Schiavismo: differenze tra le versioni
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Regno Unito? Si forma solo nel 1800 |
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=== Le riduzioni gesuite ===
I [[Compagnia di Gesù|gesuiti]], avevano cercato di contrastare l'usanza dello schiavismo tra i coloni tramite il sistema delle ''[[reducciones]]'', con il quale si sottraevano agli schiavisti gli [[indios]] organizzandoli in villaggi dove essi, guidati paternalisticamente dagli stessi gesuiti, potessero governarsi autonomamente. Un'organizzazione questa dei gesuiti che non fu invece adottata nelle colonie
Gli indigeni erano esenti dalla giurisdizione dei funzionari regi e dipendevano direttamente dal viceré; erano liberi da ogni servitù e dovevano solo pagare un tributo al governo di Madrid (una certa quantità di [[mate]]).
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=== Perdurare dello schiavismo nei paesi americani ===
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Quando, ai tempi dell'[[Imperialismo]] ottocentesco, riprese la corsa all'espansione dei paesi europei (soprattutto verso l'[[Asia]] e l'[[Africa]]), lo schiavismo aveva ormai le gambe tagliate. Verso la metà dell'Ottocento i governi occidentali si erano messi d'accordo di considerare il trasporto di schiavi come atto di pirateria. Si era fra l'altro diffusa la convinzione illuminista che un servo libero potesse in qualche modo portare migliori servizi rispetto ad uno schiavo.
Negli Stati Uniti
Oggi la schiavitù è una condizione formalmente illegale in tutto il mondo, fatto sancito tramite l'adozione, da parte delle [[Nazioni Unite]], della [[Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo]], avvenuta nel 1948. Tale dichiarazione negli anni successivi venne vista da molti paesi in via di sviluppo (all'epoca in buona parte ancora colonizzati dalle potenze occidentali) come una dichiarazione "di ispirazione occidentale", quindi le nazioni islamiche e quelle asiatiche, pur continuando ad aderire alla dichiarazione universale, crearono delle loro versioni "per tenere conto dei valori locali delle diverse culture", da qui la nascita della [[dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo]] (Cairo 1990), seguita da quella asiatica (Bangkok 1993) sostenuta da 49 paesi asiatici (rappresentativi di oltre un terzo della popolazione mondiale) di tradizione induista, buddista, confuciana e islamica.
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