Giuditta Brozzetti: differenze tra le versioni

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Figlia di un dipendente delle [[Ferrovie dello Stato Italiane]] e di una casalinga che si occupava di cucire per i bisogni familiari, Giuditta Casini sposa nel 1904 Enrico Brozzetti. Dal matrimonio avrà quattro figlie: Agostina, Eleonora, Clara e Gabriella e infine Gaetano. Durante la [[Prima Guerra Mondiale]] Giuditta fu nominata direttrice delle scuole elementari del Comune di [[Perugia]] . Fu proprio durante i numerosi giri compiuti in calesse, per ispezionare le diverse scuole della campagna perugina, che Giuditta iniziò a scoprire il mondo del tessile e i suoi prodotti. Incuriosita infatti dal rumore dei telai al lavoro, entrò nelle case dei contadini dove le donne dell'epoca portavano avanti l'antica tradizione artigianale tessile. Giuditta iniziò così a raccogliere i vari tessuti per portarli in città ed esporli alla mostra mercato permanente "Arti Decorative Italiane" in [[Corso Vannucci]] . Con la fine del conflitto mondiale, Giuditta lasciò l'incarico di direttrice, si iscrisse all'Albo degli Artigiani e nel 1921 aprì un laboratorio di tessitura a mano, a Perugia in via Baglioni al n° 24, occupandosi sia della riproduzione delle tradizionali stoffe umbre (tessuti rustici e tovaglie perugine) sia dei [[damasco (tessuto)|damaschi]] del passato. La donna fondò una scuola di tessitura a mano frequentata da addette al lavoro che fornivano anche dei doni per frequentare il laboratorio. Solitamente questi doni venivano lasciati nel periodo di Natale o di Pasqua. Stesso metodo veniva impiegato dalla sorella di Giuditta, Margherita Casini Lastrucci, che aveva aperto una delle migliori sartorie di Perugia.
 
