Castello Vecchio (Colleferro): differenze tra le versioni

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==Storia==
Più di uno storico sostiene che in origine Colleferro occupasse l’area della città volsca denominata [[Verrua]] o Verrugo, conquistata dai Romani dopo alterne vicende nel 361 a.C.
 
Il profilo storico del castello di Colleferro è tuttavia piuttosto limitato e il documento più antico a cui si può fare riferimento risale al 1262.
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Agli inizi degli anni Ottanta, durante uno scavo per la realizzazione di un serbatoio idrico, furono rinvenuti accidentalmente materiali risalenti all’VIII secolo, che farebbero quindi supporre la presenza di un insediamento più antico su cui non si hanno notizie certe. Incerta è, inoltre, la sua attribuzione alla famiglia dei Conti di Segni: infatti lo studio di ulteriori documenti ha fatto emergere l’ipotesi sulla possibile fondazione da parte della famiglia dei Conti non del ramo di Segni, ma di quello di Poli.
 
Grazie inoltre alle testimonianze conservate presso gli archivi Doria Pamphili, risalenti ad un arco di tempo compreso tra il 1476 e il 1948, è noto che tra il XVIII e il XIX secolo il castello non sia appartenuto esclusivamente alla famiglia Conti ma anche ai Salviati e ai Pamphili.
 
Nel 1318, nell'ambito delle controversie ereditarie tra i discendenti della Famiglia Conti, troviamo una sentenza arbitrale tra Giovanni e Nicolò; i Conti scelsero, come arbitri, Stefano Colonna ed Annibaldo Annibaldi, i quali, nel 1320, emisero un [[lodo]] che stabiliva che il Castello di Colleferro fosse di proprietà di Giovanni. Quest’ultimo, a sua volta, rinunciava a dodicimila [[Fiorino|fiorini]] a lui dovuti da Nicolò e, in favore di questi, cedeva anche metà del castello di Pruni, nel territorio di [[Montelanico]], alcune tenute nella Marittima e alcuni possedimenti nel comune di [[Cori]] e Ninfa<ref>{{Cita libro|titolo=De Bianchi 1981, p. 92}}</ref>.
 
L’esistenza del castello nel XIV secolo è convalidata anche dalle liste della [[tassa sul sale]] e sul [[focatico]].
 
Nel 1363 il castello pagava un'imposta di 10 [[rubbia]], pari ad una popolazione di 1600 abitanti; nel 1416, l'indice era di 3 '''rubbia e 1/3,''' testimonianza di una sensibile diminuzione della popolazione<ref>Tomassetti, Sale e focatico, V, p. 523</ref>. Alcune fonti testimoniano che le masserizie ammassate nel castello di Colleferro, fatta eccezione per vasi, balestre ed archi, insieme alla metà del Castello di Astura e ai beni mobili di Giovanni Conti, furono assegnate a Margherita, figlia di Stefano Colonna, con una sentenza firmata dal giudice Sabba Amadei, datata 23 ottobre 1344<ref>Montenovesi, 1939, p. 218</ref>.
 
Il castello, insieme a quello di Piombinara, fu distrutto nel 1431 dalle truppe di un [[soldato di ventura]], Giacomo da Caldora, inviate dalla [[Regno di Napoli|regina di Napoli]], [[Giovanna II di Napoli|Giovanna]] II d’Angiò-Durazzo, durante la guerra che vide opposti il pontefice [[Papa Eugenio IV|Eugenio IV]], sostenuto anche dai Conti e dalla [[famiglia Colonna]]<ref>Biondo 1559, p. 460; Lauri sec. XVIII, ff. 123-127r; Coppi 1855, p. 188; Ionta 1927, pp. 313-314</ref>.
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Il primo contratto di affitto di cui si ha testimonianza scritta risale ad un'epoca relativamente recente: il 1779. Contemporaneamente venne elaborato un piano generale di ampliamento, attribuito all'architetto Francesco Rust al servizio della famiglia Salviati, infatti, tra il 1779 e 1781, vi fu la realizzazione del fienile, di un rimesso per bovi e di una cordonata (1784). Si potrebbe quindi dedurre dai precedenti dati che, almeno durante la metà del XVIII secolo, il castello appartenesse alla suddetta famiglia.
 
