Vittoriale degli Italiani: differenze tra le versioni

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Morgan Sand (discussione | contributi)
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Il Vittoriale si estende per circa nove ettari sulle colline di [[Gardone Riviera]] in posizione panoramica, dominante il lago.
 
Accoglie il visitatore l<nowiki>'</nowiki>''ingresso monumentale'' costituito da una coppia di archi al cui centro è collocata una fontana che reca in lettere bronzee un passo del ''Libro segreto'', ultima opera scritta da Gabriele d'Annunzio : «Dentro da questa triplice cerchia di mura, ove tradotto è già in pietre vive quel libro religioso ch'io mi pensai preposto ai riti della patria e dei vincitori latini chiamato Il Vittoriale». A sormontare la fontana una coppia di [[Cornucopia|cornucopie]] e un [[Timpano (architettura)|timpano]] con il famoso motto dannunziano ''Io ho quel che ho donato''. Dalle arcate d'ingresso si snoda un duplice percorso: il primo in leggera salita conduce alla ''Prioria'', la casa-museo di Gabriele d'Annunzio, e salendo ancora alla [[Puglia (ariete torpediniere)|nave militare ''Puglia'']] e al ''Mausoleo degli Eroi'' con la tomba del poeta; il secondo porta verso i ''giardini'', l'''Arengo'', e, attraverso una serie di terrazze digradanti verso il lago, si giunge alla ''limonaia'' e al ''frutteto''.
[[File:Vittoriale degli Italiani, il teatro.jpg|thumb|Vittoriale degli Italiani, il teatro all'aperto]]
Superato l'ingresso e presa la via verso la Prioria si incontrano il ''Pilo del Piave'' con la scultura della Vittoria incatenata dello scultore [[Arrigo Minerbi]], il ''Pilo del Dare in brocca'' cioè colpire nel segno, imbroccare. Sulla sinistra l'''anfiteatro'' progettato da Maroni fra il 1931 e il 1938 ma ultimato soltanto nel 1953. Ispirato ai teatri della classicità, e in particolar modo a quello di [[Pompei]] dove Maroni venne mandato in missione insieme allo scultore [[Renato Brozzi]], gode di uno strabiliante panorama sul lago avendo come naturale scenografia il [[Monte Baldo]], l'isola del Garda, la [[rocca di Manerba]] nella quale al poeta tedesco [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] parve di ravvisare il profilo di [[Dante Alighieri|Dante]] e la penisola di [[Sirmione]]. È sede ogni estate di una prestigiosa stagione di spettacoli che negli anni ha portato a calcare il palco i più grandi attori italiani, ''étoiles'' del mondo della danza come [[Carla Fracci]] ed [[Eleonora Abbagnato]], star della musica internazionale come [[Lou Reed]], [[Michael Bolton]], [[Patti Smith]] e [[Ben Harper]].
[[File:Isotta.jpg|thumb|Vittoriale degli Italiani. L'[[Isotta Fraschini Tipo 8B|Isotta Fraschini Tipo 8B Cabriolet]], denominata dal Poeta "Traù"]]
Salendo ancora si giunge alla Piazzetta Dalmata che prende il nome dal pilo sovrastato dalla Vergine di Dalmazia. Su questo spazio si affacciano la Prioria, la casa-museo di Gabriele d'Annunzio, lo Schifamondo, le torri degli Archivi e il tempietto della Vittoria con una copia bronzea della celebre [[Vittoria alata di Brescia]] di epoca classica. Sul lato destro è possibile ammirare due delle ultime automobili possedute da d'Annunzio nel corso della sua vita: la [[Fiat T4,Tipo con la quale fece il suo ingresso a Fiume il 12 settembre 1919,4]] e l'[[Isotta Fraschini]].
[[File:Vittoriale - panoramio (8).jpg|thumb|Tempietto della Vittoria con la copia senz'ali della [[Vittoria alata di Brescia]]]]
 
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=== Veranda dell'Apollino ===
Il piccolo ambiente fu aggiunto da Maroni alla struttura originaria della villa per schermare la luce diretta del sole nella stanza della Leda e fungeva da saletta di lettura affacciata sui giardini del Vittoriale digradanti verso il lago. Il nome del vano deriva dal gesso di un [[kouros|''kouros'']] arcaico decorato dal Poeta con occhi azzurri, un prezioso perizoma e un fascio di spighe dorate, simbolo di abbondanza; la stanza è decorata da riproduzioni di ritratti famosi della pittura italiana del Rinascimento, animali in porcellana [[Lenci (azienda)|Lenci]] e [[Rosenthal (azienda)|Rosenthal]], tappeti e vasi persiani. Su un tavolino le fotografie della madre e di [[Eleonora Duse]].
 
