Risurrezione di Gesù

credenza cristiana secondo cui Gesù risorse dopo la sua crocifissione
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La risurrezione (o resurrezione[1]) di Gesù è l'evento centrale della narrazione dei Vangeli e degli altri testi del Nuovo Testamento: secondo questi testi, il terzo giorno dalla sua morte in croce Gesù risorse lasciando il sepolcro vuoto e apparendo inizialmente ad alcune discepole e quindi anche ad altri apostoli e discepoli. Per il Cristianesimo l'evento è il principio e fondamento della fede, ricordato annualmente nella Pasqua e settimanalmente nella domenica.

La Resurrezione di Piero della Francesca.

La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come evento miracoloso e fondamentale nella Storia.

Sinossi evangelica modifica

Secondo gli scritti dei vangeli, il terzo giorno dopo la deposizione nel sepolcro Gesù risorse (I giorno: venerdì, morte e deposizione; III giorno: domenica, resurrezione). I vangeli canonici non descrivono direttamente l'evento, che non ha avuto testimoni diretti, ma solo la testimonianza della scoperta della sua tomba vuota e le successive apparizioni di Gesù alle discepole e agli apostoli. La scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè domenica mattina, quando Maria Maddalena - sola o con altre donne, a seconda del resoconto evangelico[Nota 1] - si recò al sepolcro[Nota 2].

Matteo Marco Luca Giovanni Altri testi
Morte in croce e Deposizione nel sepolcro
Dopo il sabato all'alba[Nota 3] Maria Maddalena e l'altra Maria al sepolcro (28,1[2]) Passato il sabato all'alba Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salome al sepolcro (16,1-2[3]) Passato il sabato di mattino presto Maria Maddalena, Giovanna, Maria di Giacomo e altre (v. 10) al sepolcro (24,1[4]) Il primo giorno della settimana quand'era ancora buio Maria Maddalena (e altre)[Nota 4] al sepolcro (20,1[5]) "Gesù Cristo... è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture" (1Cor15,3-4[6])[Nota 5]

"Gesù Cristo... costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti" (Rm1,3-4[7])
"Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo" (2Tm2,8[8])
"Gesù di Nazaret... Dio lo ha risuscitato" (At2,22-24[9])
e passim

Terremoto, apparizione di un angelo che rotola la pietra del sepolcro, paura dei soldati (lett. "custodi") (28,2-4[10]) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro e visione di un angelo (lett. "giovane"), paura delle donne (16,3-5[11]) Pietra rotolata via, ingresso nel sepolcro vuoto, apparizione di due angeli (lett. "uomini"), paura delle donne (24,2-5[12]) Pietra rotolata via (20,1[13]);
visione di due angeli nel sepolcro (20,11-13[14])
Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli (28,5-7[15]) Annuncio alle donne della risurrezione, invio ai discepoli e a Pietro (16,6-7[16]) Annuncio alle donne della risurrezione (24,5-8[17]) -
Partenza dal sepolcro, apparizione di Gesù alle donne (28,8-10[18]) Fuga dal sepolcro (16,8[19]); apparizione di Gesù a Maria Maddalena (16,9[20])[Nota 6] - Nel sepolcro apparizione di Gesù, noli me tangere (20,14-17[21])
- Le donne, spaventate, fuggono dal sepolcro e non dicono niente a nessuno (16,8[22]) Le donne dagli apostoli, annuncio, incredulità, Pietro al sepolcro, che vede vuoto (24,9-12[23]) Maria Maddalena dagli apostoli, annuncio, Pietro e Giovanni al sepolcro, che vedono vuoto (20,2-10[24])
Altre apparizioni e Ascensione

Luogo e data modifica

 
Scorcio della piccola cappella collocata all'interno della Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme, secondo la tradizione situata nel luogo dove si trovava la piccola grotta del sepolcro, demolita con la costruzione della chiesa. Sulla destra si nota il ripiano dove fu adagiato il corpo di Gesù.

Il luogo della risurrezione di Gesù, riportato dai vangeli, è il sepolcro nel quale era stato deposto, situato poco fuori le mura di Gerusalemme vicino al Golgota-Calvario, il piccolo monticello roccioso dove Gesù fu crocifisso. La tradizione cristiana avrebbe conservato la memoria geografica del luogo, nel quale sorge attualmente la Basilica del Santo Sepolcro.

I vangeli non indicano la data precisa della risurrezione, ma narrano che la scoperta avvenne all'alba del giorno dopo il sabato, cioè tre giorni dopo la sua morte e deposizione nel sepolcro. Metricamente valutando, i "tre giorni" sono poco più che una giornata e mezza, dal tramonto del venerdì all'alba della domenica.

Anche la data della morte di Gesù non è indicata esplicitamente dai vangeli.L'ipotesi maggiormente diffusa tra gli studiosi è che sia venerdì 7 aprile del 30 (o meno probabilmente il 27 aprile 31 o il 3 aprile 33), che quindi rimanderebbe, come data della risurrezione, alla domenica 9 aprile del 30.[senza fonte].

La resurrezione nei vangeli apocrifi modifica

La descrizione della risurrezione o resurrezione di Gesù, assente nei vangeli canonici, trova invece posto in alcuni vangeli apocrifi. Nel vangelo di Pietro, la tomba di Gesù era sorvegliata da alcuni soldati romani comandati dal centurione Petronio, con la presenza anche di alcuni religiosi ebrei. L'apocrifo racconta che durante la notte del sabato i soldati di guardia videro due uomini avvolti da un grande splendore, che scesero dal cielo e si avvicinarono al sepolcro; la pietra che lo chiudeva rotolò via da sola e i due entrarono nel sepolcro. I soldati svegliarono il centurione e i religiosi ebrei. Mentre discutevano tra loro, i presenti videro tre uomini uscire dalla tomba; due di loro sorreggevano il terzo ed erano seguiti da una croce. Quindi si sentì una voce proveniente dal cielo e la croce gli rispose. I soldati e i religiosi abbandonarono il sepolcro e corsero da Ponzio Pilato, svegliandolo e raccontandogli l'accaduto. Su richiesta dei religiosi ebrei, Pilato ordinò al centurione e ai soldati di non dire a nessuno ciò che avevano visto[25].

Storicità dell'evento modifica

La tradizione cristiana considera l'evento della risurrezione di Gesù come storico e fondamento della fede cristiana. Il Catechismo della Chiesa cattolica afferma che alla luce delle testimonianze contenute nei Vangeli "è impossibile interpretare la risurrezione di Gesù al di fuori dell'ordine fisico e non riconoscerla come avvenimento storico"[26]. Joseph Ratzinger ha affermato che la resurrezione di Gesù è un mistero che va oltre la scienza: Gesù non ritorna alla normale vita biologica (come Lazzaro e le altre persone risuscitate di cui si parla nei Vangeli), ma il suo corpo viene trasformato, per cui non è più soggetto alle leggi dello spazio e del tempo. Per Ratzinger, la resurrezione di Gesù inaugura una nuova dimensione definita escatologica: l'evento avviene nella storia e vi lascia un'impronta, ma va al di là della storia[27]. Il teologo Franco Giulio Brambilla precisa che la risurrezione in sé non è un evento storico ma metastorico, tuttavia si manifesta storicamente presso i discepoli e per mezzo di essi.[28]
Secondo il teologo Hans Kessler, la risurrezione è comunque "una realtà accettabile e comprensibile solo nella fede"[29], piuttosto che un fatto indagabile e verificabile con i mezzi dello storico.

Gli studiosi non cristiani considerano l'evento come inspiegabile dato che le documentazioni non cristiane attestano la stessa cosa: il sepolcro era vuoto, ma era continuamente pattugliato da soldati romani e guardie del tempio che volevano evitare la notizia della risurrezione. I documenti non cristiani sono contemporanei e coerenti con quelli cristiani. Gli stessi ebrei, nemici degli apostoli, ammisero la natura vuota del sepolcro.

