Catello di Castellammare: differenze tra le versioni

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È con un gruppo di profughi che giunge a Stabia, probabilmente insieme ad altri confratelli, Antonino, un monaco benedettino, con cui Catello stringe una forte amicizia<ref>{{cita|Aiello|p. 51}}.</ref>. Questo evento è da collocare prima del 591, anno in cui i benedettini si insediano sull'[[isola di Capri]]: era solito infatti che i benedettini chiedessero ospitalità ad altri monaci dello stesso ordine ed essendo quello di Capri l'unico monastero della zona è improbabile che Antonino non avesse chiesto aiuto ai suoi confratelli, tra l'altro profughi anche loro<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|pp. 16-17}}.</ref>. Questo evento ci permette di datare il vescovato di Catello in un periodo compreso tra il 568, anno di arrivo dei Longobardi, e appunto il 591<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 17}}.</ref>. Catello, insieme ad Antonino, sovente si rifugia sul monte Faito, al tempo chiamato Gauro o Aureo, in preghiera e meditazione: la cavità dove sono soliti rifugiarsi, nei pressi di una zona chiamata Portaceli<ref name="Arcangelo 3">{{cita|Valcaccia, Arcangelo|p.}}</ref>, prenderà poi il nome di grotta di San Catello<ref>{{cita|Aiello|p. 53}}.</ref>. Secondo la tradizione, una notte, l'[[arcangelo Michele]] appare in sogno a Catello e Antonino, ordinando loro di costruire un tempio in suo onore<ref>{{cita|Di Capua|p. 39}}.</ref>: i due vedono ardere un cero sulla sommità del Molare ed è lì che decidono di costruire un oratorio<ref>{{cita|Aiello|pp. 51-53}}.</ref>. San Michele approva l'opera attraverso vari prodigi<ref name="Arcangelo 3"/>; si narra infatti che durante uno degli attacchi di [[Satana]] contro Catello e Antonino, l'arcangelo sia venuto in loro difesa e Satana infuriato abbia dato un calcio ad un masso, facendolo precipitare a valle e imprimendo la sua impronta: questo luogo è conosciuto come "Ciampa del diavolo"<ref>{{cita|Aiello|p. 55}}.</ref>. La realtà storica invece potrebbe essere che Antonino e i suoi confratelli abbiano bisogno di un luogo dove seguire la loro regola in tranquillità: iniziano quindi la costruzione di un monastero, non dedicato a san Michele, sulla cima del Molare<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 19}}.</ref>, dove probabilmente sorgeva un tempio pagano ed era presente una pozza d'acqua oggetto di culto<ref name="Arcangelo 3"/>. Era infatti abitudine dei benedettini costruire i loro monasteri laddove prima si innalzavano templi pagani<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|pp. 19-20}}.</ref>. È inoltre verosimile che Catello abbia aiutato i monaci nella costruzione di un oratorio e che non sia stato principalmente lui l'artefice dell'opera, in quanto, essendo quello un periodo di ristrettezze economiche, è impossibile che avrebbe potuto finanziare un'opera del genere e soprattutto provvedere al mantenimento di operai e monaci<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 20}}.</ref>.
 
