Fronte italiano (1915-1918): differenze tra le versioni

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Il 21 febbraio 1916 i tedeschi [[battaglia di Verdun|attaccarono in massa la piazzaforte di Verdun]] in Francia, dando il via alla battaglia più sanguinosa dell'intero conflitto che finì per catalizzare le attenzioni dei due contendenti. Sotto pressione, gli Alleati occidentali chiesero a Russia e Italia di condurre al più presto offensive sui loro fronti onde alleggerire la stretta su Verdun; i russi risposero lanciando il 18 marzo l'[[offensiva del lago Narač]], mentre Cadorna scatenò l'11 marzo la [[quinta battaglia dell'Isonzo]]: gli italiani conquistarono qualche posizione sul Sabotino, ma il poco terreno ottenuto davanti al San Michele andò perduto sotto i contrattacchi austro-ungarici e anzi l'attacco su Tolmino e il Mrzli fu sterile. Ostacolata dalla neve e dalla nebbia, l'offensiva fu poi interrotta il 15 marzo seguente<ref name = Thompson-172 />.
 
=== La StrafexpeditionSüdtiroloffensive ===
{{vedi anche|Battaglia degli AltipianiSüdtiroloffensive}}
[[File:Offensive 1916.png|thumb|Carta della ''StrafexpeditionSüdtiroloffensive'']]
 
Dopo la resa della Serbia nel novembre 1915, il capo di stato maggiore austro-ungarico Conrad von Hötzendorf iniziò a progettare un'offensiva risolutiva sul fronte italiano. Il piano prevedeva un attacco a partire dal saliente del Trentino in direzione est, verso lo sbocco delle montagne sulla pianura vicentina; l'enorme difficoltà di accumulare e manovrare mezzi adeguati in una regione tanto aspra e montuosa era controbilanciata dalla posta in gioco: lo sbocco delle divisioni austro-ungariche nella pianura veneta e l'accerchiamento dell'esercito italiano schierato nel Friuli, preso praticamente alle spalle<ref name = Silvetri2006-19 />. Per la realizzazione di una simile manovra, Conrad stimò di dover mettere in campo almeno {{formatnum:160000 uomini}} (16 divisioni a pieni ranghi), quando la consistenza delle forze lungo l'Isonzo non ammontava a più di {{formatnum:147000}} uomini: si rivolse allora al suo omologo tedesco Erich von Falkenhayn, chiedendo truppe per il fronte orientale onde sbloccare divisioni austro-ungariche da trasferire in Trentino. Falkenhayn, totalmente assorbito dai preparativi per l'attacco su Verdun, respinse la richiesta e arrivò a sconsigliare apertamente di attuare un piano così ambizioso, per la realizzazione del quale le forze austro-ungariche apparivano troppo limitate. Il rifiuto provocò accesi dissapori tra i due comandanti e Conrad perseverò nei preparativi: cinque divisioni furono richiamate dal fronte orientale nonostante le proteste tedesche, mentre l'armata di Borojević sull'Isonzo fu privata di quattro delle sue migliori divisioni e di buona parte della sua artiglieria pesante. Conrad riuscì in questo modo ad ammassare in Trentino 15 divisioni con circa un migliaio di pezzi<ref>{{cita|Thompson|pp. 173-175}}.</ref>.