=== Bagno Blu ===
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=== Scrittoio del Monco ===
Il nome deriva dalla scultura di una mano sinistra tagliata e scuoiata collocata sull'architrave della porta con il motto ''Recisa quiescit'', tagliata riposa. Era la saletta adibita al disbrigo della corrispondenza: d'Annunzio, non potendo o non volendo rispondere a tutti, ironicamente si dichiarava monco e dunque impossibilitato a scrivere. Gli armadi sono gli unici mobili del Vittoriale provenienti dalla Capponcina, la famosa villa presso Firenze abitata dal Poeta dal 1898 al 1910. Sull'architrave degli scaffali quattro sentenze: ''E chi non ha sepoltura è coperto dal cielo'', ''Acciocché tu più cose possa più ne sostieni''. ''Se tu vuoi che la tua casa ti paia grandissima, pensa del sepolcro''. ''Niuna casa è si piccola che non la faccia grande uno magnifico abitatore''. Sul soffitto, un motivo di mani stilizzate con i motti spagnoli “Tuerto y derecho” e “Todo es nada”. Fra gli oggetti vi è il vaso Libellula, realizzato a [[Murano]] su disegno di [[Vittorio Zecchin]] intorno al 1914-1915.
 
=== Officina ===
[[File:L'Officina.jpg|thumb|Vittoriale, Prioria ''L'Officina'']]
È l'unica stanza della Prioria nella quale entra liberamente la luce naturale del giorno ed è l'unica arredata con mobili di rovere chiaro semplici e funzionali. Era lo studio di d'Annunzio, al quale si accede salendo tre alti scalini e passando sotto un basso architrave che costringe chi entra a chinarsi. L'architrave è sormontato dal verso virgiliano ''hoc opus hic labor est'' (qui sta l'impresa e la fatica) con cui nell'''[[Eneide]]'' si ammonisce [[Enea]] che si accinge a scendere nell'[[Ade]] di quanto sia facile l'accesso agli inferi ma riuscire a ritornare nel mondo dei vivi sia appunto la vera difficile impresa. In effetti dopo la penombra che caratterizza il resto della ''prioria'' la luminosità di questa stanza fa al visitatore l'effetto di una risalita dal buio verso la luce. Leggii, scaffali inclinati e teche girevoli circondano il tavolo e lo scanno senza schienale su cui d'Annunzio scrive; a portata di mano stanno le opere di consultazione frequente, a cominciare dai vocabolari e dai repertori di cui l'autore si è sempre servito.
 
[[File:Moderna stanza della cheli.jpg|thumb|Vittoriale, Prioria ''Sala della Cheli'']]
 
Su una delle due scrivanie spicca il busto velato di [[Eleonora Duse]], opera dello scultore ferrarese Arrigo Minerbi. La grande attrice scomparsa nel 1924, fu per d'Annunzio compagna e musa ispiratrice; un foulard di seta ricopre il volto della donna, “testimone velata” del suo impegno ininterrotto di scrittore. Ma ad arredare la scena della scrittura sono altresì i calchi della [[Nike di Samotracia]] e delle metope equestri del [[Partenone]], le immagini fotografiche della [[Cappella Sistina]]. Qui d'Annunzio lavorava anche per sedici ore consecutive e qui, dopo aver ultimato il Notturno compose il Libro segreto, ultima sua opera.
 
=== Corridoio del Labirinto ===
Il nome deriva dall'emblema del Labirinto, che si ripete sulle porte e le rilegature dei libri, ricavato da quello celebre del [[Palazzo Ducale (Mantova)|Palazzo Ducale di Mantova]]; dal motto dello stesso Labirinto, d'Annunzio aveva tratto nel 1910 il titolo del romanzo ''[[Forse che sì forse che no (romanzo)|Forse che sì forse che no]]''.
 
=== Sala della Cheli ===
Ultimata nel 1929, ''l'unica sala non triste della casa'' come d'Annunzio ebbe modo di dire al Maroni, la stanza deriva il suo nome da una grande tartaruga in bronzo opera di Renato Brozzi, ricavata dal [[carapace]] di una vera tartaruga donata a d'Annunzio dalla Marchesamarchesa [[Luisa Casati]] e morta nei giardini del Vittoriale per indigestione di [[Polianthes|tuberose]]: la sua presenza vale un monito contro l'ingordigia. Era la sala da pranzo per gli ospiti: negli ultimi anni della sua vita d'Annunzio preferiva pranzare solo nella Zambracca. I vividi colori azzurro e oro, la lacca rosso fuoco o nera, le vetrate a imitazione dell'alabastro ne fanno l'ambiente più compiutamente déco della casa e lo avvicinano a certe soluzioni dei saloni dei contemporanei transatlantici da crociera. Fra gli oggetti il gruppo bronzeo del Fauno e della Ninfa di Le Faguays, i bellissimi piatti in argento incisi da [[Renato Brozzi]] con motti dannunziani, i pavoni segnaposto in argento e pietre dure e, nella nicchia sulla destra, entrando, il calco dell'[[Antinoo]] Farnese]], il [[Antinoo|giovinetto]] amato dall'imperatore [[Publio Elio Traiano Adriano|Adriano]].
 