L’acquisto del complesso da parte dei Doria Pamphili nel 1804 non modificò l’utilizzazione della struttura che continuava a servire come casale e ad essere ampliata per soddisfare meglio le necessità produttive. L’architetto dei nuovi proprietari, Andrea Busiri Vici, elaborò due progetti: il primo, non realizzato, per la costruzione della “casa del guardiano” e il secondo, portato a compimento, per la sopraelevazione e la rettificazione del corpo a nord-ovest (1862-1863). Nelle descrizioni dei lavori e nelle perizie si riscontrano soprattutto variazioni nell’uso degli ambienti del complesso, che nel 1842 figuravano addirittura interamente utilizzati come depositi di grano. Nel 1852 venne finalmente riadattata la parte a sud del corpo a nord-ovest, che divenne sede dei “granari nuovi” mentre nel 1905 furono rifatte due cordonate e fu demolito il capannone nel cortile.
 
Dall’analisi dei documenti riguardanti questo periodo si sa che le terre del castello vennero progressivamente vendute, prima alle ferrovie e poi al nascente complesso urbano-industriale, mentre il fabbricato venne sottratto anche a quell’uso agricolo a cui si era adattato. Così si avvia una fase di progressivo declino, culminante con i danni subiti a causa del terremoto nel 1915. Nel 1918 Carlo Busiri Vici redasse il rilievo del castello con le piante dei tre piani e delle coperture e i quattro prospetti-sezione interni. Da ciò si deducono importanti informazioni relative soprattutto a quelle parti che sono ora crollate (l’angolo nord, la parete interna dell’ala sud-ovest) ed all’assetto della chiesa, all’epoca ancora non alterato. Ultime tappe della decadenza sono rappresentate dalla soppressione delle cappellanie di Santa Barbara e Santo Stefano (1919) e dall’occupazione abusiva del fabbricato avvenuta dal dopoguerra ai tempi odierni.
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==Struttura==
[[File:Retro castello vecchio colleferro.jpg|thumb|Le arcate del retro del castello|200px]]
Il castello sorge sulla sommità dell'omonimo colle (m.270 s.l.m.), circondato dall'antica cinta muraria, in buona parte crollata. Il complesso è costituito da varie strutture organizzate attorno ad una corte centrale e delimitate da un perimetro approssimativamente rettangolare (m.45 x 33). La conformazione e la disposizione dei diversi corpi fa pensare ad aggiunte di epoche successive su un nucleo originario piuttosto omogeneo. I lati sud-ovest e nord-ovest sono interamente occupati da corpi di fabbrica, mentre, a sud-est, in prossimità del dirupo, la struttura si articola, sorretta da alcuni contrafforti, in alcuni organismi di diverso spessore ed altezza. L'accesso al complesso avviene da nord-ovest tramite un corridoio voltato che attraversa l'intero corpo di fabbrica e conduce alla corte centrale, sulla quale si aprono gli ingressi alle diverse parti dell'edificio: la frammentarietà degli undici percorsi rivela gli adattamenti a cui è stato sottoposto il fabbricato.
 
I quattro lati si articolano così come segue:
 
* il fronte nord-ovest è costituito da cinque parti principali articolate e congiunte: due testate di fianchi laterali ortogonali, una cisterna, il tratto centrale sopra l'accesso, attualmente occupato, e una torre più interna ma integrata a nucleo residenziale;
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* Inizi XIII secolo (1220-1230 circa). Realizzazione del primo nucleo edilizio, costituito da due ali parallele a sud-ovest e a nord-est e da due robuste torri a nord-est e sud-est. Tutti i corpi di fabbrica sono collegati da un percorso anulare interno alla corte.
* Metà del XIII secolo. Ripresa delle strutture e cortine murarie, probabilmente in seguito a demolizioni derivanti da assedi e costruzione delle torri minori nei vertici del fabbricato.
 
