Affare Dreyfus: differenze tra le versioni

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Tre uomini in borghese si precipitarono su Dreyfus, lo afferrarono per le braccia e lo perquisirono<ref>Erano [[Cochefert]], il capo della ''Sureté'' di Parigi, il suo segretario e Gribelin, l'archivista dell'Ufficio di Statistica, ossia il servizio segreto dell'''Armée''. Dreyfus rimase inebetito. Come disse più tardi: «Un fulmine che fosse caduto davanti ai miei piedi non avrebbe provocato in me un'emozione più violenta». Spaventato, comincia a profferire parole senza senso. Infine, indignato, reagì: «Niente nella mia vita può prestare il fianco a una accusa così mostruosa! Ecco, prendete le chiavi, frugate tutta la mia casa [...] Sono innocente...Mostratemi le prove dell'infamia che avrei commesso!». Du Paty accusa: «Le prove sono schiaccianti». Sfoglia nervosamente il Codice Penale e grida: «Articolo 76: chiunque intrattenga rapporti di spionaggio con potenze straniere sarà punito con la pena di morte!».</ref>. Ad un Dreyfus sempre più sconvolto, l'ufficiale di polizia Cochefert mostrò discretamente una pistola seminascosta fra un mucchio di carte: quando fu però chiaro che Dreyfus non accettava l'implicito<ref>Con il classico invito al traditore perché si faccia giustizia da solo, Du Paty de Clam esce dalla stanza, aspettando il colpo di pistola. Niente. Rientra nella stanza scortato dal maggiore Henry, il vice comandante dell'Ufficio di Statistica, che, nascosto dietro una tenda, ha assistito a tutta la scena. Il maggiore Henry borbottò un insulto: «Vigliacco!».</ref> invito al [[suicidio]], Dreyfus protestò la sua innocenza<ref>«No, non mi uccido perché sono innocente. Devo vivere per dimostrarlo! Mi sarà fatta riparazione per questo affronto!».</ref>. Henry ed un poliziotto lo trascinarono via, facendolo salire su una carrozza e trasferendolo al carcere militare del Cherche-Midi.
 
L'ulteriore violazione deidel diritti[[diritto di [[difesa]] avvenne durante il tragitto, quando il vicecomandante dei servizi segreti, maggiore Henry, finse di essere all'oscuro di tutto e interrogò abilmente Dreyfus, ma invano<ref>Nel suo rapporto, poi, dichiarò: «L'accusato ''finge'' di non sapere nulla».</ref>. Il comandante del carcere, il maggiore [[Ferdinand Forizin]], prese in consegna il prigioniero e, infine, lo fece rinchiudere in una cella di [[segregazione]]. Per ordini superiori, Dreyfus ebbe il divieto assoluto di comunicare con l'esterno, anche con la famiglia. Sempre per ordini superiori, sulla scheda di incarcerazione non venne annotata alcuna [[accusa]]. Solo un nome: Dreyfus<ref>{{Cita news|titolo=L'Arresto. Capitano, lei trema?|autore=Gianni Rizzoni|data=16 ottobre 1994|pubblicazione=[[La Voce (quotidiano)|La Voce]]|pagina=22}}</ref>.
Fuori serpeggiano le voci più terribili: la Francia è minacciata da un complotto ebraico.