Primitivo (vitigno): differenze tra le versioni

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== Storia ==
La storia del primitivo si perde nella notte dei tempi. Giunto in Puglia con ogni probabilità dall'altra sponda dell'adriatico[[Mare Adriatico|Adriatico]] per mano degli [[Illiri]], popolo della [[Balcani|regione balcanica]] dedito alla coltivazione della vite, iniziò ad essere commercializzato in tutto il [[Mar Mediterraneo|mediterraneoMediterraneo]] dai [[fenici]] antichi frequentatori delle nostre coste. E quando i [[greci]] iniziarono a colonizzare il [[Italia meridionale|sud Italia]] ([[VII secolo a.C.|VII sec. a.C.]]) diffondendo soprattutto in Campania e Lucania i loro vitigni a bacca nera, il vino ellenico (precursore dell'[[Aglianico]]) per quanto pregiato non penetrò in Puglia. Prova ne è il fatto che in [[epoca romana]] accanto alla parola "vinum" si utilizzava "merum" vinum, il vino aromatizzato con il miele, acqua, e resine varie; invece merum significava vino puro, sincero. Ebbene la parola "vinum" è entrata in tutte le [[lingue indoeuropee]], mentre la parola merum è rimasta nei [[Dialetti della Puglia|dialetti pugliesi]] dove ancora oggi il buon vino si chiama "mjier" o "mieru ".
 
I primi documenti direlativi questoa straordinarioquesto vitigno risalgono alla seconda metà del [[XVI secolo|1700]], quando un uomo di chiesa, don Fancesco Filippo Indelicati, [[primicerio]] della chiesa di Gioia del Colle, notò che tra tanti vitigni che si usava coltivare nelle sue vigne, ve n'era uno che giungeva a maturazione prima degli altri e dava un'uva particolarmente nera, dolce e gustosa che si poteva [[Vendemmia|vendemmiare]] ad [[agosto]]. L'Indelicati selezionò il vitigno che in quel tempo era chiamato zagarese, per poi denominarlo "primitivo", termine derivante dal latino ''primativus''<ref>{{cita libro|titolo=Viti di Puglia|autore=Donato Antonacci||editore=[[Mario Adda Editore]]|p=192|isbn=88-8082-593-3|città=[[Bari]]|anno=2006}}</ref>.
 
Collegandoci alla origine, il suo D.N.ADNA è condiviso con il vitigno Zinfandel (californiano) e con il vitigno croato [[Plavac Mali]]; quest'ultimo è l'incrocio fra Zinfandel e il vitigno [[Croazia|croato]] [[Dobričić]].
 
Da alcune citazioni si può dedurre con certezza che agli inizi del [[XIX secolo]] il primicerio don Francesco Filippi Indelicati e gli altri viticoltori, diffusero il primitivo di Gioia del Colle in [[Terra di Bari (provincia)|terra di Bari]] e Brindisi e in [[terra d'Otranto]] (le odierne [[Provincia di Taranto|province di Taranto]] e [[Provincia di Lecce|Lecce]]). Intorno al [[1820]], il primitivo venne introdotto anche a [[Turi]], [[Cassano delle Murge|Cassano]], [[Sammichele di Bari|Sammichele]], [[Noci (Italia)|Noci]], [[Castellana Grotte]].
 
Per evidenziare quale fosse la complessità della situazione vitivinicola barese, insieme al primitivo vitigno fondamentale, si coltivavano [[uva di Troia]], [[Bombino nero]], Notardomenico, [[Aleatico]], Amanera. I vitigni bianchi erano invece baresana, verdeca e [[Fiano (vitigno)|fiano]].
Il primitivo venne introdotto il [[1820]] a [[Turi]], [[Cassano delle Murge|Cassano]], [[Sammichele di Bari|Sammichele]], [[Noci (Italia)|Noci]], [[Castellana Grotte]].
 
Se nelle [[Murge]] il primitivo iniziò ala brillaresua distoria lucenelle propria[[Murge]], sarà poi nelle soleggiate terre salentine (ed in particolare in quelle circostanti, quali gli agri di [[Manduria]], [[Sava (Italia)|Sava]], [[Lizzano]] e [[Maruggio]], favorevoli al miglioramento delle sue qualità) che raggiungerá la sua massima diffusione. Quest'ultimo viaggio del primitivo lo si dovette alle nozze della contessina Sabini di Altamura e Don Tommaso Schiavoni-Tafuri di [[Manduria]]. La nobildonna infatti portò dalla sua città natale alcune barbatelle scelte dalla preziosa pianta, una specie di dote che il marito manduriano seppe sfruttare molto bene.
Per evidenziare quale fosse la complessità della situazione vitivinicola barese, insieme al primitivo vitigno fondamentale, si coltivavano [[uva di Troia]], [[Bombino nero]], Notardomenico, [[Aleatico]], Amanera.
 
