Basilica di Santa Anastasia: differenze tra le versioni

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[[File:Italy from the Alps to Mount Etna (1877) (14590091477).jpg|miniatura|Veduta da nord in una stampa del 1877]]
 
Si ritiene che nel luogo in cui sorge l'attuale edificio religioso, in [[Regno longobardo|epoca longobarda]] fossero già presenti due chiese cristiane, edificate secondo la tradizione per volere del re ostrogoto [[Teodorico il Grande|Teodorico]]: una era dedicata a [[Remigio di Reims|san Remigio di Reims]] e l'altra a [[Anastasia di Sirmio|santa Anastasia]], martire delle [[persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano]], il cui culto si era diffuso partendo da [[Costantinopoli]] per giungere a Verona intorno all'VIII secolo.<ref name=Viviani70/> Il luogo prescelto si affacciava sull'antico [[decumano massimo]] della [[Verona romana]], prolungamento cittadino della [[via Postumia]].<ref>{{cita|Cappelletti, 1970|p. 9}}.</ref> La più antica notizia riguardante questa prima edificazione è contenuta in un [[diploma]] datato 2 ottobre 890, emesso dal re d'Italia [[Berengario I]], in cui si fa riferimento ''«ad ecclesiam SantaeSanctae Anastasiae»'' a proposito della città di [[Verona]]. Dopo questa testimonianza non vi sono ulteriori documenti per un lungo periodo di tempo e una seconda menzione si trova solamente in un atto del 12 maggio 1082 relativo a una offersione in favore di Anastasio, ''«archipresbyter, custos et rector»'' della chiesa di Santa Anastasia, di una corte, torchio e terra vitata in [[Illasi]], presso la [[Chiesa di Santa Giustina (Illasi)|chiesa di Santa Giustina]].<ref group=N>''«In finibus comitatus Veronensi, in loco et funde Ilasce, prope eclesia sanctae Iustinae»''. In {{cita|Cipolla|p. 2}}.</ref> Un successivo decreto del 1087 elencava i numerosi possedimenti che la chiesa poteva vantare nel territorio veronese.<ref name="Origini"/>
 
Le fonti dimostrano che la collegiata di religiosi che nel XII secolo qui officiavano era assai numerosa e importante, tanto che vi sono diversi documenti che parlano dei sacerdoti alla loro guida.<ref>{{cita|Cipolla|pp. 2-3}}.</ref> Ad esempio un contratto informa che un certo Bonseniore ricopriva la carica di arciprete nel marzo del 1114, mentre pochi decenni più tardi [[papa Alessandro III]] emanava un [[decretale]] a TeobladoTeobaldo e ai chierici di Santa Anastasia in Verona. Un [[testamento]] redatto il 27 giugno 1226 in cui un tale Ricerio, mugnaio, lasciava dieci soldi per le opere ''«ad porticalia Sancte Anastasie»'', lascia intendere come in quel tempo l'edificio fosse sottoposto a ristrutturazione. Nulla di relativo all'architettura di questo primo edificio trapela da queste antiche fonti, se non che era dotato di [[Coro (mobilio)|coro]], che esternamente vi era una [[canonica]] e che era stato edificato un [[portico]].<ref name="Origini">{{cita|Marchini, 1982|Le origini}}.</ref> Alcuni storici hanno suggerito che una porzione di muro della cappella del Crocifisso sia unaun vestigiavestigio dell'antico edificio, ma tale affermazione rimane tutt'oggi controversa.<ref>{{cita|Viviani, 2004|pp. 70-72}}.</ref>
 
=== Arrivo dei domenicani e inizio della fabbrica ===
[[File:Verona chiesa di Sant Anastasia xilografia.jpg|miniatura|sinistra|Veduta da est in una xilografia del 1903]]
 