* Fine del XIII secolo. Realizzazione dei contrafforti e degli arconi sovrapposti contro il muro esterno del corpo nord-est; costruzione della cinta muraria e dei contrafforti sul versante sud-est.
 
* XIV secolo - 1431. Creazione della cisterna nell'ala nord-ovest della chiesa e di una serie di strutture ausiliarie nell'ala sud-ovest.
* 1431-1600 circa. Parziale distruzione e successivo abbandono dell'edificio.
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* XIX secolo. Sopraelevazioni della zona centrale dell'ala nord-ovest, sistemazione del tratto sud dell'ala sud-ovest ("stallone" e fienile), costruzione di un capannone nel cortile, presso l'angolo nord, mantenimento della situazione settecentesca per le altre strutture.
* XX secolo. Conservazione delle residenze nel tratto centrale del corpo a nord-ovest, adattamento ad alloggio della chiesa, ruderizzazione delle zone agli angoli nord ed est con realizzazione di opere di carattere provvisorio (tralicci metallici, tavolati, lamiere, ecc.). Demolizione del capannone settecentesco<ref>Angelo Luttazzi.</ref>.
* L’ammodernamento della struttura del castello fu effettuato tra il XVIII e il XIX sec. da Francesco Rust e Andrea Busiri Vici.
 
== Restauro ==
Oggi il castello rappresenta l’emergenza storica più significativa del territorio di Colleferro; la sua consistenza architettonica rivela inoltre caratteristiche stilistiche e strutturali che pongono l’edificio in relazione con la più ampia panoramica della storia dell’architettura del tardo Medioevo nel Lazio meridionale. Bastano queste due considerazioni a legittimare l’ipotesi di un intervento di restauro dell’edificio, ma va qui rilevato che il recupero di questa antica struttura e il suo utilizzo a funzioni pubbliche comporta per il centro urbano di Colleferro e per il suo territorio l’identificazione di un polo di riferimento, carico di valenze culturali, di cui la città, sviluppatasi in funzione della “fabbrica”, è assolutamente priva. Il monumento si trova così ad essere estraneo ad ogni tipo di attività sociale e culturale: esso è attualmente di proprietà privata, parzialmente abitato e adibito a depositi e pollai. La medesima indifferenza verso il monumento ha consentito però la sostanziale conservazione di molti dei suoi caratteri originari, in buona parte risalenti al Medioevo.[[Image:Castello vecchio neve.jpg|Il castello sotto la neve|thumb]]Tuttavia, il castello in passato non è stato estraneo a diversi progetti di restauro, dei quali solo alcuni sono stati portati a compimento.
 
Anche al giorno d’oggi il castello è oggetto di un progetto di restauro, che è rivolto al recupero non della veste originale della struttura, ormai scomparsa e riproponibile solo nei termini di un’ipotetica ricostruzione ideale, ma della identità tridimensionale degli ambienti, suggerita dall’attuale realtà bidimensionale delle pareti antiche. S’intende fare in modo che l’ala sud ritrovi una conformazione coerente e dignitosa, con l’integrazione dei tratti murari scampati alle distruzioni e ai riadattamenti, con il ripristino di una più plausibile copertura a due falde nell’area esterna, e nell’area interna di una successione di crociere e arconi in rete metallica, che suggeriscono, ma non imitano, le antiche strutture, rivestendo comunque uno spazio il più possibile prossimo a quello originale. In maniera analoga, s’intende consolidare nel blocco a nord-est l’ambiente con copertura su archi acuti, restituendo ad esso l’originale doppia altezza, mentre si è scelto di disporre le nuove scale nell’angolo nord del complesso, dove risultavano esistere ancora nel 1918, come testimoniato dal rilevo di Carlo Busiri Vici, risalente allo stesso anno.
 
