], con tanto di foto<ref name="ilgiornale.it"/> e di didascalia: ''"Luca Osteria detto Ugo è un truffatore ed una spia. Si presenta come marinaio appartenente alla organizzazione comunista di Genova. Abita in questa città, in via Lagaccio 37/1. Frequenta porti stranieri: Marsiglia, Barcellona, ecc. Si offre per portare materiale e soldi in Italia".''<ref name=autogenerato1>http://www.storiaefuturo.com/pdf/1466.pdf</ref>.
 
Rientrato a Roma fu presentato a [[Guido Leto]], che era destinato a divenire il capo dell'[[OVRA]]<ref name=autogenerato4 />. L'altro agente che era stato scoperto fu liberato dai comunisti ma poco tempo dopo morì a [[Torino]] in seguito ada esaurimento nervoso<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 230}}.</ref>.
 
===La missione a Sydney===
 
Il 6 gennaio 1929 a Osteria fu affidato un nuovo incarico a [[Sydney]] dove avrebbe dovuto sequestrare Andrea Pagnotti, un ex membro delle squadre d'azione forse implicato nel [[giacomoGiacomo Matteotti#Il rapimento e l'omicidio|delitto Matteotti]], il quale dopo essere transitato nella [[Legione straniera francese]] era approdato ai [[Anarchia|circoli anarchici]] australiani<ref name=autogenerato7>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 231}}.</ref>. All'interno di questi circoli era stato più volte sentito affermare l'intenzione di rientrare in Italia per organizzare un attentato contro Mussolini<ref name=autogenerato7 />. Sotto copertura Osteria si imbarcò sulla nave ''Moncalieri'' che faceva rotta per l'[[Australia]] e l'unico che conosceva la sua reale attività era il capitano Gotelli in modo da poter essere libero di scendere dalla nave qualora ne avesse avuto bisogno<ref name=autogenerato3>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 232}}.</ref>. Giunto a Sydney rintracciò rapidamente Pagnotti che gestiva un bar nei pressi del porto e vi entrò in confidenza donandogli [[sigaro toscano|sigari toscani]]. Quando la nave ripartì per la seconda tappa australiana a [[Brisbane]] Osteria finse di aver perso la nave e d'accordo con il capitano Gotelli fece approntare nella stiva una cella da realizzarsi entro il ritorno a Sydney. Il 20 marzo la ''Moncalieri'' fece ritorno a Sydney con la scusa di prendere degli altri sigari toscani Osteria fece salire Pagnotti sulla nave e convintolo a scendere nella stiva lo fece rinchiudere nella cella che era stata approntata precedentemente<ref name=autogenerato3 />. Il Pagnotti fu consegnato alle autorità italiane a [[Messina]] mentre giunto a Genova, Osteria scoprì che nel frattempo la sua copertura in [[Francia]] era definitivamente saltata in seguito alla pubblicazione dei suoi dati sul quotidiano comunista [[L'Unità]]<ref name=autogenerato8>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 233}}.</ref>.
 
La promozione a prefetto di [[Ernesto Gulì|Gulì]] e il suo trasferimento alla [[prefettura (Italia)|prefettura]] di [[Padova]] lasciò sguarnito l'"Ufficio informazioni" che si sciolse di fatto e tutti gli elementi si dispersero tra la Divisione Polizia Politica costituita per volere di [[Arturo Bocchini]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 63}}.</ref> e gli Uffici Politici Investigativi della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]<ref name=autogenerato8 />. Osteria rimase a disposizione della [[Pubblica sicurezza|Pubblica Sicurezza]] rifiutandosi di entrarvi ufficialmente nei ranghi<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|pp. 233-234}}.</ref>.
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===L'operazione "''Terzo Fronte''"===
Nel [[1939]] alle prime avvisaglie dello scoppio della guerra il [[Servizio informazioni militare|SIM]] aveva iniziatoincominciato a studiare alcuni piani segreti da attuare contro la [[Gran Bretagna]]. Osteria che dirigeva all'epoca una sezione speciale denominata "Ufficio Missioni Estere", da una esperienza analoga, ipotizzò la creazione di una organizzazione antifascista fasulla denominata "Terzo Fronte" da mettere in contatto con i servizi segreti britannici. La proposta incontrò il benestare del capo divisione Affari Riservati [[Guido Leto]] che la inoltrò ai superiori.
Il vantaggio stava nel fornire ai servizi segreti britannici una organizzazione antifascista già strutturata evitando quindi che ne fosse creata un'altra all'effettivo servizio britannico e che al contempo fornisse all'avversario informazioni pilotate.
 