L'arrivo dei [[Ordine dei frati predicatori|frati domenicani]] a Verona è collocabile tra il 1220 e il 1221, quando officiavano presso la chiesa di Maria Mater Domini,<ref>{{cita|Cipolla|p. 4}}.</ref> edificio demolito nel 1517 che si trovava nei pressi della [[rondella della Baccola]], poco fuori [[Porta San Giorgio (Verona)|porta San Giorgio]]. La congregazione veronese, che godeva di un'ottima situazione economica, frutto di donazioni, tantoaveva da edificareedificato un convento così grande da ospitare nel 1244 il [[Capitolo (cristianesimo)|capitolo]] generale dell'ordine.<ref name="arrivo"/> La loro importanza fu tale che nel 1260 il vescovo di Verona [[Manfredo Roberti]] decise che essi avrebbero dovuto insediarsi in città doveper avrebbero potuto edificareedificarvi il proprio convento e la propria chiesa<ref name="arrivo"/> da dedicare al proprio confratello [[Pietro da Verona|san Pietro da Verona]], martirizzato nel 1252 e fatto santocanonizzato da [[papa Innocenzo IV]].<ref name="Viviani72"/> Per lo scopo, un terzo delle millecinquecento lire veronesi ricavate dalla vendita di Maria Mater Domini alle monache di San Cassiano venne impiegato per acquistare i terreni intorno all'antica Santa Anastasia e finanziare i primi lavori di edificazione.<ref>{{cita|Cipolla|p. 5}}.</ref>
 
Nonostante un documento del 20 marzo 1280, in cui si legge ''«in domo ecclesie sancte Anasasie»'', mostri come i domenicani fossero già impegnati nel nuovo progetto, passarono comunque circa trent'anni dall'abbandono di Maria Mater Domini perché il cantiere vero e proprio potesse avere inizio.<ref name="Cipolla6">{{cita|Cipolla|p. 6}}.</ref><ref name="scaligera"/> Tuttavia è probabile che, seppure la fabbrica della basilica non fosse ancora partita, nel frattempo fossero invece iniziati i cantieri di edificazione del monastero, che nel corso degli anni ottanta assunse un carattere sostanzialmente definitivo, modificato solo da alcune trasformazioni occorse tra il XIV secolo e la prima metà del XV secolo. Il complesso si dotò così di quattro chiostri, di cui il maggiore veniva chiamato anche "chiostro dei morti" per la peculiare destinazione d'uso, e di diversi ambienti di servizio, tra i quali i dormitori, il refettorio, lo ''studium'' con relativa biblioteca e il capitolo principale.<ref>{{cita|Marini e Campanella, 2011|p. 17}}.</ref><ref>{{cita|Borelli, 1980|p. 398}}.</ref>
 
La fine del XIII secolo, più precisamente ilNel 1290, è dunque la data in cui si colloca l'inizio del grande cantiere per la nuova e odierna basilica, in un periodo che coincise con l'abbandono generalizzato della tradizionale [[architettura romanica]] in favore di quella [[Architettura gotica|gotica]]; fu proprio questo lo stile con cui venne progettato l'edificio.<ref name="Cipolla6"/> Con un diploma del vescovo [[Pietro della Scala]] datato 2 aprile 1292, i domenicani ricevettero in dono un terreno affinché fosse possibile allargare la strada di accesso alla chiesa e liberarne la vista.<ref group=N>Sul diploma di donazione vi era indicato: ''«quam fratres dominicani aedificant in civitate Verone»''. In {{cita|Castagnetti e Varanini, 1991|p. 581}}.</ref><ref name="arrivo">{{cita|Marchini, 1982|L'arrivo dei Domenicani a Verona}}.</ref> Nei primi anni i lavori nella fabbrica proseguirono alacremente, sostenuti dalle numerose donazioni e lasciti testamentari, in particolare di quelli degli appartenenti alla famiglia dei [[Della Scala]], come [[Alberto I della Scala|Alberto I]], che lasciò mille lire veronesi, [[Cangrande II]] e [[Cansignorio]]. A ricordo di queste elargizioni, l'arma degli scaligeri venne dipinta ai due lati dell'[[arco trionfale]] ogivale che da l'accesso all'abside che ospita l'[[altare maggiore]].<ref name="Cipolla6"/>
 
