Giorgio Sallustio Rossi: differenze tra le versioni
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Grazie a don Minzoni, del quale divenne amico, conobbe alcuni parroci [[Romagna|romagnoli]], compagni di seminario del coraggioso prete, i quali gli commissionarono l'ornamentazione delle chiese da loro gestite: così Rossi, dal 1923 al 1928, affrescò le chiese di [[Gambellara]], [[Chiesa di Santa Margherita (Faenza, Rivalta)|Rivalta]] e Albereto di [[Faenza]], [[Branzolino]], [[Chiesa di Santa Maria del Voto|Santa Maria del Voto]] a [[Forlì]], Gaiano di [[Solarolo]].
Concluso nel 1928 il suo "periodo romagnolo", Rossi espose alla ''Settimana ferrarese'' un'arcaica ''Madonna del Cedro'', che è andata a ornare la cappella Volta nel cimitero di [[San Bartolomeo in Bosco]]
È l'inizio di un'attività che si protrasse per oltre quarant'anni in cui Rossi alternò la decorazione murale e dei mobili alla pittura da cavalletto e la scultura, che gli insegnava [[Ulderico Fabbri]], artista con il quale condivise lo studio per qualche tempo. Nel rifarsi ai modi di [[Adolfo De Carolis|De Carolis]] o di [[Achille Funi|Funi]], l'artista li interpretò con gusto popolaresco e spesso corrivo. Nel 1939 Rossi eseguì, in collaborazione con [[Amerigo Ferrari]], i pannelli per la ''Mostra delle attività di Ferrara fascista''<ref>Lucio Sacrdino, ''Sirene di carta'', Edizioni M.G., Ferrara 1984, pag. 157</ref>.
Tra le sue opere più importanti: la decorazione della chiesa parrocchiale di [[Quartesana]] (poi distrutta), gli ornati di Casa [[Giorgio Cini|Cini]] a Ferrara, la decorazione della cappella Stagni nel cimitero di [[Sant'Egidio (Ferrara)|Sant'Egidio]] e di altre edicole funerarie a [[Porotto]]. L'intensa attività espositiva e nelle arti applicate trovava un ulteriore significato in quella di restauratore ai danni provocati dalla [[seconda guerra mondiale]].
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