Fénelon: differenze tra le versioni

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In questo romanzo, pseudo-storico e utopistico, egli conduce il giovane [[Telemaco]], figlio di [[Ulisse]], insieme con il precettore [[Mentore]] (naturalmente una sorta di Fénelon stesso) attraverso diversi paesi dell'antichità che spesso, a causa dei cattivi consiglieri dei governanti, ebbero problemi simili a quelli che attraversavano la [[Francia]] di quegli anni, soprattutto le continue guerre, problemi che tuttavia si potrebbero risolvere – almeno così sostiene Fénelon nel romanzo – grazie a una pacifica convivenza con i paesi confinanti, a riforme economiche, allo sviluppo dell'[[agricoltura]] e alla fine della produzione degli articoli di lusso.
 
Il maggior avversario di Fénelon a corte fu Bossuet, che pure l'aveva appoggiato in precedenza, ma nel [[1694]] gli si era opposto sulla questione del quietismo, una polemica teologica, e nel [[1697]] aveva cercato di ottenere dal [[papa]] la sua condanna per lo scritto ''Explication des maximes des saints sur la vie intérieure'', dove Fénelon aveva preso le difese di Madame Guyon (considerata una sorta di nemica pubblica, tanto da essere stata arrestata nel [[1698]]). Il [[papa Innocenzo XII]] condannò l'opera nel [[1699]], essendo state rilevate in essa 23 proposizioni eretiche e Fénelon si sottomise e abiurò.
 
Fénelon trasse ispirazione dagli scritti del teologo belga [[Jan Wiggers]] in virtù dell'autorevolezza di cui questi godevano per argomentare la propria posizione sul tema dell'infallibilità della Chiesa.
 
Dal [[1698]], il ''Télémaque'' cominciò a circolare a corte sotto forma di copie, e vi si volle vedere una critica appena mascherata contro il governo autoritario di Luigi XIV, contro la sua politica estera aggressiva e contro la sua politica economica [[mercantilismo|mercantilista]], che favoriva le esportazioni ma deprimeva i consumi interni. L'opera, che Fénelon non aveva voluto rendere pubblica, gli fu sottratta da un domestico. Ai primi del [[1699]], Fénelon perse il posto di precettore e quando, in aprile, il ''Télémaque'' fu pubblicato – sia pure anonimo e senza la sua autorizzazione - [[Luigi XIV]] vi vide una [[satira]] contro il suo [[Monarchia|regno]], fece arrestare il tipografo e bandì dalla corte Fénelon.