Tutti questi interventi specifici non trascurano la realtà oggettiva delle trasformazioni subite dall’edificio nelle diverse epoche: il corpo a nord-ovest sarà conservato nella sua integrità e nell’assetto raggiunto nello stesso secolo, nell’ala a nord-ovest verranno mantenuti i pilastri centrali, nell’ala sud-ovest il profilo dello stallone e del fienile, risalente al XVIII-XIX secolo, verrà sottolineato da un’asola di finestre, che realizza una soluzione di continuità tra nuova ed antica parete.
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*Si dice che il castello sembrasse destinato ad interventi di trasformazione in un parco attrezzato ma, recentemente, un apposito decreto del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo avrebbe posto il vincolo di interesse culturale prevalendo sul progetto edilizio iniziale che minacciava, secondo la loro valutazione, l’importanza della struttura medievale, ritenendola un bene da tutelare. Grazie alla segnalazione giunta da un utente su Facebook, il quale mostrava foto delle situazioni di abbandono del castello, nei cittadini è nato l’interesse al fine di riunirsi e trovare una soluzione.
 
== Bibliografia e fonti ==
La bibliografia sul castello di Colleferro comprende essenzialmente i repertori di castelli del Lazio e l’interpretazione storica di A. Colajacomo. A questi testi si aggiungono alcuni contributi discontinui e di diversa natura, cotituiti dagli scritti di studiosi locali come C. Ionta e B. Navarra, le raccolte di documenti d’archivio realizzate da G. Caetani, A. Coppi, D. Montenovesi, le testimonianze dirette di A. Nibby e A. Busiri Vici e il contributo sintetico e aggiornato di L. Marozza.
 
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== Fonti storico-archeologiche di Colleferro ==
 
