Benedetto Crivelli: differenze tra le versioni

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Durante la [[guerra della Lega di Cambrai]] fu al servizio del [[Regno di Francia]] e nel gennaio [[1512]] gli fu affidato il comando di 500 fanti con il compito di difendere la città di [[Crema (Italia)|Crema]]. Nel giugno successivo fu posto sotto assedio dalle truppe veneziane comandate da [[Renzo degli Anguillara|Renzo di Ceri]] e ben 100 uomini disertano dalle sue file. In agosto è catturato Martino da Salerno, uomo d’arme veneziano, con il quale Crivelli iniziò a trattare le condizioni di resa. Nello stesso tempo il Crivelli ebbe anche colloqui con emissari del [[Diocesi di Lodi|vescovo di Lodi]] [[Ottaviano Maria Sforza (patriarca)|Ottaviano Sforza]], che agisce, al contrario, per conto del duca [[Massimiliano Sforza]]. Martino da Salerno fu rilasciato e si prestò a trattare per conto del crivelli sia con gli Sforza che con Venezia, ma per ordine del Ceri non riferì al Crivelli le condizioni offertigli dagli sforzeschi per la resa.
 
Nel contempo il Crivelli entra in contrasto con [[Girolamo da Napoli]] e da questi fu messo in cattiva luce nei confronti del governatore, il francese Durazzo; a sua volta il Crivelli accusò il rivale di tradimento. Quando fu informato dal nemico veneziano che Girolamo da Napoli voleva ucciderlo, lo previene nel suo disegno: durante l'ispezione alla Porta Nuova gli fece sparare un colpo di archibugio da un suo soldato mentre due suoi alabardieri gli spaccarono il cranio. Il Ceri continuò nella sua politica di pressione e informò il Durazzo che il Crivelli aveva l'intenzione di consegnare i francesi agli svizzeri e allo stesso tempo corruppe due caporali del Crivelli e promise maggiori condotte con i veneziani. Alla fine il Crivelli ruppe gli indugi: si impadronì di una porta con il relativo bastione e puntò le artiglierie verso la rocca per convincere i francesi alla resa. Gli furono consegnati in ostaggio Mariano da Lecce e Giulio Manfrone in attesa che le sue richieste fossero accettate dalla Serenissima: alla conclusione delle trattative il Durazzo ottenne un salvacondotto dai veneziani.
 
Nel marzo [[1516]] si reca a [[Venezia]] per chiedere il saldo di un suo credito di 400 ducati, ma gliene sono consegnati solo 100; allo stesso tempo riferisce sullo stato delle fortificazioni di [[Padova]]. Rientrato a Padova, muore nel suo palazzo.