Mario Roatta: differenze tra le versioni

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Nella notte fra l'8 e il 9 settembre, dopo l'annuncio del Maresciallo Badoglio dell'avvenuta stipula dell'armistizio con le forze alleate, Ambrosio e Roatta ritennero che l'ordine alle Forze Armate di attuazione dalla circolare op. 44 dovesse essere firmato dal Maresciallo Badoglio, ma non riuscirono a rintracciarlo in tempo utile<ref>Il Maresciallo non passò la notte nella sua residenza, essendosi ritirato a dormire in una stanza del Ministero della Guerra; cfr. Ruggero Zangrandi,''cit.'', pag. 486</ref>. Di conseguenza, le Forze Armate italiane rimasero senza ordini efficaci di fronte all'avanzare dell'esercito tedesco.
 
Alle ore 5:15 del 9 settembre, a battaglia in corso e all'insaputa del suo superiore [[Vittorio Ambrosio]], il generale Roatta impartì al generale subordinato [[Giacomo Carboni]], comandante del Corpo d'Armata Motocorazzato posto a difesa di Roma, l'ordine di spostare su [[Tivoli]] la [[135ª Divisione corazzata "Ariete II"]] e la [[10ª Divisione fanteria "Piave"]] e di disporvi una linea di fronte escludente la difesa della Capitale. Roatta informò inoltre Carboni che a Tivoli avrebbe ricevuto ulteriori ordini dallo Stato Maggiore che si sarebbe provvisoriamente insediato a [[Carsoli]]<ref>Ruggero Zangrandi, ''cit.'', pagg. 488 e succ.ve</ref>. Poco dopo, Roatta lasciò Roma, accodandosi al convoglio di autovetture con a bordo [[Vittorio Emanuele III]] e la sua famiglia, il Primo Ministro Maresciallo Badoglio, il Capo di Stato maggiore Ambrosio e i ministri militari (tranne il generale [[Antonio Sorice]]), diretto alla volta di [[Pescara]], per poi imbarcarsi a [[Ortona]] sulla [[corvetta]] [[Baionetta (F 578)|''Baionetta'']], che portò tutti nelle retrovie alleate del sud Italia.
 
== Il processo per la mancata difesa di Roma ==