Visione di san Tommaso d'Aquino: differenze tra le versioni

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Il profondo significato dell'opera di Santi di Tito si rinviene nelle parole che si leggono sul libro nelle mani del santo: ''Sacerdos in aeternum Christus Dominus secundum ordinem Melchisedech, panem et vinum obtulit''. Si tratta di un passo dell'''Officium de festo Corporis Christi'', testo scritto dallo stesso san Tommaso nel 1264, su richiesta di [[Urbano IV]], per la celebrazione della neo-istituita festa del [[Corpus Domini]]. Solennità che afferma la reale presenza del corpo di Cristo nella celebrazione eucaristica.
 
Il Cristo del dipinto nel dipinto che si fa ''realmente'' carne innanzi a san Tommaso è quindi una decisa riaffermazione del dogma eucaristico, tema di centrale rilevanza nell'ideologia cattolica della [[Controriforma]], che nella Firenze di quel tempo, ormai ''vassalla''un satellite degli Asburgo, cioè i campioni della Controriforma, era altresì pienamente consonante con gli indirizzi politico-culturali granducali.
 
Oltre al significato religioso, anche il senso di compunzione che pervade la raffigurazione, la compostezza degli astanti e il nitore della composizione contribuiscono ad identificare in quest'opera del Santi uno dei più significativi esempi della pittura contro-riformata fiorentina. Ma allo stesso tempo l'immaginifica invenzione del quadro nel quadro che si anima in un ''[[tableau vivant]]'' espandendosi nello spazio, l'ardito scorcio prospettico della scena del Calvario, l'accentuato primo piano che coinvolge il riguardante nello spazio pittorico, conferiscono a questo dipinto spiccate qualità proto-barocche, tra le più precoci annunciazioni di questa nuova corrente che si registrino a Firenze.