Francesco II delle Due Sicilie: differenze tra le versioni

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I Borbone erano stati informati fin dall'inizio della partenza delle navi garibaldine dallo stesso ambasciatore borbonico nel regno di Sardegna. Però, pur disponendo di una flotta di 14 navi militari che incrociavano lungo le coste del Regno, la marina non riuscì a intercettarli se non quando [[sbarco a Marsala|sbarcarono a Marsala]].<br />La [[spedizione dei Mille]] impressionò i contemporanei per la rapidità delle prime conquiste e per la disparità almeno iniziale di forze in campo. Il 15 maggio 1860 nella [[battaglia di Calatafimi]] ben 3.000 soldati borbonici, di fronte ai mille garibalidini e 500 ''picciotti'' siciliani si ritirarono dopo un primo scontro, eseguendo l'ordine dell'anziano generale Landi.
[[File:Atto Sovrano Francesco II.jpg|thumb|L'«Atto Sovrano» del 26 giugno 1860 con cui re Francesco II concesse lo Statuto.]]
In conseguenza dello sbarco di [[Giuseppe Garibaldi]] in Sicilia e della sua rapida avanzata fece alcune concessioni liberali, in ciò consigliato dal suo primo ministro [[Carlo Filangieri]], richiamando in vigore lo Statuto costituzionale (già concessaconcesso da Ferdinando II brevemente nel [[1848]]) con atto sovrano del 25 giugno [[1860]]. Al precipitare degli avvenimenti {{Senza fonte| cercò, come ultima speranza, un'alleanza col cugino [[Vittorio Emanuele II]] di Savoia (giugno-luglio 1860), che la rifiutò, anche se il sovrano borbonico aveva in precedenza ricevuto offerte da parte di [[Cavour]] per un'Italia federale, offerte da lui rigettate.}}
 
Intanto, [[Camillo Benso Conte di Cavour|Cavour]] dava ordine al generale [[Enrico Cialdini|Cialdini]] di partire alla volta di Napoli con l'esercito piemontese per impossessarsi del Regno delle Due Sicilie e ordinava all'ammiraglio [[Carlo Pellion di Persano|Persano]] di seguire da lontano l'impresa di Garibaldi.
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A  [[Leopoldo di Borbone-Due Sicilie|Leopoldo, conte di Siracusa]], zio del re, nel momento di crisi per l'avanzata di Garibaldi, inviò al nipote una pubblica lettera nella quale lo invitava per il bene di tutti a seguire l’esempio della Granduchessa di Toscana ed a lasciare il trono, producendo un grande effetto. Esiliato, alla fine di agosto il Conte di Siracusa si imbarcherà sulla nave piemontese Costituzione per recarsi a Genova e poi a Torino.<ref>La fine di un regno – vol. 2 – [[Raffaele De Cesare]] – pag. 305-306-307  Napoli[https://archive.org/stream/lafinediunregnon02deceiala#page/304/mode/2up/search/reggente]</ref>
Anche [[Luigi di Borbone-Due Sicilie (1824-1897)|Luigi, conte dell’Aquila]], altro zio del re, verrà allontanato da Napoli perché sospettato di farsi nominare reggente, esautorando così il nipote Francesco II.<ref>La fine di un regno – vol. 2 – [[Raffaele De Cesare]] – pag. 304</ref><br />
 
Quando [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] a fine agosto passò in Calabria, dove erano di stanza circa 12.000 soldati del Borbone, ben 10.000 di essi a [[Soveria Mannelli]] si arresero senza sparare un solo colpo.
Dopo la perdita della [[Sicilia]] e della [[Calabria]], di fronte all'avvicinarsi dell'[[Esercito meridionale]] e seguendo il consiglio del Ministro dell'Interno [[Liborio Romano]], che aveva già avuto contatti con i piemontesi, il re fuggì da [[Napoli]] senza combattere.