Inclusione (letteratura): differenze tra le versioni

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L''''inclusione''' (in latino, ''inclusio'') è un artificio letterario consistente nel collocare materiale simile all'inizio e alla fine di una sezione di testo, formando per così dire una "cornice" che delimita ed evidenzia la sezione. Il testo, che determina l'inclusione, può avere somiglianze sia di tipo linguistico (ripetizione di parole o frasi identiche o sinonime), sia di tipo contenutistico.
 
Più inclusioni possono essere [[annidamento (informatica)|annidate]], cioè inserite una dentro l'altra, organizzando così il testo secondo una struttura concentrica del tipo (nel caso particolare di quattro livelli di inclusione): A B C D X D' C' B' A', in cui X indica il centro della struttura, la parte di testo dotata della massima evidenza. La diffusa [[figura retorica]] del [[chiasmo (figura retorica)|figura retorica del chiasmo]] rientra in questo schema in quanto è una struttura concentrica a due livelli priva di centro (A B B'A').
 
Le strutture concentriche sono molto comuni sia nelle antiche letterature semitiche (si trovano in testi accadici, ugaritici, biblici e talmudici) sia nella letteratura classica (Omero, Cicerone, ecc.).<ref>Si veda, per esempio: [http://www.onthewing.org/user/BS_Chiasmus%20-%20McCoy.pdf Brad McCoy, ''Chiasmus: An Important Structural Device Commonly Found in Biblical Literature'']</ref> Nella [[Bibbia]] l'utilizzo di inclusioni e di strutture concentriche è molto diffuso sia a livello di microstruttura del testo (frase, paragrafo, ecc.) sia a livello "macro" (un intero libro o più libri).<ref>Un catalogo, tuttora in corso di ampliamento, di un migliaio di strutture concentriche nella Bibbia è accessibile in: [https://www.chiasmusxchange.com/articles/ Biblical Chiasm Exchange]</ref>
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* Chiarire reciprocamente il significato di unità omologhe in una stessa struttura concentrica;
* Ricostruire il filo conduttore di vicende complesse e verificarne il punto focale.
Per esempio il racconto del [[Diluvio universale|Diluvio]] nella [[Genesi]] (da 6,10 a 9,19) è articolato in una struttura concentrica a più livelli il cui centro è il versetto 8,1 ("Dio si ricordò di Noè..."), che segna il passaggio dalla distruzione del mondo peccatore antediluviano all'emergere di un nuovo mondo, con parole che ricordano la Creazione nel primo capitolo della Genesi.<ref>Si veda, per esempio, lo schema in 15 livelli proposto in: [https://static1.squarespace.com/static/569543b4bfe87360795306d6/t/57f55237d1758e5e8604cc89/1475695183038/CoherenceofFloodNarrative.pdf Gordon J. Wenham, ''The Coherence of the Flood Narrative'', ''Vetus Testamentum'', Vol. XXVIII (1978), Fasc. 3, pp.336-348.]</ref>
 
Analogamente le intricate vicende di Abramo, che illustrano l'origine di Israele e dei popoli vicini (moabiti, ammoniti e arabi), sono strutturate concentricamente per mostrare che il popolo ebraico non nasce dal desiderio di paternità poco determinato di Abramo (pronto due volte, senza batter ciglio, a rinunciare alla moglie Sara pur di salvare la pelle), né dagli stratagemmi di Sara (la maternità surrogata di Ismaele), ma dalla volontà divina, che si realizza nonostante l'incredulità umana (il riso di Sara). Un possibile schema concentrico dei racconti di Abramo è il seguente: <ref>[https://books.google.it/books?id=9ntTDwAAQBAJ&pg=PA102&lpg=PA102&dq=palistrophic+structure&source=bl&ots=Cs6aGdzdlC&sig=F_v5JGJD61yu7gYt28qAZjB_34Q&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjzgOutztnfAhXOzaQKHft7CSEQ6AEwCnoECAEQAQ#v=onepage&q=palistrophic%20structure&f=false Todd L. Patterson, ''The Plot-structure of Genesis: will the Righteous-Seed Survive?'', Brill 2018; p.101.]</ref>
*Gn 11,27b-32......A) Introduzione: La famiglia originaria di Abramo a Carran (Siria)
*Gn 12,1-9................B) Dio chiama Abramo
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Per Marco si ha la cosiddetta "inclusione petrina" (Mc 1,16 – 16,7), che sembra segnalare la tradizione apostolica da cui questo vangelo trae origine<ref>“Simon Peter is as a disciple named first and last in the Gospel to show that it is based on his tradition and therefore his authority”, Martin Hengel, ''The Four Gospels and the One Gospel of Jesus Christ'', 2000, p.82</ref>.
Una seconda inclusione delimita il ministero pubblico di Gesù, dal battesimo alla morte, tramite il ripetersi di uno "squarciarsi dei cieli" (Mc 1,10 – 15,38): al battesimo il cielo da cui discende lo Spirito Santo e la voce divina; alla morte il firmamento ricamato sul velo del Tempio, simbolo della salita al cielo di Gesù <ref>[http://www.mysterium.com/veil.html David Ulansey, The Heavenly Veil Torn: Mark's Cosmic "Inclusio", ''Journal of Biblical Literature'', 110:1 (Spring 1991) pp. 123-25]</ref>. L'inclusione, quindi, ha lo scopo di sottolineare la natura divina del Cristo, peraltro affermata dall'inclusione più esterna (1,1-15,39), in cui Gesù è dichiarato "Figlio di Dio" dall'evangelista e dal centurione.
 
Il vangelo di Luca, invece, si apre e si chiude sul tema di Gesù sommo sacerdote, che completa il sacrificio dell'Antico Testamento lasciato interrotto dall'ammutolimento di Zaccaria (Lc 1, 21-23 – 24, 50-53). In Giovanni, infine, troviamo l'inclusione "del discepolo amato" (Gv 1,37 – 21,20). Il suo scopo è analogo a quello dell'inclusione petrina di Marco: l'autorità della tradizione giovannea, ricca di spunti teologici assenti nei sinottici, viene fondata non solo sulla sua apostolicità, ma anche sulla speciale predilezione di Gesù per Giovanni.