Frammentazione della Democrazia Cristiana: differenze tra le versioni
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[[File:DC_Party_Logo_(1968-1992).svg|thumb|Logo della Democrazia Cristiana]]
Nell'ottobre [[1942]] con la fondazione della [[Democrazia Cristiana]] (DC) fu realizzata la fusione fra il disciolto [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]] di [[Alcide De Gasperi]] e il [[Movimento Guelfo d'Azione]] di [[Piero Malvestiti]]. Si realizzò così una forte polarizzazione del voto dei cattolici italiani, tale da far parlare spesso di "unità politica dei cattolici", che peraltro vedeva i cattolici italiani votare anche altre forze politiche e militare in esse. Una nota dell'[[Osservatore Romano]] del 1945 affermò espressamente che solo la DC aveva titolo per rappresentare i cattolici in politica.<ref>Adriano Ossicini, Un'isola sul Tevere, Editori Riuniti, Roma, 1999, pag. 244</ref> Per oltre cinquanta anni (1942-1994) la DC sarà sempre il primo partito d'Italia (con l'unica eccezione delle [[elezioni europee del 1984 (Italia)|elezioni europee del 1984]]), punto di riferimento privilegiato, in chiave anticomunista, della [[Santa Sede]] e, in ossequio ai patti della [[Conferenza di Jalta]] del [[1945]], degli [[USA]]. Il tema dell'unità dei cattolici in politica era del resto presente nel magistero della Chiesa cattolica. Ancora nel 1985, il [[papa Giovanni Paolo II]], nel suo intervento al Convegno ecclesiale italiano di Loreto, ricordò come, pur mantenendo distinto l'impegno di apostolato da quello politico e pur accettando cordialmente la struttura democratica dello Stato, tra i cattolici avesse sempre prevalso la tendenza verso un impegno unitario ''«soprattutto nei momenti in cui lo richiedeva il bene supremo della nazione»''. ''«Questo insegnamento della storia''», concluse il pontefice, non andava dimenticato: al contrario, esso doveva essere tenuto ancora ben presente ''«nei momenti delle responsabili e coerenti scelte»'' che il cittadino cristiano era chiamato a compiere in quel periodo della storia d'Italia<ref>''"Proprio la forma di governo democratica, che l'Italia ha conseguito e che come cittadino ogni cristiano è impegnato a salvaguardare e a rafforzare, offre lo spazio e postula la presenza di tutti i credenti. I cristiani mancherebbero ai loro compiti se non si impegnassero a far sì che le strutture sociali siano o tornino ad essere sempre più rispettose di quei valori etici, in cui si rispecchia la piena verità sull'uomo. A questo riguardo mi piace ricordare l'antica e significativa tradizione di impegno sociale e politico dei cattolici italiani. La storia del movimento cattolico, fin dalle origini, è storia di impegno ecclesiale e di iniziative sociali che hanno gettato le basi per un'azione di ispirazione cristiana, anche nel campo propriamente politico, sotto la diretta responsabilità dei laici in quanto cittadini, tenendola ben distinta dall'impegno di apostolato, proprio delle associazioni cattoliche. Essa ricorda che nello svolgersi degli avvenimenti non sono mancate tensioni e divisioni, ma è sempre prevalsa la tendenza verso un impegno che, nella libera maturazione delle coscienze cristiane non poteva non manifestarsi unitario soprattutto nei momenti in cui lo ha richiesto il bene supremo della nazione. Questo insegnamento della storia circa la presenza e l'impegno dei cattolici non va dimenticato: anzi, nella realtà dell'Italia di oggi, va tenuto presente nei momenti delle responsabili e coerenti scelte che il cittadino cristiano è chiamato a compiere. Come ho avuto occasione di dire, precisamente nel 1981, ai partecipanti al Congresso promosso dalla CEI nel novantesimo anniversario della Rerum novarum: “Esiste, deve esistere un'unità fondamentale, che è prima di ogni pluralismo e sola consente al pluralismo di essere non solo legittimo, ma auspicabile e fruttuoso... La coerenza con i propri principi e la conseguente concordia nell'azione ad essi ispirata sono condizioni indispensabili per l'incidenza dell'impegno dei cristiani nella costruzione di una società a misura d'uomo e secondo il piano di Dio” (Giovanni Paolo II, Ad eos qui conventui Romae habito, LXXXX expleto anno ab editis Litteris Encyclicis “Rerum Novarum”, interfuere coram admissos, 3, 31 ottobre 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/2 [1981] 522.523)"''.</ref><ref>
== La crisi degli anni Novanta ==
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Dimessosi Forlani<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/29/Mantova_trionfo_della_Lega_bufera_co_0_920929032.shtml Mantova, il trionfo della Lega. bufera democristiana. Forlani e De Mita lasciano]</ref>, il 12 ottobre 1992 il Consiglio Nazionale della DC elesse per acclamazione nuovo segretario del partito [[Mino Martinazzoli]]<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/49344/49405-consiglio-nazionale-della-dc-lelezione-di-mino-martinazzoli-a-segretario-della-dc Consiglio Nazionale della DC: l'elezione di Mino Martinazzoli a Segretario della DC]</ref>, che si orientò subito per un rinnovo profondo della struttura partito che doveva dirigere. Quindici giorni dopo [[Rosa Russo Jervolino]] divenne presidente del Consiglio Nazionale in sostituzione di [[Ciriaco De Mita]]<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/49668/49729-consiglio-nazionale-della-dc-odg-elezione-del-presidente-del-consiglio-nazionale-della-dc-rosa-russo- Consiglio Nazionale della DC OdG: elezione del Presidente del Consiglio Nazionale della DC Rosa Russo Jervolino]</ref>.
