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Inoltre la marina aveva altre navi difficilmente catalogabili, tutte queste navi erano soggette continuamente a guasti ed incidenti, nonstante fossero imbarceti sulle navi stesse molti macchinisti stranieri, dato che solo nel [[Regno delle due Sicilie]] era stato formato un corpo di macchinisti navali<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 54}}</ref>.
 
Le basi, se si eclude [[Ancona]], sede del comando dell'Adriatico<ref>{{Cita||M. Gabriele|p 59}}</ref>erano tutte o troppo lontane ([[La Spezia]], [[Napoli]] e [[Messina]]) o decentrate rispetto al presumibile teatro di guerra ([[Taranto]] e [[Brindisi]]) o in mano all'Austria ([[Venezia]] e [[Trieste]])<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 46-47}}</ref>.I lavori sulla base di Ancona fu accelerato, sotto l'impulso del ministro dei lavori pubblici [[Agostino Depretis|Depretis]] dopo il 1861 con diversi lavori, fra cui la costruione di un bacino di carenaggio<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 95}}</ref>.
 
Il corpo degli ufficiali era scarso e, spesso, demotivato, a parte gli ufficiali della [[Repubblica di Venezia (1848-1849)|Repubblica di Venezia]] del 1848-1849, molto apprezzati nella nuova marina, ma in scarso numero, quindi i quattro quinti degli ufficiali veniva dalla Marina sarda o da quella napoletana mentre l'altro quinto veniva dalle altre marine preunitarie o dalla mrina siciliana istituita da Garibaldi. Le scuole per ufficiali di marina rimasero a [[Genova]] e [[Napoli]], con ognuna di esse che generò una conventicola di ufficiali<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 48-49 e p 53}}</ref> senza riuscire ad amalgamare effettivamente il corpo. la marina mancava completamente di tradizioni recente, quindi doveva guardare inditro nel tempo alle [[Repubbliche Marinare]] ed all'[[Impero romano|Impero di Roma]]<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 50-51}}</ref>. La rivalità fra Napoli e Genova era acuita dal fatto che nei due dipartimenti, che formalmente avrebbero dovuto cooperare, in realtà si trovavano praticamente solo torinesi (a Genova) o solo napoletatani (a Napoli), quindi si formasrono due centri di potere che, di fatto, esautoravano im Ministero della Marina<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 58}}</ref>.
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Questo progetto, pur con i suoi limiti rappresentava un passo avanti nella politica nvale, in quanto indicava comunque una via per costruire una flotta organica e non un campionario eterogenmneo di navi<ref name=MG91 />.
 
===La Marina nella crisi del 1862===
 
{{Vedi anche|Giornata dell'Aspromonte}}
 
Nella crisi del 1862 (crisi dell'Aspromonte) la Marina italiana si trovò fuori fase dallo svolgersi degli avvenimenti, tanto che il [[Carlo Pellion di Persano|Persano]] (all'epoca Minsitro della Marina) lasciò la capitale il 22 agosto per recarsi in [[Sicilia]] (dove in quel momento era ancora [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]]), arrivando a [[Messina]] il 26 agosto, mentre Garibaldi era partito da [[Catania]] per [[Melito]] (in [[Calabria]]) nella nootte fra il 24 ed il 25 agosto<ref>{{Cita|M. Gabriele|p 104}}.
 
=== La marina nella Terza guerra d'Indipendenza ===