George Berkeley: differenze tra le versioni

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La celebre formula che riassume la filosofia di Berkeley, «''Esse est percipi''», vuol dire "''l'[[essere]] significa essere percepito''", ossia: tutto l'essere di un oggetto consiste nel suo venir percepito e nient'altro.<ref>Nel Paragrafo 3 dei ''Principi'', egli usa una combinazione di latino e inglese, "esse is percipi", (essere è essere percepito), più spesso resa con la frase latina "esse est percipi". Questa frase è associata a fonti filosofiche autorevoli, per esempio, "Berkeley holds that there are no such mind-independent things, that, in the famous phrase, esse est percipi (aut percipere) – to be is to be perceived (or to perceive)" (Downing, Lisa, "[https://plato.stanford.edu/archives/spr2013/entries/berkeley/ George Berkeley]", The Stanford Encyclopedia of Philosophy (Spring 2013 Edition), [[:en:Edward_N._Zalta|Edward N. Zalta]] (ed.). Retrieved 21 August 2013).</ref> La teoria immaterialistica così enunciata sentenzia che la [[realtà]] si risolve in una serie di idee che esistono solo quando vengono percepite da uno spirito umano. È Dio, spirito infinito, che ci fa percepire sotto forma di cose e fatti le sue idee calate nel mondo. Idee, in un certo senso, "umanizzate", e in quanto tali "percepibili".
{{citazione|Non metto in dubbio l'esistenza di nessuna delle cose che possono essere apprese, sia con i sensi che con la riflessione. Le cose che vedo con i miei occhi e tocco con le mie mani esistono, esistono realmente, non ho il minimo dubbio. L'unica cosa di cui neghiamo l'esistenza è quella che i filosofi chiamano materia o sostanza corporea. Facendo questo non viene fatto alcun danno al resto dell'umanità, la quale, mi azzardo a dire, non ne sentirà la mancanza.|Berkeley, ''Principi'' § 35}}
 
La dottrina di Berkeley esclude in virtù di questo principio l'esistenza assoluta dei [[Corpo (filosofia)|corpi]]. Secondo il teologo irlandese tutto ciò che esiste è idea o spirito,<ref>''Principi'', § 86. Gli spiriti sono degli esseri semplici e attivi, che producono e percepiscono idee; le idee sono esseri passivi che vengono prodotti e percepiti. Il suo concetto di "spirito" è vicino al significato di "soggetto cosciente" o di "mente", e il concetto di "idea" è vicino al significato di "sensazione" o "stato mentale" o "esperienza cosciente" ({{Cita pubblicazione|autore=T. M. Bettcher|titolo=Berkeley: A Guide for the Perplexed||editore=Continuum International Publishing Group|anno=2008|lingua=en}}) Al contrario delle idee, gli spiriti non possono essere percepiti. Lo spirito-mente di una persona, il quale percepisce le idee, va compreso intuitivamente attraverso sensazioni o riflessioni interiori (Principi § 89). Secondo Berkeley non abbiamo una diretta "idea" dello spirito, sebbene abbiamo buone ragioni per credere nell'esistenza di altri spiriti perché questo spiega le regolarità significative che troviamo nell'esperienza.
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Berkeley porta quindi alle estreme conseguenze l'empirismo di Locke, giungendo a negare l'esistenza di una [[sostanza (filosofia)|sostanza]] [[materia (filosofia)|materiale]] perché non ricavabile dall'esperienza, e recidendo così ogni possibile legame tra le nostre idee e una realtà esterna. Egli anticipa lo [[scetticismo filosofico|scetticismo]] di [[David Hume]],<ref>Hume negherà infatti che si possa mai dimostrare l'esistenza di una sostanza spirituale (''Trattato sulla natura umana'', l. I, par. IV, sez. VI).</ref> ma se ne mette al riparo ammettendo una presenza spirituale che spieghi l'insorgere di simili idee dentro di noi, rendendocele vive e attuali, sebbene prive ormai di un fondamento oggettivo.
 
=== Altri contributi alla filosofia ===
 
==== Teologia ====
Berkeley nonera eludeun lacristiano domandaconvinto, sul fattoritenendo che ciDio siafosse unala fontecausa esternaimmediata delladi diversitàtutte deile datinostre sensibiliesperienze, a disposizione dell'individuo umano. Passa direttamente a dimostraree che gli oggetti in sé non possonopossano essere la fonte delle sensazioni, questo perché quelli che noi chiamiamo oggetti, e che senza motivazioni consideriamo diversi dalle nostre sensazioni, sono stati costruiti interamente a partire da queste ultime. Di conseguenza deve esserci un'altra fonte esterna che genera questa inesauribile varietà di sensazioni. Berkeley conclude che l'unica cosa che può essere la fonte delle nostre sensazioni, ècioè Dio; Egli le ha date all'uomo che doveva vedere in essi i segni e i simboli che veicolavano la  parola di Dio.<ref name=":1">[[:en:Teodor_Oizerman|Oizerman T.I.]] [[iarchive:TheMainTrendsInPhilosophy|The Main Trends In Philosophy]]. A Theoretical Analysis of the History of Philosophy. Moscow, 1988, p. 78.</ref> Da qui scaturise la dimostrazione dell'esistenza di Dio:
Berkeley era un cristiano convinto, credeva che Dio fosse la causa immediata di tutte le nostre esperienze.
 
