Televisione in Italia: differenze tra le versioni

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Una vicenda analoga occorse alla lombarda ''TV1'', che finì con la [[s:Sentenza della Corte Costituzionale n.59/1960|sentenza della Consulta del 13 luglio 1960]], che giustificava il monopolio RAI in base alla constatazione che le frequenze disponibili erano limitate.
 
Verso la fine degli [[anni 1960]] ed i primi anni 1970 iniziano nascere le prime tv private: fra i primissimiprimi esempi furono [[Telediffusione Italiana Telenapoli]] e [[Telebiella]], mentre nel territorio italiano nascono inoltre alcune emittenti televisive che trasmettono via cavo a livello locale. Il 3 ottobre [[1974]] nasce anche la [[Telecavocolor]] di [[San Benedetto del Tronto]].
 
Per aggirare il divieto sancito dalla Corte Costituzionale per le frequenze via etere, i successivi tentativi di televisioni private in Italia scelsero la via della [[televisione via cavo]]. Così nel 1972 [[Giuseppe Sacchi (imprenditore)|Giuseppe Sacchi]] fondò [[Telebiella]]: Sacchi subì un processo penale, nell'ambito del quale il pretore di Biella sollevò la questione di legittimità costituzionale. La vicenda finì con la [http://www.giurcost.org/decisioni/1974/0226s-74.html sentenza della Corte costituzionale n° 226 del 10 luglio 1974] che legittimava l'esistenza delle televisioni via cavo, in quanto necessariamente locali e perciò non lesive del monopolio RAI sulle trasmissioni su scala nazionale. Di questa possibilità approfittò [[Giacomo Properzj]], il quale fondò [[Telemilano cavo]] per servire il quartiere [[Milano 2]], costruito dall'[[Edilnord]] di [[Silvio Berlusconi]].