Argomenti a favore della storicità modifica

 
La Resurrezione di Cristo, di Pieter Paul Rubens

I resoconti evangelici sono sostanzialmente concordi nell'evento della risurrezione, testimoniato dalla constatazione della tomba vuota e dalle apparizioni alle discepole prima e poi agli apostoli. La differenza fra le varie tradizioni, spiegabili con redazioni diverse quanto a cronologia e zona geografica nonché con i diversi destinatari a cui ciascun evangelista si rivolge (Matteo agli ebrei, Luca ai Greci e ai Romani), è un punto a favore della storicità: se i primi cristiani avessero voluto a posteriori inventare la risurrezione, sarebbero stati attenti a renderla credibile[30][31]. Alcune discordanze sono comunque dettagli secondari (come l'apparizione alle discepole di uno o di due angeli) mentre altre sono conciliabili, come i luoghi delle apparizioni agli Apostoli (è possibile che le prime siano avvenute a Gerusalemme e le successive in Galilea dove essi si sarebbero spostati)[32][Nota 7]. In merito ad altre differenze evangeliche, taluni rilevano come alcuni brani dei vangeli canonici - ad esempio il cosiddetto finale lungo[Nota 8] del vangelo di Marco - siano da considerarsi aggiunte posteriori.

Alcuni sostengono inoltre che l'evento non possa essere stato inventato dai discepoli in base alla loro fede in Gesù Messia: nell'Antico Testamento non si trova scritto che il Messia doveva morire e risorgere. Il "compimento" dell'Antico Testamento rappresentato da Gesù si trova a un livello ulteriore, fuori dalle stesse categorie previste dalle Scritture: gli ebrei si aspettavano infatti la risurrezione di tutti alla fine dei tempi, e per le loro concezioni la risurrezione di Gesù è assolutamente imprevedibile[33] Alcuni passi dell'Antico Testamento (come il Salmo 22) sono stati successivamente riferiti alla morte di Gesù e altri (come il Salmo 15) sono stati riferiti alla sua risurrezione, ma per i maggiori studiosi non è stata la Scrittura a suscitare il racconto degli eventi della risurrezione, ma sono stati gli eventi della risurrezione che hanno condotto ad una nuova interpretazione della Scrittura[27].

La sepoltura di Gesù, messa in dubbio da alcuni studiosi, è un fatto storico attestato anche da san Paolo (15,3-4[34]), che essendo giudeo e cittadino romano conosceva bene le usanze di entrambi i popoli. In Giudea, i condannati a morte venivano di solito sepolti in una fossa comune, ma l'autorità romana poteva concedere a sua discrezione la restituzione dei corpi a familiari o parenti; è plausibile che una richiesta proveniente da un giudeo autorevole come Giuseppe di Arimatea (presentato dagli evangelisti come membro del Sinedrio o uomo facoltoso), sia stata accolta favorevolmente[35]. D'altra parte, non c'è alcuna prova storica che attesti che Gesù è stato sepolto in una fossa comune destinata ai delinquenti, come sostiene qualche studioso; non sono emerse, neanche da parte ebraica, storie o leggende che raccontino una diversa modalità di sepoltura rispetto alla narrazione dei Vangeli[36]. Il racconto della sepoltura presentato dagli Atti degli Apostoli (13,27-30[37]) appare differente, ma secondo il biblista Carlo Maria Martini ciò sembra frutto di un'abbreviazione e non è da considerarsi necessariamente in opposizione ai Vangeli[38]. Secondo il cardinale Gianfranco Ravasi è invece da considerarsi sospetta la storicità della sorveglianza del sepolcro da parte delle guardie, riferita dal vangelo di Matteo (27,62-66[39]); l'episodio ha un valore apologetico (dimostrare l'impossibilità del furto del cadavere da parte dei discepoli), pertanto va considerato con cautela, leggendolo soprattutto sotto il profilo teologico[40][41] (per il biblista Alberto Maggi le guardie rappresentano coloro che sono al servizio della morte e nulla possono contro la manifestazione del Dio della vita[42]).

Per quanto riguarda la questione della tomba vuota, alcuni studiosi fanno osservare che se la tomba di Gesù fosse rimasta intatta, quest'argomento sarebbe stato usato dai giudei contro i primi discepoli per confutare le affermazioni sulla resurrezione[43]; altri ammettono che la tomba vuota non è in sé una prova della resurrezione, dato che può avere spiegazioni di vario tipo, ma lo diventa insieme alle testimonianze delle successive apparizioni. D'altra parte, le apparizioni senza la tomba vuota non sarebbero neanche loro un elemento a favore della resurrezione, dato che non avrebbero avuto nulla di diverso dalle normali apparizioni di morti riferite in vari luoghi ed epoche: ma entrambi gli eventi si completano e rafforzano[44].

Un ulteriore argomento proposto a favore della resurrezione è quello della "causa proporzionata" (Martin Dibelius): secondo il racconto biblico prima della risurrezione gli apostoli e i discepoli se ne stavano nascosti impauriti, dopo le apparizioni di Gesù risorto diventano audaci. Una truffa volontaria non può aver spinto i primi cristiani a rischiare la vita e a morire per una menzogna. La risurrezione è stata la causa di questo radicale cambiamento, proporzionata all'effetto ottenuto.[45] Secondo lo studioso ebreo di religioni Pinchas Lapide, neanche l'ipotesi che si sia trattato di allucinazioni è sufficiente a spiegare la profonda trasformazione dei discepoli.[46]

 
La Risurrezione, di Carl Heinrich Bloch

Altri studiosi osservano, inoltre, come il resoconto della risurrezione di Gesù sia molto antico e abbia costituito fin dall'inizio il cuore della predicazione cristiana, come testimoniano le Lettere di Paolo e gli Atti degli Apostoli (es. 1Cor15,1-8[47] e At2,32[48]): una prossimità così forte ai fatti esclude quindi, a loro giudizio, la possibilità di distorsioni ed elaborazioni mitologiche[49].

È stato anche evidenziato che ci sono importanti differenze tra le risurrezioni delle divinità narrate nei miti pagani e la risurrezione di Gesù: mentre le prime hanno un contorno leggendario, la seconda è situata in un contesto storico determinato. Gesù è un uomo vissuto in un luogo preciso (la Palestina) e un periodo storico preciso (l'epoca di Augusto e Tiberio): la sua esistenza si colloca dentro la realtà concreta della storia e pertanto la sua risurrezione (legata al fatto storico della sua morte) non può essere ridotta a simbolo di una realtà della natura (come ad esempio la rinascita primaverile)[50].

John Paul Meier, docente di Nuovo Testamento alla Notre Dame University afferma, nella sua opera Un ebreo marginale. Ripensare il Gesù storico:[51] "Benché sia un avvenimento reale avvenuto a Gesù Cristo», l'evento della risurrezione «non è avvenuto nel tempo e nello spazio e perciò non dovrebbe essere chiamato storico» (p. 186). E ancora: «la morte e la resurrezione di Gesù sono un evento unico, tra le antiche divinità del Vicino Oriente non si riscontra nulla di simile. Chiunque pensi che Gesù sia stato plasmato prendendo a modello tali divinità deve portare qualche prova -di qualunque genere- che gli ebrei palestinesi furono influenzati» da quei racconti. In ogni caso, «le differenze tra Gesù e gli dei di morte e rinascita dimostrano che Gesù non fu plasmato con le loro caratteristiche, persino nel caso che ai suoi tempi ci fossero persone che parlavano di quelle divinità» (p. 234,235).

Il teologo Hans Küng afferma: «non fu la fede dei discepoli a risuscitare Gesù ma fu il resuscitato a condurli alla fede»[52].