Questo [[Ampelografia|quadro ampelografico]] rimase invariato fino agli albori del [[XX secolo]] quando si ebbe la distruzione della vite ad opera della [[Daktulosphaira vitifoliae|fillossera]]. La fillossera, originaria dell'est degli [[Stati Uniti d'America]], ha provocato una grave crisi della viticultura europea a partire dal [[1863]]. Ci sono voluti trent'anni per superarla, ricorrendo all'innesto della vite europea su quella americana. Nel 1869 in [[Francia]], [[Victor Pulliat]] creò la società regionale di viticultura di [[Lione]] e organizzò delle conferenze e dei corsi di istruzione sulle radici resistenti per rigenerare i vitigni francesi attaccati dalla fillossera. La situazione ampelografica nel [[1908]] nella [[provincia di Bari]] andava verso un graduale miglioramento: vennero coltivate le prime barbatelle con piede americano e nel [[1912]] iniziò ad intensificarsi per merito di agricoltori con mentalità più avanzata fra quali l'on. [[Vito Luciani]], (sottosegretario di stato di Gioia del Colle (1910-11), e poi dopo la [[Prima guerra mondiale|guerra mondiale]] [[Ministero per le Terre liberate dal Nemico|Ministro delle terre liberate]]), il quale ricostruì i vigneti su piede americano scoprendo la resistenza alla fillossera diffondendo così la cultura monovarietale o quasi.
Vitigni bianchi: baresana, verdeca, [[Fiano (vitigno)|fiano]].
 
Se nelle [[Murge]] il primitivo iniziò a brillare di luce propria, sarà poi nelle soleggiate terre salentine ed in particolare in quelle circostanti, quali gli agri di [[Manduria]], [[Sava (Italia)|Sava]], [[Lizzano]] e [[Maruggio]], favorevoli al miglioramento delle sue qualità. Quest'ultimo viaggio del primitivo lo si dovette alle nozze della contessina Sabini di Altamura e Don Tommaso Schiavoni-Tafuri di [[Manduria]]. La nobildonna infatti portò dalla sua città natale alcune barbatelle scelte dalla preziosa pianta, una specie di dote che il marito manduriano seppe sfruttare molto bene.
 
Questo [[Ampelografia|quadro ampelografico]] rimase invariato fino agli albori del [[XX secolo]] quando si ebbe la distruzione della vite ad opera della [[Daktulosphaira vitifoliae|fillossera]]. La fillossera, originaria dell'est degli [[Stati Uniti d'America]], ha provocato una grave crisi della viticultura europea a partire dal [[1863]]. Ci sono voluti trent'anni per superarla, ricorrendo all'innesto della vite europea su quella americana.
 
Nel 1869 in [[Francia]], [[Victor Pulliat]] creò la società regionale di viticultura di [[Lione]] e organizzò delle conferenze e dei corsi di istruzione sulle radici resistenti per rigenerare i vitigni francesi attaccati dalla fillossera.
 
La situazione ampelografica nel [[1908]] nella [[provincia di Bari]] andava verso un graduale miglioramento: vennero coltivate le prime barbatelle con piede americano e nel [[1912]] iniziò ad intensificarsi per merito di agricoltori con mentalità più avanzata fra quali l'on. [[Vito Luciani]], sottosegretario di stato di Gioia del Colle (1910-11), e poi dopo la [[Prima guerra mondiale|guerra mondiale]] [[Ministero per le Terre liberate dal Nemico|Ministro delle terre liberate]], il quale ricostruì i vigneti su piede americano scoprendo la resistenza alla fillossera diffondendo così la cultura monovarietale o quasi.
 
E visto che il [[primitivo di Manduria]] era più alcolico, corposo e di colore vellutato con riflessi violacei, i francesi scelsero proprio questo vino. Nacque così la vocazione al taglio del primitivo di Manduria, anche se più che una vocazione, lo si dovrebbe definire un matrimonio d'interesse.