== Il laboratorio 4 generazioni di donne hanno salvato l'arte tessile medievale e rinascimentale umbra ==
== Il laboratorio ==
Il laboratorio Brozzetti si caratterizzò per essere sin dai suoi inizi un laboratorio-scuola, uno spazio di lavoro in cui le impiegate erano anche apprendiste, delle giovani alunne che non solo lavoravano, ma imparavano anche il mestiere.
I tessuti rustici venivano realizzati utilizzando i tradizionali telai manuali a pedali con quattro [[liccio|licci]] e non venivano prodotti direttamente nel laboratorio, ma nei paesini e nelle campagne perugine, ricorrendo a piccoli laboratori che lavoravano per terzi o a singole tessitrici private.
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=== Anni trenta e quaranta ===
Negli anni trenta il laboratorio, trasferitosi nel palazzo Baldelli Marsciani di via Bontempi (di proprietà della famiglia del marito di Eleonora, figlia di Giuditta, sposa del conte Cesare Augusto Baldelli Bombelli.) e con oltre venti addetti, lavorava soprattutto per i mercati esteri, i principali clienti per la maggior parte delle botteghe artigianali dell'epoca. In particolare gli Stati Uniti, e l'America in generale, apprezzavano i ricami, i merletti e i tessuti della produzione artigianale italiana, mostrandosi clienti sempre fedeli.
Tuttavia, con la proclamazione dell'[[autarchia]] da parte di [[Mussolini]], il laboratorio subì un forte danno economico, avendo i suoi clienti più importanti a Boston, Philadelphia e New York, ma riuscì comunque a sopravvivere agli eventi bellici, spostando i telai a jacquard per la produzione dei tessuti artistici perugini nell'abitazione della stessa Giuditta in via Baglioni, mentre le stoffe rustiche continuavano a essere realizzate dalle tessitrici di campagna.
Il principale cliente del laboratorio Brozzetti, almeno fino alla fine degli anni quaranta, fu Gondrand, colosso commerciale statunitense, per cui venivano realizzati articoli specifici, sottopiatti e centritavola in rafia di vari colori, con un quantitativo di dodicimila pezzi per ordine. Purtroppo, a causa della concorrenza asiatica nel mercato americano, anche quest'ultimo cliente venne meno e la produzione del laboratorio fu indirizzata quasi interamente al mercato nazionale, vedendo la ditta sempre più presente alle importanti manifestazioni fieristiche italiane ([[Fiera campionaria di Milano]], [[Mostra internazionale dell'artigianato]] <ref>Nel 1990 la ditta Brozzetti ricevette una medaglia d'oro come premio fedeltà per aver presenziato a trentacinque edizioni della mostra.</ref>, [[Fiera del Levante]]).
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=== Dagli anni cinquanta agli anni novanta ===
Agli inizi degli anni cinquanta Giuditta lasciò l'attività alla figlia Tina Brozzetti Bracceschi, che ne trasferì la sede nella sua abitazione in Corso Cavour 25 nel [[centro storico di Perugia]], ma il 4 febbraio 1957 il laboratorio fu rilevato dalle sorelle Eleonora Brozzetti in Baldelli Bombelli e Gabriella Brozzetti Ricciarelli che ampliarono la produzione con l'introduzione di stoffe per l'abbigliamento e di una linea di modelli propri, spostando la sede dell'azienda a Monteripido, nei pressi di Perugia, dove rimarrà fino al 1996. Nel 1957 era presente alla [[Triennale di Milano]].<ref>[http://books.google.it/books?id=iDRQAAAAMAAJ&q=%22Giuditta+Brozzetti%22&dq=%22Giuditta+Brozzetti%22&hl=it&sa=X&ei=IfhLU5djzdzhBOucgcgC&redir_esc=y ''Undicesima triennale'': Catalogo della Mostra, Milano, Arti Grafiche Crespi, 1957, p. 64]</ref>
A partire dagli anni settanta per la ditta iniziò un periodo di declino economico e, alla fine degli anni ottanta, lavoravano nell'azienda solo tre giovani tessitrici, raggiungendo il minimo storico degli addetti. Nel 1993 Clara Baldelli Bombelli Cucchia, la nuova titolare subentrata alla madre Eleonora, decise quindi di trasformare l'attività in società cooperativa, sottoponendo al Comune di Perugia un progetto di recupero di un vecchio locale ormai inutilizzato per farne la nuova sede del laboratorio: la chiesa sconsacrata di San Francesco delle Donne (primo insediamento francescano del XIII secolo) <ref>Questo piccolo convento, fondato intorno al 1212, rappresenta uno dei primi insediamenti francescani in Italia. Nel 1252 passò alle monache Benedettine di Sant'Angelo del Renajo (da qui la denominazione "San Francesco delle donne") e, nel 1821, dopo essere stato definitivamente chiuso nel 1815, divenne un istituto di educazione per ragazze povere. Successivamente ospitò la filanda Faina e la fabbrica di ceramica La Salamandra. L'elemento femminile ha quindi una grande importanza nella storia del convento e il laboratorio Brozzetti, con la sua attività, porta avanti questa lunga tradizione.</ref>, consegnata poi alla società cooperativa nell'ottobre del 1996.
 
 
'''Dal 1996 a giorni nostri'''
 
Il trasferimento del laboratorio nei suggestivi locali della ex-chiesa di San Francesco delle Donne fu molto complicato, poiché è stato necessario smontare completamente tutti i telai settecenteschi ed ottocenteschi senza la possibilità di consultare nessun "esperto", ci sono voluti circa 8 mesi per smontare, rimontare e mettere in funzione i telai.
 
La location strepitosa e la possibilità di vedere i telai tutti insieme lungo la navata, ha spinto Clara Baldelli Bombelli (nipote di Giuditta) ad inoltrare la richiesta per divenire museo-laboratorio: nel 2004 l'atelier è entrato a far parte del Sistema Museale della Regione Umbria.
 
Clara inoltre ha dedicato la sua vita allo studio delle antiche Tovaglie Perugine, gloriosa produzione tessile medievale della nostra città, ricercando e riproducendo motivi i decorativi che le caratterizzano.
 
L'attività è diventata un'attrazione turistica di pregio per la città e meta ambita dal turismo internazionale di nicchia, con presenze in continuo aumento. Dal 1997 ad oggi i visitatori sono passati da 700 a 7000 all'anno.
 
La pronipote di Giuditta, Marta Cucchia, oggi dirige il museo-laboratorio ed è la prima tessitrice di famiglia; avendo studiato architettura di interni a Milano ha iniziato a produrre una nuova linea di tessuti per l'arredamento della casa caratterizzata da combinazioni cromatiche e contaminazioni stilistiche , pur sempre mantenendo la storica produzione tradizionale del laboratorio.
 
Nel laboratorio oggi si tengono corsi di tessitura e visite guidate
 
==La produzione==