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* '''AA.VV.,''' ''Ultime notizie dagli elefanti. Le più recenti scoperte dei giacimenti pleistocenici di Colle Pantanaccio e Il Quartaccio'', “Studi e ricerche sull'Ager Signinus”, 2.Anagni 2001.
* '''AA.VV.,''' ''Un repertorio bibliografico per la Carta Archeologica della Provincia di Roma,'' pp.219-223&nbsp;219–223. Roma 2004.
* '''ASHBY Thomas,''' ''The classical topography of the Roman Campagna'', in “Papers of the British School at Rome” V, 1910, pp.422-424&nbsp;422–424. (Castello di Piombinara- percorso della Via Latina a Colleferro).
* '''ASHBY Th.,'''''Un archeologo fotografa la Campagna Romana tra '800 e '900'',Roma 1986,pp.121-122&nbsp;121–122.(Castello di Piombinara).
* '''AURELI Carlo''', ''Gruppo Archeologico Toleriense: dieci anni di attività e di collaborazione con lo SNIA-BPD'' ''Club.'' Colleferro 1986.
* '''BALDASSARE Paola''', ''Mostra di Archeologia Industriale BPD/FIAT AVIO,'' ”Guida ai Musei della Provincia di Roma”,p.&nbsp;41. Roma 2003.
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* '''CASSIERI N. -LUTTAZZI A.,''' ''Nuovi dati per la conoscenza del territorio Toleriense'', in “QuadAEI” 16, Atti del IX incontro di studi del Comitato per l'Archeologia Laziale, pp.270-281&nbsp;270–281. Roma 1988.
* '''CELLETTI P.- GIOVINAZZO C.- MOLINARO A.- BIDDITTU I.- ZARATTINI A.,''' ''A Middle Pleistocene deposit with Elephas antiquus remains near Colleferro'' (Roma), in atti del Convegno “La terra degli Elefanti”, Roma 16-20 ottobre 2001, pp.34-37&nbsp;34–37. Roma 2001.
* '''CONTELORI Felice''', ''Genealogia familiae Comitum'', Roma 1650. (notizie sui castelli di Colleferro, Piombinara, Sacco e sul territorio dei Conti di Segni).
* '''DELOGU Paolo''', Castelli e Palazzi. ''La nobiltà duecentesca del territorio laziale'', in “ Roma 1300”, Atti della IV settima di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma “La Sapienza”, Roma 1983, p.&nbsp;709. (Piombinara).
* '''DE ROSSI Giovanni Maria''', ''II Castello di Piombinara'', in “Lazio Ieri e Oggi” 7, 1971, pp.226-231&nbsp;226–231.
* '''ENEI Flavio''', ''Il sito di Colli S.Pietro presso Colleferro: un abitato arcaico nella valle del fiume Sacco'', in “Nuovi dati per la conoscenza dell'Ager Signinus. Dalla protostoria alla fine del periodo arcaico”, pp.35-51&nbsp;35–51. Colleferro 1990.
* '''FIORANI Donatella''', ''Il castello di Piombinara'', in “Latium” n.9, pp.35-61&nbsp;35–61. Roma 1992.
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* '''LUTTAZZI A.,''' ''La necropoli altomedievale di Casa Ripi,''(presentazione di Cacciotti M.,Mazzoli G.),Studi e ricerche sull'Ager Signinus n.4,Comune di Colleferro e Gruppo Archeologico Toleriense. Colleferro 2006.
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* '''MARCHETTI LONGHI Giuseppe,''' ''Una passeggiata storica attraverso i castelli'', in “Bollettino dell'Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale” V,1967-68,pp.130-151&nbsp;130–151.(castelli di Piombinara e Colleferro).
* '''MAROCCO Giuseppe,''' ''Monumenti dello stato Pontificio,''9,pp.&nbsp;12,46. Roma 1836.(castelli di Piombinara e Colleferro).
* '''MAROZZA Luigi,''' ''Il Castello di Colleferro: consolidamento e recupero della struttura del palazzo per un riutilizzo sociale'', in “Il riuso di castelli, esperienze e proposte”, Paleani Ed.Tarquinia 1987.
* '''MARTINORI Edoardo,''' ''Lazio turrito'', Roma 1934. pp.160-165&nbsp;160–165. (castelli di Piombiara e Colleferro).
* '''MOMMSEN Theodor''', ''Storia di Roma Antica. La Rivoluzione. I Gracchi. Mario e Silla,'' Vol II, 1, Roma 2001,p.&nbsp;390. (identificazione di Sacriporto con Colleferro).
* '''MOSCATI Sabatino''''', Le pietre parlano,'' Milano 1976.
* '''NAVARRA Bruno'',''''' ''La storia di Segni II,'' (presentazione Erba A.M).Segni 1998. (riferimenti vari a Colleferro ed a Castrum Collis de ferro in particolare).
* '''NIBBY Antonio''', ''Analisi storico topografico antiquaria della carta dei dintorni di Roma''. Roma 1848,. (Piombinara, Sacriportus pp.50-53&nbsp;50–53; Verrugo, Colle Ferro pp. 472-475&nbsp;472–475).
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* '''SALMON Edward Togo''', ''Il Sannio e i Sanniti,(''ristampa) p.&nbsp;392.Borgaro 1995(identificazione di Sacriporto con l'odierna Colleferro).
* '''SILVESTRELLI Giulio''', ''Città, castelli e terre della regione romana'', Roma 1914, pp.164-165&nbsp;164–165. (castelli di Piombinara, Colleferro, Sacco).
* '''TOMASSETTI Giuseppe,''' ''Sale e focatico del Comune di Roma nel Medioevo,'' in “Archivio della Società Romana di Storia Patria”, XX,1897,pp.313-368&nbsp;313–368.
* '''TOMASSETTI G'''., ''La Campagna Romana antica, medievale e moderna''.Vol.III,pp.458-459&nbsp;458–459.Roma 1913 (castelli di Piombinara e Colleferro).
* '''UNGHELLI Ferdinando''', ''Italia Sacra'', Tomo I, Venezia 1717,Col.1937.(Bolla di Papa Lucio III del 1182 con l'indicazione del Castello di Piombinara e le sue chiese).