Un emissario di Osteria a [[Marsiglia]] avvicinò l'ex deputato socialista [[Filippo Amedeo]] convincendolo ada entrare nell'organizzazione "Terzo fronte"<ref name=autogenerato5>Franco Fucci, ''La beffa del Terzo Fronte'', su Storia illustrata n° 281 dell'aprile 1981, pag.116</ref>. Amedeo, realmente convinto di avere a che fare con un'organizzazione antifascista indicò nel direttore del giornale svizzero "Libera stampa" [[Piero Pellegrini]] come il ponte con i [[Secret Intelligence Service|servizi segreti britannici]].
 
Pellegrini, in buona fede, iniziòincominciò a collaborare attivamente con la nuova rete e organizzò due servizi di collegamento avvalendosi della collaborazione di alcuni elementi fidati che dalla Svizzera facevano confluire le informazioni direttamente in un negozio di [[Chiasso]].
 
Per circa un anno "Terzo Fronte" si limitò esclusivamente ad attività meramente politica in modo da crearsi una certa credibilità davanti agli inglesi e in questo periodo raccolse l'adesione di molti antifascisti espatriati tra cui [[Ignazio Silone]]<ref name=autogenerato5 />.
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Dopo circa un anno di attività "Terzo fronte", con l'intento di prevenire ogni possibile richiesta britannica<ref name=autogenerato5 />, decise di dotarsi di un braccio armato denominato "I tigrotti".
 
Tramite il canale a suo tempo aperto con la [[Svizzera]] "i tigrotti" iniziaronoincominciarono ada inviare agli inglesi notizie rielaborate<ref name=autogenerato5 />. Secondo lo stesso Osteria, fino al 1943 tranne casi nella Regia Marina gli inglesi non riuscirono ad abbozzare reti autonome in Italia ede un tentativo attuato in [[Sicilia]] venne rapidamente disarticolato dal tenente colonnello dei carabinieri [[Candeloro Di Leo]]<ref name=autogenerato5 />.
 
Al fine di acquisire maggior credibilità davanti agli inglesi a tutte le prefetture italiane fu ordinato di segnalare con la massima priorità qualunque incidente, anche casuale, che fosse occorso ada industrie impegnate nel settore militare al [[Servizio informazioni militare|SIM]]<ref name=autogenerato5 />. Gli incidenti che potevano assomigliare a degli effettivi atti di sabotaggio furono segnalati a Osteria.
 
A quel punto una squadra guidata da Osteria si recava in loco e nel caso aggiungevano indizi che facessero propendere per un atto di sabotaggio lasciando schegge di bombe o tracce di [[fosforo]]<ref name=autogenerato6>Franco Fucci, ''La beffa del Terzo Fronte'', su Storia illustrata n° 281 dell'aprile 1981, pag.119</ref>. Spesso la creazione di un atto di sabotaggio avveniva sfruttando un deragliamento di un treno<ref name=autogenerato6 />.
 
===Gli invii inglesi===
A questo punto gli inglesi iniziaronoincominciarono a finanziare "Terzo Fronte" tramite il canale svizzero di Pellegrini finché nella primavera del [[1943]] proposero di inviare un carico più importante tramite un sommergibile carico di materiale all'avanguardia<ref name=autogenerato6 />.
 
Il materiale secondo le richieste inglesi avrebbe dovuto essere utilizzato per danneggiare le vie di comunicazione tra la Sicilia e la Calabria fornendo ai servizi segreti italiani un avvertimento circa l'intenzione di effettuare uno sbarco in Italia. Un mese più tardi avvene in effetti l'lo [[Sbarco in Sicilia]]<ref name=autogenerato6 />.
 
Osteria decise quindi di farsi autorizzare a compiere un viaggio in Svizzera per incontrare Pellegrini e avere conferma del messaggio inglese. Avutane conferma pose come condizione di poter fissare il punto in cui il sommergibile inglese avrebbe effettuato la consegna<ref name=autogenerato6 />.