[[File:Arca di Guglielmo da Castelbarco (Verona).jpg|miniatura|Arca di [[Guglielmo da Castelbarco]], importante mecenate della fabbrica]]
 
Un fervido mecenate dell'impresa edificatoria è da molti ritenuto [[Guglielmo da Castelbarco]],<ref>{{cita|Cipolla|p. 7}}.</ref><ref group=N>Si ritiene che Guglielmo dida Castelbarco contribuì alla costruzione di altre [[chiese di Verona|chiese veronesi]], come [[Chiesa di San Fermo Maggiore|San Fermo]] e [[Chiesa di Sant'Eufemia (Verona)|Santa Eufemia]]. In {{cita|Cappelletti, 1970|p. 10}}.</ref> amico di [[Cangrande I]], tanto che nel suo testamento dettato a [[Lizzana]] il 13 agosto 1319 ordinò che qui dovessero essere deposte le sue spoglie, disponendo inoltre che venissero spese per la realizzazione mille lire veronesi.<ref name="Viviani72"/><ref name="scaligera"/><ref>{{cita|Cipolla|p. 8}}.</ref> Alla sinistra dell'attuale chiesa, sopra il portico che un tempo conduceva nel monastero, è ancora presente il suo [[sarcofago]], probabile opera del lapicida [[Rigino di Enrico]]. L'analisi dei materiali dell'edificio permette di supporre che alla morte di Castelbarco, avvenuta nel 1320, fossero state ultimate le [[abside|absidi]], l'altare maggiore, il [[transetto]], i muri perimetrali almeno fino a metà altezza di quella definitiva, e la parte inferiore della [[facciata]].<ref name="scaligera">{{cita|Marchini, 1982|L'età scaligera}}.</ref><ref>{{cita|Cipolla|p. 9}}.</ref>
 
Nulla di preciso si conosce circa l'identità dell'architetto che ideò la costruzione. Alcuni studiosi hanno proposto lo stesso Castelbarco come colui che concepì la struttura dell'opera, tuttavia studi più accurati e comparativi con altri edifici hanno rilevato dei parallelismi con la [[Chiesa di San Lorenzo (Vicenza)|chiesa di San Lorenzo]] di [[Vicenza]] e con la [[Chiesa di San Nicolò (Treviso)|chiesa di San Nicolò]] di [[Treviso]] che hanno fatto supporre lo stesso autore.<ref>{{cita|Castagnetti e Varanini, 1991|p. 581}}.</ref> Diverse ipotesi sono state fatte relative al nome dell'architetto; scartandoScartando quella che lo identifica proprio in Guglielmo da Castelbarco, diverse ipotesi sono state fatte relative al nome dell'architetto: la più accreditata, sostenuta anche da [[Carlo Cipolla]], è quella che attribuisce il progetto a due monaci dell'ordine domenicano, [[fra Benvenuto da Bologna]] e fra Nicola da Imola, autori di altri edifici che presentano molti elementi in comune con l'impianto di Santa Anastasia, tuttavia non si riscontrano documenti in merito.<ref name="scaligera" />
 
[[File:Sant'Anastasia - Verona - Rosone con lo stemma domenicano.jpg|miniatura|sinistra|Particolare del pavimento iniziato nel 1462 su progetto di [[Pietro da Porlezza]], con al centro lo stemma dell'ordine domenicano]]
 