Il 2 dicembre successivo [[Franco Marini]] presentò un piano "per il rilancio organizzativo del partito all'insegna del rinnovamento" che prevedeva anche l'azzeramento del tesseramento. Lo scopo dichiarato era quello di costruire un nuovo partito che sapesse attirare sulla base di un programma e di un'idea, e non per il cosiddetto "spauracchio del comunismo" o perché partito di potere<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/dicembre/03/ricomincia_mila_lire_co_0_92120317446.shtml DC, si ricomincia da 20 mila lire]</ref><ref>
Vista la pesante sconfitta (dal 36 al 24% di voti) alle elezioni amministrative del 13 e 14 dicembre, la Direzione Nazionale DC affrettò il passo nel cammino del rinnovamento e su ''[[Il Popolo]]'' del 31 dicembre venne pubblicato il ''Manifesto di adesione alla DC''<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/31/tessere-azzerate-facce-nuove-la-scommessa.html 'TESSERE AZZERATE, FACCE NUOVE' LA SCOMMESSA DI MARTINAZZOLI]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1992/dicembre/31/signori_delle_tessere_addio_co_0_921231510.shtml DC, signori delle tessere addio]</ref>.
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Alla fine del gennaio [[1993]] Martinazzoli propose come meta una «Camaldoli 2», con riferimento al [[Codice di Camaldoli]] del [[1943]]-[[1945]] che tracciava idee e principi ai quali la DC più o meno si attenne nei decessi successivi.
Il 26 marzo venne approvato il ''Codice deontologico'' del democristiano<ref>
Proprio in quei giorni di fine marzo del 1993 la Democrazia Cristiana subì un'ulteriore gravissimo colpo per via giudiziaria: a Palermo venne formalmente imputato per associazione mafiosa Giulio Andreotti, emblema vivente del partito, sempre al potere dalla sua nascita nel dopoguerra, più volte Presidente del Consiglio e guida di una corrente sempre decisiva per le scelte politiche a livello nazionale. Il processo ad Andreotti venne interpretato da alcuni osservatori come un processo a un'intera classe politica e a tutta la DC. Andreotti fu processato anche a Perugia per l'omicidio del giornalista [[Mino Pecorelli]], di cui fu considerato il mandante dalla pubblica accusa. Il processo rappresentò un altro decisivo colpo per la sopravvivenza del partito. Lo stesso Mino Martinazzoli, come pure l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, furono chiamati a testimoniare. Dopo l'assoluzione in primo grado nel 1999, Martinazzoli pronunciò una vera e propria filippica (che ricordava nei toni il "non ci processerete" di Aldo Moro all'epoca del processo per lo scandalo Lockheed) contro coloro che avevano voluto "riscrivere la storia d'Italia" con quel processo (riferimento non velato agli stessi magistrati palermitani e a esponenti politici che strumentalizzarono il processo), invitando gli accusatori a "chiedere scusa ad Andreotti" e indicando quest'ultimo come modello di comportamento. Dal canto suo, Cossiga dichiarò che il Procuratore capo Giancarlo Caselli si sarebbe dovuto dimettere<ref>
Il 18 aprile 1993 un [[Referendum abrogativi del 1993#Leggi Elettorali Senato|referendum]], appoggiato anche dalla DC, abrogò la legge elettorale proporzionale. Fu chiaro che si andava verso una [[Seconda Repubblica (Italia)|Seconda Repubblica]] e la DC cercava di adeguarsi al meglio al nuovo clima politico.
