Donazioni di Alessandria: differenze tra le versioni

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==Contesto storico==
Le ''Donazioni di Alessandria'' seguirono la conclusione delle [[Campagne partiche di Marco Antonio|campagne militari di Antonio]] nell'[[Impero partico]] e nel [[Regno d'Armenia]]. Egli, pur avendo fallito alquanto miseramente nella soggiogazione dei Parti, era riuscito comunquenondimeno nella conquista dell'intera Armenia e, volendo fare leva proprio su questo suo successo per ergersi a grande conquistatore a fronte della sua campagna fallimentare, indisse per sé un grande festeggiamento, simile ad un [[trionfo]] [[Roma antica|romano]] - benché una cosa del genere, per legge, un condottiero romano avrebbe potuto effettuarla soltanto all'interno delle mura dell'Urbe e dietro autorizzazione del [[Senato romano|Senato]] -, con sé stesso che, vestito ad immagine e somiglianza del dio [[Dioniso]], tenne un sontuoso banchetto pubblico, facendo sfilare inoltre il sovrano armeno [[Artavaside II]] - sconfitto in battaglia - in catene per le strade della [[Alessandria d'Egitto|capitale tolemaica]] con il seguito della famiglia reale armena al completo, condotti poi al cospetto di Cleopatra affinché si prostrassero ai suoi piedi in segno di sottomissione, e che pare che al loro rifiuto sdegnato la regina tolemaica s'infuriò profondamente.<ref name = "prud">Prudence J. Jones, ''Cleopatra: The Last Pharaoh'', Haus Publishing, 2006, p.89-91</ref>
 
==Le donazioni==