Nella seconda metà del XIV secolo il declino della signoria scaligera si ripercosse negativamente sui lavori di costruzione causando un rallentamento sostanzioso, in parte mitigato dalle continue donazioni di privati che permisero comunque di ultimare le strutture entro la fine del secolo. Ritrovata a Verona la serenità politica grazie alla [[dedizione di Verona a Venezia|dedizione a Venezia]], i lavori poterono proseguire più speditamente: il cantiere beneficiò di una [[bolla papale]] in cui venne concessa l'[[indulgenza]] a chiunque fornisse il proprio contributo al prosieguomentenimento della fabbrica,<ref name="Viviani72">{{cita|Viviani, 2004|p. 72}}.</ref> inoltre il [[Podestà (medioevo)|podestà]] e il [[capitano del popolo]] ottennero dal [[Senato della Repubblica di Venezia|Senato veneziano]] una riduzione sulle tasse relative alla costruzione. Dai documenti risulta che nel 1428 i lavori relativi alla copertura della chiesa si trovavano a buon punto anche se risultava ancora parzialmente scoperta e si iniziava a valutare la costruzione della facciata, che si pensava di realizzare in pietra viva.<ref>{{cita|Cipolla|p. 10}}.</ref> Il 12 agosto dell'anno successivo, una nuova bolla papale impose che a Santa Anastasia venisse sostituita la congregazione dei domenicani Conventuali con quelli Riformati. Nel 1462 [[Pietro da Porlezza]], cugino dell'architetto [[Michele Sanmicheli]], iniziò a dirigere la lastricatura del pavimento.<ref name="Veneziana"/>
 
=== Dalla consacrazione ad oggi ===
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[[File:Verona Chiesa di Sant'Anastasia 3.jpg|miniatura|sinistra|Aspetto attuale di Santa Anastasia]]
 
Una lapide collocata nell'annesso convento ricorda la venutavisita di [[papa Pio VI]] che, di ritorno da [[Vienna]] dove aveva incontrato l'imperatore [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]], soggiornò a Verona la sera dell'11 maggio 1782 per ripartire poi la mattina del 13. Essendo quel giorno assente il vescovo veronese [[Giovanni Morosini (vescovo)|Giovanni Morosini]], il papa venne ospitato nel convento dei domenicani e, prima di ripartire alla volta di [[Roma]], ascoltò la messa in Santa Anastasia.<ref>{{Cita|Cipolla|p. 33}}.</ref>
 
Il 19 marzo 1807, per volere di [[Napoleone]], l'ordine dei domenicani venne soppresso mettendo così fine alla loro presenza in Santa Anastasia, in cui officiavano da quasi cinque secoli. Affidata successivamente al clero diocesano, divenne parrocchia con il beneficio di [[Chiesa di Santa Maria in Chiavica|Santa Maria in Chiavica]]. Simile sorte toccò anche all'adiacente monastero che, dopo la sua definitiva chiusura, divenne la sede del [[liceo ginnasio statale Scipione Maffei]]. Tra il 1878 e il 1881 l'edificio venne sottoposto a un intenso ciclo di lavori di restauro durante i quali venne consolidato il campanile, vennero sostituiti alcuni marmi del portone principale e riparati gli altari delle cappelle. Si procedette anche a unal restauro di alcune tele qui conservate con esiti non sempre felici. Nel 1967 un nuovo intervento di restauro, durato per tutti gli anni settanta, portò a risultati ben più soddisfacenti, infine nel 1981 il restauro toccò gli affreschi della cappella Lavagnoli.<ref name="Veneziana">{{cita|Marchini, 1982|L'età Veneziana}}.</ref>
 
== Descrizione ==
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La linea di gronda è abbellita da [[archetti pensili]] ogivali da cui parte la [[copertura]] dell'edificio, realizzata a due [[Falda (tetto)|falde]] quella che copre navata centrale, transetto e presbiterio, e a falda unica quelle che coprono le navate minori, mentre l'[[abside]] centrale è coperta da un tetto a padiglione a cinque falde.<ref name="chieseitaliane"/>
 
