Risurrezione di Gesù: differenze tra le versioni

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[[File:Francesco Buoneri, called Cecco del Caravaggio - The Resurrection - Google Art Project.jpg|thumb|Risurrezione di Gesù, [[Francesco Buoneri]], 1619–20]]
 
L'accuratezza storica dei vangeli canonici - in merito alla ricostruzione degli avvenimenti legati alla morte e risurrezione di Gesù - pone parecchie perplessità agli storici; perplessità alimentate da ambienti protestanti,atei e in generale anti-cattolici. In particolare le "perplessità" si concentrerebbero, sulla risurrezione<ref>{{passo biblico|Mc15,42-47; Mc16; Gv19,38-42; 20; Lc23,50-56; 24; Mt27,57-66; 28}}.</ref> gli stessi vangeli cadono in contraddizioni spesso non conciliabili<ref name="ref_A">Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, p. 168,185-186, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref>, oltre a dissentire su quasi tutti i dettagli<ref group="Nota">Come osserva anche il biblista [[Bart Ehrman]]: "Quanto alla risurrezione, i vangeli dissentono su ogni dettaglio o quasi". (Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119, ISBN 978-88-98602-36-0.).</ref>. Il primo aspetto riguarda la scoperta della tomba vuota: la donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo [[Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]], sono invece due secondo [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]], tre secondo [[Vangelo secondo Marco|Marco]] e almeno cinque secondo [[Vangelo secondo Luca|Luca]]<ref group=Nota>Gli studiosi dell'[[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]]), ritengono che lo scopo della visita delle donne al sepolcro per imbalsamare (o ungere) il cadavere di Gesù - come riportato in Marco e Luca, a differenza di Matteo che parla di una semplice visita - non sia verosimile dopo un lasso di tempo così ampio e nelle condizioni climatiche della regione e, inoltre, che tale progetto non si accordi con le cure usate da Giuseppe d'Arimatea e da Nicodemo, precisate in {{passo biblico|Gv19,39-40}}. Alla stessa conclusione giungono il teologo [[Rudolf Bultmann]] e il filologo [[Eduard Schwartz]], i quali fanno inoltre rilevare la contraddizione delle donne che, recandosi al sepolcro la domenica, solo quando sono già per strada si chiedono - rendendo vano lo scopo del loro viaggio - come avrebbero fatto a rotolare il pesante masso che chiudeva il sepolcro ({{passo biblico|Mc16,3}}), essendone a conoscenza in quanto testimoni della chiusura della tomba ({{passo biblico|Mc15,47}}).</ref>; il momento in cui le donne si recano al sepolcro è prima dell'alba secondo Giovanni<ref group=Nota>Gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano, altresì, come il Vangelo secondo Giovanni - oltre a varie discordanze con i sinottici in merito al ritrovamento del sepolcro vuoto - presenti delle ulteriori incongruenze interne e che tali "''incongruenze nella narrazione dimostrano che l'evangelista ha ripreso fonti precedenti''"; ad esempio, pur essendo la sola Maddalena che si reca al sepolcro, la stessa si esprime poi al plurale nel fare il suo resoconto ai discepoli ({{passo biblico|Gv20,2}}), avendo l'evangelista ridotto il numero delle donne per collegarsi alla tradizione secondo la quale è la stessa Maddalena a vedere Gesù risorto; inoltre, quando la Maddalena torna al sepolcro ({{passo biblico|Gv20,11-12}}) sembra che non abbia ancora guardato dentro allo stesso, a differenza di quanto affermato poco prima ({{passo biblico|Gv20,2}}), considerato che nei sinottici le donne vedono il/gli angelo/i la prima volta che guardano nel sepolcro. Gli stessi studiosi sottolineano anche che, già in merito alla morte di Gesù, la tradizione giovannea "''è in conflitto''" con i sinottici sull'ora della crocifissione - ritenendo Giovanni che avvenga a mezzogiorno, al contrario di Marco che la pone alle 9 di mattina - oltre che sul giorno della stessa, ritenendo in questo caso che "''la cronologia più corretta sia quella di Giovanni''" che colloca la morte il giorno prima di Pasqua (14 Nisan), al contrario dei sinottici che la riferiscono allo stesso giorno pasquale (15 Nisan). Infine, tali studiosi evidenziano come, riguardo alle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione, nei vangeli canonici "''le descrizioni delle apparizioni sono così divergenti che risulta difficile stabilire l'eventuale antichità dei singoli racconti.''".