Catello viene accusato di stregoneria, sortilegio ed eresia<ref>{{cita|Aiello|p. 59}}.</ref>, viene allontanato da Stabia e condotto a [[Roma]] per essere interrogato e imprigionato<ref name="Aiello 61"/>. Secondo l'AnominoAnonimo Sorrentino ad accusare Catello è un suo "familiare"<ref name="Tempore 7">{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 7}}.</ref>. Su questa figura sono state fatte diverse ipotesi: si è pensato potesse essere un [[primicerio]], ma nell'epoca in suo visse Catello, questo ruolo non esisteva ancora, oppure essere, secondo la tradizione popolare, Satana<ref name="Aiello 61"/>, o ancora un vescovo della Campania che non era favorevole alla protezione che Catello dava ai benedettini, i quali godevano di autonomia economica, sociale e spirituale<ref name="Tempore 7"/>. È inoltre ipotizzabile che le accuse possano essere state mosse dai Bizantini<ref>{{cita|Di Capua|p. 35}}.</ref>, i quali non approvavano la scelta del vescovo di rifugiarsi in montagna con la popolazione invece di rimanere in città per difenderla<ref>{{cita|Aiello|p. 57}}.</ref>. Catello viene trasferito a Roma via mare; leggenda vuole che durante il viaggio sia stato incatenato e una volta attraccati sia stato condotto in città sotto scorta: si tratta di una notizia priva di fondamento in quanto è improbabile un trattamento del genere nei confronti di un vescovo e soprattutto che sia stato imprigionato senza aver subito prima un regolare processo<ref name="Tempore 22">{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 22}}.</ref>. Non si conosce con esattezza la durata della prigionia di Catello, ma questa deve essere avvenuta dopo il 585 poiché, una volta giunto a Roma, viene affidato a un prelato a cui il vescovo stabiese predice il pontificato<ref name="Aiello 63">{{cita|Aiello|p. 63}}.</ref>: quasi certamente deve trattarsi di [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]], il quale però, fino al 585 è rappresentante episcopale a [[Costantinopoli]]<ref>{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 21}}.</ref> e che, una volta a Roma, regge l'[[oratorio di Sant'Andrea al Celio]], dove presumibilmente è imprigionato Catello<ref name="Aiello 61"/>. Diventato papa, Gregorio Magno dimentica, preso dagli affari del pontificato, la profezia: la tradizione popolare vuole che sia Antonino che san Michele intercedano per Catello<ref>{{cita|Aiello|pp. 63-65}}.</ref>. Gregorio Magno ricorda quindi della promessa fatta al vescovo, lo libera scagionandolo da ogni accusa e acconsente alla richiesta di Catello di donargli del piombo per la copertura dell'oratorio al Molare<ref name="Aiello 63"/>.
 
La verità sulla prigionia di Catello è probabilmente un'altra. Nel 580 si assiste ad un riassetto delle divisioni territoriali e Stabia rimane sotto il dominio bizantino, mentre la parte nord della Campania passa ai [[Duchi e principi di Benevento|duchi di Benevento]] e successivamente, nel 590, al [[Ducato romano|ducato di Roma]]<ref name="Aiello 41"/>. È possibile quindi che Catello venga richiamato a Roma da [[papa Pelagio II]] per un semplice accertamento delle funzioni amministrative, politiche e giudiziarie della diocesi, che all'epoca esercitava il vescovo, ma anche per organizzare una difesa contro le invasioni dei Longobardi: Stabia infatti, oltre ad un porto, possiede anche un monte che si affaccia sia sul [[golfo di Napoli]] che di [[Golfo di Salerno|Salerno]], offrendo quindi un ottimo punto di avvistamento<ref name="Tempore 23">{{cita|Valcaccia, Tempore|p. 23}}.</ref>. Succeduto a Pelagio II Gregorio Magno, il nuovo papa e Catello studiano insieme un modo per fronteggiare gli attacchi dei Longobardi: questi, nonostante non fossero ancora convertiti al cristianesimo, avevano un gran timore dei demoni e, una volta conosciuta la figura di san Michele, iniziarono a rispettarlo e ad adorarlo<ref name="Tempore 23"/>. Il papa decide quindi che l'oratorio al Molare sia dedicato a san Michele e che venga ricoperto con delle lastre di piombo, in quanto, essendo il tempio visibile non dal golfo di Napoli ma quello di Salerno, dal quale i Longobardi attaccano, sotto la luce del sole possa riflettersi anche a grandi distanze<ref name="Tempore 23"/>: di conseguenza i Longobardi non avrebbero mai attaccato un popolo che aveva come protettore una figura verso la quale loro nutrivano profondo rispetto<ref name="Tempore 22"/>.