Friedrich Schelling: differenze tra le versioni

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[[File:Schelling Spirito-Natura.png|thumb|L'Assoluto come unione di Spirito e Natura]]
Compito della filosofia è allora raggiungere l'[[Assoluto]], inteso alla maniera di [[Plotino]] e, [[Nicola Cusano|Cusano]] e [[Giordano Bruno|Bruno]], come l'[[Uno (filosofia)|Uno]] nel quale gli opposti coincidono, e situato al di là del processo conoscitivo, cioè di quella conoscenza puramente teoretica che in quanto tale comporta opposizione con l'oggetto reale della propria indagine ed è perciò limitata e ''finita''. L'Assoluto è inconoscibile perché conoscere significa collegare, relazionare qualcosa con altro da sé; ma poiché l'Assoluto ha già tutto dentro, non ha un termine di riferimento esterno con cui possa relazionarsi; tuttavia va ammesso, con un'[[autocoscienza]] immediata che è la fichtiana ''[[intuizione intellettuale]]'', perché altrimenti si rimane nella contrapposizione di soggetto e oggetto, che è una contraddizione [[logica]]. La reciproca complementarità di questi due termini opposti, però, si realizza come piena [[identità (filosofia)|identità]] solo nell'azione pratica, mentre sul piano teorico si resta nel [[dualismo]] tra [[criticismo]] e [[dogmatismo]], e il finito può accedere all'[[infinito (filosofia)|infinito]] solo negando se stesso.
 
Il motivo di questa antitesi tra identità e dualismo, teoria e pratica, finito e infinito, costituisce secondo Schelling il problema centrale di ogni filosofia. Per superarlo, come spiega nel ''Panorama della più recente letteratura filosofica'', occorre postulare che l'assoluto non sia né infinito, né finito, bensì l'originaria unione dell'infinità e della finitezza: il soggetto infatti, cioè lo Spirito infinito, è pura attività soggettiva, ma un'attività è tale solo in quanto produce un'azione, cioè si fa oggetto. E a sua volta l'[[oggetto (filosofia)|oggetto]], che è ''spinozianamente'' la [[natura]], ha bisogno di un [[soggetto (filosofia)|soggetto]] o una [[ragione]] che lo ponga. Così da un lato lo Spirito, conoscendo se stesso, risulta condizionato da se stesso, e perciò si auto-limita, diventando finito; d'altra parte, nella sua attività è al tempo stesso incondizionato, non avendo nulla fuori di sé. Lo Spirito si riflette nella Natura che è dunque spirito pietrificato. La loro unione immediata è il vero Assoluto, in quanto ha in sé la soggettività e l'oggettività, l'[[essere]] e il [[pensiero]], il finito e l'infinito, spirito e [[materia (filosofia)|materia]], attività e passività; esso è l’''Indifferenza'' di Natura e Ragione.
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La "filosofia dell'identità assoluta" intendeva tuttavia proporsi in quegli anni come un'interpretazione estremamente statica dell'universo, cosa che venne alquanto contestata dall'amico Hegel: questi rimproverava a Schelling di aver in sostanza annullato la storicità e la molteplicità del [[divenire]], annacquandone le diversità e le particolarità nell'unità indifferenziata dell'Assoluto, riducendo tutto a spirito; è rimasta celebre la definizione dell'idealismo estetico da parte di Hegel, che lo paragonò a «una notte in cui tutte le vacche sono nere».<ref>Hegel, prefazione alla ''Fenomenologia dello Spirito'', 1807.</ref>
 
 
== Il secondo Schelling ==