Argomenti a favore della non storicità modifica

 
Risurrezione di Gesù, Francesco Buoneri, 1619–20

L'accuratezza storica dei vangeli canonici - in merito alla ricostruzione degli avvenimenti legati alla morte e risurrezione di Gesù - pone parecchie perplessità agli storici; in particolare, sulla risurrezione[53] gli stessi vangeli cadono in contraddizioni spesso non conciliabili[54], oltre a dissentire su quasi tutti i dettagli[Nota 9]. Il primo aspetto riguarda la scoperta della tomba vuota: la donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Giovanni, sono invece due secondo Matteo, tre secondo Marco e almeno cinque secondo Luca[Nota 10]; il momento in cui le donne si recano al sepolcro è prima dell'alba secondo Giovanni[Nota 11] e all'alba, secondo invece i sinottici; inoltre, secondo i Vangeli di Marco, Giovanni e Luca, le donne che arrivano al sepolcro trovano la pietra all'ingresso già rotolata, mentre secondo il Vangelo di Matteo trovano il sepolcro chiuso e un angelo che, dopo "un gran terremoto", scende dal cielo e fa rotolare la pietra dall'ingresso, per poi sedervisi sopra[Nota 12]. Anche in merito agli angeli che le donne trovano al sepolcro vi sono più divergenze: secondo i Vangeli di Matteo e Marco, l'angelo è uno solo, mentre secondo i Vangeli di Luca e Giovanni sono due; gli stessi angeli, peraltro, quando vengono visti sono fuori dal sepolcro per Matteo, ma dentro il sepolcro per Marco e Giovanni, mentre Luca non specifica se siano fuori o dentro. Il Vangelo secondo Giovanni - in merito al momento in cui il/gli angelo/i vengono visti e parlano alla/e donna/e - segue inoltre un diverso schema degli eventi rispetto agli altri tre Vangeli[55]: nei sinottici, infatti, il/gli angelo/i vengono visti dalle donne appena queste arrivano al sepolcro vuoto al mattino della domenica, mentre in Giovanni la donna che arriva la mattina al sepolcro vuoto non vi si ferma, ma corre ad avvisare i discepoli e, dopo esser tornata al sepolcro con due di loro, solo quando questi se ne saranno andati vedrà gli angeli dentro il sepolcro stesso. Secondo Matteo, Gesù appare a Maria Maddalena e ad un'altra donna, secondo Marco e Giovanni appare alla sola Maria Maddalena, mentre Luca non riporta apparizioni alle donne. Inoltre, secondo Matteo, Luca e Giovanni le donne dal sepolcro corrono ad avvisare i discepoli, mentre all'opposto secondo Marco non dicono niente a nessuno perché hanno paura[Nota 13]. Dopo l'informazione ricevuta dalle donne, per Matteo nessuno dei discepoli va al sepolcro per controllare, per Luca ci si reca solo un discepolo (Pietro), per Giovanni ci vanno due discepoli (Pietro e lo stesso Giovanni).
I resoconti evangelici non si conciliano neppure in merito al luogo della prima apparizione di Gesù agli apostoli[56], che in entrambi i casi seguivano le indicazioni precedentemente date loro: secondo i Vangeli di Giovanni e Luca avviene a Gerusalemme, mentre i Vangeli di Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea. Anche Raymond Brown[57] ammette come i vari resoconti evangelici si riferiscano alla stessa apparizione pur collocandola in modo contraddittorio: «Va quindi respinta la tesi che i Vangeli possano essere armonizzati mediante una risistemazione in virtù della quale Gesù appare varie volte ai Dodici, prima a Gerusalemme e poi in Galilea». Si consideri, altresì, che secondo il Vangelo di Luca[58] - creando ulteriori discrepanze tra le varie versioni - Gesù il giorno della Risurrezione proibisce agli apostoli di lasciare Gerusalemme fino a quando non avessero ricevuto la potenza dello Spirito, il che avverrà oltre 40 giorni dopo[59], successivamente anche alla sua Ascensione[Nota 14]; Gerusalemme è in Giudea e dista dalla Galilea circa duecento chilometri: per percorrere il tragitto da Gerusalemme a Cafarnao a piedi occorre almeno una settimana, tenendo anche presente che gli Ebrei il sabato non potevano viaggiare. All'interno degli stessi Vangeli vi sono poi ulteriori discordanze incrociate sulla prima apparizione di Gesù agli apostoli: Giovanni e Luca pongono entrambi l'episodio a Gerusalemme, ma Giovanni dice di fronte a 10 apostoli (mancando Tommaso) mentre Luca dice di fronte a tutti e 11 gli apostoli[Nota 15]; invece, Marco e Matteo pongono entrambi l'episodio in Galilea, ma Marco dice che avviene in una mensa e Matteo dice che avviene su un monte (ma secondo diversi esegeti l'apparizione riferita dal finale del vangelo di Marco si verifica invece a Gerusalemme[60]). Inoltre, in merito all'ordine dato agli apostoli di recarsi in Galilea dopo la risurrezione, secondo il Vangelo di Marco è un angelo che dà tale ordine, mentre secondo il Vangelo di Matteo è Gesù stesso a darlo.[61][54][62][63][64][65][66][67][68]
Infine, anche in merito all'Ascensione di Gesù i resoconti storici neotestamentari non concordano: per il Vangelo secondo Luca avviene nel giorno stesso della risurrezione[Nota 16], mentre invece, secondo gli Atti degli Apostoli[Nota 17], avviene dopo 40 giorni, durante i quali Gesù appare agli apostoli "con molte prove".[69][70][71][66][72][73][74][75]

Si ravvisano una serie di discrepanze storiche anche per quanto riguarda la deposizione dalla croce[Nota 18] e la sepoltura ad opera di Giuseppe di Arimatea, presentato nei Vangeli di Marco e Luca come un membro del Sinedrio e in quelli di Matteo e Giovanni come un discepolo di Gesù.[Nota 19] Gli Atti degli Apostoli, contraddicendo i Vangeli, fanno infatti riferimento a una diversa tradizione, sostenendo che la deposizione dalla croce e la sepoltura di Gesù furono effettuate da coloro che non lo riconobbero come Messia e lo condannarono, quindi le autorità giudaiche e cioè tutti i membri del Sinedrio[76]; neppure Paolo - così come gli Atti e gli autori delle altre lettere canoniche - parla mai di Giuseppe di Arimatea o del sepolcro vuoto in nessuno dei suoi scritti. Secondo alcuni studiosi, la figura di Giuseppe di Arimatea, verosimilmente, può essere stata creata per la necessità di avere un personaggio degno di fiducia e un luogo preciso - a differenza di una fossa comune - da cui proclamare la risurrezione di Gesù.[77][78][79][80][81][82][83] Altri studiosi mettono invece in dubbio alcuni aspetti della sua figura, come quello che fosse un discepolo di Gesù, e il biblista Mauro Pesce sostiene - pur ritenendo possibile, come riportato in At13,27-30[84], che la sepoltura fosse stata effettuata dalle autorità giudaiche di Gerusalemme (per un uomo solo non sarebbe stato possibile tirare giù un condannato dalla croce e trasportarlo sul luogo della sepoltura) - che la figura di Giuseppe di Arimatea non sia probabilmente storica ma creata per giustificare la presenza di una tomba privata e che, dopo esser stato citato per la prima volta per il solo scopo della sepoltura, scompaia dagli stessi vangeli e non sia mai menzionato neppure negli Atti degli Apostoli; la figura di tale personaggio è quindi indispensabile per la strategia narrativa evangelica ma - anche supponendo storico l'intervento sinedrile nella sepoltura, che avrebbe comunque comportato l'utilizzo di una fossa comune - si è avuta la trasformazione di un atto del Sinedrio in un'iniziativa individuale (compresa la richiesta del cadavere a Pilato).[85] Alcuni autori fanno però notare che gli Ebrei, a differenza dei Romani, non usavano fosse comuni a causa di un divieto religioso riportato dal Talmud babilonese, per cui ritengono che la sepoltura di Gesù nel terreno da parte del Sinedrio sarebbe avvenuta in una fossa singola.[86]

Altri autori mettono invece in dubbio la storicità della presenza delle guardie alla tomba di Gesù riportata dal vangelo di Matteo, rilevando l'incongruenza dell’effetto che ha la loro testimonianza sui capi dei sacerdoti: essi credono al racconto delle guardie su eventi soprannaturali (terremoto, apparizione di un angelo, tomba vuota a seguito della risurrezione), ma di fronte ad eventi che manifestano la messianicità di Gesù pensano di opporsi al piano di Dio mettendo a tacere la storia mediante la corruzione delle guardie.[87] Inoltre, i soldati romani risultano disposti a testimoniare di essersi addormentati in servizio di guardia, nonostante fosse prevista nell'esercito romano la pena di morte per tale mancanza, come riportato da Matteo; gli altri tre evangelisti non si pongono neppure il problema di come le donne avrebbero potuto accedere al sepolcro, sapendo della presenza delle guardie romane con il compito di impedirlo. Secondo il teologo Rudolf Bultmann "Matteo (27,62-66) aggiunse la leggenda delle guardie al sepolcro per ragioni apologetiche"[Nota 20].

