Pago Veiano: differenze tra le versioni

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Il ritrovamento di numerosi reperti e testimonianze storiche quali tombe, epigrafi, monete ed altri oggetti di piccole e medie dimensioni rendono alquanto interessante e suggestiva la storia di Pago anche se, tuttavia, spesso non riescono a fornire una visione chiara su determinati aspetti del passato, innescando delle accese dispute tra gli studiosi e gli archeologi che si sono prodigati nella valutazione di quanto rinvenuto. Tracce di centri abitati pagi e ruderi presenti nelle contrade di Terraloggia, Casalini, Piane e Torre manifestano la presenza di insediamenti di età romana, anche se non si tratta di fonti in grado di poter garantire una corretta argomentazione storica.
 
A sfatare i dubbi suscitati da tali testimonianze riguardo lall'origine romana del paese è l'epigrafe<ref>studiata da don Arcangelo Polvere, arciprete di pago in collaborazione con Giosuè De Agostini (vedi foto)</ref> rinvenuta nel [[1845]] in contrada Li Piani dedicata a Caio Safronio Secondo, attualmente murata nella facciata dell'abitazione sita in Corso Margherita n. 183. Essa risale al [[167]] d.C. La traduzione letterale di quanto inciso recita:
 
“''Caio Safronio Secondo, figlio di Caio, della tribù Stellatina, edile e decurione di [[Benevento]], curatore e patrono del pago Vetano, con suo denaro fece i refettori e nell'inaugurazione diede un banchetto ai pagani, al tempo del terzo consolato dell'[[Lucio Vero|imperatore Vero]]''.”