</ref> e all'alba, secondo invece i sinottici; inoltre, secondo i Vangeli di Marco, Giovanni e Luca, le donne che arrivano al sepolcro trovano la pietra all'ingresso già rotolata, mentre secondo il Vangelo di Matteo trovano il sepolcro chiuso e un angelo che, dopo "''un gran terremoto''", scende dal cielo e fa rotolare la pietra dall'ingresso, per poi sedervisi sopra<ref group="Nota">Il teologo [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] rileva questa divergenza: "Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano. Come possiamo riconciliare questo con il resoconto di Matteo dove, mentre le donne sono al sepolcro, un angelo viene giù dal cielo e rotola la pietra?"; analogamente il biblista [[Bart Ehrman]]: "Possiamo continuare a lungo a farci domande e constatare che le risposte divergono da una narrazione all'altra. [...] Se si tratta di un gruppo di donne, chi e quante erano? Al loro arrivo, la pietra era stata rimossa o no dal sepolcro? [...] Gli studiosi si sono accorti, sin dal XVIII secolo, che tali divergenze non possono non influenzare la nostra visione dei vangeli. Non abbiamo di fronte resoconti obiettivi degli eventi. Le differenze sono troppe e non riguardano soltanto alcuni particolari dell'uno o dell'altro vangelo, bensì la descrizione complessiva e gli elementi fondamentali". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1; Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 216-217, ISBN 978-88-04-59690-5.).</ref>. Anche in merito agli angeli che le donne trovano al sepolcro vi sono più divergenze: secondo i Vangeli di Matteo e Marco, l'angelo è uno solo, mentre secondo i Vangeli di Luca e Giovanni sono due; gli stessi angeli, peraltro, quando vengono visti sono fuori dal sepolcro per Matteo, ma dentro il sepolcro per Marco e Giovanni, mentre Luca non specifica se siano fuori o dentro. Il [[Vangelo secondo Giovanni]] - in merito al momento in cui il/gli angelo/i vengono visti e parlano alla/e donna/e - segue inoltre un diverso schema degli eventi rispetto agli altri tre Vangeli<ref>{{passo biblico|Gv20,1-13; Mc16,1-8; Lc24,1-9; Mt28,1-8}}.</ref>: nei [[Vangeli sinottici|sinottici]], infatti, il/gli angelo/i vengono visti dalle donne appena queste arrivano al sepolcro vuoto al mattino della domenica, mentre in Giovanni la donna che arriva la mattina al sepolcro vuoto non vi si ferma, ma corre ad avvisare i discepoli e, dopo esser tornata al sepolcro con due di loro, solo quando questi se ne saranno andati vedrà gli angeli dentro il sepolcro stesso. Secondo Matteo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un'altra donna, secondo Marco e Giovanni appare alla sola Maria Maddalena, mentre Luca non riporta apparizioni alle donne. Inoltre, secondo Matteo, Luca e Giovanni le donne dal sepolcro corrono ad avvisare i discepoli, mentre all'opposto secondo Marco non dicono niente a nessuno perché hanno paura<ref group="Nota">Il teologo [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]] osserva: "la presentazione di Matteo delle donne (28,8-10) è drammaticamente all'opposto di quella di Marco. Le donne hanno ancora paura, ma esse obbediscono all'Angelo e corrono con grande gioia a dare il messaggio degli angeli ai discepoli di Gesù.". (Raymond E. Brown, ''The Death of the Messiah Vol. 2'', Anchor Yale Bible, 2010, p. 1159, ISBN 978-0-300-14010-1.).</ref>. Dopo l'informazione ricevuta dalle donne, per Matteo nessuno dei discepoli va al sepolcro per controllare, per Luca ci si reca solo un discepolo (Pietro), per Giovanni ci vanno due discepoli (Pietro e lo stesso Giovanni).<br>I resoconti evangelici non si conciliano neppure in merito al luogo della prima apparizione di Gesù agli apostoli<ref>{{passo biblico|Lc24,33-37; Gv20,10-26; Mt28,5-20; Mc16,5-20}}.</ref>, che in entrambi i casi seguivano le indicazioni precedentemente date loro: secondo i Vangeli di [[Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]] e [[Vangelo secondo Luca|Luca]] avviene a [[Gerusalemme]], mentre i Vangeli di [[Vangelo secondo Marco|Marco]] e [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] pongono entrambi l'episodio in [[Galilea]]. Anche [[Raymond Edward Brown|Raymond Brown]]<ref>Raymond E. Brown, ''La morte del Messia: un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli'', Queriniana Editore, 2007.</ref> ammette come i vari resoconti evangelici si riferiscano alla stessa apparizione pur collocandola in modo contraddittorio: «Va quindi respinta la tesi che i Vangeli possano essere armonizzati mediante una risistemazione in virtù della quale Gesù appare varie volte ai Dodici, prima a Gerusalemme e poi in Galilea». Si consideri, altresì, che secondo il Vangelo di Luca<ref>''«E io manderò su di voi quello che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».''({{passo biblico|Lc24,49}}).</ref> - creando ulteriori discrepanze tra le varie versioni - Gesù il giorno della Risurrezione proibisce agli apostoli di lasciare Gerusalemme fino a quando non avessero ricevuto la potenza dello Spirito, il che avverrà oltre 40 giorni dopo<ref>''Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.''({{passo biblico|At2,1-5}}).