Secondo la grande maggioranza degli studiosi, i testi evangelici si sono formati gradualmente nel corso del tempo attraverso aggiunte e modifiche successive delle prime versioni scritte, che risalgono a 35-40 anni dopo la morte di Gesù: un lasso di tempo sufficiente a riadattare il racconto alle esigenze bibliche e spirituali dei cristiani dell'epoca.[88] Le contraddizioni interne ai Vangeli sono quindi la logica conseguenza della formazione degli stessi: secondo l'ipotesi storica maggiormente condivisa, l'autore (o gli autori) del Vangelo secondo Marco scrisse - al di fuori della Palestina e in greco, come avvenne anche per gli altri tre vangeli canonici - verso il 65-70 d.C., basandosi su tradizioni prevalentemente orali; i due Vangeli successivi di Matteo e Luca furono composti attorno all'80-85 d.C. e presero come fonte principale proprio il Vangelo di Marco, ma aggiunsero anche altre fonti - in comune e personali - e iniziarono quindi a distinguersi nelle versioni dei vari episodi narrati; per ultimo, verso la fine del I secolo d.C., fu composto il Vangelo di Giovanni, che si discosta ancor maggiormente dagli altri Vangeli canonici ed è considerato il meno storico.[89][90][91][92][93][94][95][96][97][98][99][100][101]
Oltre a ciò, in tutti gli scritti neotestamentari sono presenti errori e alterazioni, legati alle successive fasi di copiatura manuale degli scritti[Nota 21], variazioni che in alcuni casi sarebbero state introdotte consapevolmente per correggere delle incongruenze con altri brani biblici oppure per asseverare determinate posizioni teologiche, e avrebbero inciso pesantemente sull'affidabilità storica dei testi.[102][103][104][105][106][107][108][109][110][111] Si consideri, ad esempio, che nel Vangelo secondo Marco alcuni studiosi ritengono comunemente che i versetti finali, dal 9 al 20 del capitolo 16[112], sarebbero un'aggiunta successiva dei copisti e che il Vangelo quindi terminasse al versetto 8[113], senza citare alcuna apparizione di Gesù risorto e con le donne che non parlano a nessuno del sepolcro vuoto.[114][115][116][117][118][119][120][121][122][110][123]

Bisogna, inoltre, tener presente che nel cristianesimo delle origini era molto attesa la venuta imminente del Messia, a cui bisognava prepararsi con una condotta di vita basata sull'amore e la giustizia.[124] Il biblista Bart Ehrman[125][126][127][128] scrive: "da quasi un secolo, ormai, la maggior parte degli studiosi del settore sostiene che il modo migliore per comprendere la figura storica di Gesù sia collocarla nel contesto ebraico del suo tempo e considerarlo un profeta apocalittico. Questa opinione fu avanzata per la prima volta da Albert Schweitzer nel lontano 1906 e persiste da più di un secolo". Tali studiosi ritengono quindi che Gesù sia stato un predicatore apocalittico il quale credeva imminente la venuta di Dio nel mondo; anche il primo cristianesimo nacque come movimento apocalittico[Nota 22], prevedendo entro la generazione vivente il ritorno di Gesù - ovvero la sua seconda venuta, detta parusia - e l'avvento del regno di Dio; la fede in tale predizione iniziò, però, ad affievolirsi a mano a mano che i seguaci morivano senza che la stessa si avverasse[Nota 23], portando poi allo sviluppo della successiva teologia. Lo stesso Hans Küng ammette come questi brani neotestamentari[129], per quanto «molto scomodi» per la teologia cristiana, preannunciassero effettivamente l'avvento imminente del regno di Dio, anche per bocca dello stesso Gesù.[130][131][132][133][134][135][136][137][138][139][140]
Secondo alcuni autori, dopo la morte di Gesù è possibile che i discepoli attendessero il suo imminente ritorno e poi, delusi, si fossero auto-illusi che fosse ancora vivo e di averlo visto.[141]

Sono state poi avanzate spiegazioni di natura storico-antropologica, di storicizzazione del mito, che in particolare evidenziano le similarità tra la vicenda di Gesù ed eventi di resurrezione attribuiti ad altre divinità, come Mitra, Dioniso, Attis, Osiride, Tammuz. La risurrezione di Gesù farebbe quindi parte di miti ricorrenti sulla divinità che muore e risorge[142]: mitologie appartenenti alla stessa area Medio-Orientale, a volte contemporanee come quella di Mitra. L'ipotesi mitologica non è però condivisa da vari studiosi tra cui Bart Ehrman, biblista agnostico, che ha obiettato che ai tempi di Gesù alcune correnti dell'ebraismo (come i Farisei) credevano già nella risurrezione, anche se la collocavano alla fine dei tempi; per Ehrman, la credenza nella risurrezione di Gesù si sarebbe sviluppata nell'ambito delle credenze dell'ebraismo[143].

Secondo alcuni studiosi, il racconto della tomba vuota e quello delle apparizioni di Gesù risorto sarebbero state due tradizioni indipendenti (tramandate rispettivamente dal Vangelo di Marco e dalle Lettere di Paolo), che gli altri evangelisti avrebbero successivamente messo insieme. In particolare, il racconto della tomba vuota sarebbe stato una tradizione successiva e sarebbe stato riportato per sottolineare non solo che Gesù era risorto, ma anche che era risorto fisicamente e non solo spiritualmente. Sulla tomba vuota sono state avanzate dagli studiosi scettici diverse spiegazioni alternative a quella di un evento soprannaturale[144].

Tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento, alcuni teologi razionalisti tedeschi hanno avanzato ipotesi su una morte apparente di Gesù. Secondo Karl Friedrich Bahrdt, a Gesù sarebbe stata somministrata mentre era in croce una pozione che avrebbe simulato la sua morte; una volta tolto dalla croce, sarebbe stato rianimato e fatto scappare[145]. Secondo Karl Heinrich Venturini e Heinrich Paulus, Gesù sarebbe svenuto o entrato in coma mentre era sulla croce; creduto morto, sarebbe stato messo nel sepolcro, dove si sarebbe risvegliato spontaneamente. Secondo Venturini, Gesù sarebbe stato aiutato ad uscire dal sepolcro e a scappare dai membri di una società segreta che aveva fondato all'insaputa degli Apostoli[146][147]. La maggior parte degli studiosi moderni considera queste ipotesi prive di supporti storici e scientifici[148].