A sinistra, guardando la facciata, si trova l'interessante arca sepolcrale dove giace [[Guglielmo da Castelbarco]], posta sopra un arco di passaggio verso un cortile interno (dell'attuale conservatorio musicale). Si tratta del primo esempio di arca monumentale detta "a baldacchino" che pochi anni dopo avrebbe ispirato e avuto seguito nelle splendide [[arche scaligere]], dove hanno sepoltura i [[Della Scala]], principi della Verona due e trecentesca. Oltre l'arco, vi sono ulteriori tre arche [[alto medioevo|alto medioevali]] di pregevole fattura. Sempre sulla sinistra, adiacente a [[piazza Santa Anastasia]], vi è la oramai sconsacrata [[Chiesa di San Pietro Martire (Verona, Città Antica)|chiesa di San Pietro Martire]], utilizzata dai domenicani durante la costruzione di Santa Anastasia e attualmente sconsacrata.<ref name="scaligera"/><ref>{{cita|Scapini, 1954|p. 41}}.</ref>
 
==== Facciata ====
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[[File:Portal - Sant'Anastasia - Verona 2016 mod.jpg|miniatura|verticale|Il portale gotico con le [[lunetta|lunette]] affrescate]]
 
La lunetta principale ha al suo interno la rappresentazione della [[Trinità (cristianesimo)|Santissima Trinità]] con ai lati le figure di [[san Giuseppe]] e della [[Maria, madre di Gesù|Madonna]]. Il Padre è assiso su una cattedra di stile gotico con il [[Crocifisso]] fra le sue ginocchia e il Cristo a fianco con la colomba su di sé. Completa la figura una coppia di angeli sovrastanti la Trinità. Nelle due lunette minori sono presenti il ''Vescovo alla guida del popolo veronese con lo stendardo della città'' e nell'altra ''San Pietro martire alla guida dei frati con lo stendardo bianconero dei domenicani''.<ref name="Oggi"/> Tutti e due i gruppi sono incamminati all'adorazione della Trinità. Questi affreschi appaiono oggi in gran parte perduti, nonostante ilun ritocco (dall'esito non troppo felice) apportato in occasione del restauro del 1881.<ref name="Cip p24">{{cita|Cipolla|p. 24}}.</ref> Lo storico dell'arte [[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]] ha riconosciuto in questi dipinti l'influsso della scuola di [[Stefano da Zevio]] attribuendoli dunque a qualche suo allievo.<ref name="Cipolla25"/><ref>{{cita|Cappelletti, 1970|p. 12}}.</ref>
 
[[File:Verona St.Anastasia - Portal 4 Pfeilermadonna.jpg|miniatura|verticale|sinistra|Statua della ''Vergine con il Bambino'', collocata sopra la colonnina di mezzo del portale]]
 
Gli archi minori poggiano sull'[[architrave]] del portale decorato a [[bassorilievo]] da sei rappresentazioni in ordine cronologico della vita di Cristo: l{{'}}''Annunciazione'', la ''Nascita di Gesù'', l{{'}}''Adorazione dei Magi'', la ''via verso il Calvario'', la ''Crocifissione'' e la ''Resurrezione''.<ref name="Cipolla25">{{cita|Cipolla|p. 25}}.</ref> Ai due fianchi dell'architrave sono poste due statue, in quella di sinistra si riconosce santa Anastasia mentre in quella di destra [[Caterina d'Alessandria|santa Caterina della Ruota]]. Al centro dell'architrave, invece, sopra l'elegante colonnina che divide le due porte e poggiata su di una mensola, vi è posta una statua, di dimensioni maggiori rispetto alle due laterali, in cui è rappresentata la ''Vergine con il Bambino'', di scuola veneziana. La colonna divisoria ha tre altorilievi sulla fronte e sui due lati. Di fronte ''San Domenico'' con la stella sotto i suoi piedi, a sinistra ''San Pietro Martire nell'atto di predicare alla folla''<ref>{{cita|Cappelletti, 1970|p. 11}}.</ref> con il sole sottostante e a destra ''San Tommaso'' che sovrasta la luna, con in mano il libro dei dottori della chiesa, mentre istruisce un giovane monaco.<ref name="Oggi"/><ref name="Cipolla25"/>
 
