Latium adiectum: differenze tra le versioni

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→‎Storia: C'è molta confusione riguardo la perimetrazione del Latium Adiectum: in particolare si cita Plinio impropriamente, attribuendo ad egli un'inclusione dell'agro pontino e monti lepini nel Latium Adiectum. Plinio non afferma niente del genere; piuttosto sia Tito Livio che Strabone affermano che queste aree appartenessero al Latium Vetus. Si veda Discussione
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[[File:Albafucens01.jpg|thumb|''Alba Fucens'', oggi [[Massa d'Albe]], presso [[Avezzano]]]]
{{Vedi anche|Colonia latina}}
 
 
In particolare il ''Latium adiectum'' di cui parlano gli autori romani (Tito Livio, Plinio, Strabone) è strettamente connesso a un preciso momento dell'espansione culturale dei romani, perché inquadra la regione delle città e delle colonie aggiunte al [[Latium vetus|Latium Vetus]] tra il [[IV secolo a.C.|IV]] e [[III secolo a.C.|III a.C.]],; non dovette esser mai considerata ''Latium'' la ''[[Valle di Comino]]'', il cui toponimo, di origine antica, dimostra ampiamente come anche nel primo medioevo perdurasse l'idea dell'appartenenza dell'alta valle del [[Melfa]] al [[Sannio]] (''Cominum'' era il nome con cui i [[Sanniti]] indicavano le comunità urbane autonome), né le aree montane dei [[monti Ernici]] (dal primo medioevo dette ''Campagna'') e dell'[[Alto Sangro]] nel territorio del ''municipium'' di [[Atina]]; è assolutamente infondata l'ipotesi che il toponimo ''San Pietro Infine'' derivi da ''ad finem Latii'', per cui alcuni storici avevano segnato nel Garigliano il confine etnico tra la ''Regio I'' «latina» e la ''Regio I'' osco-campana.<ref>In realtà ''Infine'' forse deriva da ''ad flexum'', una ''mansio'' lungo la ''[[via Casilina]]''. Migliorati L, ''La storia antica'', in «Atlante storico politico del Lazio», Laterza, Bari 1996, p. 22.</ref><ref>Baldacci O., ''I termini della regione nel corso della storia, in «''Storia e civiltà della Campania. L'Evo antico''», Napoli 1991, pp. 13-24.</ref>