Regno di Sicilia: differenze tra le versioni

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Morto Ferdinando I il 2 aprile del [[1416]], regnò [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso il magnanimo]], questi, vedendo che i Siciliani, per la loro sete di indipendenza, avrebbero voluto eleggere il fratello [[Giovanni II di Aragona|Giovanni]], governatore per conto del padre, a re di Sicilia, lo richiamò a corte e lo inviò in Castiglia ad aiutare l'altro fratello, [[Enrico di Trastámara (1400-1445)|Enrico di Trastàmara]].
 
Alfonso unì alla corona d'Aragona anche il [[regno di Napoli]] e lo unì anche se solo formalmente sotto la corona di ''rex Utriusque Siciliae'' in quanto le investiture papali ed i regni erano ormai diventati due. Egli istituì a [[Catania]], nel [[1434]] l'università più antica della Sicilia (''[[Università degli Studi di Catania|Siciliae Studium Generale]]''). Alfonso V, alla sua morte, lasciò il Regno di Napoli al suo figlio illegittimo [[Ferdinando I di Napoli|Ferdinando]]<ref name=ARAGON>{{Cita web|lingua = en|url = http://fmg.ac/Projects/MedLands/ARAGON%20&%20CATALONIA.htm#FernandoIdied1416B#ES|titolo = Reali di Aragona|accesso = 10 luglio 2016}}</ref> mentre tutti gli altri titoli della corona d'Aragona, inclusa la Sicilia<ref name=ARAGON/>, andarono a suo fratello [[Giovanni II di Aragona|Giovanni]]. Nel [[1458]], Giovanni fu incoronato re di Sicilia nel castello di [[Caltagirone]] e divenne Giovanni II, re della [[corona d'Aragona]], I di Sicilia. [[File:FerdinandCatholic.jpg|thumb|upright=0.7|[[Ferdinando II di Aragona|Ferdinando il cattolico]]]] Molti Siciliani tentarono di spingere al trono di Sicilia il figlio di Giovanni II, [[Carlo di Viana]], che però rifiutò preferendo mantenere un buon rapporto col padre. Giovanni neutralizzò eventuali rischi dichiarando l'annessione perpetua del regno al dominio aragonese, e successivamente con una politica di ampie concessioni ai ceti privilegiati<ref>[http://www.mis1943.eu/News/Cultura/Giovanni%20II%20(9C).pdf ''Giovanni II di Trastamara il Grande'']</ref>. Nel [[1469]], Giovanni riuscì a far sposare il figlio, [[Ferdinando II di Aragona|Ferdinando il cattolico]] con [[Isabella di Castiglia|Isabella la cattolica]], erede del trono di [[Castiglia]]. Alla morte del padre, il 20 gennaio [[1479]], Ferdinando divenne re come Ferdinando II di Sicilia. Dopo un tentativo fallito di estendere dalla Spagna alla Sicilia il Tribunale dell'Inquisizione nel 1481, nell'ottobre del 1487 [[Ferdinando II di Aragona|Ferdinando II]] creò il [[Tribunale dell'Inquisizione]]<ref>{{Cita libro|autore = Giovanni Cucinotta|titolo = Ieri e oggi Sicilia: storia, cultura, problemi|città = Cosenza|editore = [[Pellegrini Editore]]|anno = 1996|isbn = 88-8101-027-5}}</ref>, e fu inviato in Sicilia il primo inquisitore delegato, Frate Agostino La Pena, la cui nomina fu approvata da [[Papa Innocenzo VIII]]. Nell'isola operavano già gli inquisitori apostolici dell'Inquisizione della [[Santa Sede]] anche se con modalità meno rigorose rispetto a quelle dell'[[Inquisizione Spagnola]]<ref>{{Cita libro|autore = [[Pietro Tamburini]]|titolo = Storia generale dell'Inquisizione|anno = 1866}} Originale disponibile presso la [[New York Public Library|Biblioteca Pubblica]] di [[New York]].</ref><ref>{{Cita libro|autore = Simona Giurato|titolo = La Sicilia di Ferdinando il Cattolico: tradizioni politiche e conflitto tra Quattrocento e Cinquecento (1468-1523)|città = Soveria Mannelli (CZ)|editore = [[Rubbettino Editore]]|anno = 2003|isbn = 88-498-0724-4}}</ref>. Il 18 giugno [[1492]], un editto di Ferdinando il cattolico impone senza condizioni che gli ebrei debbano abbandonare per sempre la Sicilia entro tre mesi, pena la morte, cancellando un'identità etnica, culturale, religiosa e linguistica da secoli integrata nella vita dell'isola<ref>{{Cita web|url = http://www.ilportaledelsud.org/espulsione_ebrei.htm|titolo = L'espulsione degli Ebrei di Sicilia|accesso = 10 luglio 2016}}</ref>. Ferdinando morì il 25 gennaio del [[1516]], la Corona d'Aragona venne ereditata dal nipote [[Carlo V d'Asburgo]], che assunse il titolo di re di Spagna, e di imperatore del Sacro Romano Impero, ereditò anche il regno di Sicilia con il titolo di Carlo III di Sicilia.
 
'''I re della [[Aragona di Sicilia|Dinastia aragonese di Sicilia]] o [[Regno di Trinacria|Trinacria]] ([[Casa di Barcellona]])'''
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[[File:Congresso di Vienna.png|thumb|left|Il Congresso di Vienna in un dipinto di Jean-Baptiste Isabey.]]
 
In seguito alla sconfitta di [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]], con il [[Congresso di Vienna]], gli antichi confini degli stati europei furono quasi tutti ripristinati. Ferdinando riguadagnò il [[Regno di Napoli|regno continentale]], perdendo però la sovranità su Malta, lasciando Palermo nel [[1815]]. Nel dicembre [[1816]] riunì i due regni della Sicilia ulteriore e della Sicilia citeriore in un unico stato, il [[regno delle Due Sicilie]], ripristinando, grossomodo, i confini dell'antico regno del 1282. Con il nome di Ferdinando I, il sovrano borbonico assunse il titolo di [[re delle Due Sicilie]].<ref name="Acton733">{{cita|Harold Acton|p. 733}}.</ref> L'abbandono dell'[[unione personale]] dei due regni e la fusione di essi in un'unica entità statuale, dove dal 1817 Napoli assumeva il ruolo di unica capitale, ebbe, quindi, come conseguenza la soppressione del Regno di Sicilia, della Costituzione e la perdita, per Palermo, delle sedi centrali del governo e la chiusura ''[[de facto]]'' del [[Parlamento siciliano]], provocando malumori nell'opinione pubblica siciliana.<ref name="Acton733"/> [[Nicolò Palmieri]] scrisse un saggio polemico al re Ferdinando I, dove dichiarava: «''Dal 1816 in poi, la Sicilia ebbe la sventura di essere cancellata dal novero delle nazioni e di perdere ogni costituzione. Noi domandiamo l'indipendenza della Sicilia e i voti non sono solo di Palermo ma della Sicilia intera e la maggior parte del popolo siciliano ha pronunziato il suo voto per l'indipendenza''».<ref>{{Cita libro|autore = Niccolò Palmieri|titolo = Saggio storico e politico sulla costituzione del regno di Sicilia infino al 1816: con un'appendice sulla rivoluzione del 1820: con una introduzione e annotazioni di anonimo|città = Losanna|editore = editori S. Bonamici e Compagni|anno = 1847|pagina = 381}}</ref> Dalla soppressione del regno partirono le rivolte popolari, con i primi moti nel [[1820]].
 
'''I re della dinastia dei [[Borbone]] di Napoli'''