[[File:Saint Anastasia (Verona) - Portal details - St.Peter martyr.jpg|miniatura|verticale|[[Formella]] con il ''Martirio di San Pietro martire'']]
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È stata avanza l'ipotesi che il complesso del portale potrebbe essere stato realizzato, come si suppone per il pavimento, da [[Pietro da Porlezza]] a partire dal 1462. A supporto di ciò, [[Alessandro Da Lisca]] ha osservato che l'opera marmorea si lega con l'ambiente interno tanto da formare un'unica opera, come il corpo avanzato, in cotto, che a sua volta è legato indissolubilmente col muro stesso della chiesa. Sicché il muro, il corpo avanzato e il portale marmoreo sarebbero tutti lavori effettuati nel corso del XV secolo.<ref name="Cipolla26">{{cita|Cipolla|p. 26}}.</ref>
 
A discapito di quello che doveva essere il progetto iniziale, solo due formelle in marmo sono collocate sulla facciata e più precisamente sulla [[lesena]] alla destra del portale, dove sono rappresentante nella prima la predica di san Pietro Martire e nella seconda il suo martirio. Dei quattro pilastri solo i primi tre, da sinistra, presentano ciascuno due scritte per ciascunoiscrizioni.<ref group=N>Iniziando dall'alto del pilastro ultimo a sinistra di chi guarda, troviamo le seguenti iscrizioni:
# ''«E TECTO . CADENS . CRVRA . FREGIT . SEX || ANNOS . IACET . DATO . VOTO . MOX . AMBVLAT.»''
# ''«QUIBVS . PERIMOR . VLCERIBUS . ORANS || AD SEPVLCRVM . ATATIM . LIBEROR.»''
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# ''«PLVTO . IN . MARIAM . FORMATVS || VIAICO . VISO . STATIM . ABIT»''
# ''«EX . COMO . MEDIOLANVM . REDIENS || ITINERE . OCCIDOR.»''
# ''«SYRIO . ARDENTE . DVM . PREDICO || AER . IN . NVBES . ME ORANTE . COIT»''</ref> La prima, la quarta e la sesta scritta si riferiscono ai miracoli operati dal santo mentre la quinta al martirio, per cui le formelle effettivamente eseguite corrispondono alla quinta e alla sesta iscrizione. Queste formelle con le relative cornici, attribuibili sempre al XV secolo o all'inizio di quellodel successivo, avrebbero dovuto costituire una grande intelaiatura che avrebbe mantenuto intatto il portale già esistente.<ref name="Cipolla26" />
 
Infine, ai lati della capanna centrale, due fasce caratterizzate dalle lunghe bifore vetrate che percorrono tutta la partizione muraria, chiuse verso l'esterno da due contrafforti.<ref name="chieseitaliane"/>
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[[File:Fotothek-df ge 0000247-Verona.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Dettaglio della [[cella campanaria]] e della copertura del campanile]]
 