Il 23 giugno al [[Giornale Radio 2]], Martinazzoli azzardò l'idea di un nuovo partito da chiamare ''Centro Popolare''<ref>
Il 10 luglio il segretario regionale del [[Veneto]], [[Rosy Bindi]], giocò d'anticipo e insieme a tutta la DC veneta chiese da [[Abano Terme]] «una nuova formazione politica, democratica e popolare»<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/55554/55620-per-una-nuova-formazione-politica-democratica-e-popolare-assemblea-costituente-della-dc-veneta "Per una nuova formazione politica, democratica e popolare" Assemblea Costituente della DC Veneta]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/11/Bindi_propone_modello_veneto_co_0_9307113840.shtml DC, la Bindi propone il modello veneto]</ref>.
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L'Assemblea concluse i suoi lavori approvando un documento politico che dava un pieno mandato di fiducia a Martinazzoli di costruire un Partito Popolare sulle ceneri della DC: «L'Assemblea decide di dar vita al nuovo soggetto politico di ispirazione cristiana e popolare, destinato ad aprire la terza fase della presenza dei cattolici democratici nella storia d'Italia. E dà mandato al segretario politico di adottare ogni iniziativa a tal fine necessaria, conferendogli i poteri per la gestione straordinaria e per la tempestiva preparazione e convocazione del Congresso del nuovo partito».
Unico a votare contro fu l'economista [[Ermanno Gorrieri]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/27/riforma_subito_primo_test_per_co_0_9307277894.shtml riforma subito: primo test per il nuovo centro di Mino]</ref>, il quale l'11 settembre successivo lascerà la DC per fondare il Movimento dei [[Cristiano Sociali]]<ref>
Un mese dopo l'Assemblea programmatica, Martinazzoli fissò il mese di gennaio [[1994]] come data di fondazione del PP<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/08/27/all-inizio-del-prossimo-anno-ultimo.html ALL'INIZIO DEL PROSSIMO ANNO L'ULTIMO CONGRESSO DELLA DC]</ref>.
Intanto continuava l'emorragia di voti: le elezioni amministrative del 21 e 22 novembre videro la DC attestarsi all'11,2% nei comuni sopra i quindicimila abitanti. La DC entrava in agitazione e il 24 [[Clemente Mastella]] chiese un congresso nazionale immediato nel quale si sarebbe candidato alla segreteria<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/novembre/25/tra_tormenti_avanza_Mastella_co_0_93112512340.shtml DC, tra i tormenti s'avanza Mastella]</ref>. Per Martinazzoli il congresso restava convocato per il 18 gennaio successivo, 75º anniversario della nascita del [[Partito Popolare Italiano (1919)|PPI]] di [[Luigi Sturzo]]<ref>
Fu l'inizio di un mese intenso dove la convivenza delle varie componenti DC divenne sempre più difficile. Al centro del dibattito vi era la questione della linea politica che avrebbe dovuto tenere il futuro partito. Il 2 dicembre il capogruppo alla [[Camera dei deputati]] [[Gerardo Bianco]] chiese di andare verso «il filone liberal-democratico e del socialismo riformista»<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/03/io-presidente-dell-italia-moderata.html 'IO, PRESIDENTE DELL'ITALIA MODERATA']</ref>. Il 16 dicembre [[Pier Ferdinando Casini]] e altri 75 centristi circa chiesero a Martinazzoli di «verificare la possibilità di creare un grande rassemblement popolare e moderato, che sia coerente con il nostro patrimonio di valori ideali e programmatici e che veda assieme cattolici e laici, compenetrando la dottrina sociale della Chiesa e la cultura liberal democratica»<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/dicembre/17/ultimatum_dei_centristi_Martinazzoli_subito_co_0_93121715681.shtml ultimatum dei "centristi" a Martinazzoli. subito il nuovo partito, ma chiuso al PDS]</ref>. Intanto il 13 dicembre [[Rocco Buttiglione]] si era candidato alla guida del PPI<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/12/14/io-leader-dc-il-geniale-berlusconi.html 'IO LEADER DC E IL GENIALE BERLUSCONI...']</ref>.
