Aurora Quezon: differenze tra le versioni

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[[File:Luis Taruc.jpg|thumb|upright=0.75|[[Luis Taruc]], leader supremo dell'[[Hukbalahap]], negò qualsiasi suo coinvolgimento nell'assassinio di Aurora Quezón]]
[[File:Aurora quezon tomb.jpg|thumb|Aurora Quezón è sepolta a pochi metri dal marito all'interno del Quezon Memorial Circle a [[Quezon City]].]]
La dedizione di Aurora Quezón al lavoro civico la portò, seppur indirettamente, alla morte. La mattina del 28 aprile 1949 la Quezón partì da Manila per recarsi nella cittadina natia del marito, Baler, per assistere all'inaugurazione del Quezon Memorial Hospital. In precedenza fu avvertita riguardo alla pericolosità del viaggio, per via delle frequenti attività insurrezionali organizzate nella [[Luzon Centrale]] dall'[[Hukbalahap]], l'armata militare del [[Partito Comunista delle Filippine (1930)|Partito Comunista delle Filippine]]. Tuttavia, la Quezón ignorò le precauzioni, dichiarando il mattino del viaggio: ''«(il supremo dell'Hukbalahap) Luis Taruc sa che ho i capelli bianchi e non mi farà del male.»''<ref name=mm9>Martinez, p. 149</ref> Essendo a conoscenza della difficoltà del viaggio, nonché della presenza minacciosa dell'Hukbalahap, il Presidente in carica [[Elpidio Rivera Quirino|Elpidio Quirino]] offrì all'ex First Lady la possibilità di utilizzare il suo aereo personale, ma ella rifiutò. Nonostante la tranquillità della Quezón, quest'ultima fu accompagnata da un convoglio di tredici veicoli, inclusi due [[Utility truck ¼ t 4x4 jeep|jeep]] militari con a bordo soldati armati.<ref name=mm8>Martinez, p. 148</ref> A bordo della [[berlina]] Buick della Quezón, assieme a lei, erano presenti la figlia Baby, allora una studentessa dell'Università di Santo Tomas, il cognato Felipe "Philip" Buencamino, il Sindaco della città di Quezon Ponciano Bernardo ed infine il generale ed ex Capo delle Forze Armate Rafael Jalandoni.
 
Aurora Quezón partì dalla sua residenza a Gilmore Avenue alle 5 del mattino. Il gruppo decise di passare per la Baler-Bongabon Road, una strada di montagna che connetteva Baler a [[Nueva Ecija]] inaugurata dalla stessa Quezón nel 1940.<ref name=au>{{Cita web|titolo=The Town Where Time Stands Still |url=http://www.aurora.ph/news/2004/dec-13e.html |sito=Aurora, Philippines:News |editore=BizNews Asia & Aurora.ph |data=December 2004 |accesso=3 maggio 2008 }}</ref> Di fronte ad un duro percorso polveroso, su richiesta della Quezón, la sua berlina guidò la fila di veicoli, allontanandosi presto dalle jeep militari che la seguivano.<ref name=mm8/> Mentre il veicolo della Quezón attraversava un percorso di montagna nei pressi di [[Bongabon]], questo fu improvvisamente bloccato da un gruppo di uomini armati.<ref name=mm0>Martinez, p. 150</ref> Nonostante il generale Jalandoni ed il Sindaco Bernardo li avessero avvisati che la signora Quezón era a bordo del mezzo di trasporto, gli uomini ignorarono le loro proteste e una raffica di proiettili esplose dai lati della strada e dalle pendici della montagna.<ref name=mm0/><ref name=time>{{Cita news|titolo=Murder in the Mountains |url=http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,800220,00.html |pubblicazione=Time Magazine |data=9 maggio 1949 |accesso=3 maggio 2008 }}</ref> In seguito fu rivelato che tra i cento e duecento uomini armati parteciparono all'attacco.<ref name=mm9/> La Quezón, sua figlia Baby e Bernardo rimasero uccisi all'istante, mentre suo cognato venne ferito mortalmente.<ref name=mm0/> I soldati presenti nel convoglio arrivarono immediatamente nel luogo dell'attacco e scambiarono colpi da fuoco con gli assalitori,<ref name=mm0/> i quali furono in grado di racimolare gli oggetti di valore delle vittime prima di fuggire.<ref name=time/> In totale rimasero uccisi dodici membri del gruppo della Quezon e dieci degli assalitori.<ref name=mm0/>
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Secondo la testimonianza dell'unico sopravvissuto, il generale Jalandoni, il movente dell'incidente fu una rapina, culminata però in tragedia. Jalandoni affermò che quando la macchina della Quezón fu bloccata, vide il colonnello San Agustin (una delle vittime) giacere privo di vita dietro le ruote della vettura. Nonostante le proteste del sindaco Bernardo, gli uomini armati lo uccisero all'istante e procedettero con la rapina, rubando prima il braccialetto della Quezón e in seguito rilasciando una scarica di proiettili contro le vittime indifese. Infine, queste ultime vennero private dei loro gioielli e di altri oggetti di valore.<ref>{{Cita web|url = http://www.gov.ph/1949/04/29/statement-of-president-quirino-on-the-tragic-death-of-mrs-aurora-aragon-quezon-april-29-1949/|titolo = Statement of President Quirino on the tragic death of Mrs. Aurora Aragon Quezon, April 29, 1949|autore = |sito = [[Gazzetta Ufficiale delle Filippine]]|editore = http://www.gov.ph/|data = 29 aprile 1949|lingua = en|accesso = 30 maggio 2015}}</ref>
 