Altri, soprattutto in passato (a partire da Hermann Samuel Reimarus), hanno ipotizzato la truffa volontaria: secondo questa tesi i discepoli (magari alcuni all'insaputa degli altri) rubarono il corpo di Gesù e ne sostennero falsamente e coscientemente la risurrezione. Questa tesi, in particolare, pare fosse sostenuta in epoca apostolica dagli Ebrei (Mt28,11-14[149]). Altri ancora, salvando la buona fede dei discepoli, ritengono che il corpo di Gesù sia stato spostato da altri a loro insaputa. Secondo Robert Price, il corpo di Gesù sarebbe stato spostato dallo stesso Giuseppe di Arimatea, che dopo averlo tumulato provvisoriamente in un sepolcro vicino a causa dell'imminente inizio del sabato, lo avrebbe portato nel luogo di sepoltura definitiva appena concluso il giorno di festa.[150] Bart Ehrman ritiene che il corpo sia stato portato via da alcuni familiari di Gesù, i quali si sarebbero risentiti perché era stato sepolto da estranei alla famiglia[151]. Un altro studioso, Charles Freeman, sostiene che il corpo sia stato portato via per ordine di Caifa allo scopo di evitare pellegrinaggi da parte dei seguaci e quindi possibili disordini. Il giovane vestito di bianco visto dalle donne non sarebbe stato un angelo ma un incaricato dei sacerdoti, che aveva il compito di riferire loro un messaggio che convincesse gli Apostoli a ritornare in Galilea[152]. Secondo Richard Carrier, il ritrovamento delle bende e del lenzuolo nel sepolcro, citato contro l'ipotesi del furto o trasferimento del corpo (i ladri non lo avrebbero sbendato per portarlo via), non sarebbe un fatto storico citato nella prima stesura dei Vangeli ma un abbellimento inserito successivamente, dato che i cronisti dell'epoca usavano raccontare i fatti senza indulgere troppo sui particolari[153].

Secondo un'altra ipotesi, il corpo di Gesù potrebbe essere scomparso dalla tomba per cause naturali: in seguito al terremoto citato da Matteo (Matteo, 27,51-53[154]), si sarebbe aperto un crepaccio nel suolo della tomba, dove sarebbe finito il corpo. Il crepaccio si sarebbe poi chiuso a causa delle scosse di assestamento, nascondendo il corpo in occasione della successiva visita delle donne. Quest’idea è stata proposta nel Settecento dal tedesco Johann Christian Edelmann e rilanciata in seguito da altri, tra cui Rudolf Steiner.[155][156]

Alcuni autori della scuola storico-critica, tra cui Alfred Loisy, hanno spiegato le apparizioni di Gesù come un'allucinazione collettiva dei discepoli e il ritrovamento della tomba vuota come un errore d'identificazione del sepolcro o una tradizione sviluppatasi tardivamente e portata come prova della resurrezione[157].

Altri autori ritengono che il racconto della tomba vuota non sarebbe storico, ma leggendario: secondo lo studioso britannico Maurice Casey, all'origine della tradizione riportata dagli evangelisti ci potrebbe essere stata la visione di una delle donne del seguito di Gesù, che successivamente sarebbe stata tramandata come un fatto realmente accaduto.[158]

Oltre alle testimonianze ed ai testi è da notare anche l'assenza totale di reperti inerenti alla vita ed alla morte di Gesù, inoltre che l'unico reperto tenuto attualmente in considerazione, nonostante la poca attendibilità dovuta ai rilevamenti, è la Sindone di Torino la quale dagli accertamenti risulta essere un falso gettando pertanto ulteriori dubbi, conseguentemente, sulla sua stessa esistenza storica.

Documenti storici non religiosi modifica

Al di fuori degli scritti del Nuovo Testamento, non vi sono altre testimonianze storiche sulla risurrezione di Gesù a parte il cosiddetto Testimonium Flavianum - un brano dello storico ebreo e cittadino romano Giuseppe Flavio, contenuto nella sua opera Antichità giudaiche, scritta nel 93 d.C. a Roma. Nella versione che ci è pervenuta, questo brano riporta: "Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani". L'attendibilità di questo brano è discussa: per alcuni studiosi sarebbe un argomento a favore della storicità della risurrezione, ma la maggioranza[159] degli storici e degli esperti di Giuseppe Flavio ritiene che tali frasi non siano state scritte da Giuseppe Flavio stesso, ma siano state inserite successivamente ad opera di copisti cristiani; il testo infatti non viene citato da alcun padre della Chiesa fino ad Eusebio di Cesarea nel IV secolo.[160][161]

Un altro reperto ritenuto collegato alla vicenda della risurrezione di Gesù è l'Iscrizione di Nazareth (o lapide di Nazaret), nome convenzionale attribuito a una lastra di marmo di 24 x 15 cm recante un'iscrizione greca in 22 righe, riportante la prescrizione della pena capitale per chi avesse asportato cadaveri dai sepolcri. Per alcuni studiosi sarebbe un'altra prova a favore della storicità dell'evento. Il teologo anglicano Michael Green ritiene che questa iscrizione sia la dimostrazione che, dopo la resurrezione di Cristo, la tomba vuota abbia creato una reazione da parte dell'autorità costituita: «È indicata con il nome di iscrizione di Nazareth, dalla cittadina dove venne ritrovata. Essa riporta un editto imperiale, redatto sotto Tiberio (14-37 d.C.) o Claudio (41-54). È una direttiva, con le relative sanzioni contro i profanatori di tombe e sepolcri. Sarebbe il risultato della reazione alla tomba vuota che un rapporto di Ponzio Pilato all'imperatore potrebbe aver spiegato come un furto perpetrato dai suoi discepoli, l'editto sarebbe quindi la risposta dell'autorità a questo evento. »[162] Altri studiosi semplicemente ritengono che l'editto di Nazareth non sia necessariamente correlato alla vicenda di Gesù.[163]

Interpretazione nel cristianesimo modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nel Cristianesimo e Gesù nel Nuovo Testamento.

Secondo la teologia cristiana la risurrezione di Gesù,[164] oltre a compartecipare con la sua morte al processo di giustificazione (Romani 4,25;6,4[165]), permette all'umanità riscattata di poter ricevere la cosiddetta "adozione filiale", cioè di partecipare alla vita di natura divina propria del Figlio nella risurrezione futura (1 Corinzi 15,20-22[166]).

Risurrezione come allegoria della fede modifica

Secondo il teologo evangelico Rudolf Bultmann la risurrezione è una verità di fede storicizzata. La fede dei primi cristiani vedeva in Gesù il salvatore atteso che liberava l'umanità dal male, dal peccato e dalla morte. Questa convinzione, secondo il teologo, è stata storicizzata nella credenza della risurrezione.

Risurrezione simbolica modifica

Secondo il teologo Roger Haight, il racconto della resurrezione del Vangelo secondo Marco si può leggere in chiave simbolica: la tomba aperta e vuota significa che Gesù ha superato e sconfitto la morte, mentre l'annuncio della resurrezione da parte di un angelo significa che quest'evento è stato rivelato da Dio e non si tratta di una verità dedotta dai discepoli. Le apparizioni agli Apostoli riuniti significano che l'annuncio della resurrezione è diretto alla comunità dei discepoli, che avrà la missione di diffondere il messaggio di Gesù. La realtà di questi eventi non può essere indagata con il metodo storico, ma rappresenta un aspetto della fede[167]. Le diverse versioni sui racconti della resurrezione fornite dai quattro Vangeli non vanno considerate come resoconti storici dettagliati di ciò che avvenne; bisogna perciò evitare sia un'interpretazione letterale di tipo fondamentalista (con il tentativo di conciliare a tutti i costi le varie versioni) sia un'interpretazione troppo critica che porti a negarne completamente l'attendibilità[167]. Le storie sulle apparizioni e sulla tomba vuota hanno lo scopo di comunicare verità di fede e bisogna perciò vedere il loro significato teologico[168]. Inoltre, al di là dei dettagli, tali racconti forniscono alcune indicazioni storiche generali sulle origini del cristianesimo, come una nuova sensibilità verso le donne (nella cultura ebraica la loro testimonianza valeva meno di quella degli uomini, ma ciò nonostante sono le prime a vedere Gesù) e il senso di comunità dei discepoli, che continuarono a riunirsi dopo la morte del maestro, per cui la fede nella resurrezione poté formarsi e consolidarsi all'interno della comunità, favorita dal ricordo della predicazione di Gesù, dalla riflessione sulla sua figura alla luce delle Scritture ebraiche e dalla pratica del pasto eucaristico appresa da Gesù[167].

