Raffaele Rubattino: differenze tra le versioni

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All'inizio degli anni ottanta dell'Ottocento la situazione debitoria della compagnia di Rubattino rimaneva irrisolta. Sul fatto che si dovesse procedere alla fusione della compagnia con la Flotta di [[Ignazio Florio]] erano d'accordo sia i due armatori interessati, sia i banchieri che ne curavano gli interessi, Bombrini e Balduino: si trattava di stabilire le modalità della fusione e soprattutto la composizione della nuova compagnia<ref name=Doria235>Giorgio Doria, ''Debiti e navi. La compagnia di Rubattino 1839-1881'', Genova, Marietti, 1990, pagg. 235-51</ref>.
La prima mossa necessaria, quella a cui Rubattino si era sempre opposto, fu la trasformazione nel 1880 della sua compagnia da [[società in accomandita semplice]] a [[società in accomandita per azioni]]. Il capitale fu sottoscritto per il 42% da investitori lombardi e veneti guidati dalla ''Banca Generale'', per il 25% da banchieri svizzeri, per il 10% da azionisti torinesi, per il 9% da Rubattino, per il 6% da altri soggetti genovesi, per il 5% dal ''[[Credito Mobiliare]]''<ref name=Doria235/>.
 
Finalmente, il 4 settembre 1881 fu costituita a Genova la ''[[Navigazione Generale Italiana|Navigazione Generale Italiana (Società riunite Florio e Rubattino)]]'', il cui capitale sociale era ripartito per un 40% agli ex-soci della Rubattino, un altro 40% agli ex-soci della Flotta Florio, e per il restante 20% al ''[[Credito Mobiliare]]''<ref name=Doria235/>.