Emanuele Tesauro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Riga 43:
Nel Tesauro «barbari» ha valore solo generico; egli ci squaderna infatti una galleria di re, senza alcun riferimento culturale e civile, caratterizzati in modo letterario-drammatico tipicamente barocco: [[Alboino]], [[Clefi]], [[Autari]], [[Agilulfo]], [[Rotari]], [[Liutprando]], ecc., spiccano quali grandi personaggi, nel bene e nel male, superando il tradizionale concetto di barbarie. E così il giudizio finale sul regno longobardo: «Regno non men famoso per le malvagie attioni che per le buone: barbaro nel conquistare, et benigno nel conservare: autor delle leggi e distruggitore: insegnator della pietà, et della ferinità: pernicioso ugualmente, et profittevole alla Chiesa; alla quale molto rapì et molto donò; molto scemò di religione, et molto ne accrebbe . . .» (p. 219). In una più ampia prospettiva, provvidenzialistica, sotto l'Impero romano si iniziò la distruzione del paganesimo: sotto i [[Ostrogoti|Goti]], benché [[Arianesimo|ariani]], quest'opera è portata a termine «hauendo intanto Iddio proveduto, che nel seguente Regno de' Longobardi, come più humano, ancor l'Arriana pestilenza fosse purgata» (p. 25 ).<ref>{{cita pubblicazione|autore=Alessandro Bevilacqua|titolo=L. A. Muratori e l'arte gotica|pubblicazione=L. A. Muratori storiografo: Atti del Convegno Internazionale di Studi Muratoriani|città=Modena|anno=1972|p=185}}</ref><ref>Sul giudizio di Tesauro sui barbari cfr. anche: {{cita libro|titolo=Le antichità germaniche nella cultura italiana da Machiavelli a Vico|autore=Gustavo Costa|editore=[[Bibliopolis]]|anno=1977|p=215|citazione=Il quadro della dominazione longobarda, dipinto da Tesauro con la consueta esuberanza di figure retoriche, non appare completamente negativo. Se Clefi fu un vero e proprio mostro, che «nella stessa Reggia, officina di crudeltà, tanto spargea di sangue quanto di vino», Autari, che assunse il nome di Flavio in omaggio alla romanità, e sposò la virtuosa [[Teodolinda]], figlia di [[Garibaldo I di Baviera|Garibaldo]], duca di Baviera, fu un eccellente monarca, capace di assicurare la felicità ai propri sudditi, come sottolinea Tesauro, ricorrendo al topos encomiastico del ritorno dell'età dell'oro: «a' popoli fortunati parea ritornato in Italia con Flavio il Savio e Teodelinda la Santa il Regno di Saturno e di Astrea». Tesauro non manca di riconoscere l'importanza della legislazione rotariana, additando nel suo promotore «il Solone de' Longobardi che, ricogliendo i precetti della vita Civile in una frale membrana, li fece eterni», e di celebrare, sulle orme di [[Sigonio]], il regno di [[Ariperto I]]: «Barbaro anch'esso di natione, ma non di attione; fedele agli stranieri, provido a' suoi; da niun buono temuto, e di niun cattivo temendo, senza infierir nella guerra, né infeminir nella pace, godé et lasciò altrui godere il dolce frutto delle palme di Rotario».}}</ref>
 
Tra le opere storiche di Tesauro rivestono una particolare importanza, inoltre, una piccola serie di cronache (''Sant'Omero assediato dai Francesi e liberato'', ''Campeggiamenti del Piemonte'', ''Campeggiamenti di Fiandre''), che narrano le vicende militari della storia recente del [[Ducato di Savoia]]. Queste opere nascono dalla viva esperienza del campo di guerra, ma anche dalla persuasione che non ci si può «fidare di penne forestiere che misurano i premi e non la verità, e spesse volte prendono il premio con la manca e scrivono con la diritta a modo loro» (lettera a Giambattista Bruschetti, 9 febbraio 1642). Dettagliati giornali di guerra stesi a caldo, sono una fonte preziosa per la ricostruzione della storia del '600, sebbene vibranti di partigianeria per il protettore di Tesauro, il principe [[Tommaso di Savoia-Carignano|Tommaso di Savoia]].
 
Tesauro fu anche scrittore politico di sentenze: nel libello pubblicato anonimo nel 1646 ''La politica di Esopo Frigio'' raccolse, traducendoli in modo personale e originalissimo da ''Les fables d'Esope phrygien'' del francese [[Jean Baudoin]] (1631), alcuni aforismi politici di commento a una serie di favole.