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Il 30 dicembre Casini e Mastella presentarono il loro progetto volto a ottenere un PPI nettamente contrapposto alla coalizione del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]] e per questo alleato della [[Lega Nord]], del [[Patto Segni]], dell'ancora non nata [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] di [[Silvio Berlusconi]] ed eventualmente anche del nuovo MSI-[[Alleanza Nazionale]] di [[Gianfranco Fini]]<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/59572/59638-idee-guida-di-un-programma-politico-e-di-governo-per-litalia-moderna-programma-dei-neocentristi-della "Idee guida di un programma politico e di governo per l'Italia moderna" programma dei "neocentristi" della DC]</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/dicembre/31/centristi_contro_Quercia_sta_anche_co_0_93123114063.shtml i centristi: contro la Quercia si sta anche con il Carroccio]</ref>.
Ma la corrente centrista di Casini e Mastella durò poco: nonostante la ''Lettera ai vescovi italiani sulle responsabilità dei cattolici nell'ora presente'' scritta il 6 gennaio 1994 (ma divulgata il 10) da [[papa Giovanni Paolo II]]<ref>
== I Cristiano Sociali (1993-1998) ==
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== La nascita del Partito Popolare Italiano e la scissione del CCD (1994) ==
{{Vedi anche|Partito Popolare Italiano (1994)}}
La mattina del 18 gennaio 1994 nasce il [[Centro Cristiano Democratico]] (CCD) di Casini e Mastella, il quale subito avvia colloqui con Berlusconi<ref>
Nel pomeriggio nasce invece il [[Partito Popolare Italiano (1994)|Partito Popolare Italiano]] (PPI) all'Istituto Sturzo<ref>[http://www.radioradicale.it/scheda/59821/59887-i-principi-ispiratori-del-nuovo-partito-popolare-in-occasione-del-75-anniversario-della-fondazione-de "I principi ispiratori del nuovo Partito Popolare" in occasione del 75º anniversario della fondazione del Partito Popolare Italiano]</ref>.
Il giorno dopo i parlamentari DC aderiscono in massa al nuovo PPI, tranne 22 deputati che si dichiarano del CCD<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/20/PPI_primo_giorno_con_lite_co_0_940120381.shtml PPI, primo giorno con la lite sull'eredità]</ref>. L'''[[Osservatore Romano]]'' auspica ancora «la ricomposizione e l'unità».
Con queste premesse, il 22 si tiene, presso il palazzo dei Congressi di Roma, l'Assemblea Costituente del nuovo Partito Popolare Italiano<ref>
Il 29 gennaio il consiglio nazionale della DC scioglie il partito<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/30/PPI_problema_chiama_Mita_co_0_9401306829.shtml il PPI ha un problema, si chiama De Mita]</ref> anche se tale scioglimento non aveva effetto giuridico, come dimostrato da una sentenza del 2010, e il 31 sarà riconosciuto al CCD il 15% del patrimonio DC<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/febbraio/01/centristi_per_cento_dell_DC_co_0_9402017059.shtml ai centristi 15 per cento dell'ex DC]</ref>. È del PPI «la prevalente utilizzazione dello scudo crociato».
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Tutto ciò avviene alla vigilia delle [[elezioni politiche del 1994]], indette per il 27 e 28 marzo. Coerentemente con quanto dichiarato in precedenza, Martinazzoli rifiuta l'idea di un'alleanza elettorale con Berlusconi, Bossi e Fini (17 febbraio) e lancia invece (25 febbraio) un polo centrista, il ''[[Patto per l'Italia]]'', con [[Giuliano Amato]], [[Giorgio La Malfa]] e Mario Segni, quest'ultimo candidato alla Presidenza del Consiglio.