Berkeley non elude la domanda sul fatto che ci sia una fonte esterna della diversità dei dati sensibili a disposizione dell'individuo umano. Passa direttamente a dimostrare che gli oggetti non possono essere la fonte delle sensazioni, questo perché quelli che noi chiamiamo oggetti, e che senza motivazioni consideriamo diversi dalle nostre sensazioni, sono stati costruiti interamente a partire da queste ultime. Di conseguenza deve esserci un'altra fonte esterna che genera questa inesauribile varietà di sensazioni. Berkeley conclude che l'unica cosa che può essere la fonte delle nostre sensazioni è Dio; Egli le ha date all'uomo che doveva vedere in essi i segni e i simboli che veicolavano la  parola di Dio.<ref name=":1">[[:en:Teodor_Oizerman|Oizerman T.I.]] [[iarchive:TheMainTrendsInPhilosophy|The Main Trends In Philosophy]]. A Theoretical Analysis of the History of Philosophy. Moscow, 1988, p. 78.</ref>
 
Qui c'è la dimostrazione dell'esistenza di Dio di Berkeley:
 
«Qualunque potere io abbia sui miei pensieri, trovo che le idee che vengono effettivamente percepite dai sensi non dipendano dalla mia volontà. Quando apro gli occhi in pieno giorno, non è in mio potere scegliere cosa vedere e cosa no, o determinare quali oggetti particolari si presentano alla mia vista; e come per l'udito anche per gli altri sensi; le idee non sono creazioni della mia volontà. Ci sono però altre Volontà o Spiriti che le producono.» (Principi § 29)
 
Come spiegato da T. I. Oizerman: «L'[[Idealismo soggettivo|idealismo mistico]] di Berkeley (come lo ha giustamente battezzato [[Immanuel Kant|Kant]]) sostiene che niente separa l'uomo e Dio (eccetto le concezioni erronee dei [[Materialismo|materialisti]], ovviamente), dato che la natura e la materia non esistono come realtà indipendenti dalla coscienza. La rivelazione di Dio era direttamente accessibile all'uomo secondo questa dottrina; è il mondo percepito dai sensi, il mondo delle sensazioni umane, che arriva all'uomo dall'alto e va decifrato per comprendere lo scopo divino.» <ref name=":1" />
Come spiegato da T. I. Oizerman:
 
«L'[[Idealismo soggettivo|idealismo mistico]] di Berkeley (come lo ha giustamente battezzato [[Immanuel Kant|Kant]]) sostiene che niente separa l'uomo e Dio (eccetto le concezioni erronee dei [[Materialismo|materialisti]], ovviamente), dato che la natura e la materia non esistono come realtà indipendenti dalla coscienza. La rivelazione di Dio era direttamente accessibile all'uomo secondo questa dottrina; è il mondo percepito dai sensi, il mondo delle sensazioni umane, che arriva all'uomo dall'alto e va decifrato per comprendere lo scopo divino.» <ref name=":1" />
 
Berkeley credeva che Dio non fosse il distante ingegnere del meccanicismo [[Isaac Newton|newtoniano]] che in illo tempore condusse alla crescita di un albero nel quadrilatero dell'università.
 
Berkeley ripudia quindi il [[meccanicismo]] che per [[Isaac Newton]] sarebbe la causa dei fenomeni naturali.
Piuttosto la percezione dell'albero è un'idea che la mente di Dio ha prodotto nelle [[Mente|menti]], e l'albero continua ad esistere nel quadrangolo anche quando "nessuno" è lì, semplicemente perché Dio ha una mente infinita che percepisce tutto.
La filosofia di [[David Hume]] riguardante la causalità e l'oggettività è un'elaborazione di un altro aspetto della filosofia di Berkeley. [[A.A. Luce]], il più eminente studioso di Berkeley del ventesimo secolo ha sottolineato costantemente la continuità della filosofia di Berkeley. Il fatto che durante la sua vita sia tornato alle sue opere maggiori, facendo stampare edizioni riviste con solo dei piccoli cambiamenti, non è a favore delle teorie che attribuiscono a Berkeley un significativo voltafaccia.
 
=== Discussioni sulla relatività ===