In prossimità del braccio sinistro del [[transetto]], sulla punta della prima cappella absidale di sinistra, si eleva l'imponente [[campanile|torre campanaria]], della cui storia si hanno poche notizie. Alta 72 metri e divisa in sei ordini da [[marcapiano|marcapiani]] in pietra bianca, la torre in stile gotico presenta un fusto [[lesena|lesenato]] in [[laterizio]], con ripetizione di decorazioni ad [[archetti pensili]].<ref>{{cita|Viviani, 2004|pp. 77-78}}.</ref> Il fusto del campanile termina con una [[cella campanaria]] in cui si aprono quattro [[Trifora|trifore]] [[Strombatura|strombate]] con [[arco a tutto sesto]], una per ogni lato, suddivise da colonne con [[Fusto (architettura)|fusto]], [[piedistallo]] e [[capitello]] di [[ordine tuscanico]].<ref name="Viv p78">{{cita|Viviani, 2004|p. 78}}.</ref> Sopra di essa corre una [[balaustra]] costituita da piccole colonnine in pietra bianca di elegante fattura. Da qui si innalza, a sua volta, una guglia conica realizzata in [[cotto]], solcata da snelli [[costolone|costoloni]] lapidei in pietra bianca.<ref>{{cita|Cappelletti, 1970|pp. 10-11}}.</ref> Lo stile della struttura permette di collocarla intorno al XV secolo, ma è possibile che sia stata iniziata anche prima, in contemporanea all'[[abside]]. Si è a conoscenza dell'esistenza di un documento, oggi andato perduto, [[rogito|rogato]] il 15 gennaio 1433 dal notaio Antonio de Cavagion (l'odierno [[Cavaion Veronese]]) con il quale i padri domenicani vendettero per 50 ducati una casa impiegandone il ricavato «nella fabbrica del campanile». Su tre piccole pietre incastonate ai lati del campanile vi è scolpita, con caratteri del XV secolo, la seguente iscrizione: ''«CHRISTUS REX | VENIT IN | PACE DEUS | ET HOMO | FATUS EST»''. Secondo lo storico Ignazio Pellegrini, sembra che nel 1555 un [[fulmine]] avesseabbia colpito la torre campanaria per cui si dovette procedere a un restauro. Un simile evento accadde anche il secolo successivo, nel 1661, costringendo i domenicani ad accettare duecento ducati, provenienti da una [[affrancazione]], per riparare il danno.<ref name="Cip p32">{{cita|Cipolla|p. 32}}.</ref>
 
Le prime cinque campane, poste in opera dal 1460, erano in accordo di Mi♭ minore e vennero rifuse più volte nel corso dei secoli.<ref>{{cita|Cappelletti, 1970|p. 14}}.</ref> L'attuale concerto venne fuso il 12 agosto 1839 dalla famiglia [[Cavadini]] «che aveva i suoi forni alla Bernarda, in contrà de S. Nazar» ed è intonato in DO#. Anch'esso era composto da cinque bronzi il cui peso superava i 45 quintali (15,61 - 10,89 - 7,85 - 6,41 e 4,52 quintali), che vennero collaudati il 2 settembre dello stesso mese e consacrate dal vescovo [[Giuseppe Grasser]] il giorno seguente.<ref>{{cita|Carregari, Carrara, et al., 1976|p. 12}}.</ref> Sempre la ditta CavediniCavadini si occupò di realizzare un'ulteriore campana, detta "sestina" del peso di circa 3,13 quintali, che venne aggiunta il 31 maggio 1840, a cui nefurono seguironoaggiunte nel 1923 ulteriori tre bronzi (2,43 - 2,07 e 1,42 quintali) provenienti dalla [[chiesa di Santa Maria in Chiavica]], portando così il complesso a un totale di nove bronzi.<ref>{{cita|Carregari, Carrara, et al., 1976|p. 13}}.</ref><ref group=N>Gran parte della storia delle campane di Santa Anastasia si è potuta ricostruire grazie ad un diario [[manoscritto]] custodito presso la [[biblioteca civica di Verona]] redatto da tale Luigi Gardoni, popolano che si definì «calzettar, suonador de campane e maestro de campanò». In {{cita|Carregari, Carrara, et al., 1976|p. 10}}.</ref> La scuola campanaria di Santa Anastasia, fondata nel 1776, è stata la principale esponente dell'arte del suono dei concerti di [[campane alla veronese]] e a essa sono legati i nomi dei maestri Pietro Sancassani e Mario Carregari.<ref>{{cita|Carregari, Carrara, et al., 1976|p. 4}}.</ref>
 
=== Interno ===