</ref>, successivamente anche alla sua [[Ascensione di Gesù|Ascensione]]<ref group=Nota>Questo sia secondo Luca - che pone l'Ascensione il giorno stesso della Risurrezione, ovvero poco dopo aver impartito ai discepoli l'ordine citato di non lasciare Gerusalemme - sia secondo gli Atti degli Apostoli, che invece pongono l'Ascensione 40 giorni dopo.</ref>; Gerusalemme è in Giudea e dista dalla Galilea circa duecento chilometri: per percorrere il tragitto da Gerusalemme a Cafarnao a piedi occorre almeno una settimana, tenendo anche presente che gli Ebrei il sabato non potevano viaggiare. All'interno degli stessi Vangeli vi sono poi ulteriori discordanze incrociate sulla prima apparizione di Gesù agli apostoli: [[Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]] e [[Vangelo secondo Luca|Luca]] pongono entrambi l'episodio a Gerusalemme, ma Giovanni dice di fronte a 10 apostoli (mancando Tommaso) mentre Luca dice di fronte a tutti e 11 gli apostoli<ref group=Nota>Gli apostoli vivi al momento della prima apparizione di Gesù erano undici: [[Giuda Iscariota|Giuda]] - secondo il Vangelo di Matteo, che dà una tempistica precisa del fatto ({{passo biblico|Mt27,1-11}}) - si era suicidato prima della crocifissione di Gesù e il nuovo dodicesimo apostolo (Mattia) - secondo gli [[Atti degli Apostoli]] - fu eletto solo dopo l'ascensione di Gesù e quindi dopo la fine delle apparizioni.</ref>; invece, [[Vangelo secondo Marco|Marco]] e [[Vangelo secondo Matteo|Matteo]] pongono entrambi l'episodio in Galilea, ma Marco dice che avviene in una mensa e Matteo dice che avviene su un monte (ma secondo diversi esegeti l'apparizione riferita dal finale del vangelo di Marco si verifica invece a Gerusalemme<ref>Alberto Maggi, ''Come leggere il Vangelo'', Cittadella, p. 160</ref>). Inoltre, in merito all'ordine dato agli apostoli di recarsi in Galilea dopo la risurrezione, secondo il Vangelo di Marco è un angelo che dà tale ordine, mentre secondo il Vangelo di Matteo è Gesù stesso a darlo.<ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119,152, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref name="ref_A" /><ref>Bart Ehrman, ''I Cristianesimi perduti'', Carocci Editore, 2005, pp. 218-219, ISBN 978-88-430-6688-9.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, p. 181-188, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>{{Cita|Brown, 2002|pp. 815-816, 819, 878, 1287}}.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 227-230, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref name="ref_B">Bart Ehrman, ''Il vangelo del traditore'', Mondadori, 2010, pp. 216-217, ISBN 978-88-04-59690-5.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, pp. 274, 284-285, 316, 442, ISBN 1-56563-041-6.</ref><ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2389, 2431, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref> <br>Infine, anche in merito all'[[Ascensione di Gesù]] i resoconti storici neotestamentari non concordano: per il [[Vangelo secondo Luca]] avviene nel giorno stesso della risurrezione<ref group=Nota>Gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano "''le evidenti contraddizioni di date dell'ascensione''" tra gli unici due resoconti neotestamentari ({{passo biblico|Lc24,1-52}} e {{passo biblico|At1,3-12}}) e come anche in {{passo biblico|Mt28,17}} "''Non si fa menzione di una ascensione perché questa ha coinciso con la risurrezione.''"; in merito a tali resoconti, anche gli studiosi dell'[[École biblique et archéologique française]], i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]] ("''At1,1-8 suppone invece un periodo di quaranta giorni.''"), quelli della Bibbia edizioni Paoline ("''Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc24,51. cf Gv20,17: la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate''") e quelli della [[Bibbia TOB]] ("''At1,3-11 [...] dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi''") ritengono che il Vangelo di Luca ponga l'ascensione il giorno stesso della risurrezione e gli Atti degli Apostoli 40 giorni dopo. La spiegazione che viene data è, quindi, di tipo non storico ma teologico: "''In At1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione.''" che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.</ref>, mentre invece, secondo gli [[Atti degli Apostoli]]<ref group=Nota>Come evidenziano anche gli esegeti dell'[[École biblique et archéologique française]] (i curatori della [[Bibbia di Gerusalemme]]) e quelli della [[Bibbia TOB]], in molti manoscritti dei primi secoli - per evitare la contraddizione con questo passo di {{passo biblico|At1,3-12}} - non viene riportato il passo {{passo biblico|Lc24,51}} con la menzione dell'ascensione, "''senza dubbio a causa della difficoltà che si trova a conciliarla con At1,3-11 (dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi).''".</ref>, avviene dopo 40 giorni, durante i quali Gesù appare agli apostoli "''con molte prove''".<ref>Bibbia di Gerusalemme, EDB, 2011, p. 2389-2390, 2503, ISBN 978-88-10-82031-5.</ref><ref>La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1675, ISBN 88-215-1068-9.</ref><ref>{{Cita|Brown, 2002|pp. 879, 941, 949-952}}.</ref><ref name="ref_B" /><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 205-206, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>AAVV,'' Personaggi della Bibbia'', Touring Club Italiano, 2014, p. 428, ISBN 9788836564972.</ref><ref>{{Cita|Ehrman, 2007| p. 195}}.</ref><ref>{{Cita| Ehrman, 2015|170, 275}}.</ref>
 
