Trimetro giambico: differenze tra le versioni

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Il trimetro giambico, nella sua forma pura, si presenta con lo schema:
 
<div align="center"> &cup;&cup; — |&cup;&cup; — |&cup;&cup; — </div>
 
Tale forma però è rara e nel trimetro il piede giambico può essere sostituito con uno [[spondeo]] (lunga irrazionale), un tribraco, un [[anapesto]], o un [[dattilo (metrica)|dattilo]] (questi piedi, però, mantengono il ritmo ascendente del giambo): la quantità e il tipo di sostituzioni ammesse varia in maniera significativa a seconda del genere a cui il giambo appartiene.
Verso di una certa estensione, il giambo presenta in genere (ma non sempre), una [[cesura]]. Le pause più frequenti sono:
*''pentemimera'', o ''semiquinaria'', dopo il quinto mezzo piede: &cup;&cup; — | &cup; || — &cup; — | &cup;&cup; — (è la più comune). Es. Εἴθ' ὤφελ' Ἀργος μὴ διαπτάσθαι σκάφος ([[Euripide]], [[Medea (Euripide)|Medea]], 1)
*''eftemimera'', o ''semisettenaria'', dopo il settimo mezzo piede: &cup;&cup; — | &cup;&cup; || — | &cup;&cup; — Es. Ὦ κοινὸν αὐτάδελφον Ἰσμήνής κάρα ([[Sofocle]], [[Antigone (Sofocle)|Antigone]], v.1)
*''dieresi'' dopo il terzo piede (non frequentissima): &cup;&cup; — | &cup; — || &cup; — | &cup;&cup; — Es. Πεζῷ παραγγείλας ἄφαρ στρατεύματι
 
Il trimetro giambico possiede anche uno [[Ponte (metrica)|zeugma]], il cosiddetto "[[ponte di Porson]]" (dal nome del filologo che lo scoprì). Tale ponte prevede che se l'ultima parola del verso o l'ultimo gruppo di parole, presenta la forma di un [[cretico]] (— &cup; —) la sillaba precedente (la quart'ultima) non può essere lunga a meno che non si tratti di una parola monosillabica, o altrimenti formulato, se l'ultima sizigia inizia con una sillaba lunga, questa non si deve trovare a fine di parola. L'applicazione di questa legge è variabile a seconda del genere letterario in cui il trimetro è impiegato.
 
===Il trimetro della commedia===
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#non c'è limitazione al numero di sostituzioni del giambo con un dattilo o un tribraco nel verso; e caso unico tra tutti i generi che usano il trimetro giambico, nella commedia si incontra anche la sostituzione con il proceleusmatico, sebbene rara;
#il verso può essere diviso in varie battute praticamente senza restrizione;
#i versi senza pausa interna non sono infrequenti.
 
Esistono poi scarti d'uso tra [[Aristofane]] e [[Menandro]]. Nel primo, gli anapesti sono più frequenti, mentre il secondo, che mira ad una maggiore aderenza del verso alla lingua parlata, è ancora più libero nell'uso delle pause; e spesso non fa coincidere la struttura del periodo con la struttura metrica, cosa che avviene invece nel poeta più antico.
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===Il trimetro del dramma satiresco===
 
Il trimetro del dramma satiresco, come il genere a cui appartiene, si pone in posizione intermedia tra quello della commedia e della tragedia: più libero di quest'ultima, ma più regolato rispetto alla prima. Le infrazioni al ponte di Porson sono più frequenti che nella tragedia, il verso è spezzato più spesso tra attori diversi, la sillaba lunga del piede è risolta in due brevi più facilmente, e l'anapesto "strappato" non è sempre evitato.
 
===Il trimetro della tragedia===
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#Eschilo evita la distribuzione di un verso in più battute (o ἀντιλαβαί); più tardi, le ἀντιλαβαί si incontrano più volte in Sofocle ed Euripide, ma la ripartizione delle battute di norma coincide con la pausa metrica
#I versi privi di cesura o dieresi sono rarissimi.
#In casi eccezionali (per lo più nomi propri che non si adattano allo schema giambico) un metro può subire anaclasi (da monometro giambico &cup;&cup; — si passa a un coriambo — &cup; &cup;
 
A parte rispetto ai tragici del [[V secolo a.C.]] si colloca l'[[Alessandra di Licofrone]], la cui struttura è quella di una lunghissima "rhesis angeliké" (o discorso del messaggero), in cui il virtuosismo dell'autore si dichiara anche nella metrica: su 1474 trimetri, non ci sono che una ventina di soluzioni.
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==Trimetro giambico catalettico==
 
Il trimetro giambico catalettico (schema &cup;&cup; — |&cup;&cup; — |&cup;&cup; &and;), rimonta anch'esso, come uso, all'età arcaica, e lo si incontra sia nei giambografi che nei lirici.
 
[[Alcmane]] lo impiegò ''katà stíchon''; Archiloco lo usa come secondo verso in un epodo; più tardi si incontra in periodi o strofe giambiche o eolo-coriambiche; il metro è impiegato anche nell'epigramma ellenistico.
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==Trimetro giambico scazonte==
 
Il trimetro giambico scazonte ("zoppo") o coliambo o ipponatteo, deve il suo nome alla sua particolare struttura metrica, così composta:
 
<div align="center">&cup;&cup; — |&cup;&cup; — |&cup; — — &cup;</div>
 
Nell'ultimo piede il giambo è sostituito con un [[trocheo]], provocando una brusca inversione metrica che fa "zoppicare" il verso. L'introduzione di questo verso è attribuita dalla tradizione antica ad [[Ipponatte]], e per questo viene anche chiamato "ipponatteo"; dopo di lui, fu usato da molti poeti, soprattutto in età ellenistica ([[Eronda]] e [[Callimaco]] tra gli altri).
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==Osservazioni==
 
*Del trimetro giambico esiste anche una forma ipercatalettica (&cup;&cup; — |&cup;&cup; — |&cup;&cup; —| —): esso saltuariamente compare nelle strofe o nei sistemi lirici, soprattutto nei dattilo-epitriti.
*Il trimetro giambico, sebbene verso prevalentemente recitato, compare anch'esso nei metri lirici, giambici, eolo-coriambii, o dattilo epitriti. In tal caso, come per gli altri metri lirici, le forme sincopate non sono infrequenti.
 
==Il trimetro giambico nella poesia latina==
 
Verso tra i più importanti e prestigiosi della poesia greca, il trimetro giambico fu presto introdotto a Roma. Nella commedia di età arcaica, il suo equivalente è il [[senario giambico]], che per alcuni aspetti si discosta dal modello greco.
 
Il modello dei giambografi arcaici e degli scrittori ellenistici fu ripreso invece da [[Gaio Valerio Catullo|Catullo]], che utilizzò a più riprese, per le sue ''nugae'', tanto il coliambo (ad es. il famoso ''Miser Catulle, desinas ineptire'') che il trimetro giambico acataletto, non disdegnando anche tour de force metrici di gusto molto [[Alessandria d'Egitto|alessandrino]] (ad es. il carme n. 4, "Phaselus ille, quem videtis, hospites). Dopo di lui, [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] utilizzò questi metri nei suoi epodi, e [[Marziale]] negli epigrammi; e il trimetro è anche adottato da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]] per le sue tragedie, secondo una struttura molto più regolare rispetto a quella del senario giambico arcaico.
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==Altri progetti==
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