L'incidente destò impressione e sdegno a livello nazionale e internazionale. Il [[Presidente degli Stati Uniti]] [[Harry Truman]] si dichiarò allibito e si espresse semplicemente con le seguenti parole: ''«È stato terribile.»''<ref name=mm151>Martinez, p. 151</ref> Furono dichiarati nove giorni di lutto nazionale, e il Presidente delle Filippine [[Elpidio Rivera Quirino]] (che lavorò come segretario di Manuel L. Quezon) pianse apertamente durante i funerali dell'ex First lady. La Quezón fu sepolta nel [[Manila North Cemetery]]. Ai funerali erano presenti anche i membri restanti della famiglia Quezón: il figlio Manuel Jr. e la figlia Nini, rimasta anch'essa vedova a causa del massacro. Sebbene nessun Presidente filippino sia mai stato assassinato, Aurora Quezón è una dei tre coniugi presidenziali ad essere stato ucciso, assieme ad Alicia Syquia-Quirino e [[Benigno Aquino Jr.]], entrambi morti prima dell'elezione dei rispettivi consorti.
 
Fin dai primissimi giorni in seguito al massacro, presso parte della pubblica opinione si diffuse la convinzione che l'[[Hukbalahap]] fosse il responsabile ultimo dei fatti.<ref name=lmg/><ref name=au/><ref name=time/><ref>{{Cita libro|autore=Major Lawrence M. Greenberg |titolo=The Hukbalahap Insurrection: A Case Study of a Successful Anti-Insurgency Operation in the Philippines, 1946–1955 |serie=Historical Analysis Series |url=http://www.history.army.mil/books/coldwar/huk/huk-fm.htm |editore=[[United States Army Center of Military History]] |data=July 1986 |urlcapitolo=http://www.history.army.mil/books/coldwar/huk/ch4.htm|capitolo= Chapter IV: The Insurrection – Phase I (1946-1950) |p=62|accesso=28 aprile 2013 |citazione=The Huk campaign that began in November 1948 reached its peak in April 1949, with the ambush of Senora Aurora Quezon, widow of the former Philippine president. Commander Alexander Viernes, alias Stalin, took two hundred men and laid an ambush along a small country road in the Sierra Madres mountains and waited for a motorcade carrying Sra. Quezon, her daughter, and several government officials. When the ambush ended, Senora Quezon, her daughter, the mayor of Quezon City, and numerous government troops lay dead alongside the road. Although Viernes claimed a great victory, people throughout the islands, including many in central Luzon, were outraged.}}</ref> Benché gli ''Huks'' fossero in piena attività durante quegli anni, la scomparsa della Quezon fu un evento del tutto inaspettato per la popolazione filippina. L'attacco sembrò pianificato già dall'inizio. In preparazione all'assalto, gli uomini armati bloccarono la strada e derubarono i passeggeri delle vetture di passaggio; uno dei passeggeri derubati affermò di aver intravisto un suo ex dipendente tra le file degli uomini armati.<ref name=mm9/> Mentre il generale Jalandoni accusò i membri dell'Hukbalahap come responsabili, il direttore del Philippine Constabulary, invece, disse che si trattò di un caso isolato e attribuì la colpa a dei banditi.<ref name=ta>{{Cita libro|cognome=Agoncillo |nome=Teodoro |wkautore=Teodoro Agoncillo |titolo=History of the Filipino People |anno=1990 |editore=Garotech Publishing |città=Quezon City |isbn=971-8711-06-6 |p=233}}</ref> In sostegno di Jalandoni, anche il Presidente filippino Elpidio Quirino attribuì la responsabilità dei fatti ai membri dell'Hukbalahap, esortando inoltre i filippini ad una "guerra popolare contro i dissidenti".<ref name=mm2>Martinez, p. 152</ref>