Patriarcato di Etiopia: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Le scoperte [[Portogallo|portoghesi]] alla fine del [[XV secolo]] aprirono la strada per un contatto diretto tra la Chiesa cattolica e la Chiesa d'Etiopia: i portoghesi erano interessati a mantenere il controllo delle coste africane, da loro recentemente esplorate, dove avevano costruito delle basi navali per favorire il commercio con l'[[Estremo Oriente]], superando così l'ostacolo posto dalla mediazione di commercianti musulmani nelle tratte mediterranee. Parallelamente le armate islamiche, sia del [[Impero ottomano|sultanato ottomano]] che del [[sultanato di Adal]], intendevano ottenere definitivamente il controllo delle piste carovaniere che collegavano le coste del Corno d'Africa al Mediterraneo. Nel [[1507]] il re d'Etiopia [[Na'od]] decise di chiedere aiuto contro i musulmani al [[Sovrani del Portogallo|re del Portogallo]], il quale mandò una spedizione militare a sostegno del regno etiopico. Negli anni seguenti, anche un gruppo di missionari arrivò nel Paese: i primi tentativi di riavvicinare la [[Chiesa ortodossa etiopica]] al cattolicesimo romano avvennero nel [[1555]] con i [[Compagnia di Gesù|gesuiti]]. La loro missione ottiene un iniziale successo e fu eretto un patriarcato.
 
Negli anni seguenti, anche un gruppo di missionari arrivò nel Paese: i primi tentativi di riavvicinare la [[Chiesa ortodossa etiopica]] al cattolicesimo romano avvennero nel [[1555]] con i [[Compagnia di Gesù|gesuiti]]. La loro missione ottenne un iniziale successo e fu eretto un patriarcato. Venne nominato primo patriarca il portoghese [[João Nunes Barreto]],<ref>Cedola concistoriale in: [https://books.google.it/books?id=YIFIAAAAYAAJ&vq=aethiopia&hl=it&pg=PA186 ''Bullarium patronatus Portugalliae regum''], vol. I, p. 186.</ref> che tuttavia non mise mai piede in Etiopia; gli succedette Andrés de Oviedo, che arrivò in Etiopia nel mese di marzo del [[1557]] con un gruppo di cinque missionari.
 
Nel 1624 [[Susenyos I|re Susenyos I]] si convertì al cattolicesimo per ottenere l'appoggio militare del [[Portogallo]] e della [[Spagna]], imponendo ai sudditi di seguirlo nella sua scelta, e così nel [[1626]] il cattolicesimo diventò religione di Stato. Per la prima volta nella sua storia, la Chiesa ortodossa etiope interrompeva la millenaria comunione con la [[Chiesa ortodossa copta]]. La mossa fu osteggiata dalla corte, dal clero etiope che vedeva la sua influenza politico-sociale scemare, e dal popolo. A seguito di numerose congiure contro l'imperatore da parte dell'aristocrazia etiope e sanguinose rivolte da parte del popolo, che vedeva la conversione forzata come un "europeizzazione”, un sacrilegio ed una perdita della propria identità, Susenyos dovette abdicare nel [[1632]] in favore del figlio [[Fāsiladas|Fasilides]]. Questi rinunciò immediatamente al progetto del padre, riconvertendosi al cristianesimo ortodosso copto e ripristinandolo come religione di stato. Inoltre, a seguito di presunti progetti di colonizzazione da parte degli stati europei, l'Etiopia bandì tutti gli europei dal proprio territorio, tutti i libri cattolici vennero bruciati e i gesuiti presenti nel paese vennero cacciati e per centinaia di anni non fu permesso a nessuno straniero di metter piede nell'[[Impero d'Etiopia]]. L’ultimo patriarca, Alfonso Mendes, fu espulso dal paese nel [[1636]], e il suo [[Vescovo coadiutore|coadiutore]] [[Apolinario de Almeida]] fu ucciso con altri due gesuiti.