Significato escatologico modifica

Per Vito Mancuso, la resurrezione di Gesù non è un fatto storico ma escatologico, avvenuto nella dimensione dell'eternità. Il corpo di Gesù risorto è un corpo spiritualizzato, non il suo cadavere ritornato in vita. Gesù risorto mantiene la sua individualità personale, non la sua materialità fisica. Secondo Mancuso non si può sapere esattamente che fine abbia fatto il corpo materiale di Gesù: Mancuso ipotizza che sia stato in qualche modo decomposto nella nostra dimensione temporale per venire ricomposto nella dimensione dell'eternità[169]. Per quanto riguarda le apparizioni di Gesù, esse hanno avuto luogo per rafforzare la fede dei discepoli, che già credevano in Lui; se il loro fine fosse stato quello di convincere gli scettici, Gesù sarebbe apparso a qualche testimone neutrale o avverso, come un soldato romano o un religioso ebreo[170]. Diversi teologi aggiungono al riguardo che Gesù apparve ai discepoli anche perché aveva da affidargli una missione e per questo motivo si manifesterà in seguito anche a Saulo di Tarso, che diventerà l'apostolo Paolo; non apparve invece ai membri del Sinedrio o a Pilato perché Dio si manifesta a chi lo cerca sinceramente, pertanto non avrebbe avuto senso un miracolo per costringere a credere chi non era disponibile[33].

Anche per Hans Küng, la resurrezione di Gesù non è avvenuta in termini fisiologici, con la rianimazione di un corpo morto; Gesù è stato resuscitato da Dio Padre in una forma nuova, ricevendo un nuovo corpo spiritualizzato. Per fare questo, Dio non ha avuto bisogno dei resti corporei dell'esistenza di Gesù. Non possiamo sapere che fine abbia fatto il suo corpo mortale: è vero che i giudei non hanno mai contestato la storia del sepolcro vuoto, ma è anche vero che neanche gli Apostoli e San Paolo si sono richiamati ad essa per convincere gli oppositori. La storia del sepolcro vuoto, al di là dell'eventuale realtà storica, vuole comunicarci simbolicamente che l'individuo risorto visto dai discepoli è proprio quel Gesù di Nazaret che era morto e giaceva nel sepolcro. Le apparizioni del Risorto sono tuttavia teologicamente più rilevanti rispetto al sepolcro vuoto. Dopo la risurrezione, Gesù si manifesta a coloro che vuole fare suoi strumenti. Soltanto dopo le apparizioni, i discepoli possono prendere coscienza che Gesù non era rimasto nel dolore e nella morte, ma che Dio lo aveva elevato presso di sé. L'oggetto principale della fede pasquale non è però rappresentato dalle apparizioni né tantomeno dal sepolcro vuoto, ma dalla fede in Gesù come Cristo vivente e, per suo tramite, dalla fede nel Dio vivente che non ha abbandonato Gesù alla morte, ma lo ha accolto nella sua vita. [171][172][173][174]

Interpretazione secondo la religione islamica modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nell'Islam.

Secondo l'Islam Gesù ascese direttamente al cielo, senza morire in croce, né risorgere. Il Corano dice:

«Hanno detto: "Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio", mentre né lo uccisero né lo crocifissero ma così parve loro... ma Iddio lo innalzò a sé, e Dio è potente e saggio.»

I musulmani credono che Allah diede le fattezze di Gesù ad un altro uomo (probabilmente Giuda Iscariota) che fu crocifisso al posto suo[175].

Interpretazione secondo la religione bahai modifica

La religione bahai ritiene Gesù un profeta e crede nella sua risurrezione, ma la interpreta come un evento di natura spirituale e divina, non materiale. La domenica sera, mentre erano riuniti in un luogo chiuso e discutevano, gli apostoli avrebbero capito il senso simbolico e spirituale della frase di Gesù Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere (Giovanni 2,19[176]), per cui la loro fede si sarebbe risvegliata e avrebbero deciso di dedicare la loro vita alla diffusione del messaggio del Maestro[177].

Posizione degli ebrei modifica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Gesù nell'Ebraismo.

L’ebraismo accetta la storicità di Gesù ed anche la sua morte, ma non la sua risurrezione. Anche se alcune correnti ebraiche contemporanee cominciano a considerare Gesù un maestro spirituale, gli ebrei ortodossi non credono che Gesù fosse il messia promesso dalle Sacre Scritture, perché secondo le loro concezioni un vero messia non avrebbe dovuto essere ucciso come un malfattore; inoltre, la risurrezione non può riguardare una singola persona, ma è un evento che avverrà per tutti alla fine del mondo[178]. Oggi alcuni studiosi e rabbini ammettono l’idea che un messia possa morire e risuscitare, ma ritengono che questo non sia il caso di Gesù, perché i racconti cristiani sulla sua risurrezione sarebbero contraddittori e non sufficientemente fondati dal punto di vista storico[179]. Un’eccezione è rappresentata da Pinchas Lapide, studioso ebreo ortodosso, secondo cui la risurrezione di Gesù sarebbe un fatto storico; tuttavia, secondo Lapide, l’evento non dimostrerebbe la divinità di Gesù e neanche il suo ruolo di messia[46]. Géza Vermes, uno dei maggiori studiosi ebraici di Gesù, ha affermato che ci sono sei possibilità per spiegare la risurrezione di Gesù: il corpo fu rubato dai suoi discepoli; il corpo fu rimosso da qualcuno non collegato ai discepoli; la tomba vuota non era quella di Gesù, ma ci fu un errore d’identificazione; Gesù fu sepolto ancora vivo, uscì dalla tomba e morì poco dopo; Gesù si riprese dal coma, uscì dalla tomba e lasciò la Palestina; Gesù non risuscitò fisicamente, ma spiritualmente. Secondo Vermes, nessuna di queste ipotesi sarebbe in grado di spiegare l’evento in modo pienamente soddisfacente[180].

Devozione cattolica modifica

  • La risurrezione di Gesù è la prima delle quattordici stazioni della Via Lucis cattolica.
  • La risurrezione di Gesù è il primo dei misteri gloriosi del rosario.