Le elezioni sancirono una netta sconfitta per la coalizione di centro (11,1% per il PPI) e il 30 marzo Martinazzoli dà le dimissioni<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1994/marzo/31/pace_con_Bossi_governo_Berlusconi_co_0_94033113965.shtml pace con Bossi, sì al governo Berlusconi]</ref>. Il 29 luglio il I Congresso Nazionale del PPI elegge segretario nazionale Rocco Buttiglione col 55% dei voti. Contraria la sinistra del partito (Martinazzoli compreso) che contrappose [[Giovanni Bianchi (politico)|Giovanni Bianchi]] prima e [[Nicola Mancino]] poi<ref>
== Il Centro Cristiano Democratico (1994-2002) ==
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Il 2 febbraio i capigruppo [[Beniamino Andreatta|Andreatta]] e [[Nicola Mancino|Mancino]] e il presidente [[Giovanni Bianchi (politico)|Bianchi]] formalizzarono la candidatura di [[Romano Prodi|Prodi]] alla guida di uno schieramento di centrosinistra<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/03/sfida_Prodi_partendo_dal_Centro_co_0_9502038577.shtml La sfida di Prodi "partendo dal Centro"]</ref>. L'iniziativa venne però censurata dalla dirigenza del PPI, che deferì i tre al Collegio dei probiviri.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/febbraio/21/Alleanze_Ppi_spaccato_processo_alla_co_0_95022111601.shtml Alleanze, Ppi spaccato: processo alla sinistra interna]</ref>
In vista delle amministrative del 23 aprile 1995, Buttiglione firmò l'8 marzo un accordo elettorale col Polo<ref>
Buttiglione fece dunque ricorso ai probiviri, che il 14 marzo lo accolsero con 5 voti a favore, tre contrari e un astenuto<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/marzo/15/Popolari_Buttiglione_torna_gioco_co_8_9503151263.shtml Popolari, Buttiglione torna in gioco]</ref>. Due giorni dopo però il Cn, presente al 53%, elesse all'unanimità nuovo segretario [[Gerardo Bianco]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/marzo/17/Ppi_due_segretari_subito_guerra_co_0_95031715813.shtml Ppi, due segretari. Ed è subito guerra]</ref>. Buttiglione risponde espellendo i 114 consiglieri che hanno partecipato all'elezione di Bianco<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1995/marzo/18/Buttiglione_espelle_meta_del_partito_co_0_95031815943.shtml Buttiglione espelle metà del partito]</ref>. Da questo momento in poi operarono due soggetti politici che si facevano chiamare PPI, l'uno di Bianco e l'altro di Buttiglione: il primo fondato sulla delibera del Cn annullata dai probiviri, il secondo sugli esiti del Congresso nazionale del 1994.
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== Il ''"Partito Democratico Cristiano"'' di Giovanni Prandini (2000-2013) ==
{{Vedi anche|Partito Democratico Cristiano}}
L'ex ministro [[Giovanni Prandini|Gianni Prandini]] insieme ad altri esponenti della Rinascita della Democrazia Cristiana fondata da Flaminio Piccoli, fuoriuscirono nel 2000 da questo movimento per dar vita a un partito autonomo, il [[Partito Democratico Cristiano]], che si alleò dapprima con [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] confluendovi poi nel 2002. Tornò quindi a operare in autonomia nel 2005 cambiando radicalmente posizionamento politico e alleandosi con [[L'Unione]]. Partecipò poi nel 2008 alla costituzione dell'[[Unione di Centro (
== L'Unione dei Democratici Cristiani e di Centro (dal 2002) ==
{{Vedi anche|Unione di Centro (2002)}}
Come si è visto, dalla fusione avvenuta nel 2002 fra il CDU di Buttiglione, il CCD di Casini e la DE di D'Antoni nacque un nuovo partito, l'[[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro|UDC]], che portò avanti la sua azione politica nell'ambito della coalizione di centrodestra (sostenendo il [[Governo Berlusconi III|terzo governo Berlusconi]]- nel quale Buttiglione fu Ministro dei Beni Culturali, [[Mario Baccini]] della Funzione Pubblica e [[Carlo Giovanardi]] dei Rapporti con il Parlamento - e portando avanti l'opposizione al secondo governo presieduto da Prodi) sino a una nuova fusione (avvenuta nel 2009) tra l'UDC e la [[Rosa per l'Italia]] di [[Savino Pezzotta]] (oltre ad altre formazioni minori di matrice liberale) da cui nacque un altro partito denominato [[Unione di Centro (
== La ''"Democrazia Cristiana"'' di Giuseppe Pizza (dal 2002) ==
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Nel 2006, il Tribunale di Roma, dovendo esprimersi su un ricorso presentato dall'UDC nel 2003 contro la DC, estromise la DC di Sandri dal contenzioso e ritenne che DC di Pizza fosse «unico soggetto legittimato per parte attrice» (sentenza n. 19381 del 2006, cd. "sentenza Manzo"), considerando di fatto l'atteggiamento di Sandri e di chi lo ha eletto coordinatore nazionale e poi segretario al pari di una scissione<ref>[https://books.google.it/books?id=k2lBBPgap5sC&pg=PA166&lpg=PA166&dq=pizza+sfiduciato+segretario+2004&source=bl&ots=56zYHu157M&sig=2EBYdhsbuXanekLMCV3bxhaTDCQ&hl=it&sa=X&ei=PgB9U5ejLsWWyAP79oHwAQ#v=onepage&q=pizza%20sfiduciato%20segretario%202004&f=false Le sentenze "Rizzo" e Manzo del 2006: verdetti quasi opposti]</ref>.