== Schifamondo ==
[[File:Vittoriale biplano-Ansaldo-SVA.jpg|thumb|L'[[Ansaldo S.V.A.]] del volo su Vienna.]]
''Schifamondo'' è l'edificio destinato a diventare la nuova residenza del poeta, ma che non era ancora ultimato al momento della sua morte (1º marzo [[1938]]). Il nome, ispirato da un passo di [[Guittone d'Arezzo]] e dalla residenza rinascimentale di [[palazzo Schifanoia]] degli [[Este]]nsi di [[Ferrara]], manifesta il desiderio di isolamento del poeta. L'edificio venne concepito dall'architetto [[Giancarlo Maroni]] come l'interno di un transatlantico: finestre come oblò, vetrate alabastrine, ambienti rivestiti in [[boiserie|''boiserie'']] di legno, corridoi alti e stretti e uno studio del tutto simile al ponte di comando di una nave, con decorazioni déco. Oggi ospita il Museo d'Annunzio Eroe. In quella che doveva diventare la sua nuova stanza da letto, venne [[Esposizione pubblica della salma|esposto]] il corpo del poeta per la veglia pubblica nei giorni immediatamente successivi alla sua morte.
 
Schifamondo comprende anche l'auditorium con una platea per duecento persone, utilizzato anche per convegni e manifestazioni; alla cupola è appeso l'aereo [[Ansaldo S.V.A.]] del celebre [[volo su Vienna]]. Negli spazi dell'auditorium è possibile vedere due piccole mostre fotografiche sulla vita di Gabriele d'Annunzio, sulla costruzione del Vittoriale e l'Omaggio a d'Annunzio, una mostra di artisti contemporanei che a d'Annunzio si sono ispirati: fra questi [[Giorgio Dede Chirico]] e [[Mario Pompei]] (con i bozzetti per i costumi rispettivamente de "[[La figlia di Iorio|''La figlia di Iorio'']]" e di "''[[Parisina]]"''), Jonathan Meese, [[Luigi Ontani]].
 
== Museo d'Annunzio Eroe ==
[[File:Enrico Marchiani, Ritratto di Gabriele d'Annunzio in uniforme da Ardito. Olio su tela.jpg|thumb|Museo d'Annunzio Eroe. Ritratto di Gabriele d'Annunzio di Enrico Marchiani.]]
D'Annunzio, dopo aver arredato la Prioria, pensò di realizzare un museo che celebrasse l'eroismo suo e le imprese del popolo italiano nella guerra del 1915-1918. La morte del poeta sopraggiunse prima che vedesse iniziata questa nuova opera, anche se l'aereo SVA che troneggia appeso al soffitto dell'Auditorium ne rimane evidente testimonianza.
Questo suo desiderio tuttavia è stato realizzato nel 2000 quando gli spazi di ''Schifamondo'', sono stati aperti al pubblico valorizzando così il ricco e prezioso patrimonio storico legato all'esperienza militare di Gabriele d'Annunzio e alle grandi imprese che lo videro protagonista: il [[Volo su Vienna]], la [[Beffa di Buccari]], l'[[Ammutinamento di Cattaro|impresa delle bocche di Cattaro]] e la grande epopea fiumana.
 
Fra gli oggetti più significativi visibili nelle grandi sale arredate secondo il gusto ''[[Art déco|déco]]'' dell'epoca, il medagliere personale di d'Annunzio con la [[medaglia d'oro al Valorvalor Militaremilitare]], quattro d'argento ed una in bronzo; le divise da [[Reggimento "Lancieri di Novara" (5º)|Lanciere di Novara]], da [[Bersaglieri|Bersagliere]], da [[Arditi|Ardito]] e da Generale dell'[[Aeronautica Militare (Italia)|Aeronautica]]; le tenute complete utilizzate per il [[volo su Vienna]] e nella [[Beffa di Buccari]]; le bandiere fra cui quella nella quale si avvolse il corpo di [[Giovanni Randaccio]], il Gonfalonegonfalone della [[Reggenza italiana del Carnaro]], il motore dell'aereo del volo su Vienna.
 