Note modifica

  1. ^ La donna che si reca al sepolcro la domenica della risurrezione è solo una secondo Gv 20,1, su laparola.net., sono invece due secondo Mt 28,1, su laparola.net., tre secondo Mc 16,1, su laparola.net. e almeno cinque secondo Lc 24,1-10, su laparola.net..
  2. ^ Secondo Mc 16,1, su laparola.net. per completare l'imbalsamazione del cadavere lasciata in sospeso il venerdì sera per il sopraggiungere del tramonto, coincidente con l'inizio del sabato e il divieto di lavoro.
  3. ^ L'originale greco "il chiarore del primo giorno della settimana" (per gli ebrei il giorno cominciava al tramonto) può indicare l'inizio della notte tra sabato e domenica, cf. Bibbia TOB, nota a Mt 28,1
  4. ^ Giovanni mette in scena esplicitamente la sola Maddalena ma nel versetto successivo ( Gv 20,2, su laparola.net.) questa riferisce "non sappiamo dove l'hanno posto", confermando la presenza di più donne al sepolcro.
  5. ^ È il più antico riferimento relativo alla risurrezione e alle apparizioni di Gesù, databile alla primavera del 56 (vedi Bibbia TOB, p. 2608).
  6. ^ I versetti 9-11 sono aggiunte successive alla originale redazione del Vangelo di Marco e riassumono sommariamente le varie apparizioni di Gesù.
  7. ^ Una ricostruzione dettagliata che concilia tutte le contraddizioni contestate dagli storici è in M. Valtorta, L'Evangelo, vol. 10, capp. 617-620:http://www.scrittivaltorta.altervista.org/per_volume.htm
  8. ^ Tale finale del Vangelo secondo Marco è canonico e come precisano i curatori della Bibbia Edizioni Paoline "sul suo valore ispirato non abbiamo dubbi per la definizione del Concilio di Trento dell'8.4.1546" (La Bibbia, Edizioni Paoline, 1991, p. 1590, ISBN 88-215-1068-9.).
  9. ^ Come osserva anche il biblista Bart Ehrman: "Quanto alla risurrezione, i vangeli dissentono su ogni dettaglio o quasi". (Bart Ehrman, E Gesù diventò Dio, Nessun Dogma Editore, 2017, pp. 116-119, ISBN 978-88-98602-36-0.).
  10. ^ Gli studiosi dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme), ritengono che lo scopo della visita delle donne al sepolcro per imbalsamare (o ungere) il cadavere di Gesù - come riportato in Marco e Luca, a differenza di Matteo che parla di una semplice visita - non sia verosimile dopo un lasso di tempo così ampio e nelle condizioni climatiche della regione e, inoltre, che tale progetto non si accordi con le cure usate da Giuseppe d'Arimatea e da Nicodemo, precisate in Gv19,39-40, su laparola.net.. Alla stessa conclusione giungono il teologo Rudolf Bultmann e il filologo Eduard Schwartz, i quali fanno inoltre rilevare la contraddizione delle donne che, recandosi al sepolcro la domenica, solo quando sono già per strada si chiedono - rendendo vano lo scopo del loro viaggio - come avrebbero fatto a rotolare il pesante masso che chiudeva il sepolcro ( Mc16,3, su laparola.net.), essendone a conoscenza in quanto testimoni della chiusura della tomba ( Mc15,47, su laparola.net.).
  11. ^ Gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano, altresì, come il Vangelo secondo Giovanni - oltre a varie discordanze con i sinottici in merito al ritrovamento del sepolcro vuoto - presenti delle ulteriori incongruenze interne e che tali "incongruenze nella narrazione dimostrano che l'evangelista ha ripreso fonti precedenti"; ad esempio, pur essendo la sola Maddalena che si reca al sepolcro, la stessa si esprime poi al plurale nel fare il suo resoconto ai discepoli ( Gv20,2, su laparola.net.), avendo l'evangelista ridotto il numero delle donne per collegarsi alla tradizione secondo la quale è la stessa Maddalena a vedere Gesù risorto; inoltre, quando la Maddalena torna al sepolcro ( Gv20,11-12, su laparola.net.) sembra che non abbia ancora guardato dentro allo stesso, a differenza di quanto affermato poco prima ( Gv20,2, su laparola.net.), considerato che nei sinottici le donne vedono il/gli angelo/i la prima volta che guardano nel sepolcro. Gli stessi studiosi sottolineano anche che, già in merito alla morte di Gesù, la tradizione giovannea "è in conflitto" con i sinottici sull'ora della crocifissione - ritenendo Giovanni che avvenga a mezzogiorno, al contrario di Marco che la pone alle 9 di mattina - oltre che sul giorno della stessa, ritenendo in questo caso che "la cronologia più corretta sia quella di Giovanni" che colloca la morte il giorno prima di Pasqua (14 Nisan), al contrario dei sinottici che la riferiscono allo stesso giorno pasquale (15 Nisan). Infine, tali studiosi evidenziano come, riguardo alle apparizioni di Gesù dopo la risurrezione, nei vangeli canonici "le descrizioni delle apparizioni sono così divergenti che risulta difficile stabilire l'eventuale antichità dei singoli racconti.".
  12. ^ Il teologo Raymond Brown rileva questa divergenza: "Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano. Come possiamo riconciliare questo con il resoconto di Matteo dove, mentre le donne sono al sepolcro, un angelo viene giù dal cielo e rotola la pietra?"; analogamente il biblista Bart Ehrman: "Possiamo continuare a lungo a farci domande e constatare che le risposte divergono da una narrazione all'altra. [...] Se si tratta di un gruppo di donne, chi e quante erano? Al loro arrivo, la pietra era stata rimossa o no dal sepolcro? [...] Gli studiosi si sono accorti, sin dal XVIII secolo, che tali divergenze non possono non influenzare la nostra visione dei vangeli. Non abbiamo di fronte resoconti obiettivi degli eventi. Le differenze sono troppe e non riguardano soltanto alcuni particolari dell'uno o dell'altro vangelo, bensì la descrizione complessiva e gli elementi fondamentali". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1; Bart Ehrman, Il vangelo del traditore, Mondadori, 2010, pp. 216-217, ISBN 978-88-04-59690-5.).
  13. ^ Il teologo Raymond Brown osserva: "la presentazione di Matteo delle donne (28,8-10) è drammaticamente all'opposto di quella di Marco. Le donne hanno ancora paura, ma esse obbediscono all'Angelo e corrono con grande gioia a dare il messaggio degli angeli ai discepoli di Gesù.". (Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, p. 1159, ISBN 978-0-300-14010-1.).
  14. ^ Questo sia secondo Luca - che pone l'Ascensione il giorno stesso della Risurrezione, ovvero poco dopo aver impartito ai discepoli l'ordine citato di non lasciare Gerusalemme - sia secondo gli Atti degli Apostoli, che invece pongono l'Ascensione 40 giorni dopo.
  15. ^ Gli apostoli vivi al momento della prima apparizione di Gesù erano undici: Giuda - secondo il Vangelo di Matteo, che dà una tempistica precisa del fatto ( Mt27,1-11, su laparola.net.) - si era suicidato prima della crocifissione di Gesù e il nuovo dodicesimo apostolo (Mattia) - secondo gli Atti degli Apostoli - fu eletto solo dopo l'ascensione di Gesù e quindi dopo la fine delle apparizioni.
  16. ^ Gli esegeti del "Nuovo Grande Commentario Biblico" sottolineano "le evidenti contraddizioni di date dell'ascensione" tra gli unici due resoconti neotestamentari ( Lc24,1-52, su laparola.net. e At1,3-12, su laparola.net.) e come anche in Mt28,17, su laparola.net. "Non si fa menzione di una ascensione perché questa ha coinciso con la risurrezione."; in merito a tali resoconti, anche gli studiosi dell'École biblique et archéologique française, i curatori della Bibbia di Gerusalemme ("At1,1-8 suppone invece un periodo di quaranta giorni."), quelli della Bibbia edizioni Paoline ("Gesù era già salito al Padre in anima e corpo sin dalla risurrezione, Lc24,51. cf Gv20,17: la scena dell'ascensione, 40 giorni dopo, significa che le apparizioni di Gesù e la sua rivelazione ai discepoli sono terminate") e quelli della Bibbia TOB ("At1,3-11 [...] dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi") ritengono che il Vangelo di Luca ponga l'ascensione il giorno stesso della risurrezione e gli Atti degli Apostoli 40 giorni dopo. La spiegazione che viene data è, quindi, di tipo non storico ma teologico: "In At1,6-11, Luca dà un altro racconto dell'ascensione." che deve essere visto come «ecclesiale», ovvero come l'annuncio dell'inizio della predicazione della Chiesa, diversamente da quello del Vangelo secondo Luca che è «dossologico» e riguarda l'esaltazione di Gesù il giorno stesso della risurrezione.
  17. ^ Come evidenziano anche gli esegeti dell'École biblique et archéologique française (i curatori della Bibbia di Gerusalemme) e quelli della Bibbia TOB, in molti manoscritti dei primi secoli - per evitare la contraddizione con questo passo di At1,3-12, su laparola.net. - non viene riportato il passo Lc24,51, su laparola.net. con la menzione dell'ascensione, "senza dubbio a causa della difficoltà che si trova a conciliarla con At1,3-11 (dove Lc colloca questo evento quaranta giorni più tardi).".
  18. ^ Secondo le consuetudini romane - e vi sono molte testimonianze storiche in merito - i cadaveri dei giustiziati erano lasciati decomporre sulla croce alla mercé degli animali, come deterrente per chi osava sfidare Roma, ma i Romani rispettavano le usanze locali e in Giudea ne permettevano la sepoltura. Tuttavia, secondo le regole romane e giudaiche, i giustiziati erano sepolti senza cerimonie pubbliche e in una fossa comune, in modo da evitare che la tomba potesse diventare meta di pellegrinaggi da parte di eventuali seguaci del condannato; Pilato avrebbe, verosimilmente, dovuto comunque consegnare il cadavere di Gesù ai membri del Sinedrio, invece che a Giuseppe di Arimatea, i quali avrebbero evitato di seppellirlo in un luogo conosciuto e alla presenza di amici dello stesso Gesù.
  19. ^ Risulta piuttosto improbabile quanto dichiarato dal Vangelo secondo Matteo, cioè che Giuseppe di Arimatea si fosse fatto costruire una tomba a Gerusalemme, proprio nei pressi del Golgota. Infatti - a parte l'inverosimile coincidenza che la tomba fosse proprio nel luogo della crocifissione di Gesù - per gli Ebrei era molto importante essere sepolti nella propria terra nativa con i loro padri che, nel caso di Giuseppe e dei suoi famigliari, era appunto la città di Arimatea - identificabile come l'attuale Rantis, a oltre trenta chilometri dalla capitale giudaica - e non Gerusalemme. Va, inoltre, considerato che - se Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, come riportato nei vangeli, avessero toccato il cadavere o il sepolcro - a causa dell'impurità contratta (l'impurità di sette giorni è richiamata ad esempio in Nm19,11; Nm31,19, su laparola.net.) non avrebbero potuto festeggiare l'imminente Pasqua, cosa molto grave per degli Ebrei praticanti e autorevoli membri del Sinedrio. Per analogo motivo, infatti, i capi dei giudei la stessa mattina non vollero entrare nel pretorio durante il processo a Gesù di fronte a Pilato (Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua Gv18,28, su laparola.net.).
  20. ^ Il teologo Raymond Brown osserva inoltre: "È notevole che anche [Josef] Blinzler (Prozess 415), che tende a essere estremamente conservatore riguardo alla storicità, riconosce la difficoltà nel dichiarare storico il racconto delle guardie. [...] La menzogna che i soldati furono corrotti per diffondere ("i suoi discepoli, venendo la notte, l'hanno rubato mentre noi stavamo dormendo") è qualcosa scartato come assurdo. Dormire in servizio era un reato capitale nell'esercito romano; e così i soldati avrebbero dovuto sapere che stavano condannandosi a morte da soli, nonostante la promessa che i sommi sacerdoti avrebbero persuaso il governatore [...] Tuttavia c'è un argomento ancora in più importante contro la storicità e che è effettivamente molto forte. Non solo gli altri vangeli non menzionano le guardie al sepolcro, ma la presenza delle guardie avrebbe reso la loro narrazione riguardo alla tomba piuttosto incomprensibile. Gli altri tre vangeli canonici riportano che le donne vanno alla tomba alla Pasqua, e il solo ostacolo al loro ingresso che è menzionato è la pietra. Certamente gli evangelisti avrebbero dovuto spiegare come le donne speravano di entrare nella tomba se c'erano delle guardie piazzate lì col preciso compito di impedire l'ingresso. Negli altri vangeli la pietra è già rimossa e fatta rotolare quando le donne arrivano [...] Questo, naturalmente, non significa che il racconto sia senza valore. [...] La Bibbia è una collezione di stili letterari di molti generi differenti, e noi la svalutiamo se enfatizziamo la storicità in un modo che sminuisca altri tipi di letteratura biblica. [...] La cosa fondamentale era una drammatizzazione escatologica e apocalittica del potere di Dio di assistere il Figlio contro tutte le opposizioni umane, non importa quanto potenti. Giovanni ha una parzialmente simile drammatizzazione in 18,6, dove nel giardino del Cèdron una coorte di soldati romani comandata da un tribuno e degli assistenti Ebrei cadono al suolo di fronte a Gesù quando egli dice "Io sono". La verità trasmessa dal dramma può a volte essere più efficacemente impressa nella mente della gente che la verità trasmessa dalla storia". (Rudolf Bultmann, History of the Synoptic Tradition, Hendrickson Publisher, 1963, p. 274, ISBN 1-56563-041-6; Raymond E. Brown, The Death of the Messiah Vol. 2, Anchor Yale Bible, 2010, pp. 1310-1312, ISBN 978-0-300-14010-1. ).
  21. ^ Dei circa 5.800 manoscritti in greco che ci sono pervenuti - dalle copie complete ai frammenti con pochi versetti - non vi sono due testi uguali e si contano infatti ben più di 200.000 differenze, tanto che il loro numero supera quello delle parole che costituiscono il Nuovo Testamento stesso. Anche se moltissime di queste differenze non sono rilevanti, come ad esempio gli errori ortografici, una parte genera invece delle divergenze sostanziali.
  22. ^ Gli studiosi individuano alcuni elementi propri della precedente apocalittica giudaica: dualismo, pessimismo, giudizio e imminenza. Gli apocalitticisti erano dualisti - ovvero convinti della presenza di due elementi fondamentali e contrapposti quali le forze del bene e quelle del male - e pessimisti riguardo alla possibilità di sconfiggere tali forze del male nel presente; erano quindi in attesa del giudizio finale di vivi e morti grazie all'intervento improvviso di Dio, che avrebbe portato alla rivincita dei giusti contro le forze del male. Questo intervento divino era atteso come imminente.
  23. ^ Nelle lettere di Paolo di Tarso, scritte intorno al 50 d.C., l'avvento di Dio è ritenuto imminente e Paolo stesso pensava che sarebbe stato ancora vivo in quel momento; anche nel Vangelo secondo Marco, scritto verso il 65-70 d.C., la venuta è attesa come imminente, mentre nei vangeli sinottici successivi di Matteo e Luca, scritti verso l'80-85 d.C., pur mantenendo viva questa speranza, vi sono meno riferimenti in merito; infine, nell'ultimo vangelo, quello di Giovanni, scritto verso il 90-95 d.C., non si trova quasi più alcun insegnamento apocalittico da parte di Gesù, il quale invece sottolinea la propria divinità, a differenza dei sinottici in cui era molto restio a parlare di sé. In alcuni testi apocrifi ancora successivi, come il Vangelo di Tommaso, scritto all'inizio del II secolo, la predicazione di Gesù è addirittura contro l'apocalitticismo.

