Maurits Cornelis Escher: differenze tra le versioni

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=== Suddivisioni regolari del piano ===
{{citazione|[La divisione regolare del piano] è la più ricca fonte di ispirazione da cui io abbia mai derivato le mie idee ed essa non è in nessun modo inaridita|Maurits Cornelis Escher<ref name=alhambra>{{cita|Ernst|capitolo ''L'arte dell'Alhambra''|BE}}.</ref>}}
La [[tassellatura]] è un'operazione per la quale una superficie viene completamente ricoperta da motivi ripetuti con tutte le possibili variazioni. Escher subì le suggestioni della suddivisione regolare del piano già poco tempo dopo il discepolato con il Mesquita: del 1922, infatti, è la silografia ''Otto teste'', raffigurante per l'appunto otto teste ritmicamente distribuite che si incuneano vicendevolmente, generando un'atmosfera squisitamente ''fin de siècle''. Nulla, tuttavia, lasciava presagire che questo tema, germogliando e fiorendo, sarebbe divenuto uno dei «cavalli di battaglia» del grafico olandese: Escher, infatti, in principio vi si dedicò solo distrattamente, preferendo rivolgere la propria attenzione ai paesaggi. «Da principio non avevo idea di come avrei potuto costruire sistematicamente le mie figure» spiegò Escher «non conoscevo nessunissima regola del gioco e cercavo – senza quasi sapere quello che stessi facendo – di far andare d’accordo superfici congruenti, alle quali cercavo di dare forme di animali».<ref>{{cita web|url=https://www.barbarainwonderlart.com/2012/08/11/escher-alhambra-spazio/|editore=Barbara Meletto|titolo=ESCHER E L’ALHAMBRA: LA RICERCA DELLA REGOLARITÀ NELLO SPAZIO|accesso=22 maggio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161001003038/http://www.barbarainwonderlart.com/2012/08/11/escher-alhambra-spazio/|dataarchivio=1 ottobre 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Bussagli|p. 28|MB}}.</ref>
 
Fu solo a partire dal 1936, infatti, che Escher approfondì con maggiore sistematicità questo tema. In quell'anno infatti il grafico visitò per la seconda volta l'Alhambra: la fisionomia architettonica di questi luoghi era certamente suggestiva e colpì molto Escher, come dimostra il gessetto raffigurante la [[moschea di Cordova]], ma ad accendere il suo entusiasmo furono soprattutto le piastrellature moresche, le quali riproponevano ritmicamente il medesimo motivo ornamentale, orchestrando composizioni che tecnicamente potevano moltiplicarsi sino all'infinito. «I mori erano maestri proprio nel riempire completamente superfici con un motivo sempre uguale. In Spagna, all’Alhambra, hanno decorato pavimenti e pareti mettendo uno vicino all'altro pezzi colorati di maiolica della stessa forma senza lasciare spazi intermedi» commentò poi Escher, traboccante di entusiasmo.