Museo del genocidio di Tuol Sleng: differenze tra le versioni

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==Vita nella prigione==
{{F|storia|agosto 2020|Sezione del tutto priva di note e fonti a supporto.|arg2=Cambogia}}[[File:Tuolsleng3.JPG|thumb|Aule scolastiche trasformate in celle individuali]]
Giunti alla prigione, i prigionieri - peraltro già condannati a morte ''[[a priori]]'' - venivano fotografati e veniva chiesto loro un dettagliato resoconto biografico. Alcuni prigionieri - provenienti dal ''[[lager]]'' gestito da [[Ta Mok]] a [[Cherie O’Phnoe]] nella provincia di [[Kampot]], dov'erano stati precedentemente torturati - sono ritratti in fotografia con le ferite ricevute. Quelli arrestati e direttamente condotti a Tuol Sleng, viceversa, non mostrano segni di torture nelle fotografie. Dopo venivano obbligati a spogliarsi e tutti i loro oggetti personali venivano sequestrati. Le perquisizioni erano accuratissime ed avvenivano più volte anche nel corso della medesima giornata per impedire i tentativi di suicidio, in quanto i carcerati erano ben consci di aver scarse possibilità di uscire vivi da questo carcere. I prigionieri venivano quindi condotti nelle loro celle. Quelli assegnati alle celle più piccole venivano incatenati alle pareti. Quelli assegnati alle grandi celle collettive venivano incatenati assieme a lunghe sbarre di ferro. I prigionieri erano costretti a dormire sul pavimento restando legati, in mezzo ai propri rifiuti organici.
 
La prigione aveva un regolamento ferreo e ai prigionieri che cercavano di disobbedire venivano inflitte severe punizioni. I prigionieri si alzavano alle 4:30 del mattino e non potevano parlare tra loro, né coi secondini e non potevano mangiare e bere altro che due misere ciotole quotidiane di riso ed una brocca d'acqua quotidiani. Ogni minimo gesto doveva essere preventivamente approvato da un secondino. Inoltre le condizioni igienico-sanitarie erano terribili. Erano diffuse malattie della pelle, pidocchi e altre patologie, e pochissimi internati ricevevano trattamenti medici.