Fronte italiano (1915-1918): differenze tra le versioni
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{{Campagnabox teatri della prima guerra mondiale}}
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Il '''fronte italiano
Dopo aver stipulato un patto di alleanza con le potenze della [[Triplice intesa]] e aver abbandonato lo schieramento della [[Triplice alleanza (1882)|Triplice alleanza]], l'Italia dichiarò guerra all'Austria-Ungheria il 23 maggio 1915, iniziando le operazioni belliche il giorno dopo: il fronte di contatto tra i due eserciti si snodò nell'[[Italia]] nord-orientale, lungo le frontiere [[alpi]]ne e la regione del [[Carso]]. Nella prima fase del confronto le forze italiane, guidate dal [[Capo di stato maggiore dell'Esercito Italiano|capo di stato maggiore dell'esercito]] generale [[Luigi Cadorna]], lanciarono una serie di massicce offensive frontali contro le difese austro-ungariche nella regione del fiume [[Isonzo]], tenute dall'armata del generale [[Svetozar Borojević von Bojna]], mentre operazioni di minor portata prendevano vita sui rilievi alpini e in particolare nella zona delle [[Dolomiti]].
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[[File:Görz Brücke Isonzo.jpg|thumb|left|Il fiume [[Isonzo]], con il distrutto [[ponte di Salcano]] e la città di [[Gorizia]] sullo sfondo]]
Le battaglie più dure e cruente dei primi anni di guerra avvennero sul fronte dell'Isonzo. Assai meno esteso di quello
Gli austro-ungarici, abbandonata la vallata di [[Caporetto]], fronteggiarono i reparti italiani su una linea quasi ovunque dominante, che partiva dal [[monte Rombon]], passava per il campo trincerato di [[Tolmino]] per poi collegare il ripido versante destro del fiume con quello sinistro, in corrispondenza con le trincee del monte Sabotino. Dal Sabotino le trincee austro-ungariche difendevano la città di Gorizia, fino a oltrepassare nuovamente l'Isonzo, per innestarsi sulle quattro cime del massiccio del San Michele e proseguire infine fino al mare lungo il primo ciglione del [[Carso]], passando per [[San Martino del Carso]], [[monte Sei Busi]], [[Doberdò del Lago]], i monti Debeli e Cosich<ref name = fronteIsonzo />.
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L'altopiano del Carso era un pessimo luogo dove condurre una guerra di posizione: scavare trincee e camminamenti senza disporre di perforatrici meccaniche si rivelò quasi impossibile, visto che sotto un leggero strato di terriccio si trovava della dura roccia calcarea, e il terreno in generale non favoriva dei movimenti rapidi delle truppe. Le esplosioni dei proiettili di artiglieria scagliavano in lungo e largo frammenti di roccia che si sommavano all'effetto mortale degli [[shrapnel]]<ref>{{cita|Thompson|p. 80}}.</ref>.
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{{Vedi anche|guerra Bianca}}
[[File:Italian alpine troops.jpg|thumb|Il fronte di montagna impegnò per quasi tutta la durata del conflitto i soldati in una "guerra verticale", combattuta tra le cime delle montagne. In questa foto alcuni alpini in cordata.]]
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