Achille Starace: differenze tra le versioni
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La mattina del 29 aprile del [[1945]] Starace, uscito di casa in tuta da ginnastica, si apprestava ai quotidiani esercizi quando, credendo di riconoscerlo, alcuni partigiani gli rivolsero la parola mentre si allontanava. "Starace, dove vai?" gli chiesero, per sentirsi rispondere placidamente: "Vado a prendere il caffè". Bloccato, l'ex gerarca venne condotto in un'aula del [[Politecnico di Milano|Politecnico]] dove venne sommariamente processato e condannato a morte per fucilazione, prima di morire fece il [[saluto romano]] e disse: "Viva il Duce, viva il Re".
[[File:Starace45.jpg|upright=1.3|left|thumb|Achille Starace (seduto al centro), arrestato dai partigiani.]]
Venne trascinato fuori dall'aula e caricato su un autocarro scoperto, {{citazione necessaria|con il quale girò tutta la città}}, subendo una gogna pubblica: venne coperto di insulti, sputi e lanci di sassi e materiale organico<ref name=liberolibro/>. Per l'esecuzione fu portato in [[piazzale Loreto]] dove nel frattempo erano stati appesi alla [[pensilina]] di una [[stazione di servizio]] i cadaveri di [[Benito Mussolini|Mussolini]], della [[Claretta Petacci|Petacci]] e di altri gerarchi. Rivolse il
Prima di essere colpito gridò: "Fate presto, invece di picchiare e di insultare un uomo che state per fucilare!"<ref name=liberolibro/>. Il cadavere fu in seguito appeso insieme agli altri corpi. Achille Starace morì così a 55 anni. Fu sepolto a Sannicola di Lecce, presso il cimitero comunale.
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