Si ravvisano una serie di discrepanze storiche anche per quanto riguarda la [[Deposizione di Gesù|deposizione dalla croce]]<ref group=Nota>Secondo le consuetudini [[Storia romana|romane]] - e vi sono molte testimonianze storiche in merito - i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma, ma i Romani rispettavano le usanze locali e in Giudea ne permettevano la sepoltura. Tuttavia, secondo le regole romane e giudaiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto comunque consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a [[Giuseppe di Arimatea]], i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.</ref> e la sepoltura ad opera di [[Giuseppe di Arimatea]], presentato nei Vangeli di Marco e Luca come un membro del [[Sinedrio]] e in quelli di Matteo e Giovanni come un discepolo di Gesù.<ref group=Nota>Risulta piuttosto improbabile quanto dichiarato dal [[Vangelo secondo Matteo]], cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a [[Gerusalemme]], proprio nei pressi del [[Calvario|Golgota]]. Infatti - a parte l'inverosimile coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di [[Arimatea]] - identificabile come l'attuale Rantis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme. Va, inoltre, considerato che - se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta (l'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in {{passo biblico|Nm19,11; Nm31,19}}) non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato (''Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua'' {{passo biblico|Gv18,28}}).</ref> Gli [[Atti degli Apostoli]], contraddicendo i Vangeli, fanno infatti riferimento a una diversa tradizione, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità giudaiche e cioè tutti i membri del Sinedrio<ref>''Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si leggono ogni sabato; e, pur non avendo trovato in lui nessun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel sepolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti '' ({{passo biblico|At13,27-30}}).</ref>; neppure [[Paolo di Tarso|Paolo]] - così come gli [[Atti degli Apostoli|Atti]] e gli autori delle altre [[Nuovo Testamento#Canone|lettere canoniche]] - parla mai di Giuseppe di Arimatea o del sepolcro vuoto in nessuno dei suoi scritti. Secondo alcuni studiosi, la figura di Giuseppe di Arimatea, verosimilmente, può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso - a differenza di una fossa comune - da cui proclamare la risurrezione di Gesù.<ref>Bart Ehrman, ''E Gesù diventò Dio'', Nessun Dogma Editore, 2017, p. 132-143,148, ISBN 978-88-98602-36-0.</ref><ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, ''La morte di Gesù'', Rizzoli, 2014, pp. 138-159,293,294,296, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Prima dei vangeli'', Carocci Editore, 2017, p. 136, ISBN 978-88-430-8869-0.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Gesù una bibliografia rivoluzionaria'', Ponte alle Grazie, 1994, pp. 159,188-194,196, ISBN 88-7928-270-0.</ref><ref>Bart Ehrman, ''Jesus apocalyptic prophet of the new millennium'', Oxford University Press, 1999, pp. 224-225,229,230,232, ISBN 978-0-19-512474-3.</ref><ref>John Dominic Crossan, ''Who killed Jesus?'', HarperOne, 1995, pp. 172-176, 187-188, 209, ISBN 978-0-06-061480-5.</ref><ref>Rudolf Bultmann, ''History of the Synoptic Tradition'', Hendrickson Publisher, 1963, p. 287, 290, ISBN 1-56563-041-6.</ref> Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista [[Mauro Pesce]] sostiene - pur ritenendo possibile, come riportato in {{passo biblico|At13,27-30}}, che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità giudaiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) - che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma - anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune - si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).<ref>Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù, Rizzoli, 2014, pp. 138-159, 293, ISBN 978-88-17-07429-2.</ref> Alcuni autori fanno però notare che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso riportato dal [[Talmud babilonese]], per cui ritengono che la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio sarebbe avvenuta in una fossa singola.<ref>Jake H. O’Connell, ''Jesus' Resurrection and Apparitions: A Baylesian Analysis'', Resource Publications, 2016, p. 133-139</ref>