Ercole I d'Este: differenze tra le versioni

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Un momento importante sia per Ercole sia per la dinastia fu la nascita del figlio maschio, [[Alfonso I d'Este|Alfonso]], che avvenne il 21 luglio 1476 in [[palazzo Schifanoia]]. Alla notizia in città vi furono festeggiamenti che, in alcuni casi, portarono anche diversi danni causati dagli eccessi, come gravi danneggiamenti di botteghe notarili e incendi di portoni nel centrale palazzo della ragione.<ref name="Chiara Guarnieri">{{Cita|Chiara Guarnieri: ''Ferrara al tempo di Ercole I d'Este''|p.15}}</ref>
 
==== Rivolta di Niccolò d'Este ====
[[File:Andrea Mantegna 062.jpg|thumb|Probabile ritratto di [[Niccolò d'Este]] dipinto da [[Andrea Mantegna]] nella [[Camera degli Sposi]] di [[Mantova]].]]
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Ferrara, chiesa di San Francesco 1974) - BEIC 6353416.jpg|thumb|[[Chiesa di San Francesco (Ferrara)|Chiesa di San Francesco]] dove venne sepolto [[Niccolò d'Este]] ([[Paolo Monti]] 1974).]]
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Per questo infruttuoso tentativo di impossessarsi del ducato morirono almeno in cinquecento, e l'occasione chiarì come si stavano assestando le alleanze favorevoli o contrarie ad Ercole. Mantova e Venezia, ad esempio, che avevano inizialmente considerato questo colpo di mano come utile alle loro politiche e che lo avevano in modo diverso facilitato, non intervennero.<ref>{{Cita|Luciano Chiappini: ''Gli estensi. Mille anni di storia''|pp.172-175}}.</ref>
 
==== Guerra con Venezia ====
[[File:Paolo Monti - Servizio fotografico (Bondeno, 1975) - BEIC 6348958.jpg|thumb|[[Rocca di Stellata]] ([[Paolo Monti]] 1975).]]
Venezia, dopo i primi atti formali per prendere le distanze dal tentativo di Niccolò, iniziò ad accusare Ercole di tradire la politica di amicizia tra la Serenissima e Ferrara che [[Borso d'Este|Borso]] aveva mantenuto a lungo ed attese un'occasione per muovere guerra contro il ducato estense. La [[congiura dei Pazzi]] aveva visto schierati in modo opposto [[papa Sisto IV]] ed Ercole, ma per attaccare Ferrara, feudo papale, occorreva l'approvazione esplicita di Sisto IV. L'occasione così arrivò quando [[Girolamo Riario]], nipote del papa, signore di [[Forlì]] e di [[Imola]], tentò di impossessarsi di Ferrara.
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La consorte [[Eleonora d'Aragona (1450-1493)|Eleonora d'Aragona]], duchessa per diritto di matrimonio, proveniva da una famiglia di rango superiore a quello della casata estense, la casa reale di [[Trastámara d'Aragona di Napoli]]. Il padre era [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando I]] e la madre [[Isabella di Chiaromonte]], [[Principato di Taranto|principessa di Taranto]].<br/>Arrivò a Ferrara giungendo da Napoli, dopo un viaggio nel quale venne accolta con grandi festeggiamenti durante le sue soste. Il corteo nuziale in città fu fastoso. Partì dalla [[basilica di San Giorgio fuori le mura]], oltre il Po, attraversò il ponte, percorse la via Grande (poi Carlo Mayr) sino a [[Chiesa di Santa Maria in Vado|Santa Maria in Vado]] continuando per arrivare a [[Chiesa di San Francesco (Ferrara)|San Francesco]], al [[Biblioteca comunale Ariostea|palazzo Paradiso]] e percorrendo la [[Via Mazzini (Ferrara)|via Sabbioni]] per passare accanto a [[Ex chiesa di San Romano (Ferrara)|San Romano]] per arrivare infine al [[Piazza del Municipio (Ferrara)|cortile d'onore]] del palazzo ducale.<ref>{{Cita|Chiara Guarnieri: ''Ferrara al tempo di Ercole I d'Este''|pp.13-15}}.</ref> Alloggiò inizialmente in un appartamento dove da tempo non erano accolte consorti dei signori di Ferrara. Borso non era sposato, e le nobili di corte sino a quel momento avevano optato ognuna per una sistemazione diversa.
 
Subito dopo il tentativo di presa del potere nel 1476 da parte di [[Niccolò d'Este]] mentre Ercole era assente, fallito anche grazie alla sua prontezza nel barricarsi in Castelvecchio, decise di far sistemare per e per i figli un nuovo appartamento nella [[Castello Estense#Torre Marchesana|torre Marchesana]] del castello, iniziando di fatto la sua trasformazione in vera e propria reggia ed influenzando in tal senso la decisione successiva dello stesso duca.<ref name="Chiara Guarnieri" />
 
Fu signora attenta e sempre presente, sia nei momenti di assenza del marito sia in quelli di normale vita di corte. In varie occasioni si sostituì al duca per svolgerne le funzioni, ed in una di queste circostanze la sua azione fu determinante per salvare lo stato, quando, nel 1482, durante la [[Guerra di Ferrara (1482-1484)|guerra]], i veneziani arrivarono a pochissima distanza dalle mura del castello e la città stava per capitolare. Il duca sembrava morente, affetto da una grave malattia e non in grado di guidare le forze nella difesa cittadina ed Eleonora in vari modi seppe infondere il necessario coraggio ai ferraresi. Del resto era sua abitudine dare in modo regolare udienza a tutti, senza differenze tra appartenenti alla nobiltà o al popolo, quindi conosceva perfettamente i suoi sudditi, che a loro volta, anche quando la criticavano, non di rado per le sue origini meridionali, non potevano non riconoscerne le qualità.<ref>{{Cita|Marco Folin: ''La corte della duchessa''|pp.484-493}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://rivista.fondazionecarife.it/it/1997/6/item/371-eleonora-daragonal|titolo=Eleonora d'Aragona|autore=Luciano Chiappini|pubblicazione=Voci di una città - Fondazione CaRiFe|accesso=27 ottobre 2019}}</ref>