Nel ''"XXI"'' congresso della DC tenutosi a Milano nei giorni 7-8 febbraio 2009 a Milano, Sandri venne confermato segretario del partito all'unanimità.<ref>[http://www.democraziacristianaonline.info/archivio_id.php?id=160 XXI CONGRESSO NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA A MILANO: ANGELO SANDRI CONFERMATO SEGRETARIO]</ref>
Nel 2012 la [[Rinascita della Democrazia Cristiana]] si riunificò alla Democrazia Cristiana - Terzo Polo di Centro e [[Carlo Senaldi]] venne eletto presidente nazionale della Democrazia Cristiana unificata<ref>
In vista delle [[elezioni politiche italiane del 2006|elezioni politiche del 2006]], mentre la DC di Pizza appoggiava la coalizione di Prodi, la DC di Sandri sostenne l'alleanza di Berlusconi e partecipò alla costruzione di una lista comune con il movimento ''Italia di Nuovo'' di [[Maurizio Scelli]]. La formazione, denominata "Confederazione Di Centro", presentò il proprio simbolo ma non riuscì tuttavia a raccogliere le firme necessarie alla presentazione delle liste e quindi non si presentò alle elezioni.
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== La ''"Rosa per l'Italia"'' di Savino Pezzotta (dal 2008 al 2014) ==
{{Vedi anche|Rosa per l'Italia}}
Nel febbraio 2008, [[Bruno Tabacci]] e [[Mario Baccini]], in seguito alla loro fuoriuscita dall'[[Unione dei Democratici Cristiani e di Centro]], fondarono il partito insieme a [[Savino Pezzotta]]. Il 28 febbraio [[2008]] la Rosa stipula un accordo con l'UDC per costruire una lista unitaria di [[centro (politica)|centro]]<ref>[http://www.corriere.it/politica/08_febbraio_28/accordo_rosa_bianca_udc_b9a97066-e60b-11dc-ab61-0003ba99c667.shtml Accordo tra Rosa Bianca e Udc],[http://www.repubblica.it/2008/02/sezioni/politica/verso-elezioni-7/verso-elezioni-7/verso-elezioni-7.html Udc e Rosa Bianca trovano l'accordo]</ref>, con [[Pier Ferdinando Casini]] candidato premier. Il progetto è definito "[[Unione di Centro (
Il 17 gennaio 2013 la Rosa per l'Italia annuncia l'uscita dall'Unione di Centro e l'adesione al Gruppo Misto della Camera di Pezzotta<ref name="17gennaio2013">[http://www.bsnews.it/notizia.php?id=22156 Scissione in casa Udc, la Rosa per l'Italia "rompe" e guarda a sinistra] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131024091406/http://www.bsnews.it/notizia.php?id=22156 |data=24 ottobre 2013 }}, BSNews.</ref>.
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== La ''"Democrazia Cristiana"'' di Gianfranco Rotondi (dal 2018) ==
Il 19 ottobre [[2017]] [[Gianfranco Rotondi]] annuncia di essere diventato titolare del nome e del simbolo della Democrazia Cristiana e, dopo un incontro con [[Silvio Berlusconi]], [[Lorenzo Cesa]] e [[Clemente Mastella]], esprime la volontà di ripresentare alle elezioni la DC, facendola organizzare a giovani e donne.
Il 7 luglio [[2018]] Rotondi viene nominato presidente nazionale della federazione della nuova Democrazia Cristiana, riassemblamento alcuni movimenti e/o partiti ispirati allo scudo crociato e alla tradizione democratico-cristiana. Angelo Sandri viene nominato vicepresidente vicario e Franco De Simoni vicepresidente.
Nel [[2019]] partecipa alle Elezioni regionali in Abruzzo insieme all'[[Unione di Centro (2002)|Unione di Centro]] e a [[Identità e Azione]], raccogliendo il 2,88% e aggiudicandosi 1 seggio al consiglio regionale. Il 13 luglio 2019 la Democrazia Cristiana cessa di essere un partito e diventa una fondazione, presieduta da Gianfranco Rotondi.
== Note ==
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