Riferimenti modifica

  1. ^ risurrezione, in Treccani.it – Sinonimi e contrari, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 17 gennaio 2021.
    «risurrezione /risur:e'tsjone/ (o resurrezione) s. f. [dal lat. tardo (crist.) resurrectio -onis, der. di resurgĕre "risorgere"].»
  2. ^ Mt 28,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Mc 16,1-2, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  4. ^ Lc 24,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ Gv 20,1, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  6. ^ 1Cor15,3-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  7. ^ Rm1,3-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  8. ^ 2Tm2,8, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  9. ^ At2,22-24, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  10. ^ Mt 28,2-4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
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  59. ^ Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.( At2,1-5, su laparola.net.).
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  113. ^ Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura. ( Mc16,8, su laparola.net.).
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  129. ^ E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza». ( Mc9,1, su laparola.net.) Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. ( Mc13,26-30, su laparola.net.) «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» ( Mc1,15, su laparola.net.) «Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo». ( Mt10,23, su laparola.net.) «In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell'uomo venire nel suo regno». ( Mt16,28, su laparola.net.) Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli con una grande tromba e raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli. [...] In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo accada. ( Mt24,29-34, su laparola.net.) «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio» ( Lc9,27, su laparola.net.) Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per ammonimento nostro, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. ( 1Cor10,11, su laparola.net.) Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. ( 1Cor15,51-53, su laparola.net.) Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore. ( 1Tes4,15-17, su laparola.net.) Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. ( Giac5,8, su laparola.net.) La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera. ( 1Pietr4,7, su laparola.net.) Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. [...] Quanto a voi, tutto ciò che avete udito da principio rimanga in voi. Se rimane in voi quel che avete udito da principio, anche voi rimarrete nel Figlio e nel Padre. E questa è la promessa che egli ci ha fatto: la vita eterna. [...] E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando apparirà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. ( 1Giov2,18-28, su laparola.net.).
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Bibliografia modifica

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