Nel luglio 2011 il Museo della Guerra ha cambiato titolatura in museo ''d'Annunzio Eroe'' e si è arricchito di due nuove sale che ospitano settantaquattro oggetti, fra armi, bandiere e autografi, della Collezione dannunziana dell'Ambasciatore Antonio Benedetto Spada. Fra questi una [[Daga (arma)|daga]] d'onore in avorio e acciaio, un versatoio in argento dorato con simbologie fiumane, un teschio in cristallo di rocca, il messaggio lasciato nella Baia di Buccari nella notte fra il 10 e l'11 febbraio 1918, il manoscritto autografo de ''La notte di Caprera''. Esposta in una teca la Medagliamedaglia d'oro al Valorvalor Militaremilitare di [[ Ernesto Cabruna]], donata dallo stesso Cabruna al Comandante.
Nell'allestimento non si sono volutamente adottate tecnologie espositive moderne ma si è realizzato un museo che rispecchiasse nel suo complesso l'atmosfera della Prioria e continuasse lo spirito e l'essenza della casa così come d'Annunzio e Maroni l'avevano voluta e realizzata.
 
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Nei pressi del Mausoleo vi è anche l'hangar che ospita il [[MAS 96]] a bordo del quale d'Annunzio con [[Luigi Rizzo]] e [[Costanzo Ciano]] partecipò alla [[Beffa di Buccari]]. Al tempo di d'Annunzio il MAS era ormeggiato alla darsena di Torre San Marco e veniva utilizzato dal poeta per escursioni sulle acque del Garda. All'esterno, l'acronimo ''[[Memento audere semper]]'' riproduce un motto latino coniato da d'Annunzio ("ricorda di osare sempre").
 
Sotto il colle mastio è collocata la [[Puglia (ariete torpediniere)|nave militare ''Puglia'']], forse il più suggestivo cimelio del Vittoriale. La nave, sulla quale trovò la morte [[Tommaso Gulli]] nelle acque di [[Spalato]], fu donata a d'Annunzio dalla [[Marina Militare (Italia)|Marina Militare]] nel 1923. I lavori per portarla al Vittoriale si rivelarono particolarmente impegnativi: si trattava di sezionare una nave e trasportarne per via ferroviaria la prora a 300&nbsp;km da [[La Spezia]]; per l'impresa furono necessari venti vagoni ferroviari e numerosi camion militari. A coordinare l'invio dei materiali e dirigere i lavori di ricostruzione venne designato l'ingegner Silla Giuseppe Fortunato, allora tenente del [[Corpo del genio della Marina|Genio Navale]]. La prua, simbolicamente rivolta verso l'Adriatico e la [[Dalmazia]], fu adornata da una [[polena]] raffigurante una [[Vittoria (divinità)|Vittoria]] scolpita da [[Renato Brozzi]].<br />
Nel sottoscafo della nave, dal 2002, è stato allestito il Museo di Bordo che raccoglie alcuni preziosi modelli d'epoca di navi da guerra della collezione di [[Amedeo I di Spagna|Amedeo di Savoia, duca d'Aosta]].
 
[[File:Nave Puglia.jpg|thumb|Vittoriale, la [[Puglia (ariete torpediniere)|nave militare ''Puglia'']] nel parco del Vittoriale]]
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Dalla Piazzetta Dalmata si accede ai Giardini. Sulla sinistra si incontra dapprima il ''Cortiletto degli Schiavoni'', ornato da vere da pozzo veneziane. Il cortile richiama nelle forme quello della casa natale di d'Annunzio a Pescara. Intorno al cortile corre il ''Portico del Parente'', intitolato a [[Michelangelo Buonarroti]], figura alla quale d'Annunzio si sentiva prossimo per affinità e genio. Il cortile e il porticato circostante, durante la permanenza gardonese di Gabriele d'Annunzio venivano spesso arredati con tappeti persiani, tavoli e altro mobilio trasformando questi spazi in una sorta di cenacolo all'aperto dove il poeta riceveva e intratteneva i propri ospiti.
 
Proseguendo nei giardini, oltrepassato un architrave in pietra sormontato da una Venere acefala e la scritta rossa ''Rosam cape, spinam cave'', (cogli la rosa, ma stai attento alla spina), si arriva a un boschetto di magnolie al centro del quale si trova l'''Arengo''. Questo è il luogo simbolico dove d'Annunzio riuniva i fedeli fiumani per cerimonie commemorative. Un alto scranno, quasi un trono, e sedili in pietra sono collocati intorno alla ''Colonna del giuramento'', dal capitello bizantino; fuori dal recinto dei sedili si ergono diciassette colonne simboleggianti le diciassette vittorie di guerra. La colonna raffigurante la vittoria della [[Caporetto|Battaglia di Caporetto]] è quella più scura e reca sulla sommità un'urna contenente terra del [[Carso]]. Unica statua, qui, la Vittoria in bronzo di Napoleone Martinuzzi, coronata di spine e con il motto:
 
''Et haec spinas amat Victoria''.